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Per Spirito Libero

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2006 16:43
21/06/2006 14:57
 
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Riguardo al relativismo, purtroppo è lo spauracchio principale di Ratzinger & C. Essi devono mantenere la loro supremazia teologica in veste di unici detentori della verità assoluta e dell'unica strada verso la salvezza, quindi ogni altra verità è inferiore o falsa. Ergo, per costoro, il relativismo è il satanismo del nostro tempo.




Ciao Spirito , puoi argomentare questa tua affermazione , mi piacerebbe approfondire , l'ho presa dalla presentazione di Raffaello72
Grazie
21/06/2006 15:00
 
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Re:

Written by: presso 21/06/2006 14.57

Riguardo al relativismo, purtroppo è lo spauracchio principale di Ratzinger & C. Essi devono mantenere la loro supremazia teologica in veste di unici detentori della verità assoluta e dell'unica strada verso la salvezza, quindi ogni altra verità è inferiore o falsa. Ergo, per costoro, il relativismo è il satanismo del nostro tempo.




Ciao Spirito , puoi argomentare questa tua affermazione , mi piacerebbe approfondire , l'ho presa dalla presentazione di Raffaello72
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Grazie

21/06/2006 16:37
 
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Certamente,

il Papa condanna con fermezza il relativismo. In due parole, questa concezione filosofica e di pensiero, oggi per fortuna molto diffusa, sostiene la non esistenza di verità assolute, ma che ogni verità sia tale in realazione a qualcosa d'altro in rapporto con essa.

Questo il concetto generale, esistono tuttavia delle numerose forme di relativismo in base all'ambito della verità in esame: relativismo morale, relativismo cognitivo ecc...

Il Papa e la Chiesa, essendo enti che incarnano un messaggio di verità assoluta, non possono far altro che difendere il loro punto di vista, come del resto fanno tutti coloro che sostengono di possedere LA VERITA'. E' da precisare che l'opposto di relativismo è assolutismo.

Il relativismo è tuttavia pericoloso quando il suo concetto viene estremizzato, ma a quel punto non si parlerà più di relativismo ma di scetticismo radicale o ancor peggio solipsimo.

Per quanto riguarda la mia posizione personale, condanno in toto il relativismo cognitivo così come formulato da molti moderni epistemologi, mentre condivido in pieno il relativismo proprio, ad esempio, del pensiero del Prof. Giorello (docente di filosofia della scenza all'università di Milano).

Un relativista di questo tipo, sostiene semplicemente che in campo morale o religioso non esista affatto una verità assoluta. Personalmente ritengo che anche se esistesse un ente trascendente che incarni la verità ultima, le strade per giungere a questa siano molteplici e diverse e che ogni individuo sia incline per natura o per influenze culturali, a seguirne una piuttosto che un'altra. Le religioni, ad esempio, altro non sono che strade da percorrere per giungere inesorabilmente al medesimo punto conclusivo. Sorge a questo punto un'altra domanda, tale verità, ammesso che esista, è conoscibile quì e ora ?

Spero di essere stato sufficentemente chiaro, scusate ma non ho riletto.

ciao
Andrea


21/06/2006 19:48
 
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Written by: spirito!libero 21/06/2006 16.37
Sorge a questo punto un'altra domanda, tale verità, ammesso che esista, è conoscibile quì e ora ?





SE si crede che è relativa, la verità assoluta non esiste, quindi non è possibile conoscerla.
Se si crede in una verità assoluta allora si sostiene che si può conoscere.

Secondo me il punto stà nel fatto che la risposta a questa domanda dipende dal preconcetto che abbiamo della verita, se siamo cioè relativisti o no.

Se io che sono alla ricerca della verità parto dal presupposto che una verità assoluta non esista, allora non la troverò nemmeno. Se invece credo che possa esistere una verità assoluta, può darsi che possa trovarla.
Alla fine però credo che si trova ciò che si "vuole" trovare! [SM=g27993]

ciao da gandhi

22/06/2006 18:44
 
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E se relative fossero le strade per giungere alla medesima verità ?
22/06/2006 19:00
 
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Re:

Written by: spirito!libero 22/06/2006 18.44
E se relative fossero le strade per giungere alla medesima verità ?


jyhu
Domanda molto interessante!!

Se fossero relative le strade per giungere alla verità, significa che esiste una verità assoluta, questo vuol dire che non si è relativisti.
La questione inizia a farsi seria... [SM=g27994]

gandhi
22/06/2006 21:16
 
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Come ho già detto più volte, il relativismo che io chiamo "moderato" e di cui mi sento portavoce, prevede infatti che anche se esistesse una verità assoluta metafisica, questa sia raggiungibile attraverso diverse strade e non, come sostengono le istituzioni reliogise di quasi tutte le fedi, attraverso un'unica via preferenziale.

ciao
Andrea
23/06/2006 14:37
 
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"sostiene la non esistenza di verità assolute, ma che ogni verità sia tale in realazione a qualcosa d'altro in rapporto con essa."

Questa frase è un po' troppo vaga per attaccarla o difenderla.

"questa sia raggiungibile attraverso diverse strade e non, come sostengono le istituzioni reliogise di quasi tutte le fedi"

Il problema è che queste diverse strade spesso battono vie del tutto opposte. Il buddismo ad esempio è una "religione" senza dèi, mentre per il cristianesimo siamo salvati tramite Cristo. Se la verità esiste, ed è ad esempio qualcosa di molto simile a quella dei buddisti, allora il cristianesimo è falso, e, se è vero il cristianesimo, è falso il concetto di "liberazione" del buddismo.
A mio avviso Platone aveva già smontato il relativismo secoli fa. Protagora diceva appunto "l'uomo è misura di tutte le cose", e Platone nelle Leggi aveva replicato "non l'uomo ma Dio è misura di tutte le cose". Vale a dire che se Allah esiste Giorello può pensare quello che vuole della morale dell'islam e del velo, sta di fatto che ci sarebbe Allah in persona a decretare ciò che è giusto. Vale lo stesso per il cristianesimo e per qualunque altre religione che crede in un essere trascendente. Il relativismo secondo cui la morale è un prodotto della società e dunque dipende da determinati contesti funziona solo assumendo a priori l'idea che Dio non esista. Chiariamo dunque questo punto: vogliamo discutere di relativismo etsi deus non daretur o di relativismo ammettendo l'esistenza di Dio? Nel I caso do ragione a Giorello, se Dio non esiste la morale è infondabile, nel secondo caso do ragione a Platone, se Dio esiste è lui la misura di ciò che è giusto, e non l'antropologia culturale.
Se si ammette che la verità esiste allora ciascuno ha il diritto in teoria di pretendere che sia in suo possesso, basta saperlo dimostrare. Dire: "sì la verità esiste ma nessuna via è preferenziale" è implicitamente un modo di dire che nessuna religione attualmente esistente è vera. Ma in base a che cosa questo presupposto visto che non neghi che la verità possa esistere e dunque non puoi negare neppure a priori che essa sia stata rivelata a qualcuno in particolare?

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 23/06/2006 14.41]

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
23/06/2006 16:49
 
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“Il problema è che queste diverse strade spesso battono vie del tutto opposte. Il buddismo ad esempio è una "religione" senza dèi, mentre per il cristianesimo siamo salvati tramite Cristo.”

Il problema è infatti, trovare quali sono i punti comuni a tutti i messaggi “originali” lasciatici degli iniziatori delle varie religioni. Occorre tralasciare quei “particolarismi” formali e rituali che hanno unicamente un fondamento socio-culturale. Non è affatto vero che nei principi dell’amore, della fraternità ecc… le religioni divergano, tutt’altro. Se poi gli uomini, come ad esempio gli islamici integralisti oggi o i cattolici nel medioevo, distorcono il messaggio originale per fini utilitaristici è tutt’altro discorso.

Giusto per precisare il buddismo non è una religione senza dèi. Semplicemente i buddisti non si pongono affatto il problema, perché non è di loro competenza (Siddartha quando fu interrogato sull’esistenza di un dio o degli dèi, non rispose mai !). Tu puoi credere a qualsiasi divinità tu voglia ed essere anche buddista. L’importante è che, per la tua crescita personale, tu non agisca contro i principi basilari, che tra l’altro sono uguali nella sostanza a quelli cristiani.

“Se la verità esiste, ed è ad esempio qualcosa di molto simile a quella dei buddisti, allora il cristianesimo è falso, e, se è vero il cristianesimo, è falso il concetto di "liberazione" del buddismo. “

Tu poni quelle che io chiamo “peculiarità distintive” al di sopra dei principi base del comportamento del credente in terra.

“Vale a dire che se Allah esiste Giorello può pensare quello che vuole della morale dell'islam e del velo”

Il problema non è affatto se Allah esista o meno, visto che per l’uomo è impossibile saperlo (situazione ben nota ad un ipotetico Dio). Il problema è se quei precetti che gli si attribuiscono siano realmente rivelati da lui o meno. Poiché TUTTI coloro che professano una religione sono convinti di ciò ed hanno le medesime prove in merito, non vedo perché si debba credere agli uni e non agli altri. Puoi tu dimostrare che Maometto non spostò la montagna ? o che Siddartha Gautama non fosse un illuminato con annessi e connessi miracolosi ? o che i prodigi descritti nei Veda non siano reali ? ecc… Ergo. o ci convinciamo che una sola congregazione di uomini detiene la verità e tutti gli altri sono in errore (ciò significa che, ad essere ottimisti 1 abitante su 5 sulla terra ci ha azzeccato) oppure riconosciamo che non esiste una strada assolutamente giusta per giungere ad un ipotetico Dio, ne che essa possa essere relegata ad un popolo, ad una Chiesa o ad un unico contesto socio-culturare.

Se non sbaglio proprio i cattolici affermano che esiste un “po’” di verità anche nelle altre religioni. Quella che i cattolici chiamano, senza meglio specificare, un “po’ di verità” io ritengo siano i punti comuni e fondamentali, mentre il resto sono fronzoli umani inutili per crescita spirituale dell’individuo.

“Il relativismo secondo cui la morale è un prodotto della società e dunque dipende da determinati contesti funziona solo assumendo a priori l'idea che Dio non esista”

Niente affatto. Occorre vedere cosa si intende per Dio, se è inteso come “giudice” delle nostre esistenze o meno. Io ad esempio, credo che nessuno ci giudicherà dopo la morte, semplicemente la nostra anima seguirà il proprio destino costruito dalle azioni terrene.

“nel secondo caso do ragione a Platone, se Dio esiste è lui la misura di ciò che è giusto, e non l'antropologia culturale. “

Tu hai un’idea di Dio molto antropomorfa. Un Dio giudice che detta le regole e se non le rispetti avrai la dannazione eterna. Questo concetto è vecchio come il mondo. Io ho un’idea di un ente creatore molto diversa.

“Se si ammette che la verità esiste allora ciascuno ha il diritto in teoria di pretendere che sia in suo possesso, basta saperlo dimostrare”

Nessuno lo può dimostrare in nessun modo. La verità ultima, a mio avviso, non è conoscibile dall’intelletto ne da rivelazioni di sorta. La conoscenza di essa, se mai può avvenire, è la conseguenza di un processo evolutivo della coscienza individuale, dell’intuito, insomma di elementi non condivisibili. Come ho avuto modo di dire più volte, chi conosce la verità ultima, ammesso che qualcuno esista, non potrà “spiegartela” ma al massimo indicarti una delle strade per raggiungerla.

“che nessuna religione attualmente esistente è vera”

Dipende cosa intendi per vera. Io credo che in ogni religione vi siano uno o più spunti di verità e che l’uomo dovrebbe conoscere innanzi tutto se stesso e la sua divinità, “Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce sé stesso è illuminato” scriveva Lao Tze.

“non puoi negare neppure a priori che essa sia stata rivelata a qualcuno in particolare?”

Proprio questo è il punto. Non credo affatto che un Dio possa rivelare ad un singolo popolo o individuo una verità valida per l’intera umanità, senza poi dare nessuna testimonianza incontrovertibile di questo lascito.

Saluti
Andrea

[Modificato da spirito!libero 23/06/2006 16.52]

[Modificato da spirito!libero 23/06/2006 16.53]

23/06/2006 19:53
 
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“l problema è infatti, trovare quali sono i punti comuni a tutti i messaggi “originali” lasciatici degli iniziatori delle varie religioni”

Questa teoria del minimo comune denominatore è alquanto bizzarra, presuppone infatti: 1)Che tutte le religioni abbiano qualcosa di vero 2)Che ciò che hanno di vero sia ciò che hanno in comune con le altre. Il che è logicamente errato perché la verità se ne infischia del consenso. Si può credere tutti una cosa falsa esattamente come è possibile che l’unico ad essere nel vero sia uno su mille. Se la verità sta in sé e per sé se ne infischia di quello che possono pensare gli uomini di lei, potrebbe non essere conosciuta da nessuno, potrebbe essere conosciuta da tutti, potrebbe essere conosciuta solo da una parte. Questa terza condizione è quella che avviene nella maggior parte dei casi, e per tutte le discipline.

“Occorre tralasciare quei “particolarismi” formali e rituali che hanno unicamente un fondamento socio-culturale”

Se vuoi ridurre i capi delle varie religioni a dei filosofi esistenzialisti e un tuo problema, ma non stai proponendo di togliere della religioni dei fatti secondari bensì ciò che quelle religioni considerano come il loro fondamento più proprio. Dice San Paolo: “se Cristo non è risorto vana è la nostra fede”(1Cor 15,14) Il cristianesimo ridotto a dei vaghi precetti morali non è più il cristianesimo, e comunque non avrebbe nulla di originare sotto il profilo etico.

“Non è affatto vero che nei principi dell’amore, della fraternità ecc… le religioni divergano, tutt’altro”

Io ho semplicemente detto che le religioni vanno su vie diametralmente opposte per quanto riguarda la via di realizzazione della persona.

“Giusto per precisare il buddismo non è una religione senza dèi.”

Non correggo una parola di quello che ho detto. Il buddismo è fondamentalmente una filosofia atea in quanto gli dèi sono irrilevanti al fine della salvezza persona e della liberazione dal dolore. Credere agli dèi o meno è una possibilità che non fa parte della religione in sé ma di quello che il singolo vuole fare.

“Il problema non è affatto se Allah esista o meno, visto che per l’uomo è impossibile saperlo (situazione ben nota ad un ipotetico Dio). Il problema è se quei precetti che gli si attribuiscono siano realmente rivelati da lui o meno.”

In primis il problema è proprio se Allah esista o meno, come già spiegato la verità indipendente dal fatto che noi la conosciamo o meno. Il teorema di Pitagora era vero anche prima che lo scoprissero. Il problema è che tu senza argomentazioni filosofiche stai andando contro la possibilità di una rivelazione particolare. Il problema “non lo possono dimostrare” ha senso solo se volessero importi la loro religione senza darti prove, ma di per sé se uno vuole credere che Allah abbia dato una rivelazione particolare a Maometto non è nulla che gli impedisca di farlo, in quanto la verità può essere tale anche se non è dimostrata.

“Poiché TUTTI coloro che professano una religione sono convinti di ciò ed hanno le medesime prove in merito, non vedo perché si debba credere agli uni e non agli altri.”

Stai confondendo due piani. Io sto parlando della possibilità filosofica che ci sia una rivelazione particolare, se tu invece vuoi trattare di come si possa provare che x piuttosto che y abbia avuto proprio questa rivelazione è tutt’altro discorso. Sto solo dicendo che è legittimo per un cristiano o un musulmano credere che Dio si sia rivelato ad un popolo e in un determinato punto della storia, basta che non voglia imporre questa sua credenza bensì si limiti a proporla. Qualora volesse imporla con la forza allora sì dovremmo chiedere: ma tu che prove hai? Mentre di per sé dire “non lo posso provare” non è indice che quella dottrina sia falsa, ad esempio Copernico credeva alla sua dottrina eliocentrica senza poterla dimostrare e ci sono voluti parecchi decenni prima che qualcuno avesse gli strumenti per confermare le sue intuizioni.
Inoltre non so proprio cosa voglia dire “tutti hanno le medesime prove in merito”, giacché per fare una simile affermazione dovresti conoscere le prove che danno della loro fede tutte le religioni rivelate.

“Ergo. o ci convinciamo che una sola congregazione di uomini detiene la verità e tutti gli altri sono in errore (ciò significa che, ad essere ottimisti 1 abitante su 5 sulla terra ci ha azzeccato) oppure riconosciamo che non esiste una strada assolutamente giusta per giungere ad un ipotetico Dio”

E’ proprio questo salto logico che non ha senso. Il fatto che nessuna delle religioni possa dimostrare di essere corretta implica forse che nessuna è corretta? Io non credo. Dire: “nessuno può dimostrare” non equivale a dire “tutti sbagliano”, come già detto la verità è indipendente dalle nostre dimostrazioni. Inoltre non capisco proprio dove stia questo scandalo numerico, ossia che siccome solo una sezione del pianeta crede ad una cosa allora essa dev’essere falsa. E chi l’ha mai detto? Io sono convintissimo che c’è una precisa ragione per cui l’occidente controlla il mondo ed ha occidentalizzato il mondo: la nostra logica basata sulla filosofia greca è universale. Dire che una cosa è nata in Grecia non implica che funzioni solo in Grecia. Questo è il classico errore logico del metodo genealogico nietzscheano.

“Se non sbaglio proprio i cattolici affermano che esiste un “po’” di verità anche nelle altre religioni.”

Suppongo tu ti riferisca alla famosa frasi di Giustino Martire: “tutto ciò che di buono è stato espresso da chiunque appartiene a noi cristiani” (II Apologia, 13,4)

“mentre il resto sono fronzoli umani inutili per crescita spirituale dell’individuo.”

Ma anche questa è una pretesa di verità ben precisa, ossia tu avresti identificato nelle varie religioni ciò che in esse c’è di vero ed universale in modo da poter distinguere la verità dagli inutili fronzoli. Ma quelli che tu vuoi decurtare dall’albero cristiano per i cristiani non sono rami bensì il tronco stesso, perché Cristo salvatore è l’essenza ed cristianesimo.

“Niente affatto. Occorre vedere cosa si intende per Dio, se è inteso come “giudice” delle nostre esistenze o meno. Tu hai un’idea di Dio molto antropomorfa. Un Dio giudice che detta le regole e se non le rispetti avrai la dannazione eterna”

La mia argomentazione, che poi è quella di Platone, non c’entra nulla con l’idea di un Dio giudice. Platone si limita a dire che Dio stesso ha stabilito che così il bene e dunque lui sa, a prescindere da quello che ne pensino gli uomini, cosa è bene e che cos’è male. E’ irrilevante se punisca o no il male, basta che Lui sappia che cos’è il male.

“Nessuno lo può dimostrare in nessun modo. La verità ultima, a mio avviso, non è conoscibile dall’intelletto ne da rivelazioni di sorta.”

Come stavo appunto dicendo il problema della dimostrazione si ha solo quando oltre a prendere di essere nel vero (che è una questione di fede) lo si voglia anche imporre agli altri.

“on credo affatto che un Dio possa rivelare ad un singolo popolo o individuo una verità valida per l’intera umanità, senza poi dare nessuna testimonianza incontrovertibile di questo lascito.”

Pascal pensava l’esatto contrario. Diceva che Dio deve certo far conoscere la verità e dunque rilevarsi, ma che non la può imporre perché ha creato uomini liberi. Dare la prova matematica di una religione equivale a togliere la possibilità di credere o non credere, infatti nessuno “crede” che l’area del triangolo sia “base per altezza fratto due”, semplicemente lo sappiamo e constatiamo. Diceva Pascal che per salvaguardare la nostra libertà Dio ha fatto sì che ci fosse abbastanza luce affinché chi voglia credere creda, e abbastanza tenebra affinché chi non voglia credere non creda.

[Modificato da Polymetis 23/06/2006 19.55]

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