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Y-H-W-H*

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2015 12:42
13/11/2004 12:56
 
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il Nome ineffabile
tratto dal TALMUD del dr. A. Cohen edizione del 1935 GIUS. LATERZA & FIGLI pag. 50-53.

"per gli orientali, un nome non è una semplice designazione come presso gli occidentali. si riteneva indicasse la natura della persona o cosa da cui derivava; perciò una venerazione speciale circondava il " Nome distintivo" (Shem Hamephorash) della divinità, quale era stato rivelato al popolo di Israele, cioè il tetragramma JHVH.

sembra che nel periodo bibblico non si avesse alcuno scrupolo ad usarlo nel linguagio corrente. il fatto stesso che, anche dopo l'esilio babilonese, persisteva fra gli ebrei l'uso di comporre nomi propri con jah, o jahù, sta ad indicare che non vi era alcuna probizione circa l'uso del Nome tetragrammato. però, fin dagli inizi del periodo rabbinico, la pronuncia fu limitata al servizio del Tempio. la regola fu così ennunciata: "nel Santuario il Nome era pronunciato come è scritto, ma fuori dei sui confini si adoperava un Nome che lo sostituisse" (Sot., VII,6).

il tetragramma era compreso nella benedizione sacerdotale che veniva pronunciata ogni giorno nel Tempio (Sifrè Num.,§39;12a). era pure pronunciata ogni giorno dal sommo sacerdote nel giorno dell'Espiazione, quando faceva la triplice confessine dei peccati per se, per i sacerdoti e per la comunità. ecco, secondo il Talmud, la formula che egli usava pregando per la comunità: "o JHVH, il Tuo popolo, la Casa di Israele, ha commesso iniquità, ha trasgredito e peccato dinnanzi a Te. ti supplico per il Tuo nome JHVH, fa Tu espiazione per le iniquità, le trasgressioni e i peccati per cui il Tuo popolo, la Casa di Israel, ha commesso iniquità, ha trasgredito e peccato dinnanzi a Te, come è scritto nella Torah del Tuo servo Mosè: perchè in questo giorno sarà fatta espiazione per voi, per purificarvi di tutti i vostri peccati, sarete purificati dinnanzi a JHVH (Lev., XVI, 30). e quando i sacerdoti e il popolo che stavano nell'atrio, udivano il Nome glorioso e sovrano pronunciato liberamente da sommo sacerdote in santità e purezza, piegavano le ginocchia e si prostravano e cadevano sulla loro faccia e d esclamavano: benedetto il Suo Nome glorioso e sovrano per sempre in eterno." (Jomà, VI,2).

nell'ultimo periodo dell'esistenza del tempio si provava una certa riluttanza a prununziare esplicitamente il tetragramma, come attesta rabbi Tarphon che apparteneva a famiglia sacerdotale. egli racconta: " ancor giovinetto, prima di aver raggiunto l'età richiesta per ufficiare, una volta salii dietro i fratelli di mia madre sui gradini e tesi l'orecchio verso il sommo sacerdote e sentii come egli facesse in modo che il Nome rimanesse coperto dal canto dei suoi fratelli, i sacerdoti" (Kid., 71a). questa cura di non pronunciare il Nome può essere indice di un abbassato livello morale dei sacerdoti. il Talmud dichiara: "dapprima il sommo sacerdote aveva l'abitudine di pronunciare il nome ad alta voce, ma, quando aumentò il numero degli uomini dissoluti, egli lo pronunciò in tono più basso" (P. Jomà, 40d).

d'altra parte, ci fu un tempo in cui si sostenne che anche i laici potessero usare liberamente e apertamente il Nome divino. la Mishnah insegna: " si ordinò che ciascuno salutasse i suoi amici menzionando il Nome" (Ber. IX,5). si è supposto che questa raccomandazione fosse ispirata dal desiderio di distinguere l'Ebreo dal samaritano, che non diceva JHVH, ma " il Nome", oppure l'ebreo rabbanita dal giudeo-cristiano.

questa abitudine, però, presto scomparve, e , fra quelli che non avranno parte nel Mondo Avvenire, si comprese "chi pronuncia il Nome come è scritto" (Sanh. X,1). un dottore del III sec. insegnava: " chiunque pronuncia il Nome esplicitamente è colpevole di delitto capitale" (Pesiktà, 148a).

invece di JHVH il nome si pronunciava Adonai "mio Signore", nel servizio sinagogale; ma esiste una tradidizione secondo la quale la pronuncia originale era trasmessa periodicamente, una volta o due ogni sette anni, dai Dottori ai loro discepoli (Kid., 71a). più tardi anche questa pratica cessò, e il modo di pronunciare il Nome non si conosce più con certezza.

la concezione di D-o, come è stata esposta, mostra che gli Ebrei del periodo talmudico, come i loro antenati dei tempi bibblici, non adoravano semplicemente una causa prima del tutto astratta. il loro D-o era essenzialmente "personale", nel senso che era una realtà per chi Lo riconosceva.

l'attributo dell'unità, a mò di esempio, fu sottolineato quando si cominciò a predicare della nuova setta dei cristiani, cioè di un dogma triniario. l'incorporeità e la santità di D-o furono costantemente sostenute come prootesta contro le pratiche immorali, idolatre e degradanti che i popoli vicini associavano al culto dei loro dei.


ciaoo

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