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Ebraismo/Cristiani e Gesù

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2004 14:55
09/12/2004 09:49
 
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Re: Re:Che genere di dialogo tra ebrei e cristiani?
Carissima Topsy,
vorrei concludere l’argomento che avevo iniziato, nel “post del 13-10 us. Per rispondere al tuo intervento sul confronto tra ebraismo e cristianesimo.
In questa seconda parte cercherò di spostare il discorso sulla figura di Gesù e il suo tempo, perché è dallo stesso Cristo che nasce e sono intercorse le controversie, poi accentuatesi nel corso dei secoli, tra le due grandi religioni.
Avevo iniziato il mio intervento con queste parole: << Nessuno può non accorgersi che tra il cristianesimo e l’ebraismo vi sono divergenze profonde che li dividono, anche se entrambi vengono dallo stesso ramo: Abramo, la Parola di Dio, i Profeti >>. Le stesse parole le vorrei riciclare e mettere all’inizio di questa mia riflessione dicendo: Gesù non ha cancellato né potrà mai, e neanche i rappresentanti della Sua Chiesa, dimenticare le origini e il suo rapporto con la Torah, anche se molte divergenze lo hanno visto in contrasto con la stessa Legge in cui Egli era cresciuto.
Anche se vi sono “alcuni”, in questo secolo, che cercano di rebraizzare Gesù, purtroppo per quei “alcuni”, egli rimarrà, e rimane il più ebreo degli ebrei.

Ritornando al mio intervento iniziale, oggi, dopo il Concilio Vaticano II (cfr. Nostra Aetate,4), possiamo dare una valutazione più serena del rapporto tra Cristianesimo ed Ebraismo, come tra Gesù e gli stessi dottori della legge, sia per la posizione giuridico geografica (modificazione secolare dell’immagine di un popolo insicuro), come per il mutato atteggiamento del mondo cristiano e cattolico verso l’Ebraismo: grazie al suindicato Concilio Vaticano II°.
< Inoltre, aggiungo che, oggi, possiamo guardare con maggiore giudizio sulle tragiche e dolorose vicende del passato, che anno in gran parte distorto l’immagine ebraica di Gesù e del cristianesimo, e viceversa.
Per cui neanche un giudizio negativo su Gesù implica necessariamente la stessa valutazione del cristianesimo storico e dei suoi fedeli.
Gesù per quanto sia stato in opposizione al rabbinato, egli è sempre presente nella coscienza degli ebrei come dei cristiani. Pare un controsenso, ma se pensiamo che Gesù veniva apostrofato con il nome di “ Quarov”, che designa un “vicino”, come un “parente”, cioè un termine derivante da una frase Talmudica che definiva Gesù “Quarov al Regno, cioè vicino al Regno”, possiamo affermare che Egli non ha mai tradito il suo essere ebreo. Tanto è vero che, come tutti gli ebrei, Gesù osservava la legge, portandone i simboli ebraici (Matteo 9,20), e partecipando alle liturgie nelle sinagoghe.
Tornando al rapporto ebraico-cristiano una delle molteplici “cause” della frattura fra ebraismo e cristianesimo, nel corso dei secoli, è stata la non considerazione degli scritti neo-cristiani (Vangeli, Atti degli apostoli, Apocalisse e Didaché) come sacri ed ispirati, classificandoli come documenti storici.
Mentre sappiamo che tutto l’intero messaggio cristiano non si fermava alla sola condizione di ebreo di Gesù, ma attraverso l’ispirazione derivante dagli insegnamenti dei Profeti, dei Salmi e della stessa Torah, esso si collocava ermeticamente all’interno della Parola di Dio; ed ecco allora la risposta del perché gli ebrei non considerassero sacre le parole di Gesù, specialmente quando Egli conduceva le sue “battaglie” contro la possibile degenerazione della stessa Torah.
Proprio da queste controversie che danno, senza volerlo, ampio risalto all’insegnamento di Gesù ed al suo forte riscontro nella Torah, e nella letteratura ebraica, specialmente quanto egli esordì dicendo: << non sono venuto ad abolire, ma a completare >> rifacendosi ad una massima rabbinica del Talmud (Shabbat 116b), che dice: <>. Come del resto sappiamo, anche attraverso i riferimenti biblici, che tutto il messaggio di Cristo era improntato al Vecchio Testamento (cfr Luca 24,12-27).
In questo clima era inevitabile che la figura e l’opera di Gesù fosse presentata in termini diversi dagli avvenimenti reali, come del resto il suo rapporto con lo stesso mondo ebraico.
Oggi, nei libri di testo delle scuole dello Stato ebraico, Gesù viene presentato in senso storico, ed allo stesso tempo se ne ha un profondo rispetto per la vicenda e l’insegnamento di un personaggio significativo per la storia del popolo ebriaco: atteggiamento che non hanno coloro che giudicano negativamente il cristianesimo, vedendo nella religione cristiana non il fondatore ma gli uomini.
Un’altra causa, e qui giungo a dare una delle risposte alla mia domanda fatta in altro “post”, è la rivendicazione messianica da parte di Gesù, sapendo bene che per gli ebrei il Messia era sinonimo di re: un re che avrebbe portato modificazioni profonde, come la liberazione politico militare dai romani, ma sappiamo che il suo messaggio come la Sua persona era totalmente lontana dal pensiero dei Rabbini, come dell’intera classe sacerdotale, vista anche la “fine” che Egli ha subito.


Cordialità Maula

Bibliografia
Riccardo di Segni (Rabbino Capo di Roma) “La Storia di Gesù”, Vol 6, ed. Rizzoli,
Franco Ardusso, “Gesù Cristo”, ed Marietti

[Modificato da maulamc 09/12/2004 10.10]

"Quando vai in cerca del male nel genere umano, aspettando di trovarcelo, senza meno lo troverai".
(Abramo Lincon)
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