“l problema è infatti, trovare quali sono i punti comuni a tutti i messaggi “originali” lasciatici degli iniziatori delle varie religioni”
Questa teoria del minimo comune denominatore è alquanto bizzarra, presuppone infatti: 1)Che tutte le religioni abbiano qualcosa di vero 2)Che ciò che hanno di vero sia ciò che hanno in comune con le altre. Il che è logicamente errato perché la verità se ne infischia del consenso. Si può credere tutti una cosa falsa esattamente come è possibile che l’unico ad essere nel vero sia uno su mille. Se la verità sta in sé e per sé se ne infischia di quello che possono pensare gli uomini di lei, potrebbe non essere conosciuta da nessuno, potrebbe essere conosciuta da tutti, potrebbe essere conosciuta solo da una parte. Questa terza condizione è quella che avviene nella maggior parte dei casi, e per tutte le discipline.
“Occorre tralasciare quei “particolarismi” formali e rituali che hanno unicamente un fondamento socio-culturale”
Se vuoi ridurre i capi delle varie religioni a dei filosofi esistenzialisti e un tuo problema, ma non stai proponendo di togliere della religioni dei fatti secondari bensì ciò che quelle religioni considerano come il loro fondamento più proprio. Dice San Paolo: “se Cristo non è risorto vana è la nostra fede”(1Cor 15,14) Il cristianesimo ridotto a dei vaghi precetti morali non è più il cristianesimo, e comunque non avrebbe nulla di originare sotto il profilo etico.
“Non è affatto vero che nei principi dell’amore, della fraternità ecc… le religioni divergano, tutt’altro”
Io ho semplicemente detto che le religioni vanno su vie diametralmente opposte per quanto riguarda la via di realizzazione della persona.
“Giusto per precisare il buddismo non è una religione senza dèi.”
Non correggo una parola di quello che ho detto. Il buddismo è fondamentalmente una filosofia atea in quanto gli dèi sono irrilevanti al fine della salvezza persona e della liberazione dal dolore. Credere agli dèi o meno è una possibilità che non fa parte della religione in sé ma di quello che il singolo vuole fare.
“Il problema non è affatto se Allah esista o meno, visto che per l’uomo è impossibile saperlo (situazione ben nota ad un ipotetico Dio). Il problema è se quei precetti che gli si attribuiscono siano realmente rivelati da lui o meno.”
In primis il problema è proprio se Allah esista o meno, come già spiegato la verità indipendente dal fatto che noi la conosciamo o meno. Il teorema di Pitagora era vero anche prima che lo scoprissero. Il problema è che tu senza argomentazioni filosofiche stai andando contro la possibilità di una rivelazione particolare. Il problema “non lo possono dimostrare” ha senso solo se volessero importi la loro religione senza darti prove, ma di per sé se uno vuole credere che Allah abbia dato una rivelazione particolare a Maometto non è nulla che gli impedisca di farlo, in quanto la verità può essere tale anche se non è dimostrata.
“Poiché TUTTI coloro che professano una religione sono convinti di ciò ed hanno le medesime prove in merito, non vedo perché si debba credere agli uni e non agli altri.”
Stai confondendo due piani. Io sto parlando della possibilità filosofica che ci sia una rivelazione particolare, se tu invece vuoi trattare di come si possa provare che x piuttosto che y abbia avuto proprio questa rivelazione è tutt’altro discorso. Sto solo dicendo che è legittimo per un cristiano o un musulmano credere che Dio si sia rivelato ad un popolo e in un determinato punto della storia, basta che non voglia imporre questa sua credenza bensì si limiti a proporla. Qualora volesse imporla con la forza allora sì dovremmo chiedere: ma tu che prove hai? Mentre di per sé dire “non lo posso provare” non è indice che quella dottrina sia falsa, ad esempio Copernico credeva alla sua dottrina eliocentrica senza poterla dimostrare e ci sono voluti parecchi decenni prima che qualcuno avesse gli strumenti per confermare le sue intuizioni.
Inoltre non so proprio cosa voglia dire “tutti hanno le medesime prove in merito”, giacché per fare una simile affermazione dovresti conoscere le prove che danno della loro fede tutte le religioni rivelate.
“Ergo. o ci convinciamo che una sola congregazione di uomini detiene la verità e tutti gli altri sono in errore (ciò significa che, ad essere ottimisti 1 abitante su 5 sulla terra ci ha azzeccato) oppure riconosciamo che non esiste una strada assolutamente giusta per giungere ad un ipotetico Dio”
E’ proprio questo salto logico che non ha senso. Il fatto che nessuna delle religioni possa dimostrare di essere corretta implica forse che nessuna è corretta? Io non credo. Dire: “nessuno può dimostrare” non equivale a dire “tutti sbagliano”, come già detto la verità è indipendente dalle nostre dimostrazioni. Inoltre non capisco proprio dove stia questo scandalo numerico, ossia che siccome solo una sezione del pianeta crede ad una cosa allora essa dev’essere falsa. E chi l’ha mai detto? Io sono convintissimo che c’è una precisa ragione per cui l’occidente controlla il mondo ed ha occidentalizzato il mondo: la nostra logica basata sulla filosofia greca è universale. Dire che una cosa è nata in Grecia non implica che funzioni solo in Grecia. Questo è il classico errore logico del metodo genealogico nietzscheano.
“Se non sbaglio proprio i cattolici affermano che esiste un “po’” di verità anche nelle altre religioni.”
Suppongo tu ti riferisca alla famosa frasi di Giustino Martire: “tutto ciò che di buono è stato espresso da chiunque appartiene a noi cristiani” (II Apologia, 13,4)
“mentre il resto sono fronzoli umani inutili per crescita spirituale dell’individuo.”
Ma anche questa è una pretesa di verità ben precisa, ossia tu avresti identificato nelle varie religioni ciò che in esse c’è di vero ed universale in modo da poter distinguere la verità dagli inutili fronzoli. Ma quelli che tu vuoi decurtare dall’albero cristiano per i cristiani non sono rami bensì il tronco stesso, perché Cristo salvatore è l’essenza ed cristianesimo.
“Niente affatto. Occorre vedere cosa si intende per Dio, se è inteso come “giudice” delle nostre esistenze o meno. Tu hai un’idea di Dio molto antropomorfa. Un Dio giudice che detta le regole e se non le rispetti avrai la dannazione eterna”
La mia argomentazione, che poi è quella di Platone, non c’entra nulla con l’idea di un Dio giudice. Platone si limita a dire che Dio stesso ha stabilito che così il bene e dunque lui sa, a prescindere da quello che ne pensino gli uomini, cosa è bene e che cos’è male. E’ irrilevante se punisca o no il male, basta che Lui sappia che cos’è il male.
“Nessuno lo può dimostrare in nessun modo. La verità ultima, a mio avviso, non è conoscibile dall’intelletto ne da rivelazioni di sorta.”
Come stavo appunto dicendo il problema della dimostrazione si ha solo quando oltre a prendere di essere nel vero (che è una questione di fede) lo si voglia anche imporre agli altri.
“on credo affatto che un Dio possa rivelare ad un singolo popolo o individuo una verità valida per l’intera umanità, senza poi dare nessuna testimonianza incontrovertibile di questo lascito.”
Pascal pensava l’esatto contrario. Diceva che Dio deve certo far conoscere la verità e dunque rilevarsi, ma che non la può imporre perché ha creato uomini liberi. Dare la prova matematica di una religione equivale a togliere la possibilità di credere o non credere, infatti nessuno “crede” che l’area del triangolo sia “base per altezza fratto due”, semplicemente lo sappiamo e constatiamo. Diceva Pascal che per salvaguardare la nostra libertà Dio ha fatto sì che ci fosse abbastanza luce affinché chi voglia credere creda, e abbastanza tenebra affinché chi non voglia credere non creda.
[Modificato da Polymetis 23/06/2006 19.55]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)