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"Epiousios", il grande mistero del Padre Nostro - Analisi

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2006 21:46
27/01/2005 13:59
 
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Riporto in questo 3d una citazione da un intervento di Topsy sulla versione ebraica del Padre Nostro. Lo ritengo illuminante per non farci dimenticare della possibilità che sia esistita una versione ebraica del Vangelo di Matteo, e che non sempre la traduzione greca renda bene il significato iniziale.
Non dobbiamo stupirci se quella italiana è ancora peggio [SM=g27985]

Ecco il passo di Topsy:

Tutti gli autori neotestamentari scrivono in greco quanto Gesù aveva predicato in aramaico,e la traduzione letterale dell'originale greco non si è rivelata sempre così chiara o corretta.
Pensiamo ad esempio alla richiesta inclusa nella preghiera cristiana del Padre Nostro: "non ci indurre in tentazione" che, in questa sua formulazione lascia intendere come Dio stesso "tenti" il fedele. Può Gesù aver inteso una cosa del genere?
Pinchas Lapide teologo ebreo studioso del Nuovo Testamento scrive a riguardo:

"Se ritraduciamo in lingua ebraica il versetto,scorgiamo nella richiesta il verbo "have" che viene derivato da verbo "venire" e può significare "portare" "condurre" (come causativum) o "lasciar venire" (come permissivum).
Con quest' ultimo significato esso compare spesso nella liturgia ebraica, come ad esempio nella preghiera della sera,dove si dice:"Non lasciarmi venire in potere del peccato,nè in potere della colpa,nè in potere della tentazione..."
Interpretazione che risulta confermata dalla lettera di Giacomo1,13: "Nessuno,quando è tentato dica:sono tentato da Dio, perché Dio non può essere tentato dal male e non può tentare nessuno al male."
03/02/2005 12:43
 
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dal sito le nostre radici
www.nostreradici.it/


Dietro ogni invocazione del Padre Nostro, sono riconoscibili espressioni di preghiere ebraiche o dell'Antico Testamento

Eccone alcune, di cui è possibile assaporare la ricchezza. Queste antiche formule ci invitano a scoprire ed a gustare un nuovo senso di parole divenute troppo comuni e il cui spessore infinito può venire soffocato dalla coltre dell'abitudine

Padre nostro

Facci tornare, Padre nostro, alla tua Torah... Perdonaci, Padre nostro...
(5a e 6a benedizione);

tu hai avuto pietà di noi, nostro Padre, nostro Re...
Padre nostro, Padre di misericordia, il Misericordioso, abbi pietà di noi!
(2a preghiera prima dello Shema "Ahavah rabbah").

Nel testo biblico, ai ripetuti inviti al pentimento Israele risponde: Tu sei il nostro Padre Abìnu attà.
Is 63, 16: « . . . poiché tu sei nostro padre, anche se Abramo non ci conosceva e Israele ci ignorava, Tu, o Eterno sei nostro padre, nostro redentore, da sempre questo è il tuo nome . . . »
Is 64, 7-8: «Non c’è alcuno che invochi il tuo nome, che si scuota per afferrarsi a te, perché tu ci hai nascosto la tua faccia e ci lasci consumare in balia delle nostre iniquità.
Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro Padre, noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani».
Che sei nei cieli

Che le preghiere e le suppliche di tutto Israele siano accolte dal loro Padre che è nei cieli (Qaddish)

Sia santificato il tuo Nome

Santificherò il mio Nome grande (Ez 36,23) - Santo e terribile è il suo Nome (Sal 110,9)

Santo sei tu e terribile è il tuo Nome (qedusha ha-Shem: lui solo è eccelso e santo: n.1[SM=g27989]
(Semoneh-esre)

Tu sei Santo e il tuo Nome è santo, e i santi ogni giorno ti loderanno. Benedetto sei tu, Signore, il Dio Santo! Noi santificheremo il tuo Nome nel mondo, come lo si santifica nelle altezze celesti
(3a benedizione)

Sia magnificato e santificato il suo Nome grande nel mondo che egli ha creato secondo la sua volontà
(Qaddish)

Venga il tuo Regno

Egli stabilisca il suo regno nella vostra vita e nei vostri giorni, e nella vita di tutta la stirpe d'Israele, ora e sempre
(Qaddish).

Dalla tua Dimora, Padre nostro, risplendi e regna su di noi, perché noi attendiamo che tu regni in Sion
(3a benedizione di Shabbat)

Allora il tuo regno si manifesterà ad ogni creatura (Assunzione di Mosè, 10,1)

Ristabilisci i nostri Giudici... e regna su di noi, Tu solo Signore, con amore e misericordia... Benedetto sei tu Signore, Re, che ami la giustizia e il diritto
(11a benedizione)

Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra

Dio è in cielo e tu sei sulla terra (Qo 5,1) - Avverrà quel che in cielo si vuole (1Mac 3,60)

Fa' la tua volontà, in cielo, in alto, e dona un coraggio tranquillo a coloro che ti temono sulla terra (R. Eliezer)

Tale possa essere la tua Volontà, Signore... guidare i nostri passi nella Torah e farci aderire ai tuoi comandamenti
(Preghiera del mattino)

Il nostro pane quotidiano donaci oggi

Non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario (Pr 30,[SM=g27989]

Tu nutri ogni vivente per amore, per la tua grande misericordia risusciti i morti, sostieni coloro che cadono, guarisci i malati e liberi i prigionieri. Chi è come te, Maestro delle potenze?
(2a benedizione)

Benedici per noi questo pane, nostro Dio (Birkat ha-Shenim)

Dio sia benedetto ogni giorno, per il pane quotidiano che ci dona (R. Eliezer)

Benedici per noi, Signore Dio nostro, questo anno e tutti i suoi raccolti, per il bene. Saziaci della tua bontà.
(9a benedizione)

E perdona a noi i nostri debiti come noi abbiamo perdonato ai nostri debitori

Perdona l'offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati (Sir 28,2)

Perdonaci, Padre nostro, perché abbiamo peccato; facci grazie, nostro Re, perché abbiamo fallito, perché tu sei colui che rendi grazie e perdoni. Benedetto sei tu, Signore, che rendi grazia e moltiplichi il perdono
(6a benedizione)

Padre nostro, nostro re, perdona e rimetti tutte le nostre colpe, allontana e cancella i nostri peccati davanti ai tuoi occhi (Abînu Mal-kènu)

Perdonaci, nostro padre, perché abbiamo peccato contro di te. Cancella i nostri peccati davanti ai tuoi occhi, perché sei buono e perdoni (Selishah: n.21)

Perdona i nostri peccati come noi li perdoniamo a tutti coloro che ci hanno fatto soffrire
(Liturgia dello Yom Kippour)

Non ci indurre in tentazione

Non ci abbandonare nel potere del peccato, della trasgressione, dell'errore, della tentazione né della vergogna. Non lasciar prevalere in noi l'inclinazione al male
(Preghiera del mattino)

Liberaci dal male

Guarda la nostra miseria e guida la nostra lotta. Liberaci sena tardare per il tuo Nome, perché tu sei il Liberatore potente. Benedetto sei tu, Signore, Liberatore d'Israele
(7a benedizione)

Guarda la nostra afflizione e sostieni la nostra causa e liberaci per il tuo Nome (Ghe'ullah: n.22)

Salvaci dagli impudenti e dall'impudenza, dall'uomo malvagio, dal cattivo incontro, dalla forza cattiva, dal cattivo compagno, dal cattivo vicino, da Satana il corruttore, dal tuo giudizio rigoroso, da un cattivo avversario in tribunale. (Berakhoth)





Ricordiamo altre due antiche preghiere nelle quali Dio è invocato come Padre d'Israele.. In queste preghiere della liturgia sinagogale e quindi comunitaria non individuale, Dio è chiamato "re" e "padre". Nostro Padre! Nostro re!

Per i nostri padri che hanno avuto fede in te e ai quali hai insegnato la legge della vita, abbi pietà di noi e insegnaci. Padre nostro! Padre di misericordia, il Misericordioso! Abbi pietà di noi!
(Preghiera Ahavah rabba, anteriore all'epoca di Cristo)

Nostro Padre! nostro Re!

Non abbiamo altro Re che te, nostro Padre, nostro Re, per te stesso, abbi pietà di noi
(Invocazione della litania per il Nuovo Anno, 1° secolo dell'era cristiana)




Possiamo quindi constatare che, oltre che nell'Antico Testamento, tutti gli elementi del Padre nostro si ritrovano nelle preghiere ebraiche, alcune di poco posteriori all'epoca di Gesù. Preghiera ebraica divenuta anche cristiana, essa permette sia agli ebrei che ai cristiani di ritrovare le loro radici comuni.

È una preghiera così misteriosamente semplice, sublime, completa. È alla portata intellettuale di tutti, ma supera l'intelligenza di tutti, tanto che sono insondabili le sue abissali profondità. Abbraccia, nella sua concisione, l'universo: è preghiera dell'uomo che dà voce al creato, al cosmo.

Abbiamo visto come essa è intessuta di realtà bibliche (i"cieli"; il "regno"; la "volontà" di Dio; il "pane"; i "debiti"; la "tentazione"; il "male"…), ma ne esce, le supera. Non ci rivolgiamo a "Colui che è", all'"Onnipotente", all'"Altissimo", ma al "Padre", che è la fonte della vita, il Dio di tutti gli esseri viventi. Non è difficile rendersi conto che il "Padre nostro" può stare sulle labbra dei membri di ogni chiesa cristiana (è preghiera ecumenica); non solo: può essere recitato dai membri di qualsiasi religione; nulla in esso offende le "credenze" di qualsiasi fede religiosa. Eppure questo Dio non è astratto, impersonale…È Padre, ma è anche Uno, è "Colui che è", è l'"Altissimo", l' "Onnipotente". È Tutto.

Il testo del "Padre nostro" ci è giunto in greco: quindi, oltre e conoscerne le risonanze ebraiche ed aramaiche, che ci veicolano tutta la ricchezza e lo spessore della tradizione che ha nutrito la spiritualità di Gesù, bisogna ricorrere anche al greco per una sua giusta lettura.

L'osservazione più immediata in questa lettura è che le richieste del "Padre nostro" sono tutte all'imperativo ("Sia santificato"; "venga"; "sia fatta"; "dacci oggi"; "rimetti"; "non ci indurre"; "liberaci").

Dobbiamo osservare che la lingua greca usa oltre all''imperativo anche il modo "ottativo", che indica l'espressione di un desiderio; l'imperativo, invece indica un comando. Ebbene il testo greco del "Padre nostro" ha nelle forme verbali l'imperativo, non l'ottativo. Dunque chi ce ne ha tramandato il testo ha colto senz'altro in modo inequivocabile il pensiero di Cristo. La forma imperativa, dunque, viene da Cristo. Nel "Padre nostro" è Dio che prega in noi. Lo Spirito Santo grida in noi con gemiti inesprimibili "Abbà!"; "Padre!". È Dio che ci "comanda" che cosa dobbiamo chiedergli come figli; e i figli "pretendono" ciò che è loro necessario da chi li ha generati.

Il pane che ci viene fatto chiedere non è certamente il solo pane materiale, ma il pane "quotidiano", quello di cui abbiamo bisogno ogni giorno per vivere, il pane "sopra-sostanziale" (così traducevano i Padri della Chiesa), quello che nutre non solo il corpo, ma lo spirito, il pane "necessario", quello di cui Gesù ha detto "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno"; è il pane che si identifica con Cristo stesso (Parola ed Eucaristia): "Io sono il Pane vivo disceso dal cielo".

______________
[Tra le fonti: Enzo Lodi, La Liturgia della Chiesa, Edizioni Dehoniane, Bologna]








15/03/2005 23:06
 
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Il Padre Nostro è una preghiera modello nel quale Gesù indica
le priorità da inserire nelle preghiere, non è una formula da recitare a memoria.

Infatti poco prima in Matteo 6:7 Gesù aveva detto che ne pregare non si dovevano ripetere sempre le stesse parole.
Infatti la preghiera è una sentita e filiale espressione in cui cn libertà di parola apriamo il nostro cuore al nostro Padre Celeste.

I testimoni di Geova, dal momento che seguono queste indicazioni del Cristo, non si associano alla recita
di alcuna preghiera ma pregano seguendo i sentimenti interiori
e le libere espressioni dettate dal cuore, sia quando pregano pubblicamente all'inizio e al termine delle adunanze con um membro rappresentativo, sia quando pregano in privato.


Cordialmete, Ebe


16/09/2005 12:39
 
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"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" recita la ben nota preghiera sia nella versione di mt:6 che di lc:11

Tutti quelli che lo leggono in greco sanno che il vocabolo sottostante è "epiousios", che letteralmente significa "sopra-sostanziale".

L'interpretazione di questo vocabolo assolutamente insolito e di cui non si trovano che sparute tracce nella letteratura greca è sempre stata al centro di molte discussioni.

Perché gli Evangelisti non hanno utilizzato "ephemeros" o "kathemerinos" per esprimere "quotidiano"? Che cosa indica realmente "epiousios"?

In questo 3d vedremo le interpetazioni dei Padri e cercheremo di darne delle altre. Ci sarà spazio anche per qualche teoria personale [SM=g27985]

Ogni intervento è gradito purché nello spirito del nuovo Regolamento, che vi invito a viosionare.

17/09/2005 11:17
 
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Io sto per la traduzione “necessario” anziché “quotidiano”. La Vulgata rende con supersubstantialem nella versione matteana e quotidianum nella recensione lucana. Origene, che la sua lingua la conosceva, afferma che il termine era rarissimo e non usato né da colti né dalla plebe (De oration., 27,7). La spiegazione etimologica più probabile di epioúsion è epí-ousía su-esistenza, cioè indispensabile all’esistenza, ossia “necessario”. Questa spiegazione ha il difetto di essere puramente etimologica, ma giacché le attestazioni sono così poche è inutile fasciarsi la testa. Altri leggono i significati: “pane di oggi” o “di domani”, i Padri vedendo nella preghiera un riferimento al nutrimento “necessario” pensarono all’eucaristia. Ad ogni modo è una chiara allusione alla dottrina di Gesù secondo cui chi cerca il regno di Dio non deve affannarsi per il cibo del giorno dopo e lasciare che la Provvidenza lavori. “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? […]Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6, 25-26.34)
Il nostro Francesco aveva imparato benissimo questa lezione.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
17/09/2005 18:39
 
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Anche io sono per "necessario", per un motivo piuttosto semplice: nel suo campo di significati comprende sia il "pane d'oggi", quello a cui facevi riferimento "...Non affannatevi dunque per il doman...", sia quello "supersubstantialem" di Girolamo e più in generale dei Padri, che ci vedevano il nutrimento dell'anima, cioè il Pane Eucaristico.

Dentro la parola "necessario" sono compresi entrambi i significati, ricollegando significativamente la manna di Esodo (il pane per il giorno corrente) all'Eucaristia (il pane che nutre l'anima per domani), in una magnifica linea che unifica il Vecchio al Nuovo Testamento sotto la luce nuova del Risorto.

Che mi dici di quel papiro trovato in Egitto in cui "epiousios" figurava in una specie di "lista della spesa" ? Io ho letto qualcosa ma non ho trovato nulla di serio a riguardo.
18/09/2005 13:50
 
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“Che mi dici di quel papiro trovato in Egitto in cui "epiousios" figurava in una specie di "lista della spesa" ? Io ho letto qualcosa ma non ho trovato nulla di serio a riguardo.”

Non ne so molto, da nessuna parte trovo il testo greco. So solo che in italiano suona così: “Mezzo obolo per epiousion”.

Ciao
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
20/09/2005 21:55
 
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In realtà il paprio di Fayum del V secolo è molto rovinato e la parola è seguita da una lacuna per cui ci aiuta davvero poco nel capire l'uso che questo termine aveva, in effetti secondo Origene esso sarebbe stato inventato dagli evangelisti.

Anche io concordo con l'ipotesi di "necessario per il giorno" piuttosto che per altre interpretazioni (per esempio "per il domani") questo ricorderebbe la manna nel deserto come in Esodo 16:4 (“Ecco, vi farò piovere pane dai cieli; e il popolo deve uscire e raccogliere giorno per giorno ciascuno la sua quantità") oppure la preghiera di Proverbi 30:8 ("Non darmi né povertà né ricchezze. Fammi divorare il cibo prescrittomi").

La Peshitta traduce "pane della nostra necessità" ovvero il cibo necessario per una giornata.

Altri vedono in questa espressione un'accezione più mistica: il pane che è la parola di Dio (Luca 4:4) o il pane corpo di Cristo, il pane divino per la vita eterna.

Ciao [SM=x511460]


[Modificato da barnabino 20/09/2005 21.58]

20/09/2005 23:03
 
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Re:

Scritto da: barnabino 20/09/2005 21.55
In realtà il paprio di Fayum del V secolo è molto rovinato e la parola è seguita da una lacuna per cui ci aiuta davvero poco nel capire l'uso che questo termine aveva, in effetti secondo Origene esso sarebbe stato inventato dagli evangelisti.

[Modificato da barnabino 20/09/2005 21.58]




Ti riferisci al papiro "lista della spesa" di cui apparve l'articolo su Repubblica tempo addietro? Hai qualche riferimento bibliografico su quel ritrovamento?

Mi potresti dire anche in quale opera Origene commenta epiousion?

Grazie mille
21/09/2005 16:16
 
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Ciao Teodoro,

Sul papiro di Fayum, quello della lista di provvigioni, puoi trovare qualcosa in Bruce M. Metzger, Historical and Literary Studies, Leiden, 1968 pp. 64-66 mentre la citazione di Origene è da De Oratione,27,7.

A presto [SM=x511460]




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