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Induismo

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2007 11:21
23/09/2004 17:47
 
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Definire l’induismo non è facile, perché gli indù sono profondamente diversi fra loro. Una grande tolleranza regna fra quanti accettano l’autorità indiscussa dei Veda. Si può dire che è induista chi non nega di essere tale. La costituzione indiana dichiara l’India uno stato laico ed estende la libertà alle minoranze. Quando dovette lo Stato regolamentare i matrimoni misti (1955), disse che era indù chi non apparteneva a una religione diversa ed era indiano, e chi non era indiano e diceva di essere indù di religione. Lo stesso nome Induismo è di provenienza inglese: si indicava con esso la popolazione che viveva attorno al fiume Indo. Per gli induisti la religione è “Sanatana Dharma”, cioè la tradizione immemorabile. Vediamo qualche riferimento storico per inquadrare la fluidità di questa religione. Successivamente vedremo i suoi libri ed infine di come l’Induismo è vissuto oggi e di un certo fondamentalismo emergente. Tanti libri si possono trovare sull’argomento, quelli che ho usato io per questa sintesi sono principalmente due: SHARMA A., (a cura di), Religioni a confronto. Induismo, Confucianesimo, Taoismo, Ebraismo, Cristianesimo, Islam, Neri Pozza, Vicenza, 1996. GRIFFITHS B., Matrimonio tra Oriente ed Occidente, EDB, Bologna, 1983.1.Breve storia dell’Induismo – L’Induismo non ha fondatori né profeti. Forse per questo in esso la storia non ha importanza. Gli eventi hanno un carattere mitico e teleologico. Le battaglie sono mitiche e quindi non sono mai in contrasto con il presente. Prevale un senso soteriologico:”Le verità spirituali – scrive Arvind Sharma – possono rivelarsi in un punto preciso della storia cosmica, ma di per sé sono al di là dell’ordine cosmico e della storia”. Per il mondo indù non è lo scorrere del tempo che ha importanza, ma ciò che permane ed ha valore. Sulla storia prevale quindi il mito, espressione simbolica che nasce dai livelli più profondi della consapevolezza, sintesi suprema degli archetipi che governano il mondo. Attraverso il mito, osserva Bede Griffiths, l’uomo realizza “la sua integrazione totale con l’universo che lo circonda, con la sua esperienza interna, col mondo trascendente dello Spirito”. I mondi fisico, psicologico e spirituale si integrano così armonicamente in una visione spirituale. In questo senso la storia stessa non è che espressione transitoria del tutto ed attinge dal mito significato. Gli indù hanno diviso il tempo in epoche mitiche, con una data precisa per una di esse, il 18 febbraio 3102 a.C.. Se lo si identifica con i negritos e i protoaustraloidi è il più antico delle civiltà; se incomincia con i Veda è del 1500 a.C.. Esso prende forma nei secoli VI e IV a.C..
a) Il periodo prevedico
I primi abitanti furono i negritos. Essi credevano in un demone vendicatore posto a guardia del sentiero che porta in paradiso, sentiero percorso dalle anime dei defunti. Successivamente ci fu un flusso di popolazioni dravidiche provenienti dal Vicino Oriente, le quali si stabilirono nella valle dell’Indo. A questo periodo risale il rito popolare dell’offerta (puja), la venerazione delle immagini sacre, il culto di Shiva, della dea madre e di divinità zoomorfe, il carattere sacro dell’albero pipal (ficus religioso) e una ossessione per le abluzioni. Questo lungo arco di tempo non è molto conosciuto, ma di esso si trovano tracce nelle divinità e in certi rituali magici.
b) Il periodo vedico (ca. 1500 a.C. – 300 a.C.)
Il flusso migratorio continuò con gli ariani, popolo nomade, dedito alla pastorizia, che conquistò il Punjab e che esercitò grande influenza in tutto il Paese. È il periodo dei Veda, con le due divinità maggiori Indra e Agni. Indra ha un aspetto cosmico, è bellicoso, di pelle bianca (ariana) che vince i non ariani (di pele scura). Agni è il dio del fuoco, posto in relazione con la sfera domestica. Altre divinità sono Soma, posta in relazione alla rispettiva bevanda inebriante, e Veruna, che indica la notte e l’atmosfera. Bede Griffiths parla del periodo in cui prevale la “verità dell’immaginazione”, ossia una verità concreta, simbolica, intuitiva, globale. Il linguaggio è poetico, in quanto solo la poesia esprime tutto l’uomo. Qualsiasi oggetto è colto nella sua globalità fisica, psicologica e in rapporto con lo Spirito supremo. L’uomo vive “nel mondo dell’immaginazione, della sapienza intuitiva, nel quale sensi e sentimenti, desiderio, pensiero e volontà erano rimasti focalizzati nei simboli della parola e dei gesti, della danza e dei canti, delle immagini e delle pitture, dei riti e dei sacrifici. Il mondo degli dèi, delle potenze cosmiche e psichiche, si rifletteva nella immaginazione umana. Questo è anche il mondo dei Veda” (Griffiths). La religione dei Veda stabilisce precise pratiche mistiche, fissate da rituali. Sono questi ultimi a burocratizzare e a stabilire le strutture fra la popolazione. C’erano anche riti che si celebravano nelle foreste, dai quali presero avvio le Upanishad (dall’800 a.C. in poi).
c) Periodo classico (ca. 300 a.C.- ca. 1000)
Ci fu nel sec. VI a.C. una reazione profonda ai sacrifici brahamanici, la quale all’interno portò alla riflessione delle Upanishad, all’esterno al Buddismo e al Jainismo. I movimenti esterni rifiutavano la tradizione vedica, le caste, gli stati di vita. Il cambiamento più profondo però avviene per quel “periodo assiale”, come lo chiama Karl Jaspers, della storia umana, rappresentato dal VI sec. Prima di Cristo, quando emerge la comprensione razionale dell’immaginazione mitica del mondo antico. La ragione non si sostituisce all’immaginazione, ma si stabilisce un connubio tra immaginazione e ragione. La potenza della ragione sviluppa la conoscenza embrionale e si forma “il linguaggio dei simboli e delle immagini, creando il vasto e ricco mondo del mito” (Griffiths). Si ebbero alterne vicende. Dopo un periodo prospero del Buddismo (dal I sec. a.C. al II sec. d.C.), l’Induismo rinacque. I visitatori del VII sec. d.C. parlano di declino del Buddismo e Alberini nel secolo XI parla di India Induista.
d) Periodo medioevale (ca. 1000 – ca. 1800 d.C.)
È il periodo dello sviluppo della tradizione letteraria. Si moltiplicarono in questo periodo le invasioni musulmane (17 incursioni) con Mahmud di Ghazni. Nel 1912 fu ucciso il sovrano del Rajput e nel 1200 si consolidò il dominio musulmano, destinato a durare fino al 1858. Fino a questo periodo l’Induismo era riuscito a fronteggiare il nemico con l’aggressione o con il dissenso. Con l’islam questo non avvenne. L’Islam diffuse la conversione, parlò di monoteismo e di eguaglianza sociale. L’Induismo si chiuse e inasprì il rigore di appartenenza alle caste. Qualcuno tentò di trovare concordanze e fusioni come le sètte di Kabir (secolo XV), Nomak (Secolo XV), Dadu (secolo XVI). Il rapporto però rimase superficiale. Si moltiplicò la fuga con il moltiplicarsi dei sannyasi e con la pietà popolare. Il movimento di Caitanya (secolo XV) moltiplicò i canti religiosi per evitare che l’Induismo diventasse religione privata, lasciando gli aspetti pubblici all’Islam. Pose una certa enfasi sulla recita dei nomi di Krishna, della consorte Radha, di Rama. Si diffusero anche segni distintivi di abbigliamento per affermare l’identità. La poesia devozionale si concentrò sulle figure di Rama e di Krishna, ambedue incarnazioni di Visnù. È in questo periodo che si afferma la sacralità della vacca (non è zoolatria, ma simbolo di identità).
e) Periodo moderno (ca. 1800 – 1947)
Con gli inglesi l’Induismo venne a contatto con il Cristianesimo, con le forme di laicismo e di filantropia occidentali. Ci fu all’inizio un’accoglienza abbastanza favorevole. Raja Rammohun Roy fondò l’associazione Bramo Samaj nel Bengala (1830), che tentò un dialogo col Cristianesimo. Seguì poi una scissione sulla infallibilità dei Veda e Swami Dayanada Sarasvati fondò a Bombay il movimento Arya Samaj.
23/04/2006 01:27
 
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Salve a tutti.
Coem ho già detto altrove la parola Induismo è troppo generale e designa un vasto insieme di religioni anche molto diverse fra loro e alquanto inconciliabili.Molte di queste religione si discostano molto dai veri insegnamenti dalle scritture indù.Un giorno di questi mi propongo di aprire un topic dove spiegherò chiaramente in cosa consiste la religione vedica nella sua forma pura.
Ciao,
Orlando.
Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.
10/05/2006 00:02
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
È in questo periodo che si afferma la sacralità della vacca (non è zoolatria, ma simbolo di identità).



Non so cosa significhi "simbolo di identità".
Comunque il vero motivo per cui le vacche sono sacre per gli indù è perchè in accordo ai Veda la mucca è una delle madri degli esseri umani.
Secondo i Veda l'essere umano ha sette madri: la madre naturale, la sposa del precettore o del maestro spirituale, la sposa del re, la sposa del brahmana, la mucca, la nutrice e la terra.
Gli indù chiamano la mucca con il nome go-mata che significa "madre mucca".
Govinda è uno dei molti nomi di Vishnu.
Una delle possibili traduzioni del nome Govinda è "Protettore delle mucche" o "capo delle mucche".

Cordiali saluti.
Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.
10/05/2006 11:43
 
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Il seguente inno si chiama A gavo magman che si traduce Sono giunte le vacche.Si trova nel Rig-Veda,libro sesto,inno 28:
1.Le vacche sono giunte e ci hanno portato buona fortuna.
Nelle nostre stalle,soddisfatte,possano esse rimanere!
Possano esse generare per noi vitelli dai molti colori,
donando latte per Indra ogni giorno.
2.Indra cerca di aiutare colui che offre e dona,
aumentando,non diminuendo,i suoi possedimenti.
Accrescendo sempre più il suo tesoro,egli pone
il devoto in un reame inviolato.
3.Queste vacche non saranno perdute,nessun predone farà loro del male,
nessun nemico oserà traviarle.
Con l'uomo che sacrifica e fa offerte agli Dei
il signore delle vacche si intratterà a lungo.
4.Il veloce cavallo,che solleva la polvere,non le afferra.
Esse non vanno mai al mattatoio.
Le vacche dell'uomo che sacrifica vagano
su ampi ed estesi pascoli di intrepidezza.
5.Le vacche sono Bhaga,le vacche sono Indra,
oppure il primo sorso versato di Soma.
In verità queste vacche sono Indra,fratelli miei,
Indra che la mia anima brama!
6.Voi,o vacche,rendete paffuto l'uomo esile;
allo sgraziato voi portate bellezza.
Rallegrate la nostra fattoria con gradevoli muggiti.
Nelle nostre assemblee noi lodiamo il vostro vigore.
7.Abbondate di vitelli,pascetevi su buone pasture,
bevendo acqua pura alle sorgenti.
Non possedute da un ladro,nè da un malvagio,
possiate essere risparmiate dai dardi di Rudra!
8.Possa questa pozione,valorizzata dal seme del toro
e dal tuo potere,o Indra,
donare a queste vacche fertilità.
Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.
10/05/2006 23:11
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
C]1.Breve storia dell’Induismo – L’Induismo non ha fondatori né profeti.



In accordo alla tradizioni vaishnava (devote a Vishnu o Krishna) i Veda sono Apaurusheya che significa "non fatti da nessuno" o "non autorizzati da nessuno".Sono eternamente esistenti.Nemmeno Dio stesso li ha fatti.I Veda sono considerati il respiro di Dio.I Veda sono,tecnicamente parlando, 4: Rig Veda,Yajur Veda,Sama Veda e Atharva Veda.

rcah samani chandamsi puranam yajusa saha
ucchistaj-jajnire sarve divi deva divi-sritah

"Il Rg,Sama,Yajur e l'Atharva furono manifestati dal Signore, assiame ai Purana e a tutti i Deva[esseri celesti] residenti nel paradiso."(Atharva Veda 11.7.24)

Nella Brhad-aranyaka Upanisad il saggio Yajnavalkya,un celebre saggio di epoca vedica,dice alla moglie Maitreyi:

asya mahato bhutasya nihsvasitam etad yad rg-vedo yajur-vedah sama
vedo’tharvangirasa itihasah puranam ityadina

"O Maitrey,il Rg,Yajur,Sama e l'Atharva Veda così come le Itihasa e i Purana sono tutti manifestati dal respiro del Signore."(Madhyandina-sruti, Brhad-aranyaka Upanisad 2.4.10)

Le Itihasa (storie antiche) sono il Ramayana e il Mahabharata.

Cordiali saluti.










[Modificato da ShivaBhakta 10/05/2006 23.14]

Mi chiamo Orlando.Per cortesia chiamatemi per nome e non per nickname.
11/05/2006 12:06
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
Gli indù hanno diviso il tempo in epoche mitiche, con una data precisa per una di esse, il 18 febbraio 3102 a.C..



In accordo alle scritture indù l'universo ha una esistenza ciclica.Cioè l'universo resta esistente per un periodo chiamato Kalpa,il quale dura 4.320.000.000 di anni.Ogni kalpa è formato da mille maha-yuga ("grande epoca" o "grande era").Un maha-yuga vale 4.320.000 di anni.
Ciascun maha-yuga si divide in quattro epoche o ere chiamate yuga:
1)Krita Yuga o Satya Yuga che dura 1.728.000 anni;
2)Tetra Yuga che dura 1.296.000 anni;
3)Dvapara Yuga or Dwapara yuga che dura 864.000 anni;
4)Kali Yuga che dura 432.000 anni.

Adesso ci troviamo nel Kali-yuga,epoca cominciata il 18 febbraio 3102 a.C.

Un kalpa equivale alla durata della vita di Brahma,il primo essere vivente creato.
Nella seguente immagine si vede Brahma,l'essere a quattro teste,che offre preghiere a Krishna,incarnazione di Vishnu.


All'inizio di ogni kalpa Brahma nasce da un fioro di lote che fuoriesce dall'ombelico di Vishnu.
Alla fine di ogni kalpa il ciclo vitale di Brahma finisce ed egli muore.Alla fine di ogni kalpa l'universo viene distrutto.All'inizio di ogni kalpa viene di nuoco creato.


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11/05/2006 12:42
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
1.Breve storia dell’Induismo – L’Induismo non ha fondatori né profeti.



Devo dire che mi riesce abbastanza difficile giudicare se questa affermazione si possa considerare corretta.
Come ho scritto prima le scritture vediche sono considerate eterne.Però se si considera solo l'inizio di ogni kalpa,si può dire che il fondatore sia Vishnu,dato che Lui ogni volta insegna i Veda a Brahma.
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11/05/2006 13:10
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
a) Il periodo prevedico
I primi abitanti furono i negritos. Essi credevano in un demone vendicatore posto a guardia del sentiero che porta in paradiso, sentiero percorso dalle anime dei defunti.



Scusami Teo60,per caso sapresti dirmi il nome di quel demone?
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11/05/2006 15:51
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
Il movimento di Caitanya (secolo XV) moltiplicò i canti religiosi per evitare che l’Induismo diventasse religione privata, lasciando gli aspetti pubblici all’Islam. Pose una certa enfasi sulla recita dei nomi di Krishna, della consorte Radha, di Rama.



Forse il primo periodo della frase si riferisce al fatto che Caitanya,considerato dai Gaudiya-vaishnava e dagli Hare Krishna un'incarnazione di Krishna,si ribellò al sistema stereotipato della divisione in caste.Caitanya era un grandissimo devoto di Krishna.Caitanya sconfisse in dibattiti filosofici molti eruditi del suo tempo.Egli condannò tutti coloro che pur rispettando esteriormente l'autorità dei Veda indirettamente se ne allontanano.In particolare dibatteva spesso con i seguaci della scuola monista di Shankara.
Per quanto riguarda le recita dei nomi,in una scrittura indù chiamata Brihan-naradiya Purana c'è il seguente verso:
harer nama harer nama harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha


Canta i santi nomi, canta i santi nomi, canta i santi nomi del Signore, perché in questa era di discordia e d'ipocrisia non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo per raggiungere la liberazione.

Caitanya avviò il movimento del sankirtana,il canto pubblico dei nomi prima citati.Premettendo che Hare si riferisce a Radha,la consorte di Krishna,Caitanya insegnò che in quest'epoca si può ottenere la moksha ("liberazione" dal ciclo di nascite e morti) solo cantando o recitando il maha-mantra (grande mantra) Hare Krishna:
Hare Krishna Hare Krishna
Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama
Rama Rama Hare Hare


Gli Hare Krishna sono famosi in Italia e può darsi quindi che qualche volta abbiate sentito cantare questo mantra.

L'obiettivo di Caitanya non era tanto quello di evitare che l'Induismo diventasse "religione privata".Ma quello di dare alle masse un modo facilissimo di ottenere la liberazione.Caitanya non scrisse praticamente nulla,tranne otto versi chiamati Siksastaka.

Sono i seguenti:

(1)

ceto-darpana-marjanam bhava-maha-davagni-nirvapanam
sreyah-kairava-candrika-vitaranam vidya-vadhu jivanam
anandambudhi-vardhanam prati padam purnamritasvadanam
sarvatma-snapanam param vijayate sri-krishna-sankirtanam

Glorie al sankirtana di Sri Krishna, che ripulisce il cuore da tutta la polvere accumulata da anni ed estingue il fuoco della vita condizionata, caratterizzata da ripetute nascite e morti. Questo movimento del sankirtana è la benedizione più grande per tutta l'umanità perché diffonde i raggi della luna delle benedizioni. È la vita di tutta la conoscenza trascendentale. Espande l'oceano della felicità trascendentale e ci abilita a gustare in pieno il nettare del quale siamo sempre ansiosi.


(2)

namnam akari bahudha nija-sarva-saktis
tatrarpita niyamitah smarane na kalah
etadrisi tava kripa bhagavan mamapi
durdaivam idrisam ihajani nanuragah

O mio Signore, solo il Tuo santo nome è in grado di conferire tutte le benedizioni agli esseri viventi e Tu hai centinaia e migliaia di nomi, come Krishna e Govinda. In questi nomi trascendentali Tu hai investito tutte le Tue energie trascendentali, inoltre non vi sono neanche regole difficili da seguire per cantarli. O mio Signore, per la Tua gentilezza ci concedi di avvicinarci facilmente a Te mediante i Tuoi santi nomi, ma io sono così sfortunato che non ho alcuna attrazione per essi.


(3)

trinad api sunicena
taror api sahisnuna
amanina manadena
kirtaniyah sada harih

Si dovrebbe cantare il santo nome in un umile stato di mente, sentendosi più bassi di un filo di paglia nella strada; bisogna essere più tolleranti di un albero, privi di ogni sensazione di falso prestigio e sempre pronti a offrire i nostri rispetti agli altri. In tale stato di mente è possibile cantare il santo nome del Signore costantemente.


(4)

na dhanam na janam na sundarim
kavitam va jagad-isa kamaye
mama janmani janmanisvare
bhavatad bhaktir ahaituki tvayi

Onnipotente Signore, io non voglio accumulare ricchezze, né desidero belle donne, né seguaci. Ambisco solo al Tuo servizio devozionale incondizionato nascita dopo nascita.


(5)

ayi ganda-tanuja kinkaram
patitam mam visame bhavambudhau
kripaya tava pada-pankaja
sthita-dhuli-sadrisam vicintaya

O figlio di Maharaja Nanda, io sono il Tuo eterno servitore; tuttavia in un modo o nell'altro sono caduto nell'oceano di nascita e morte. Per favore, portami via da questo oceano di sofferenze e ponimi come un granello di polvere ai Tuoi piedi di loto.


(6)

nayanam galad-asru-dharaya
vadanam gadgada-ruddhaya gira
pulakair nicitam vapuh kada
tava nama-grahane bhavisyati

O Signore, quando i miei occhi saranno decorati di lacrime d'amore sempre fluenti, mentre canto il Tuo santo nome? Quando la mia voce verrà meno per l'emozione, e quando i peli del mio corpo si rizzeranno nel recitare il Tuo nome?


(7)

yugayitam nimesena
caksusa pravrisayitam
sunyayitam jagat sarvam
govinda-virahena me

O Govinda, sentendo di essere separato da Te, mi sembra che un momento sia lungo dodici anni o anche più. Le lacrime scorrono dai miei occhi come torrenti di pioggia e il mondo è vuoto senza di Te.


([SM=g27989]

aslisya va pada-ratam pinastu mam
adarsanan marma-hatam karotu va
yatha tatha va vidadhatu lampato
mat-prana-nathas tu sa eva naparah

Io non conosco nessun altro all'infuori di Krishna ed Egli rimarrà il Mio Signore anche se mi schiaccerà in un abbraccio possente o mi spezzerà il cuore non apparendo mai davanti a me. Egli è totalmente libero di agire come vuole, ma rimarrà per sempre, incondizionatamente, il mio Signore adorabile.

Cordiali saluti.




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12/05/2006 13:37
 
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Scritto da: Teo60 23/09/2004 17.47
Definire l’induismo non è facile, perché gli indù sono profondamente diversi fra loro. Una grande tolleranza regna fra quanti accettano l’autorità indiscussa dei Veda. Si può dire che è induista chi non nega di essere tale. La costituzione indiana dichiara l’India uno stato laico ed estende la libertà alle minoranze. Quando dovette lo Stato regolamentare i matrimoni misti (1955), disse che era indù chi non apparteneva a una religione diversa ed era indiano, e chi non era indiano e diceva di essere indù di religione.



Nel sito dell'U.I.I. (Unione Induista Italiana) cioè www.induismo.it/induismo.htm se si clicca sulla voce COME SI DIVENTA INDUISTI si trova la seguente definizione di induista:
Quindi, è un devoto induista colui che:

• segue le eterne verità contenute nei Veda e negli Agama;
• crede nella unicità di Dio;
• crede nella legge del karma, nella reincarnazione e nella liberazione, moksha;
• pratica l’adorazione interiore ed esteriore;
• crede nella protezione della vita ad ogni livello;
• purifica ogni stadio dell’esistenza con i dovuti samskara


Samskara significa sacramento.
Cordiali saluti.
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