"Non si diventa sacerdoti per la carriera"11.39 08/05/2006, Paolo Luigi Rodari, Palazzo Apostolico.it
Non si può fare il prete per «carrierismo», come «tentativo di arrivare in alto, di procurarsi una posizione mediante la Chiesa», per «servirsi, non servire». È stata questa l?indicazione, diretta e decisa, che Benedetto XVI ha voluto dare ieri mattina ai quindici nuovi sacerdoti da lui ordinati nella basilica vaticana. Il «no» del Pontefice è stato categorico, rivolto a quell?«uomo che, attraverso il sacerdozio, vuol farsi importante, diventare un personaggio», a colui che «ha di mira la propria esaltazione personale e non l?umile servizio di Gesù Cristo».
Parole, quelle del Papa, che hanno fatto venire in mente la «sporcizia» da lui criticata più di un anno fa quando, per la via crucis del Colosseo appena prima di Pasqua, era stato incaricato da Giovanni Paolo II di scrivere le meditazioni. Parole, che evidentemente muovono dall?esperienza diretta che Ratzinger ha acquisito nei lunghi anni di permanenza in Vaticano come prefetto della congregazione per la dottrina della fede e dai tanti colloqui che nel corso di questo primo anno da Papa, egli ha potuto avere con diversi uomini di Chiesa. Il prete - ha ammonito Benedetto XVI davanti ai dodici giovani italiani, uno polacco, uno israeliano e uno honduregno - non deve «desiderare di diventare personalmente qualcuno, ma invece esserci per l?altro, per Cristo, e così mediante Lui e con Lui esserci per gli uomini».
Ai nuovi sacerdoti, Ratzinger ha indicato tre caratteristiche del vero pastore: «dá la propria vita per le pecore; le conosce ed esse lo conoscono; sta a servizio dell?unitá». E li ha sollecitati al «compito pastorale pratico, di seguire gli uomini, di andare a trovarli, di essere aperti per le loro necessitá e le loro domande». A proposito dell?unitá, Benedetto XVI ha osservato che «la missione di Gesù riguarda l?umanitá intera, e perciò alla Chiesa è data una responsabilitá per tutta l?umanitá, affinché essa riconosca Dio». Quindi, «la Chiesa non deve mai accontentarsi della schiera di coloro che a un certo punto ha raggiunto, non può ritirarsi comodamente nei limiti del proprio ambiente, è incaricata della sollecitudine universale, deve preoccuparsi di tutti». Se il sacerdote deve «innanzitutto preoccuparsi» di coloro che fanno parte della sua Chiesa, è però necessario «uscire nelle strade e lungo le siepi per portare l?invito di Dio al suo banchetto anche a quegli uomini che finora non ne hanno sentito niente, o non ne sono stati toccati interiormente». Papa Ratzinger ha concluso la sua omelia ricordando l?immagine del buon pastore che prende la pecorella sulle spalle: «l?immagine - ha detto - di Colui che ha preso sulle sue spalle la pecora smarrita, che è l?umanitá, e la porta a casa».
Ai sacerdoti e alla Giornata mondiale delle vocazioni Benedetto XVI ha dedicato il messaggio letto appena prima della recita del Regina Coeli a mezzogiorno, davanti ad una piazza San Pietro che, come da un mese a questa parte, si presentava particolarmente gremita di fedeli. Ratzinger ha affidato alla Madonna tutti i preti del mondo e ha pregato affinché «si accresca il numero di coloro che accolgono l?invito di Cristo a seguirlo nella via del sacerdozio e della vita consacrata».
Per il Pontefice la missione del sacerdote è insostituibile, e anche se in alcune regioni si registra scarsitá di clero, «non si deve dubitare che Dio continui a chiamare ragazzi, giovani e adulti a lasciare tutto per dedicarsi alla predicazione del Vangelo e al ministero pastorale».
© Il Tempo 8 maggio 2006
«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>