È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Luca 16:19-31 Il ricco e Lazzaro

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2007 17:25
15/11/2005 10:40
 
Modifica
 
Quota
Voglio discutere della parabola del ricco epulone e di Lazzaro, vi cito Luca 16, 19-31:

"19C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi"

Essendo stato TdG conosco l’interpretazione che dà lo “Schiavo” del brano, “intendimento” piuttosto singolare, tuttavia essendomi allontanato dal movimento nel 1993, non posso essere al corrente dell’”intendimento” attuale imposto fra i TdG né di eventuali rettifiche e variazioni, per cui non mi sento di scrivere sull’argomento, tuttavia in un altro sito i TdG si rifiutarono di rispondermi e non vollero discutere di questa parabola, perciò chiedo ad un altro forista meglio informato di me, possibilmente TdG, di citare l’”intendimento” dello “Schiavo” e motivarlo in parole concise e comprensibili, per iniziare poi la discussione ed il confronto.
18/11/2005 12:40
 
Modifica
 
Quota
Suvvia, rispondete!
Come mai nessun TdG vuole scrivere l’intendimento WTS di questo brano evangelico?
Neanche in un altro sito mi hanno voluto rispondere, forse ritengono scabroso l’argomento?
Semmai di scabroso c’è l’intendimento WTS, che in assenza di TdG, ve lo ricordo io da ex TdG:
Innanzitutto la WTS rifiuta la dottrina dell’anima immortale, di conseguenza credono che la morte conduce all’annichilimento dell’essere, e bisogna tener conto di questo, perciò il racconto del ricco epulone e di Lazzaro non può essere inteso come un’esperienza di vita dopo la morte, ma la morte dei due personaggi va intesa dai TdG come “cambiamento” così come intesa dai psicologi nei sogni, ma che c’entra la dottrina cristiana coi sogni? Nelle Sacre Scritture per morte si intende anche e soprattutto lo stato di separazione da Dio e di rovina, infatti Gesù parlò per i suoi discepoli di “morti tornati in vita” e di “lasciare che i morti seppelliscano i loro morti”, inoltre parlano di “morte seconda” in Apocalisse per i dannati in eterno, e vista la mia esperienza di vita, vi posso assicurare che la rovina in vita (la disoccupazione) è qualcosa di peggiore della stessa morte, almeno chi muore “si dà pace” ma chi muore in vita si gusta tutta la sua morte, figurarsi cosa possa essere la dannazione o rovina eterna che appunto consiste nella separazione da Dio in eterno, senza alcuna speranza!
Dunque escludendo l’intendimento morale sulla punizione per gli empi nell’aldilà, la WTS spiega questa parabola intendendo il ricco epulone e Lazzaro non come persone che sopravvivono alla morte (per la WTS non è possibile), ma come “classi” di persone, dunque per “ricco epulone” si deve intendere la classe religiosa ebraica del tempo di Cristo e per “Lazzaro” si deve intendere la “congregazione” (chiesa) dei discepoli cristiani, perciò la morte per i due personaggi è “cambiamento” e significa il passaggio dei religiosi ebraici dalla posizione di privilegio ad una di sfavore divino e per la congregazione dei discepoli da una di peccatori alla posizione privilegiata del “seno di Abraamo” intendendo per “Abraamo” il “più grande Abraamo” cioè Geova, cioè di “unica vera religione” così come la WTS si autoproclama come “unica vera religione” dei nostri giorni.
Sarebbe interessante come intendimento se non sarebbe per un piccolo particolare: se il ministero terreno di Gesù aveva come primo scopo di illuminare il mondo con la verità e di cancellare le false dottrine, perché la WTS va strombazzando anche che Gesù avrebbe smentito anche la dottrina dell’anima immortale se non l’ha mai detto esplicitamente? Se il Signore implicitamente avesse voluto proprio dire che non esiste l’anima immortale, allora perché avrebbe raccontato ai suoi discepoli (in maggioranza gente semplice non molto acculturata), una parabola che parlando ESPLICITAMENTE di vita oltre la morte, avrebbe confuso maggiormente i suoi discepoli?
Se Gesù avesse voluto parlare del cambiamento suddetto, come ne avrebbe parlato?
Il cambiamento ci fu davvero, e Gesù lo illustrò con il racconto del matrimonio del Figlio del Re al quale gli invitati (i religiosi ebraici) si rifiutarono di partecipare e per l’affronto reso al Re, furono duramente puniti, mentre i servi del Re chiamarono gente comune dalle strade, che accettando di buon grado partecipò al banchetto (i discepoli di Cristo).
Concludendo con il racconto del ricco epulone e di Lazzaro che è l’unico personaggio citato per nome in TUTTE le parabole di Cristo, ciò ad indicare un fatto realmente accaduto, vuole illustrare semplicemente (a gente semplice come lo erano i discepoli di Cristo) che chi gode di piaceri terreni NON ne godrà dopo la morte, ma chi soffre in terra sarà consolato in cielo.
Che cosa c’è di più semplice di questo semplice intendimento? Forse per il fatto che ridicolizza una (falsa) dottrina WTS, allora dobbiamo per forza respingerlo?
lmof
18/11/2005 14:09
 
Modifica
 
Quota
Post: 1.061
Post: 0
Registrato il:
Sesso: Maschile
OFFLINE
Re: Suvvia, rispondete!

Scritto da: apostata felice 18/11/2005 12.40


Il cambiamento ci fu davvero, e Gesù lo illustrò con il racconto del matrimonio del Figlio del Re al quale gli invitati (i religiosi ebraici)






Attento, Apostatafelice.

Non fare l'errore di attribuire SOLO ai religiosi Ebraici,la parte degli invitati alle nozza. Vi sono molte persone anche oggi (purtroppo, la maggioranza dei cristiani nominali) che rientrano in quella categoria, e preferiscono molto del "visibile" e che si può toccar con mano, all'invito di Cristo. E' sempre bene esaminarci se per caso, non siamo noi a far parte degli invitati che si "scusano".

Anche un altro fatto: Capisco che è brutto essere senza lavoro (lo sono stato anche io e tutt'ora passo un periodo di prova), ma NON è la "morte" che intende Cristo. quello è un "morire a noi stessi". fosse così semplice, come il dover subire cose dalla vita. Il morire a noi stessi, è cosa volontaria, così come il portare la Sua croce, e si inizia , tra l'altro, a "morire" a noi stessi, quando, invece di voler farci ragione su qualcosa, stiamo in silenzio, rimettendo TUTTO a LUI. (Il Cristiano VERO, non attacca, per il gusto di attaccare).
19/11/2005 12:14
 
Modifica
 
Quota

Attento, Apostatafelice.
Non fare l'errore di attribuire SOLO ai religiosi Ebraici,la parte degli invitati alle nozza. Vi sono molte persone anche oggi (purtroppo, la maggioranza dei cristiani nominali) che rientrano in quella categoria, e preferiscono molto del "visibile" e che si può toccar con mano, all'invito di Cristo. E' sempre bene esaminarci se per caso, non siamo noi a far parte degli invitati che si "scusano".


Hai ragione Claudio! Anch’io DEVO continuamente esaminarmi per accogliere l’invito alle nozze di Cristo, tantopiù che essendo cristiano, adesso sono nella posizione non più di persona presa dalla strada, ma di nobile invitato dal Re, con tutte le responsabilità connesse, ed ogni cristiano oggi è chiamato ad essere presente alle nozze del Signore, e gradisco chi me lo ricorda, visto che so di essere un peccatore e di dovermi preparare ancora prima di recarmi alle nozze, ti ringrazio di cuore Claudio.
Tuttavia, in questo 3D non è di nozze che si parla, bensì della parabola del ricco epulone e di Lazzaro, parabola che contiene l’insegnamento morale di non preferire il “visibile” che mi hai citato, in quanto se avremo in terra, non avremo in cielo.


Anche un altro fatto: Capisco che è brutto essere senza lavoro (lo sono stato anche io e tutt'ora passo un periodo di prova), ma NON è la "morte" che intende Cristo. quello è un "morire a noi stessi". fosse così semplice, come il dover subire cose dalla vita. Il morire a noi stessi, è cosa volontaria, così come il portare la Sua croce, e si inizia , tra l'altro, a "morire" a noi stessi, quando, invece di voler farci ragione su qualcosa, stiamo in silenzio, rimettendo TUTTO a LUI. (Il Cristiano VERO, non attacca, per il gusto di attaccare).


Caro Claudio, intanto ti dichiaro la mia stima nei tuoi confronti, ed ammetto che sei molto più vicino a Cristo di quanto lo sia io, ma mi sto sforzando, devi sapere che molti insegnamenti ricevuti dalla WTS, che insegna anche ad odiare (gli “apostati” ad esempio) e scoraggia l’amore verso il prossimo non TdG, sono strettamente anticristiani, e sto lavorando continuamente per rigettare gli insegnamenti WTS ancora presenti in me, e sostituirli con veri insegnamenti cristiani.
Comunque per capire cosa ho passato, non devi far altro che leggerti alcuni miei post passati, infatti quello che ho passato è stato peggio della morte! La morte che ho gustato appieno è stata dovuta alla cieca ubbidienza a regolette teocratiche della WTS, con i miei post non intendo assolutamente attaccare i TdG, bensì metterli in guardia, in quanto l’ubbidienza cieca alle “leggi teocratiche” della WTS (e non di Dio) può condurre alla rovina dell’esistenza, insomma faccio in modo che i TdG possano trarre giovamento dalla mia esperienza negativa, in quanto le riviste WTS riportano SOLO esperienze positive, e tra l’altro anche gonfiate se non del tutto false, come qualche TdG dapprima citato dalle riviste come “esemplare” e poi fuoriuscito e tacciato di “apostasia” ha avuto modo di ammettere.
Il peggio è che all’interno del culto WTS vige un sistema totalitario, dove la “verità” è ciò che la WTS ordina di credere come “verità”, una “verità” a dire il vero alquanto mutevole, visto che oramai i TdG credono a molte dottrine che ai miei tempi (solo 12 anni fa) erano ritenute “babiloniche” e “sataniche”, ed inoltre chiedono allo Stato l’8/1000 cosa ritenuta ai miei tempi un “compromesso immondo” con lo Stato, che è considerato tutt’ora “satanico”.
Affermo ancora una volta la mia stima verso i miei fratelli TdG, e ti posso assicurare che non odio affatto nessun TdG, ma per amore loro li metto in guardia dal lievito WTS, non disse Gesù: “guardatevi dal lievito dei farisei”? Io odio profondamente le opere della WTS ma non i TdG, neanche i beteliti, che considero tutti vittime di un sistema editoriale costruito per diffondere la “buona notizia” ma poi rivelatosi per alcuni affaristi molto utile per far soldi, e completamente stravolto rispetto alla sua origine, infatti sto leggendo un libro sulla presidenza di Rutherford e rimango scioccato dai tanti cambiamenti imposti da un avvocato scaltro agli “Studenti Biblici” di C. T. Russell, il sistema fu lentamente ma inesorabilmente modificato, fino a non conservare più nulla del movimento originario, neppure il nome!
Adesso torniamo al 3D, e chiedo, per favore di spiegarmi PERCHE’ la parabola del ricco epulone e Lazzaro dovrebbe parlare di vita oltre la morte, se l’insegnamento di Gesù avrebbe dovuto insegnare che l’anima immortale non esiste? E’ fin troppo evidente che Gesù insegnò cose del tutto diverse da quelle che insegna oggi la WTS.
yhuj
21/11/2005 12:31
 
Modifica
 
Quota
sei un 'ex
Apostata sii sereno vedrai che qualcuno sicuramente risponderà , tieni anche presente che purtroppo essendo ex c'è il problema di essere prevenuti nei tuoi confronti percui bisogna avere pazienza
Saluti Stella
Moderatrice Sezione Presentiamoci

Cara Stella, temo che i TdG presenti in questo forum, non mi risponderanno, come già fatto in “Promiseland”, ma NON perché sono un ex ma bensì per aver sollevato una parabola di Gesù scomodissima per la WTS, in quanto questa parabola NEGA tutte le dottrine geoviste che negano l’esistenza dell’anima immortale, infatti i TdG mi rispondono sempre se faccio quesiti ai quali sanno cosa rispondere, ma la parabola del ricco epulone e di Lazzaro è una parabola antigeovista e per la WTS sarebbe più comodo eliminarla dalla sua traduzione (TNM), ma ciò non è possibile, perché non si tratterebbe di togliere o aggiungere una parola o semplicemente spostare una virgola per non far dire alla loro bibbia frasi che negano le loro dottrine (come in tanti esempi evidenziati su siti di ex geovisti), ma nel caso di questa parabola si tratterebbe di cancellare una decina di versetti e la WTS la farebbe troppo grossa, e non può nemmeno giustificare dicendo, ad esempio, che si tratta di un’aggiunta posteriore avvenuta prima del più antico manoscritto disponibile, come hanno fatto per inserire il nome “Geova” nel NT, supponendo che sia stato tolto da cristiani che avrebbero “apostatato” (cristiani disposti poi a morire martiri per una fede che avrebbero falsificato?), ma se la WTS accusa questi cristiani di aver aggiunto la parabola del ricco epulone e di Lazzaro, allora cosa negherebbe che avrebbero fatto altre manomissioni, visto che avrebbero tolto perfino il nome “Geova” dal Nuovo Testamento?
No proprio questo la WTS non può scriverlo, ed allora ha lasciato lì questa scomoda parabola, dandone un’interpretazione poco plausibile e cercando di farla passare inosservata.
Per questo i TdG non mi vogliono rispondere, in ogni caso si ritroverebbero nel torto! Tuttavia per loro è imperativo rimanere fedeli alla WTS e non a Cristo, e se la WTS dice una cosa ma Cristo dice l’opposto, allora DEVONO CREDERE alla WTS e non a Cristo!
Cari fratelli TdG, se notate questa incongruenza fra le Scritture e l’”intendimento” WTS, non potete rifugiarvi nel silenzio, ma dovete avere il coraggio di seguire Cristo e rilevare l’errore WTS, in fondo il CD è composto da uomini, e tante, troppe volte questi uomini hanno sbagliato! Non potete dire “aspettiamo lo Schiavo …”, in quanto le conseguenze dei suoi errori le pagate voi stessi e non loro (che comunque si arricchiscono), nel mio caso infatti la disoccupazione l’ho patita io, mica la WTS! Che dire allora dei casi di TdG morti per trasfusioni negate, è per caso morta la WTS? No, niente affatto, la WTS ha continuato ad incamerare denaro!
Cari fratelli TdG, abbiate il coraggio di negare voi stessi, prendere la croce di Cristo su di voi e seguirLo di continuo, anche e soprattutto se le Sue impronte vi portano fuori dalla “verità” WTS! Abbiate il coraggio di subire l’ostruzionismo e la disassociazione dalla WTS per amore di Cristo! Se la WTS è una guida cieca di ciechi, prima o poi vi porterà nel precipizio, infatti nel mio caso la guida della WTS mi ha portato alla disoccupazione e al peggior periodo della mia vita!
Siate liberi!
Con affetto.
lmof
22/11/2005 13:18
 
Modifica
 
Quota
Post: 966
Post: 700
Registrato il: 26/05/2005
Sesso: Femminile
Scripta Manent...
Senior
OFFLINE
Sembra piuttosto strano che un forista che , definendosi "apostata felice" e parlando con molto "fair play"
dei TdG e della loro organizzazione, è evidentemente un ex TdG, non conosca il punto di vista scritturale dei Tdg sulla parabola del ricco e Lazza, che oltretutto mi smbra sia tratto trattato a fondo in un 3D precedente.

Questo argomento non è nè scomodo nè scottante per i TdG, vuol dire che ribadirò quanto già esposto da altri TdG in altri 3D.

Partendo dalle evidenze scritturali che l’Ades è solamente la comune tomba del morto genere umano, perché Gesù parla di un ricco come se subisse tormenti nel fuoco dell’Ades? Mostra questo che l’Ades, o almeno una parte d’esso, è un luogo di infuocato tormento?

Gli insegnanti dell’inferno di fuoco additano sollecitamente questo racconto come una determinata prova che ci sia davvero un inferno di tormenti che attende i malvagi. Ma, ciò facendo, non tengono conto di quelle chiare e ripetute dichiarazioni bibliche come: “L’anima che pecca, essa stessa morrà”. (Ezechiele 18:4, 20) E: “In quanto ai morti, non sono consci di nulla”. (Ecclesiaste 9:5) È chiaro che queste dichiarazioni non sostengono l’idea del tormento per le “anime perdute” in un inferno di fuoco.

L’insegnamento della Bibbia sulla condizione dei morti lascia perciò molti ecclesiastici della cristianità in una posizione imbarazzante. Lo stesso libro su cui asseriscono di basare i loro insegnamenti, la Bibbia, è in contrasto con le loro dottrine. Tuttavia, in maniera cosciente o subcosciente, essi si sentono indotti a cercare nella Bibbia qualche cosa da prendere per provare il loro argomento, accecando così se stessi e altri alla verità. Spesso questo viene fatto con premeditazione.

D’altra parte, i sinceri cercatori della verità vogliono sapere ciò che è giusto. Comprendono che, se rifiutassero parti della Parola di Dio mentre asserirebbero di basare le loro credenze su altre, ingannerebbero solo se stessi. Vogliono sapere ciò che la Bibbia in realtà dice della condizione dei morti. E, per completare il quadro, vogliono conoscere il significato di ciò che si dice del ricco che subì il tormento nell’Ades, e come questo è d’accordo con il resto della Bibbia.

Fu Gesù Cristo a parlare di un certo ricco e anche di un mendicante chiamato Lazzaro. Le sue parole si trovano in Luca 16:19-31 e dicono:
“Un uomo era ricco, e si adornava di porpora e lino, rallegrandosi di giorno in giorno con magnificenza. Ma un mendicante di nome Lazzaro era messo alla sua porta, pieno di ulcere e desideroso di saziarsi delle cose che cadevano dalla tavola del ricco. E, sì, i cani venivano a leccargli le ulcere. Ora con l’andar del tempo il mendicante morì e fu portato dagli angeli nella posizione del seno d’Abraamo.
“Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’Ades alzò gli occhi, esistendo egli nei tormenti, e molto lontano vide Abraamo e Lazzaro nella posizione del seno con lui. E chiamò, dicendo: ‘Padre Abraamo, abbi misericordia di me e manda Lazzaro a intingere la punta del suo dito nell’acqua per rinfrescare la mia lingua, perché sono nell’angoscia in questo fuoco ardente’. Ma Abraamo disse: ‘Figlio, ricordati che durante la tua vita tu ricevesti appieno le tue buone cose, ma Lazzaro in modo corrispondente le cose dannose. Ora, comunque, egli ha qui conforto ma tu sei nell’angoscia. E oltre a tutte queste cose, una grande voragine è stata posta fra noi e voi, in modo che quelli che desiderano venire di qua a voi non possono, né possono passare di là a noi’. Quindi egli disse: ‘In tal caso ti prego, padre, di mandarlo alla casa di mio padre, poiché ho cinque fratelli, affinché dia loro una completa testimonianza, e non vengano essi pure in questo luogo di tormento’. Ma Abraamo disse: ‘Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino quelli’. Quindi egli disse: ‘No, davvero, padre Abraamo, ma se qualcuno dai morti va da loro si pentiranno’. Ma gli disse: ‘Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi nemmeno se qualcuno sorge dai morti’”.

Notate ciò che si dice del ricco. Perché era tormentato nell’Ades? Che cosa aveva fatto? Gesù non disse che il ricco aveva condotto una vita degradata, non è vero? Tutto ciò che Gesù disse fu che l’uomo era ricco, vestiva bene e banchettava sontuosamente. Di per sé merita forse tale condotta la punizione col tormento? È vero che nell’attitudine del ricco verso il mendicante Lazzaro è implicata una grave mancanza. Il ricco fu privo di compassione verso di lui. Ma questa mancanza lo distinse sufficientemente da Lazzaro?

Pensate a ciò che Gesù disse di Lazzaro. C’è nel racconto qualche cosa che ci induca a concludere che, se la situazione fosse stata capovolta, Lazzaro sarebbe stato un uomo compassionevole? Leggiamo noi che Lazzaro aveva compiuto opere eccellenti verso Dio, le quali l’avevano portato nella “posizione del seno d’Abraamo”, cioè in una posizione di favore divino? Gesù non disse questo. Semplicemente descrisse Lazzaro come un mendicante malato.

È dunque logico concludere che tutti i mendicanti malati riceveranno alla morte le benedizioni divine, mentre tutti i ricchi andranno in un luogo di tormento cosciente? No, di certo. La questua non è di per sé un segno di favore divino. Al contrario, la Bibbia contiene la supplichevole espressione: “Non mi dare né povertà né ricchezze”. (Proverbi 30:[SM=g27989] E del suo tempo, il re Davide scrisse: “Non ho visto nessun giusto lasciato interamente, né la sua progenie cercare il pane”. — Salmo 37:25.

Se prendessimo le parole di Gesù alla lettera, dovremmo trarre altre conclusioni ancora che renderebbero l’illustrazione veramente strana. Queste comprendono: Che quelli che godono la felicità celeste sono in grado di vedere quelli che soffrono tormenti nell’Ades e di parlar loro. Che l’acqua che aderisce alla punta del proprio dito non evapora nel fuoco dell’Ades. E, che, sebbene i tormenti dell’Ades siano grandi, una semplice goccia d’acqua recherebbe sollievo al sofferente.

Prese alla lettera, queste cose vi sembrano ragionevoli? O, pensate, invece, che ciò che Gesù disse non doveva prendersi alla lettera? C’è qualche modo per assicurarcene?

Esaminiamo il contesto. A chi parlava Gesù? In Luca 16:14 ci viene detto: “Ora i Farisei, che erano amanti del denaro, udivano tutte queste cose, e si facevano beffe di lui”.

Poiché Gesù parlò in modo da essere udito dai Farisei, narrava un caso reale o semplicemente usava un’illustrazione? Riguardo al metodo di Gesù d’insegnare alle folle, leggiamo: “Realmente, senza illustrazioni egli non parlava loro”. (Matteo 13:34) Conformemente, il racconto del ricco e di Lazzaro dev’essere un’illustrazione.

Questa illustrazione fu evidentemente rivolta ai Farisei. Come classe essi erano simili al ricco. Amavano sia il denaro che la preminenza e titoli adulatori. Gesù disse di loro: “Tutte le opere che fanno le fanno per esser visti dagli uomini; poiché allargano gli astucci contenenti le scritture che portano come salvaguardia, e allungano le frange delle loro vesti. A loro piacciono il luogo più eminente ai pasti serali e i primi posti nelle sinagoghe, e i saluti nei luoghi di mercato e d’esser chiamati Rabbi dagli uomini”. — Matteo 23:5-7.

I Farisei disprezzavano gli altri, specialmente gli esattori di tasse, le meretrici e altri che avevano la reputazione d’esser peccatori. (Luca 18:11, 12) In un’occasione quando ufficiali, mandati ad arrestare Gesù, tornarono a mani vuote perché aveva fatto loro impressione il suo modo d’insegnare, i Farisei dissero: “Non siete stati sviati anche voi, non è vero? Nessuno dei governanti e dei Farisei ha riposto fede in lui, non è così? Ma questa folla che non conosce la Legge è gente maledetta”. — Giovanni 7:47-49.

Quindi, nella parabola il mendicante Lazzaro ben rappresenta quelle persone umili che i Farisei disprezzavano ma che si pentirono e divennero seguaci di Gesù Cristo. Gesù mostrò che questi disprezzati peccatori, dopo essersi pentiti, acquistavano una posizione di favore divino, mentre i Farisei e gli altri preminenti capi religiosi come classe la perdevano. Egli disse: “Veramente vi dico che gli esattori di tasse e le meretrici vanno davanti a voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi nella via della giustizia, ma voi non gli avete creduto. Comunque, gli esattori di tasse e le meretrici gli hanno creduto, e voi, benché abbiate visto questo, non avete poi provato rimorso in modo da credergli”. — Matteo 21:31, 32.

Che significa, dunque, la morte del “ricco” e di “Lazzaro”? Non dobbiamo concludere che si riferisca alla morte effettiva. Come si usa nella Bibbia, la morte può anche rappresentare un grande cambiamento nella condizione degli individui. Per esempio: Delle persone che perseguono un corso di vita contrario alla volontà di Dio si parla come di ‘morti nei falli e peccati’. Ma quando acquistano davanti a Dio la reputazione di approvati discepoli di Gesù Cristo si fa riferimento a loro come a “viventi”. (Efesini 2:1, 5; Colossesi 2:13) Nello stesso tempo tali viventi divengono “morti” al peccato. Leggiamo: “Fate conto d’essere in realtà morti riguardo al peccato ma viventi riguardo a Dio mediante Cristo Gesù”. —(Romani 6:11.)

Poiché sia il “ricco” che “Lazzaro” della parabola di Gesù sono chiaramente simbolici, è logico che è simbolica anche la loro morte. Ma in quale senso muoiono?

La chiave per rispondere a questa domanda sta in ciò che Gesù disse esattamente prima di presentare l’illustrazione: “Chiunque divorzia da sua moglie e ne sposa un’altra commette adulterio, e chi sposa una donna divorziata dal marito commette adulterio”. (Luca 16:1[SM=g27989] Può apparire che questa dichiarazione non abbia assolutamente nessun rapporto con l’illustrazione. Ma non è così.

A causa della legge mosaica la nazione d’Israele era in una relazione di patto con Dio e se ne poteva parlare perciò come d’una sua moglie. In Geremia 3:14, per esempio, Dio si riferisce alla nazione come a una moglie infedele: “‘Tornate, o figli rinnegati’, è l’espressione di Geova. ‘Poiché io stesso son divenuto il vostro proprietario maritale’”. Quindi, con la venuta di Gesù, fu offerta ai Giudei l’opportunità di far parte della sua “sposa”. Ecco perché Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Voi stessi mi recate testimonianza che io ho detto: Non sono io il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui. Chi ha la sposa è lo sposo. Comunque, l’amico dello sposo, quando sta ad ascoltarlo, prova molta gioia a motivo della voce dello sposo. Questa mia gioia è stata perciò resa piena. Egli [Gesù] deve continuare a crescere, ma io devo continuare a diminuire”. — Giovanni 3:28-30.

Affinché divenissero parte della “sposa” di Cristo, i Giudei dovevano esser liberati dalla Legge che li rendeva, figurativamente parlando, moglie di Dio. Senza tale liberazione, non potevano venire in una relazione coniugale con Cristo, poiché questa sarebbe stata una relazione adulterina. Le parole di Romani 7:1-6, lo confermano:
“Può darsi che non sappiate, fratelli, (poiché parlo a quelli che conoscono la legge), che la Legge signoreggia l’uomo finché vive? Per esempio, la donna sposata è dalla legge legata al proprio marito mentre egli è vivente; ma se il marito muore, è esonerata dalla legge del marito. E mentre il marito è vivente, ella sarebbe dunque chiamata adultera se divenisse d’un altro uomo. Ma se il marito muore, è libera dalla sua legge, così che non è adultera se diviene di un altro uomo.
“Così, fratelli miei, voi pure foste resi morti alla Legge per mezzo del corpo del Cristo, affinché diveniste di un altro, di colui che fu destato dai morti, perché portassimo frutto a Dio. . . . Ora siamo stati esentati dalla Legge, perché siamo morti a ciò da cui eravamo detenuti, affinché siamo schiavi in un nuovo senso per lo spirito, e non nel vecchio senso per il codice scritto”.

Mentre la morte di Gesù Cristo fu la base per liberare i Giudei dalla Legge, prima ancora che egli morisse quelli che si pentivano potevano venire in una posizione di favore presso Dio come discepoli del suo Figlio. Il messaggio e l’opera di Giovanni Battista e di Gesù aprirono ai Giudei la porta onde afferrassero l’opportunità di ottenere il favore divino e di schierarsi per un’eredità celeste come membri della sposa di Cristo. Come si espresse Gesù stesso: “Dai giorni di Giovanni Battista ad ora il regno dei cieli è la mèta verso cui si spingono gli uomini, e quelli che si spingono avanti l’afferrano”. — Matteo 11:12.

Quindi, l’opera e il messaggio di Giovanni Battista e di Gesù Cristo cominciarono a condurre verso un completo cambiamento nella condizione dei simbolici “ricco” e “Lazzaro”. Entrambe le classi morirono alla loro condizione precedente. La pentita classe di “Lazzaro” entrò in una posizione di favore divino, mentre la classe del “ricco” venne sotto il disfavore divino in quanto persisteva nell’impenitenza. Una volta la classe di “Lazzaro” si era rivolta ai Farisei e agli altri capi religiosi del giudaismo per avere “briciole” spirituali. Ma avendo Gesù impartito loro la verità, i loro bisogni spirituali furono soddisfatti. Mettendo in contrasto l’alimentazione spirituale provveduta da Gesù con quella dei capi religiosi, la Bibbia narra: “Le folle erano stupite del suo modo d’insegnare; poiché insegnava loro come una persona che ha autorità, e non come i loro scribi”. (Matteo 7:28, 29) Veramente aveva avuto luogo un completo capovolgimento. I capi religiosi del giudaismo erano smascherati come persone che non avevano nulla da offrire alla classe di “Lazzaro”.

Il giorno di Pentecoste dell’anno 33 E.V. si compì il cambiamento di condizione. In quel tempo il nuovo patto sostituì il vecchio patto della Legge. Quelli che si erano pentiti e avevano accettato Gesù furono allora pienamente liberati dal vecchio patto della Legge. Essi morirono a essa. Quel giorno di Pentecoste ci fu pure l’indubbia evidenza che i discepoli di Gesù Cristo erano stati esaltati molto al di sopra dei Farisei e degli altri preminenti capi religiosi. Non i capi religiosi del giudaismo, ma questi discepoli ricevettero lo spirito di Dio, che permise loro di parlare delle “magnifiche cose di Dio” nelle lingue native di persone provenienti da luoghi molto distanti fra loro. (Atti 2:5-11) Quale meravigliosa manifestazione fu questa del fatto che erano stati benedetti e approvati da Dio! La classe di “Lazzaro” era venuta in realtà nella situazione di favore, divenendo il seme spirituale del più grande Abraamo, Geova. Questa era raffigurata dalla “posizione del seno”. — Si paragoni Giovanni 1:18.

In quanto agli impenitenti Farisei e agli altri preminenti capi religiosi, eran morti alla loro anteriore posizione di apparente favore. Essi erano nell’“Ades”. Rimanendo impenitenti, erano separati dai fedeli discepoli di Gesù come da una “grande voragine”. Questa era una “voragine” dell’immutabile, giusto giudizio di Dio. Di questo, leggiamo nella Scrittura: “La tua decisione giudiziaria è vaste acque dell’abisso”. — Salmo 36:6.

La classe del “ricco” era pure tormentata. Come? Con gli infuocati messaggi di giudizio di Dio che erano proclamati dai discepoli di Gesù. — Si paragoni Rivelazione 14:10.

Che i capi religiosi fossero tormentati dal messaggio proclamato dai discepoli di Gesù non può esserci dubbio. Essi tentarono disperatamente di porre fine alla proclamazione. Quando gli apostoli di Gesù Cristo fecero la loro difesa dinanzi alla corte suprema giudaica composta dai preminenti uomini religiosi, i giudici “si sentirono profondamente feriti e volevano sopprimerli”. (Atti 5:33) In seguito, la difesa del discepolo Stefano ebbe un simile effetto tormentoso sui componenti di quella corte. “Furon feriti al loro cuore e stridevano i denti contro di lui”. — Atti 7:54.

Questi capi religiosi volevano che i discepoli di Gesù venissero a ‘rinfrescare la loro lingua’. Volevano che la classe di “Lazzaro” lasciasse la “posizione del seno” del favore di Dio e presentasse il suo messaggio in modo tale da non causare loro sconforto. Similmente, volevano che la classe di “Lazzaro” annacquasse il messaggio di Dio in modo da non mettere i loro “cinque fratelli”, i loro alleati religiosi, in un “luogo di tormento”. Sì, non volevano che alcuno dei loro compagni fosse tormentato con messaggi di giudizio.

Ma, come indica l’illustrazione di Gesù, né la classe del “ricco” né i suoi alleati religiosi sarebbero stati liberati dai tormentosi effetti del messaggio proclamato dalla classe di “Lazzaro”. Gli apostoli del Signore Gesù Cristo si rifiutarono di annacquare il messaggio. Si rifiutarono di smettere d’insegnare in base al nome di Gesù. Alla corte suprema giudaica risposero: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.

Se gli alleati religiosi del “ricco” volevano sfuggire a quel tormento, lo potevano. Avevano “Mosè e i Profeti”, avevano cioè le ispirate Sacre Scritture che erano state scritte da Mosè e dagli altri antichi profeti. Quelle Scritture ispirate non indicavano nemmeno una volta alcun letterale luogo di tormento dopo la morte, ma contenevano tutto ciò che era necessario per identificare Gesù come il promesso Messia o Cristo. (Deuteronomio 18:15, 18, 19; 1 Pietro 1:10, 11) Quindi, se la classe del “ricco” e i suoi “cinque fratelli” avessero prestato attenzione a “Mosè e i Profeti”, avrebbero accettato Gesù come il Messia. Questo li avrebbe fatti schierare per il favore divino e li avrebbe protetti dai tormentosi effetti del messaggio di giudizio di Dio.

Gli ecclesiastici della cristianità e tanto più gli "apostati felici" hanno pochi motivi per non conoscere bene questo intendimento della parabola di Gesù. Un principale commentario protestante, The Interpreter’s Bible, richiama l’attenzione su una spiegazione simile. Mostra che molti interpreti credono che le parole di Gesù fossero “un’appendice allegorica che presuppone il conflitto fra il cristianesimo primitivo e il giudaismo ortodosso. Il ricco e i suoi fratelli rappresentano i Giudei increduli. Si fa asserire a Gesù che essi si sono ostinatamente rifiutati di pentirsi nonostante l’ovvia testimonianza resagli dalla Scrittura e gli si fa predire che non si faranno impressionare dalla sua risurrezione. È concepibile che Luca e i suoi lettori dessero a questi versetti parte di tale interpretazione”. E, in una nota in calce sul capitolo 16 di Luca, la Jerusalem Bible cattolica riconosce che questa è una “parabola in forma di racconto senza riferimento a nessun personaggio storico”.

Considerato questo, possiamo giustamente chiedere: Perché gli ecclesiastici della cristianità non hanno almeno riconosciuto dinanzi alle persone della loro chiesa che questa è una parabola? Perché quelli che sanno che la Bibbia non insegna l’immortalità dell’anima umana continuano a fare di un’ovvia parabola un’applicazione letterale? Non è questo disonesto? Non mostrano mancanza di riguardo per la Parola di Dio, nascondendo intenzionalmente i fatti?

L’illustrazione del ricco e di Lazzaro contiene oggi per noi lezioni essenziali. Prestiamo attenzione all’ispirata Parola di Dio? Desideriamo seguirla come devoti discepoli di Gesù Cristo? Quelli che si rifiutano di far questo, come i Giudei e i Farisei, non sfuggiranno ai tormentosi effetti del messaggio di giudizio di Dio contro di loro. I suoi leali servitori continueranno a dichiarare senz’altro la verità, smascherando intrepidamente l’errore religioso.

Da quale parte vi schierate in questa questione? Credete che dovrebbe esserci un’interruzione di tale denuncia? O provate indignazione all’errata rappresentazione che la cristianità e i "felici apostati" fanno di Dio, con le proprie dottrine false sui morti? Volete vedere il nome di Dio rivendicato del biasimo che su di esso ha recato l’insegnamento di dottrine false? Desiderate non veder risparmiare nessuno sforzo affinché quelli di cuore onesto siano liberati dalla schiavitù alle falsità religiose che rappresentano Dio come un "eterno tormentatore" di persone morte? Se desiderate queste cose, troverete molto confortante il proposito di Dio inerente ai morti e ai vivi.

Ma questo è un altro argomento che và Off Topic.


Sandra.

22/11/2005 20:27
 
Modifica
 
Quota
Post: 1.061
Post: 0
Registrato il:
Sesso: Maschile
OFFLINE
Sandran, scrive:


Perché quelli che sanno che la Bibbia non insegna l’immortalità dell’anima umana continuano a fare di un’ovvia parabola un’applicazione letterale? Non è questo disonesto? Non mostrano mancanza di riguardo per la Parola di Dio, nascondendo intenzionalmente i fatti?

L’illustrazione del ricco e di Lazzaro contiene oggi per noi lezioni essenziali. Prestiamo attenzione all’ispirata Parola di Dio? Desideriamo seguirla come devoti discepoli di Gesù Cristo? Quelli che si rifiutano di far questo, come i Giudei e i Farisei, non sfuggiranno ai tormentosi effetti del messaggio di giudizio di Dio contro di loro. I suoi leali servitori continueranno a dichiarare senz’altro la verità, smascherando intrepidamente l’errore religioso.




...difatti, da come si vede da questi versi, l'immortalità dell'anima, è stata "smascherata".. [SM=g27988]


" Ma siamo pieni di fiducia e preferiamo partire col corpo ed abitare con il Signore" (2° Corinzi 5:8 )

"sono stretto tra due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perchè è molto meglio" (Filippesi 1:23)

"Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di quelli che erano stati uccisi.." (Apocalisse 6:9)

" E non temiate di coloro che uccidono il corpo , ma non possono uccidere l'anima, ma temete piuttosto Colui che può far perire l'anima e il corpo nella Geenna" (matteo 10:28 ).

Forse sarebbe il caso di riuscire a capire che c'è "anima e ANIMA", ed anche di comprendere che L'Ecclesiaste, citato è una serie di ricordi dei pensieri e della vita dello scrivente, finche egli stesso non arrivi a dire che l'unica cosa che conta è "TEMI IDDIO". La chiave per comprendere l'Ecclesiaste si trova nelle parole: "Sotto il sole".


Ci sono poi, tra l'altro, Mosè e Elia assieme a Gesù sul monte della trasfigurazione, che , nel corpo , almeno Mosè era morto per certo. E' una "parabola" anche quella?

[Modificato da claudio.42 22/11/2005 20.33]

[Modificato da claudio.42 22/11/2005 21.24]

22/11/2005 22:46
 
Modifica
 
Quota
Post: 966
Post: 700
Registrato il: 26/05/2005
Sesso: Femminile
Scripta Manent...
Senior
OFFLINE
Le Parola di Dio non si contraddice. Sia il concetto di anima sia la sua mortalità sono espresse in una miriade di Scritture, ed è in questo contesto che vanno viste quelle che apparentemente potrebbero sostenere la dottrina antiscritturale dell'immortalità.

Proprio nel primo libro della Bibbia, Genesi, ci viene detto che l’anima non è qualcosa che abbiamo, ma è ciò che siamo. Riguardo alla creazione di Adamo, il primo essere umano, si legge: “L’uomo divenne un’anima vivente”. (Genesi 2:7) La parola ebraica qui usata per anima, nèfesh, ricorre più di 700 volte nelle Scritture Ebraiche, e mai nel senso di una componente distinta, spirituale, eterea dell’uomo. Al contrario, l’anima è tangibile, concreta, fisica.

Consultiamo i seguenti passi nella Bibbia, tenendo presente che in ognuno di essi ricorre la parola ebraica nèfesh. Essi indicano chiaramente che l’anima può correre rischi, pericoli, ed essere addirittura rapita (Deuteronomio 24:7; Giudici 9:17; 1 Samuele 19:11); può toccare cose (Giobbe 6:7); può essere messa ai ceppi (Salmo 105:1[SM=g27989]; può bramare di mangiare, può affliggersi col digiuno e venir meno per la fame e per la sete; e può soffrire di un’infermità consumante o anche di insonnia. (Deuteronomio 12:20; Salmo 35:13; 69:10; 106:15; 107:9; 119:2[SM=g27989] In altre parole, dato che la nostra anima siamo noi, la nostra anima può fare o subire qualsiasi cosa noi possiamo fare o subire.

Significa questo, allora, che l’anima può veramente morire? Sì. Nelle Scritture Ebraiche si legge di anime umane che, lungi dall’essere immortali, vengono ‘stroncate’, o giustiziate, colpite a morte, assassinate e sbranate. (Esodo 31:14; Deuteronomio 19:6; 22:26; Salmo 7:2) “L’anima che pecca, essa stessa morirà”, dice Ezechiele 18:4. È chiaro che la morte è la fine di tutte le anime umane, dato che siamo tutti peccatori. (Salmo 51:5) Al primo uomo, Adamo, fu detto che la pena del peccato era la morte, non il passaggio al reame spirituale e all’immortalità. (Genesi 2:17) E quando peccò, fu emessa questa sentenza: “Polvere sei e in polvere tornerai”. (Genesi 3:19) Quando Adamo ed Eva morirono, divennero semplicemente ciò che la Bibbia spesso definisce ‘anime morte’, o ‘anime decedute’. — Numeri 5:2; 6:6.

Non sorprende che a proposito dell’anima nelle Scritture Ebraiche l’Encyclopedia Americana dica: “Il concetto veterotestamentario di uomo è quello di unità, non di unione di anima e corpo”. E aggiunge: “Nefesh . . . non è mai concepito come qualcosa che operi separatamente dal corpo”.

Perciò, cos’era la morte per gli ebrei fedeli? In parole povere, credevano che la morte fosse il contrario della vita. Salmo 146:4 dice cosa accade quando lo spirito, o forza vitale, lascia un essere umano: “Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. Similmente, il re Salomone scrisse che i morti “non sono consci di nulla”. — Ecclesiaste 9:5.

Ma che dire di Gesù Cristo? Anche lui e i suoi seguaci insegnarono la dottrina dell'immortalità dell'anima, in effetti presa in prestito dalla religione e della filosofia greca?

I cristiani del I secolo non consideravano l’anima come i greci. Si pensi, ad esempio, alla morte di Lazzaro, amico di Gesù. Se Lazzaro avesse avuto un’anima immortale che al momento della morte volò via libera e felice, il racconto di Giovanni capitolo 11 non sarebbe forse assai diverso? Se Lazzaro fosse stato vivo e vegeto e cosciente in cielo, sicuramente Gesù lo avrebbe detto ai suoi seguaci; al contrario, Gesù si espresse in armonia con le Scritture Ebraiche dicendo loro che Lazzaro dormiva, era inconscio. (Versetto 11) Sicuramente Gesù si sarebbe rallegrato se il suo amico fosse passato a miglior vita, a un’esistenza nuova e meravigliosa; invece notiamo che pianse pubblicamente per la sua morte. (Versetto 35) Se l’anima di Lazzaro fosse stata in cielo, beata e immortale, di sicuro Gesù non sarebbe stato così crudele da riportarlo in vita per fargli trascorrere un altro po’ di anni nella “prigione” di un corpo fisico imperfetto fra uomini malati e morituri.

Quando Lazzaro tornò in vita, si mise forse a raccontare storie straordinarie sui meravigliosi quattro giorni che aveva trascorso come spirito libero e disincarnato? No. Quelli che credono nell’immortalità dell’anima risponderanno che non lo fece perché la sua esperienza era stata troppo straordinaria per poterla descrivere. Ma è un argomento che non convince. Lazzaro non avrebbe potuto dire ai suoi cari almeno quello, e cioè che aveva avuto un’esperienza troppo straordinaria per poterla descrivere? Invece non disse proprio nulla di eventuali esperienze avute da morto. Rifletteteci. Assoluto silenzio proprio sull’argomento che più di tutti gli altri suscita la curiosità umana: cosa succede quando si muore! Questo silenzio può avere un’unica spiegazione. Non c’era nulla da raccontare. I morti dormono, sono inconsci.

Perciò, la Bibbia presenta forse la morte come un’amica dell’anima, un semplice rito di passaggio fra due diversi livelli di esistenza? No! Per i veri cristiani, come l’apostolo Paolo, la morte non era affatto un’amica; era “l’ultimo nemico”. (1 Corinti 15:26) I cristiani considerano la morte non come una cosa naturale, ma come una cosa orribile, innaturale, in quanto è la diretta conseguenza del peccato e della ribellione contro Dio. (Romani 5:12; 6:23) Non fece mai parte del proposito originale di Dio per il genere umano.

Tuttavia i veri cristiani non sono senza speranza per quanto concerne la morte dell’anima. La risurrezione di Lazzaro è uno dei numerosi racconti biblici che descrivono in maniera vivida la vera speranza scritturale per le anime morte: la risurrezione.

Perché, allora, le chiese della cristianità non insegnano la risurrezione, ma l’immortalità dell’anima? Considerate la risposta che diede nel 1959 il teologo Werner Jaeger: “Il fatto più importante nella storia della dottrina cristiana fu che il padre della teologia cristiana, Origene, era un filosofo platonico della scuola di Alessandria. Egli prese da Platone l’intero dramma cosmico dell’anima e lo incorporò nella dottrina cristiana”. (The Harvard Theological Review)

In difesa della dottrina dell’immortalità dell’anima, qualcuno potrebbe chiedere: Come mai la stessa dottrina, in una forma o nell’altra, viene insegnata da tante religioni del mondo? Le Scritture danno una spiegazione ragionevole del motivo per cui questo insegnamento è così diffuso negli ambienti religiosi del mondo.

La Bibbia dice che “tutto il mondo giace nel potere del malvagio” e identifica specificamente Satana come “il governante di questo mondo”. (1 Giovanni 5:19; Giovanni 12:31) Ovviamente le religioni del mondo non sono state immuni dall’influenza di Satana. Al contrario, hanno contribuito notevolmente ai guai e alle lotte del mondo d’oggi. E per quanto riguarda l’anima, sembra che rispecchino fin troppo chiaramente la mentalità di Satana. In che senso?

Ricorderete quale fu la prima menzogna che sia mai stata pronunciata. Dio aveva detto ad Adamo ed Eva quali sarebbero state le conseguenze se avessero peccato contro di lui. Ma Satana assicurò a Eva: “Positivamente non morirete”. (Genesi 3:4) Naturalmente Adamo ed Eva morirono; tornarono alla polvere come aveva detto Dio. Satana, “il padre della menzogna”, non ammise mai di aver detto una falsità. (Giovanni 8:44) In innumerevoli religioni che si discostano dalla dottrina biblica o che la contraddicono completamente, viene ancora insegnata quella medesima idea: ‘Positivamente non morirete. Il vostro corpo può perire, ma la vostra anima continuerà a vivere, per sempre, come Dio!’ Fatto interessante, Satana disse pure a Eva che sarebbe stata ‘simile a Dio’. — Genesi 3:5.

Quanto è meglio avere una speranza basata non su menzogne o su filosofie umane, ma sulla verità. Quanto è meglio essere fiduciosi che i nostri cari morti sono inconsci nella tomba, anziché essere preoccupati per le peregrinazioni di un’anima immortale! Questo sonno dei morti non deve atterrirci né farci sentire depressi. In un certo senso potremmo considerare i morti come se si trovassero in un sicuro luogo di riposo. Perché sicuro? Perché la Bibbia ci garantisce che, in un certo senso, i morti che Geova ama sono viventi. (Luca 20:3[SM=g27989] Vivono nella memoria di Dio. Questo pensiero è di enorme conforto, perché la memoria di Dio non ha limiti. Egli è ansioso di riportare in vita innumerevoli milioni di esseri umani che ama e di dar loro l’opportunità di vivere per sempre su una terra paradisiaca. — Confronta Giobbe 14:14, 15.

Il glorioso giorno della risurrezione arriverà, perché tutte le promesse di Geova si devono adempiere. (Isaia 55:10, 11) Pensate solo all’adempimento di questa profezia: “Tutti i tuoi morti vivranno di nuovo! I loro corpi ritorneranno a vivere. Quelli che dormono nelle tombe si sveglieranno e canteranno di gioia. Infatti tu, o Signore, al mattino mandi la rugiada che vivifica la terra; essa darà vita a quelli che sono morti da tempo”. (Isaia 26:19, Parola del Signore) Perciò i morti che dormono nella tomba sono al sicuro quanto un bimbo nel grembo materno. Presto ‘rivivranno’, essendo riportati in vita su una terra paradisiaca!

Quale speranza migliore potrebbe esserci? Sono lieta di coltivare questa speranza sia per me che per i miei cari parenti morti e che spero di riabbracciare in vista della vita eterna.


Sandra

[Modificato da sandraN 22/11/2005 22.49]

22/11/2005 22:54
 
Modifica
 
Quota
Post: 966
Post: 700
Registrato il: 26/05/2005
Sesso: Femminile
Scripta Manent...
Senior
OFFLINE
Re:

Scritto da: claudio.42 22/11/2005 20.27
Sandran, scrive:


Perché quelli che sanno che la Bibbia non insegna l’immortalità dell’anima umana continuano a fare di un’ovvia parabola un’applicazione letterale? Non è questo disonesto? Non mostrano mancanza di riguardo per la Parola di Dio, nascondendo intenzionalmente i fatti?

L’illustrazione del ricco e di Lazzaro contiene oggi per noi lezioni essenziali. Prestiamo attenzione all’ispirata Parola di Dio? Desideriamo seguirla come devoti discepoli di Gesù Cristo? Quelli che si rifiutano di far questo, come i Giudei e i Farisei, non sfuggiranno ai tormentosi effetti del messaggio di giudizio di Dio contro di loro. I suoi leali servitori continueranno a dichiarare senz’altro la verità, smascherando intrepidamente l’errore religioso.




Ci sono poi, tra l'altro, Mosè e Elia assieme a Gesù sul monte della trasfigurazione, che , nel corpo , almeno Mosè era morto per certo. E' una "parabola" anche quella?

[Modificato da claudio.42 22/11/2005 20.33]

[Modificato da claudio.42 22/11/2005 21.24]




Non è una parabola ma è una visione nella quale Mosè ed Elia simboleggiano realtà spirituali, ma entrare nel merito ci porterebbe abbondantemente OT.

Sandra.
22/11/2005 22:57
 
Modifica
 
Quota
Post: 966
Post: 700
Registrato il: 26/05/2005
Sesso: Femminile
Scripta Manent...
Senior
OFFLINE
Re:

Scritto da: claudio.42 22/11/2005 22.53
"e vidi le anime sotto l'altare di quelli che erano stati uccisi..." (apoc.6:9).

non serve scrivere molto...



Esatto, Giovanni le vide in quanto erano state risuscitate.

Sono stata brevissima, [SM=g27987]

Sandra
Pagina precedente | 1 2 3 4 5 6 7 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:25. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com