Fanatismo e intolleranza religiosa .

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(Upuaut)
00sabato 19 maggio 2007 19:42
Re: Re: Re:

Scritto da: MauriF 19/05/2007 13.00
Glie lo spieghi tu ad un John Tedeschi che deve rinnegare il suo essere "ebreo" solo perchè la sua oggettività storica lo porta a sostenere la tesi revisionista?


E perchè mai dovrebbe rinnegare di essere un ebreo?
Al massimo, dovrebbe rinnegare di essere uno storico... [SM=x511455]


Scritto da: MauriF 19/05/2007 13.00
Abbatti il tuo muro di anticlericalismo ed inizia a guardare alla realtà con occhi privi di filtri e di distorsioni ottiche.



Dimentica per un attimo la tua ottusa ideologia cattolica, e comincia a guardare la Storia per quello che è realmente.
Ti farebbe solo bene.


(Upuaut)
00sabato 19 maggio 2007 19:49
Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: MauriF 19/05/2007 13.05
Vedi, non è "cercare di imporre la mia teocrazia" il fatto che io CERCHI DI IMPORRE IL FATTO CHE NON SI DEBBA UCCIDERE UN ALTRO ESSERE UMANO...


Ma se è per quello anch'io, come qualunque buon cittadino italiano, mi impegno affinchè non si debba uccidere una Persona.
Il guaio è che in Italia, ovvero in questa pseudo-teocrazia cattolica, la Chiesa vorrebbe decidere cosa è una Persona e cosa no. Quando l'ideologia religiosa scavalca la scienza e la ragionevolezza, vi possono essere solo danni... questa è la teocrazia.


Scritto da: MauriF 19/05/2007 13.05
Benchè tale Legge sia il 6 (secondo la tradizione ebraica) o il 5 secondo quella cattolica e luterana.


Non me (ce) ne può fregà de meno di cosa sta scritto nella tradizione ebraica. Uccidere è un reato perchè in Italia una legge stabilisce che uccidere è un reato. Punto.


Scritto da: MauriF 19/05/2007 13.05
C'è molta gente che trova fruttuoso confondere l'etica con la politica...


Tu invece confondi addirittura la morale con la politica. E' tipico di chi desidera l'avvento di una teocrazia...
In questo, tu non sei molto diverso da un qualsiasi integralista islamico.


Scritto da: MauriF 19/05/2007 13.05
Ma non siamo tutti così "cretini" come un Odifreddi vorrebbe far credere...


Sull'etimologia della parola "cretini", Odifreddi ha solo detto le cose come stanno. [SM=g27989]

Roberto Bellarmino
00sabato 19 maggio 2007 21:09
Re:

Scritto da: spirito!libero 18/05/2007 17.55
L'unica cosa che non capisco è perchè si è coniato un termine quando ne esistevano già altri. In realtà lo so bene il perchè....

Esisteva già il termine intollerante, anticlericale, comunista, estremista, radicale...insomma non c'era affatto bisogno di coniare il termine, se è stato fatto è solo per accostare nelle menti delle persone la parola "laico" a qualcosa che suona simile e che ha un connotato molto negativo, ovvero "laicista".

E' come se io conisassi il termine cristianicista o gesuista o cattolicista per definire i fondamentalisti cristiani, vi sembra corretto ? Inoltre, come ho mostrato, vi è una reazione legittima da parte dei laici che vedono la propria definizione storipiata e associata a qualcosa che non gli appartiene, così si esasperano le posizioni e si legittimano gli scontri diretti.

A coloro infatti che parlano di laicisti io do dei cattolicisti.

In conclusione è ovvio che ogni movimento intollerante va condannato, ma a mio avviso non eistono i "laicisti" cioè coloro che estremizzano il pensiero laico, perchè quest'ultimo comprende anche la tolleranza religiosa e la libertà di fede qualora non contrasti con le leggi dello stato laico.

Quindi è una contraddizione in termini, sarebbe più consono utilizzare terminologie diverse. Chi non comprende la tolleranza religiosa non è semplicemente un laico ma qualcos'altro anche se si definisce tale, come un cattolico non è tale se non crede alla trinità nonostante egli si definisca ugualmente cattolico.

Saluti
Andrea

[Modificato da spirito!libero 18/05/2007 17.57]



Allora, ti dico che cos'è secondo me un "laicista" raccontandoti una mia storia.
Ero veramente molto indeciso se andare al Family Day o meno. Dalle cose che scrivo non sembrerebbe, eppure sono stato molto combattuto. In genere in macchina ascolto Radio Capital, la radio di Repubblica, di Vladimir Luxuria, di Vittorio Zucconi. Ascolto un'intervista a Zucconi (che se non sbaglio si dichiara cattolico), sprezzante, denigratoria, supponente, ai limiti dell'intolleranza verso coloro che vi avrebbero partecipato. Ecco, secondo me quel servizio alla radio rappresentava esattamente il laicismo, ed è stata la molla che mi ha spinto verso il Family Day.

Vorrei anche specificare che nei "laicisti" doc, tali atteggiamenti intolleranti sono stati sempre presenti anche prima che uscisse fuori il discorso sui DiCo.

Quanto a te apprezzo il tuo equilibrio.

P.S. a proposito di comunisti, forse faremmo bene a ricordare che fino a pochi anni fa a Cuba gli omosessuali erano imprigionati in campi di concentramento proprio insieme a cristiani e dissidenti...

Grazie
(Upuaut)
00domenica 20 maggio 2007 10:49
Re: Re:

Scritto da: Roberto Bellarmino 19/05/2007 21.09

Allora, ti dico che cos'è secondo me un "laicista" raccontandoti una mia storia.
Ero veramente molto indeciso se andare al Family Day o meno. Dalle cose che scrivo non sembrerebbe, eppure sono stato molto combattuto. In genere in macchina ascolto Radio Capital, la radio di Repubblica, di Vladimir Luxuria, di Vittorio Zucconi. Ascolto un'intervista a Zucconi (che se non sbaglio si dichiara cattolico), sprezzante, denigratoria, supponente, ai limiti dell'intolleranza verso coloro che vi avrebbero partecipato. Ecco, secondo me quel servizio alla radio rappresentava esattamente il laicismo, ed è stata la molla che mi ha spinto verso il Family Day.

Vorrei anche specificare che nei "laicisti" doc, tali atteggiamenti intolleranti sono stati sempre presenti anche prima che uscisse fuori il discorso sui DiCo.


In realtà, come ho già detto, laici e laicisti sono sinonimi. Se tu usi il termine "laicisti" in modo spregiativo, per me è come usare il termine "cattolici" in modo spregiativo. In realtà, il laicismo è l'esatto contrario di qualunque fondamentalismo.

Non so cosa hai sentito tu alla radio. Però certamente non è necessario essere un genio per capire che il sedicente family-day tutto era fuorchè una manifestazione a favore della famiglia. E questo per un motivo molto semplice quanto chiaro: il family-day era palesemente una manifestazione di intolleranza CONTRO LE FAMIGLIE formate da coppie di persone omosessuali (dato che sono state esplicitamente escluse).
Inoltre, se non fosse per i DICO, quella manifestazione non sarebbe mai esistita. Il family-day era una manifestazione CONTRO i DICO, che ovviamente NON sono una minaccia per l'istituzione della Famiglia; per cui, se gli organizzatori avessero avuto un minimo di onestà intellettuale, l'avrebbero chiamata "manifestazione anti-DICO".
E' davvero seccante che per sostenere i DICO si debba essere bollati come "nemici della Famiglia"...





Scritto da: Roberto Bellarmino 19/05/2007 21.09
P.S. a proposito di comunisti, forse faremmo bene a ricordare che fino a pochi anni fa a Cuba gli omosessuali erano imprigionati in campi di concentramento proprio insieme a cristiani e dissidenti...


L'omofobia è ancora molto diffusa purtroppo, e in forme differenti. A Cuba ci sono i castristi, in Italia c'è la Chiesa Cattolica, che non imprigiona gli omosessuali ma certamente fa di tutto per discriminarli.

[Modificato da (Upuaut) 20/05/2007 10.52]

spirito!libero
00domenica 20 maggio 2007 13:35
“Come ti ho già detto...MAGARI...in realtà la posizione di Prosperi è già revisionista. E non viene accolta.”

Caro MauriF,

Prosperi ha mitigato le esagerazioni degli anticlericalisti, ma non ha minimamente tolto la responsabilità oggettiva alle gerarchie dell’epoca, anzi, ha scritto che, al contrario di quanto i revisionisti cattolici sostengono, le responsabilità non possono essere minimizzate adottando la tecnica del “relativismo storico” ovvero sostenendo che all’epoca facevano tutti così. Difatti ha evidenziato con forza che i tribunali civili erano MENO peggio dei tribunali dell’inquisizione, questo è un punto fondamentale per comprendere che già all’epoca si riteneva l’inquisizione un fenomeno “moralmente” inaccettabile.


“Ecco, secondo me quel servizio alla radio rappresentava esattamente il laicismo, ed è stata la molla che mi ha spinto verso il Family Day.”

Secondo me rappresentava un anticlericalismo. Difatti io contesto la terminologia non i contenuti, spero che sia chiaro.

“a proposito di comunisti, forse faremmo bene a ricordare che fino a pochi anni fa a Cuba gli omosessuali erano imprigionati in campi di concentramento proprio insieme a cristiani e dissidenti... “

Se è per questo credo che ancora oggi in Cina la questione sia scottante. I regimi totalitari sono sempre un abominio, che siano di destra di sinistra o…..udite udite….di centro !

“Quanto a te apprezzo il tuo equilibrio. “

Ti ringrazio e credo che anche tu stia valutando con equilibrio la questione.


Saluti
Andrea

Sonnyp
00martedì 22 maggio 2007 15:19
Il Messaggio è stato ritenuto non adatto e quindi censurato dai moderatori.
Per visualizzare il contenuto dei messaggi censurati clicca qui
MauriF
00martedì 22 maggio 2007 23:43
Re:

Scritto da: spirito!libero 20/05/2007 13.35
“Come ti ho già detto...MAGARI...in realtà la posizione di Prosperi è già revisionista. E non viene accolta.”

Caro MauriF,

Prosperi ha mitigato le esagerazioni degli anticlericalisti, ma non ha minimamente tolto la responsabilità oggettiva alle gerarchie dell’epoca, anzi, ha scritto che, al contrario di quanto i revisionisti cattolici sostengono, le responsabilità non possono essere minimizzate adottando la tecnica del “relativismo storico” ovvero sostenendo che all’epoca facevano tutti così. Difatti ha evidenziato con forza che i tribunali civili erano MENO peggio dei tribunali dell’inquisizione, questo è un punto fondamentale per comprendere che già all’epoca si riteneva l’inquisizione un fenomeno “moralmente” inaccettabile.





Prosperi non ha mitigato proprio niente...ha espresso la sua opinione storica.
Ovvio che per lui la sua non è una "teoria" ma è la verità...
Il fatto è che tutti...revisionisti ed integristi...ritengono la loro teoria la "risposta giusta".

Non credo che i revisionisti abbiano mai sostenuto che "all'epoca facevano tutti così"...
Forse dovresti rivederti le tesi revisioniste.

Poi, lo ripeto, può evidenziare con tutta la forza che vuole, ma non è il mondo accademico...è solo uno storico.

Quello che ho detto e che non hai volutamente affrontato è il fatto che anche il tuo beneamato Prosperi abbia affermato che gli integristi considerino veritieri dei documenti che non lo sono.

Per questo motivo è già revisionista poichè non accoglie la teoria integrista.

Ciao
Mauri
descubridor
00mercoledì 23 maggio 2007 09:35
Faccio notare al moderatore e all'amministratore che questo thread era stato inizialmente inserito da me in pagine cattoliche ed ortodosse. Mi e' stato fatto notare ( anche con cancellazione di post), che il tipo di argomento era consono in queste pagine essendo un argomento storico. Ora chiedo , visto l'argomento storico , cosa c'entrano certi interventi di propaganda anti tdg che di storico hanno proprio niente.
Grazie
spirito!libero
00mercoledì 23 maggio 2007 19:24
INTERVENTO DEL MODERATORE


Avevo scritto un primo messaggio nel quale concordavo con descubridur, però poi ho riletto il titolo del 3D che è "Fanatismo e intolleranza religiosa". L'utente Sonnyp ha postato un intervento che parla di una trasmissione radiofonica che tratta di "inolleranza religiosa", quindi credo sia abbastanza pertinente, difatti non è stato cancellato. Tuttavia essendo questa una sezione di scienze e storia, invito l'utente Sonnyp a spostare quell'intervento nella sezione tdg e a postare quì eventuali nozioni "storiche" sull'inolleranza religiosa nelle altre religioni non escludendo i tdg, essendo, in questo caso, tutto perfettamente pertinente.

Il Moderatore.

[Modificato da spirito!libero 23/05/2007 19.26]

[Modificato da spirito!libero 23/05/2007 19.26]

descubridor
00giovedì 24 maggio 2007 09:55
Re:

Scritto da: spirito!libero 23/05/2007 19.24
INTERVENTO DEL MODERATORE


Avevo scritto un primo messaggio nel quale concordavo con descubridur, però poi ho riletto il titolo del 3D che è "Fanatismo e intolleranza religiosa". L'utente Sonnyp ha postato un intervento che parla di una trasmissione radiofonica che tratta di "inolleranza religiosa", quindi credo sia abbastanza pertinente, difatti non è stato cancellato. Tuttavia essendo questa una sezione di scienze e storia, invito l'utente Sonnyp a spostare quell'intervento nella sezione tdg e a postare quì eventuali nozioni "storiche" sull'inolleranza religiosa nelle altre religioni non escludendo i tdg, essendo, in questo caso, tutto perfettamente pertinente.

Il Moderatore.

[Modificato da spirito!libero 23/05/2007 19.26]

[Modificato da spirito!libero 23/05/2007 19.26]



Descubridur a l'e' d' Milan. Io sono descubridor.
spirito!libero
00giovedì 24 maggio 2007 11:20
Re: Re:

Scritto da: descubridor 24/05/2007 9.55

Descubridur a l'e' d' Milan. Io sono descubridor.



[SM=g27987]
descubridor
00giovedì 24 maggio 2007 13:27
La Chiesa Cattolica e alcune eresie medievali.( quinta parte)
Fra Dolcino
Nel 1300 divenne capo carismatico degli Apostolici. Questo movimento contestava la corruzione della Chiesa e i suoi predicatori godevano di grande favore presso il popolo in seguito alla morte sul rogo del suo fondatore Gherardo Segalello.
Fra Dolcino proclamava che l'era del male stava per finire e che presto l'Imperatore Federico III d Aragona avrebbe abbattuto il falso Papa Bonifacio VIII e con lui tutto il clero corrotto. Sarebbe seguita un'era di pace universale con l'elezione di un Papa santo.
Nel frattempo i suoi seguaci erano braccati dalla Chiesa( Benazzi-D'Amico op. cit.p.50)
L'Inquisizione setacciava i villaggi alla ricerca degli eretici.
Nel 1303 Zaccaria di Sant'Agata che sosteneva che la Donazione di Costantino fosse la vera rovina della Chiesa sali' sul rogo.
A Bologna tocco' a Rolandino de Ollis, Pietro dal Pra, l'eremita Bartolomeo Petri Rubey e Giovanni Gerardini finire sul rogo o al carcere a vita.
Nel 1304 Dolcino riparo' nei pressi di Novara.Qui fondo' una comunita' ben accolta dalla popolazione ma l'intervento delle milizie comunali guidate dall'inquisitore padre Emanuele, costrinse i dolciniani a riparare nel 1305 sul Monte Parete Calva in Valsesia, una specie di fortezza naturale imprendibile.
Qui il movimento si trasformo' in guerrigliero, pronto a difendersi con le armi.
L'esercito di Dolcino fu sterminato dalla fame dalle fatiche e dal freddo. Quando le condizioni divennero proibitive i dolciniani si rifugiarono sul monte Rubello dove costruirono un vero villaggio fortificato.
Qui la lotta contro di loro fu condotta direttamente dal vescovo inquisitore di Vercelli Raniero Avogadro che raccolse truppe comunali, dei Savoia e dell'Arcivescovo di Milano, tutte precettate per volere del Papa Clemente V.
Il 23 Marzo 1307 le truppe coalizzate dell'Arcivescovo diedero l'assalto finale.Centinaia di eretici morirono in battaglia oppure affogarono nel torrente che sfiora il monte. Dolcino fu catturato insieme alla sua compagna Margherita .In carcere, Dolcino e i suoi seguaci furono torturati lungamente e crudelmente affinchè abiurassero, ma senza esito. E così il primo giugno del 1307 Dolcino fù arso vivo a Vercelli dopo aver subito un tremendo supplizio. Il carro che lo accompagnava al patibolo fece varie soste e a ogni sosta corrispondeva una tortura eseguita in pubblico: prima gli furono straziate le carni fino a toccare le carni con le tenaglie roventi, poi gli venne torto il naso e infine gli furono strappati i genitali. Prima di salire sul rogo gli toccò di vedere lo spettacolo della sua compagna Margherita che veniva straziata e bruciata viva e le cui spoglie vennero buttate nel fiume. ( Eugenio Anagnine, Dolcino e il movimento ereticale all'inizio del 300, La Nuova Italia, Firenze 1964, pg.191,192).
Tutti i combattenti che avevano contribuito a snidare Dolcino furono gratificati dell'appellativo di Crociati e godetto di speciali benefici e indulgenze.
Il contegno di Dolcino che non si abbondonò mai a suppliche e urla nè durante il supplizio nè sul fuoco strappò commenti ammirati anche a cronisti e commentatori cattolici. Anche la figura di Margherita, in epoca non certo tenera con le donne, venne trattata con rispetto da quelli scrittori clericali che non esitarono a diffamare la memoria di Dolcino e dei suoi seguaci.
Viviana.30
00domenica 27 maggio 2007 22:03
Re:

Scritto da: descubridor 24/05/2007 13.27
La Chiesa Cattolica e alcune eresie medievali.( quinta parte)
Fra Dolcino
Nel 1300 divenne capo carismatico degli Apostolici. Questo movimento contestava la corruzione della Chiesa e i suoi predicatori godevano di grande favore presso il popolo in seguito alla morte sul rogo del suo fondatore Gherardo Segalello.
Fra Dolcino proclamava che l'era del male stava per finire e che presto l'Imperatore Federico III d Aragona avrebbe abbattuto il falso Papa Bonifacio VIII e con lui tutto il clero corrotto. Sarebbe seguita un'era di pace universale con l'elezione di un Papa santo.
Nel frattempo i suoi seguaci erano braccati dalla Chiesa( Benazzi-D'Amico op. cit.p.50)
L'Inquisizione setacciava i villaggi alla ricerca degli eretici.
Nel 1303 Zaccaria di Sant'Agata che sosteneva che la Donazione di Costantino fosse la vera rovina della Chiesa sali' sul rogo.
A Bologna tocco' a Rolandino de Ollis, Pietro dal Pra, l'eremita Bartolomeo Petri Rubey e Giovanni Gerardini finire sul rogo o al carcere a vita.
Nel 1304 Dolcino riparo' nei pressi di Novara.Qui fondo' una comunita' ben accolta dalla popolazione ma l'intervento delle milizie comunali guidate dall'inquisitore padre Emanuele, costrinse i dolciniani a riparare nel 1305 sul Monte Parete Calva in Valsesia, una specie di fortezza naturale imprendibile.
Qui il movimento si trasformo' in guerrigliero, pronto a difendersi con le armi.
L'esercito di Dolcino fu sterminato dalla fame dalle fatiche e dal freddo. Quando le condizioni divennero proibitive i dolciniani si rifugiarono sul monte Rubello dove costruirono un vero villaggio fortificato.
Qui la lotta contro di loro fu condotta direttamente dal vescovo inquisitore di Vercelli Raniero Avogadro che raccolse truppe comunali, dei Savoia e dell'Arcivescovo di Milano, tutte precettate per volere del Papa Clemente V.
Il 23 Marzo 1307 le truppe coalizzate dell'Arcivescovo diedero l'assalto finale.Centinaia di eretici morirono in battaglia oppure affogarono nel torrente che sfiora il monte. Dolcino fu catturato insieme alla sua compagna Margherita .In carcere, Dolcino e i suoi seguaci furono torturati lungamente e crudelmente affinchè abiurassero, ma senza esito. E così il primo giugno del 1307 Dolcino fù arso vivo a Vercelli dopo aver subito un tremendo supplizio. Il carro che lo accompagnava al patibolo fece varie soste e a ogni sosta corrispondeva una tortura eseguita in pubblico: prima gli furono straziate le carni fino a toccare le carni con le tenaglie roventi, poi gli venne torto il naso e infine gli furono strappati i genitali. Prima di salire sul rogo gli toccò di vedere lo spettacolo della sua compagna Margherita che veniva straziata e bruciata viva e le cui spoglie vennero buttate nel fiume. ( Eugenio Anagnine, Dolcino e il movimento ereticale all'inizio del 300, La Nuova Italia, Firenze 1964, pg.191,192).
Tutti i combattenti che avevano contribuito a snidare Dolcino furono gratificati dell'appellativo di Crociati e godetto di speciali benefici e indulgenze.
Il contegno di Dolcino che non si abbondonò mai a suppliche e urla nè durante il supplizio nè sul fuoco strappò commenti ammirati anche a cronisti e commentatori cattolici. Anche la figura di Margherita, in epoca non certo tenera con le donne, venne trattata con rispetto da quelli scrittori clericali che non esitarono a diffamare la memoria di Dolcino e dei suoi seguaci.



In effetti, nell'incontro di Campertogno cui lei si riferisce, nella mia relazione ho dovuto contestare radicalmente le a mio giudizio ormai del tutto superate tesi di G. Molino (il quale non è, purtroppo, solo in questo), che non a caso nella sua relazione ha citato vari testi, il più recente dei quali è il primo lavoro di Orioli che risale al 1984, e dunque tali tesi mancano completamente di conoscenza sulla bibliografia più recente che, come lei giustamente afferma, ha finalmente aperto una strada credibile all'interpretazione. Incredibile è che oggi ci siano ancora posizioni così.

Nel merito specifico dei quesiti che mi pone:

1). Nel mio "Eresia dolciniana e resistenza montanara" (DeriveApprodi, Roma 2002) cerco di affrontare la questione portando quelle che mi sembrano prove solide alla tesi della "resistenza montanara". I dolciniani che giungono in alta Valsesia sono qualche decina (indico come numero massimo e anzi esagerato 100, ma sono senz'altro di meno: forse 30 o giù di lì). I montanari della Valgrande (da Valmaggia ad Alagna) sono stimabili in 500 (dieci villaggi di circa 50 anime caduno), su una popolazione complessiva di tutta la Valsesia (comprese le valli laterali alla Valgrande) di circa 5000 persone. Le prove di questa "dimensione demografica" stanno nel giuramento di cittadinatico prestato dai capifamiglia valsesiani nel 1217 (cfr. Cognasso, "Storia di Novara" e alcuni lavori del Mor).
Da distinguere nettamente, poi, la situazione e la struttura sociale delle comunità più alpine da quelle dei centri già "pianurizzati" della parte bassa della valle, da Varallo in giù. Tenuto conto di questi dati, la resistenza investe solo la parte alta della Valgrande e i dolciniani che qui sono accolti per due motivi di fondo: l'impianto teoretico di Dolcino che assomiglia molto al modus vivendi di quelle comunità e al loro indomabile spirito autonomista tipico della ruralità originaria, e il fatto che due dolciniani sono proprio di Campertogno, Milano Sola e Federico Grampa, dunque qui a priori ci sono solidi appoggi e ospitalità per Dolcino e i suoi. Quindi, mentre la parte bassa della valle non si oppone alla crociata, Campertogno e la parte alta sì. Questo a mio parere spiega un po' tutta la vicenda. Non parlerei di timore "dei" valsesiani, bensì solo di opposizione di "quei" valsesiani che vivono più in alto e hanno scarsissimi contatti con la pianura. Due atteggiamenti dunque ben diversi di fronte alla crociata. Aggiungo una cosa: dei famosi "Statuti" delle pretese Leghe valsesiane antidolciniane non sarebbe più il caso di parlare: già dagli anni '50 è provato trattarsi di "falsi tanto grossolani da sfiorare il ridicolo" (cfr. Cognasso, e poi Ordano, quindi Orioli, Buratti ecc.). Invece continuano a tenerli per buoni alcuni studiosi (?) locali, i quali si rifiutano di prendere atto di questo dato ormai assodato ed elementare, forse perché mette in crisi il loro ormai cristallizaato impianto, fedele all'ortodossia di matrice sostanzialmente inquisitoriale.. Ovvio che il dialogo costruttivo e fecondo risulta impossibile con chi mantiene pervicacemente a fondamento della propria elaborazione documenti non discutibili, ma proprio e soltanto falsi.

2) E' un'ipotesi plausibile, ma solo un'ipotesi e come tale è trattata da Orioli.

3)-4) Zero. Ma si tenga conto che Dolcino non subì un processo. Dalle fonti sappiamo che dopo la cattura il vescovo di Vercelli convoca alcuni "eminenti" e decide con loro la messa al rogo. Per cui non dobbiamo neppure aspettarci atti processuali.

5) La bibliografia in materia è ricchissima, e anche il dibattito tra gli specialisti. Inoltre è "in progress". Per la bibliografia le consiglio quella citata in R. Orioli "Venit perfidus Heresiarcha" (Ist. St. It. per il medioevo, Roma 198[SM=g27989], in G. Zanella, "Hereticalia. Temi e discussioni" (Centro it. di studi sull'alto medioevo, Spoleto 1995) e nel sito internet dello stesso autore, e mi permetta di citarle anche i nostri lavori. I rapporti tra catarismo e dolcinianesimo a mio parere sono più sul piano pratico che teorico, fermo restando il complesso tema del "sincretismo ereticale" di cui molti studiosi parlano, a mio parere sintetizzabile all'estremo nel comune ripudio della chiesa di Roma e dei comportamenti della sua gerarchia. Ma qui c'è il grande tema dell'incontro tra "un" cristianesimo e l'identità culturale regionale o locale: il catarismo e l'Occitania (cfr. Simone Weil), il dolcinianesimo e la Valsesia i giovannali e la Corsica interna. Il tema è: autonomia ed eresia. Tema rintracciabile e vivo anche nei secoli successivi.

6) Concordo. L'area "eterodossa" è molto più ampia di quanto comunemente si creda, specie a livello popolare e umile.

7) La questione templare mi pare assai diversa. Anche qui, comunque, il tema è cristiani contro cristiani.

Ho trovato questi trafiletti dalla home page di dolcino lo trascrivo , e ho chiesto gentilmente la verità su quanto scrive il forista decu
Viviana.30
00lunedì 28 maggio 2007 19:13
Mi hanno risposto
In sostanza è vero, salvo alcune imprecisioni, che riassumo:

- il favore popolare verso gli apostolici è attestato già ben prima del rogo
di Segalelli e del conseguente avvento di Dolcino alla leadrship del
movimento (anno 1300).

- il cristianesimo profetico di Dolcino è più complesso di quanto qui
rappresentato, anche se è vera la profezia dell'avvento di un nuovo Federico
II che abbatterà la chiesa di Roma, giudicata ormai irriformabile.

- La crociata contro i dolciniani che si rifugiano in Valsesia, inizia nel
1305, e si conclude nel Biellese nel 1307: ma i resistenti sono i montanari
che hanno accolto Dolcino e il suo piccolo gruppo di fedeli, che sono in
fuga dall'inquisizione già dall'anno 1300, dopo il rogo di Segalelli:
fuggono dall'Emilia prima sull'altopiano di Asiago, poi in Trentino (sempre
braccati dall'inquisizione e dai roghi), quindi in Valsesia e infine nel
Biellese: questa vicenda 1300-1307 l'ho chiamata "il lungo cammino dei
Fratelli Apostolici".

- la "communitas" apostolica non è quindi fondata a Novara sotto la guida di
Dolcino, ma dal 1260 è Segalelli l'iniziatore di questo scelta evangelica
(autenticamente francescana), e Dolcino non fa che raccogliere alcuni
superstiti della repressione cattolica dopo il rogo di Segalelli e fuggire:
quindi la comunità apostolica è preesistente a Dolcino.

- nel 1305 in alta Valsesia non si portano "sulla" Parete Calva (questa è
una mistificazione operata dalle fonti inquisitoriali), ma "intorno" ad
essa, cioè sono accolti nel villaggio di Campertogno e dintorni.

- inizia la crociata contro di loro, ma i montanari che li hanno accolti
prima respingono i crociati, difendendo sé stessi e le proprie case dal
rastrellamento e dalle violenze crociate, e così anche i dolciniani che
erano con loro; poi devallano nel Biellese dove una seconda fase della
crociata viene organizzata, e ciò porterà al massacro finale e alla fine
degli insorti.

- non esiste un "esercito di Dolcino", ma solo resistenti montanari.

- Margherita e Longino Cattaneo vengono arsi a Biella prima di Dolcino, e
pare che Dolcino sia stato obbligato ad assistere al rogo. In seguito
Dolcino viene arso a Vercelli con le modalità ricordate.

- corrisponde al vero l'ammirazione delle fonti avverse per la dignità del
loro comportamento di fronte alle torture e al rogo.

Per maggiori informazioni cfr. il sito internet del Centro Studi Dolciniani
fradolcino.interfree.it: sezione APPROFONDIMENTI e, per studiare la
vicenda, I NOSTRI LIBRI, oltre alla BIBLIOGRAFIA lì riportata.

Cordialità.
Corrado Mornese
descubridor
00martedì 29 maggio 2007 09:59
Re: Mi hanno risposto

Scritto da: Viviana.30 28/05/2007 19.13
In sostanza è vero, salvo alcune imprecisioni, che riassumo:

- il favore popolare verso gli apostolici è attestato già ben prima del rogo
di Segalelli e del conseguente avvento di Dolcino alla leadrship del
movimento (anno 1300).

- il cristianesimo profetico di Dolcino è più complesso di quanto qui
rappresentato, anche se è vera la profezia dell'avvento di un nuovo Federico
II che abbatterà la chiesa di Roma, giudicata ormai irriformabile.

- La crociata contro i dolciniani che si rifugiano in Valsesia, inizia nel
1305, e si conclude nel Biellese nel 1307: ma i resistenti sono i montanari
che hanno accolto Dolcino e il suo piccolo gruppo di fedeli, che sono in
fuga dall'inquisizione già dall'anno 1300, dopo il rogo di Segalelli:
fuggono dall'Emilia prima sull'altopiano di Asiago, poi in Trentino (sempre
braccati dall'inquisizione e dai roghi), quindi in Valsesia e infine nel
Biellese: questa vicenda 1300-1307 l'ho chiamata "il lungo cammino dei
Fratelli Apostolici".

- la "communitas" apostolica non è quindi fondata a Novara sotto la guida di
Dolcino, ma dal 1260 è Segalelli l'iniziatore di questo scelta evangelica
(autenticamente francescana), e Dolcino non fa che raccogliere alcuni
superstiti della repressione cattolica dopo il rogo di Segalelli e fuggire:
quindi la comunità apostolica è preesistente a Dolcino.

- nel 1305 in alta Valsesia non si portano "sulla" Parete Calva (questa è
una mistificazione operata dalle fonti inquisitoriali), ma "intorno" ad
essa, cioè sono accolti nel villaggio di Campertogno e dintorni.

- inizia la crociata contro di loro, ma i montanari che li hanno accolti
prima respingono i crociati, difendendo sé stessi e le proprie case dal
rastrellamento e dalle violenze crociate, e così anche i dolciniani che
erano con loro; poi devallano nel Biellese dove una seconda fase della
crociata viene organizzata, e ciò porterà al massacro finale e alla fine
degli insorti.

- non esiste un "esercito di Dolcino", ma solo resistenti montanari.

- Margherita e Longino Cattaneo vengono arsi a Biella prima di Dolcino, e
pare che Dolcino sia stato obbligato ad assistere al rogo. In seguito
Dolcino viene arso a Vercelli con le modalità ricordate.

- corrisponde al vero l'ammirazione delle fonti avverse per la dignità del
loro comportamento di fronte alle torture e al rogo.

Per maggiori informazioni cfr. il sito internet del Centro Studi Dolciniani
fradolcino.interfree.it: sezione APPROFONDIMENTI e, per studiare la
vicenda, I NOSTRI LIBRI, oltre alla BIBLIOGRAFIA lì riportata.

Cordialità.
Corrado Mornese



Cara Viviana,
mi fa piacere che tu abbia voluto verificare quanto da me scritto.
Sono ugualmente contento che tu abbia verificato che quanto da me scritto corrisponde al vero.
Devo pero' a mia mia volta precisare due cose :
1) I miei sono solo flash storici e come tali non posso ne' ho il tempo di curare tutti i minimi particolari. Per chi vuole approfondire( come spero) rimando alla bibliografia che inserisco nei post o a ricerche personali dei lettori.
2) Io non ho mai scritto che Dolcino e' il fondatore degli Apostolici( basta leggere il post) e quindi ovviamente concordo con quanto scritto dal sig. Mornese.
P.S.: Guarda che io mi chiamo Descu e non decu . Scusa la pignoleria ma decu mi fa venire in mente la spada di Fantozzi. Sai , quella del lago.
Buona giornata

[Modificato da descubridor 29/05/2007 10.00]

Sonnyp
00martedì 29 maggio 2007 18:23
Infatti è stato censurato! Cos'abbia di censura non l'ho capito Andrea!

Scritto da: spirito!libero 23/05/2007 19.24
INTERVENTO DEL MODERATORE


Avevo scritto un primo messaggio nel quale concordavo con descubridur, però poi ho riletto il titolo del 3D che è "Fanatismo e intolleranza religiosa". L'utente Sonnyp ha postato un intervento che parla di una trasmissione radiofonica che tratta di "inolleranza religiosa", quindi credo sia abbastanza pertinente, difatti non è stato cancellato. Tuttavia essendo questa una sezione di scienze e storia, invito l'utente Sonnyp a spostare quell'intervento nella sezione tdg e a postare quì eventuali nozioni "storiche" sull'inolleranza religiosa nelle altre religioni non escludendo i tdg, essendo, in questo caso, tutto perfettamente pertinente.

Il Moderatore.

[Modificato da spirito!libero 23/05/2007 19.26]

[Modificato da spirito!libero 23/05/2007 19.26]





Sembra quasi che qualcuno si diverta a cancellare.... modificare.... o correggere certi miei post, nonostante non abbiano nulla fuori posto!

Sembra quasi che ad ogni piagnisteo geovista, la mammina debba correre a difendere il piagnucolone di turno!

Io non sono più un bambino e di questi giochetti, sinceramente comincio ad averne abbastanza! Che dici Andrea, giochiamo con quelli dell'asilo che forse sono più maturi?

[Modificato da Sonnyp 29/05/2007 18.26]

spirito!libero
00martedì 29 maggio 2007 18:58
Sonny, mi conosci da tempo, conosci i miei interventi e la mia posizione, dunque spero tu abbia fiducia nel mio operato, non intendo aprire una diatriba su quello che credo sia un qualcosa di non importante, se vuoi possiamo chiarirci in privato.

Andrea

ps
lascio questi due interventi fino a che non leggerò una tua risposta privata dopodichè verranno canellati, sia il mio che il tuo.

[Modificato da spirito!libero 29/05/2007 18.59]

spirito!libero
00mercoledì 30 maggio 2007 09:24
La storia delle religioni se studiata con distacco, dimostra quanto queste siano spesso più un regresso del cammino dell'uomo piuttosto che un progresso.

Molti sostengono che le religoini hanno portato anche cose positive, io mi chiedo, ma se non ci fossero state religioni organizzate oggi come sarebbe il mondo ?

Voglio segnalarvi 5 video del grande scienziato e divulgatore scientifico Dawking sul cui curriculum scientifico nessuno può dir nulla.

Egli ha realizzato questo provocante video-inchiesta che mette in luce senza peli sulla lingua diverse questioni spinose e fa emergere l'assurdità dell'integralismo religioso e la puerilità delle credenze letterali legati alla bibbia, buona visione.

Nella parte 1 è molto interessante il dialogo con il rabbino capo.

Nella parte 3 è impressionante il dialogo con il pastore che vuole terrorizzare i credenti con le rappresentazioni dell'inferno, davvero preoccupante ! per non parlare di quel tizio che nella Bibbia ci legge che è giusto uccidere gli adulteri !! e in ultimo l'analisi delle crudeltà morali del vecchio testamento. (meditate letteralisti, meditate, nella bibbia si può leggere quel che si vuole...)

Nella parte 4 è interessantissimo il dialogo con l'anglicano moderato.

Nell'ultima parte non condivido i discorsi sull'ateismo.

parte 1




parte 2





parte 3



parte 4





parte 5




Saluti
Andrea

[Modificato da spirito!libero 30/05/2007 9.26]

Sonnyp
00mercoledì 30 maggio 2007 15:16
Forse non mi sono spiegato bene?
Forse mi ha ifrainteso Andrea!

Se leggi qualche post sopra, troverai l'intervento che avevo messo su Platinet che è stato censurato.

Io non so chi l'abbia fatto, ma ho il post per intero e che puoi leggere se clicci dove c'è il riferimento per leggerlo ugualmente.

Gradirei tu lo rileggessi e poi dimmi se era da censurare e perchè, poichè io proprio non ho visto nessuna motivazione dio censura, ma potrei anche sbagliarmi.

Dopo di chè, se anche tu, mi dirai che è giusto censurarlo, non replicherò, e potrai cancellare tutto quello che ti pare. Cordiali saluti, Sonny.
(Upuaut)
00mercoledì 30 maggio 2007 18:16
Dalla religione al fanatismo. Perché?
Piazza Scaravilli
20 ottobre 2004



Tre docenti di diversa formazione per arrivare alle radici del fanatismo religioso e delle sue degenerazioni.
Nell'ambito degli incontri promossi dal CUC - Centro Universitario Cattolico - in collaborazione con l'Alma Mater e il Centro San Domenico, Fanny Stefania Cappello, docente di Sociologia della Religione all'Università di Bologna, Giuseppe Grampa, docente di Filosofia delle Religioni all'Università di Padova e Guido Mocellin, caporedattore de "Il Regno-documenti si ritroveranno giovedì 20 ottobre 2004 alle 21 nell'Aula Pietro Barilla della Facoltà di Economia, in Piazza Scaravilli, per arrivare alle radici del fanatismo religioso.
Con le loro differenti competenze e metodologie di indagine, i tre oratori tenteranno una lettura critica dei fenomeni religiosi presenti nel modo contemporaneo, sotto l'angolatura della loro possibile degenerazione nel fanatismo.

I recenti scenari di guerra e violenza rischiano di indurre nell'osservatore occidentale la troppo sbrigativa equazione tra cultura o religione islamica da una parte e fondamentalismo, intolleranza, prassi terroristica dall'altra. In realtà la deriva violenta rappresenta una patologia di ogni esperienza religiosa cui sono esposti in modo del tutto particolare i tre monoteismi del ceppo abramitico, con la loro pretesa originaria di universalismo e di assolutezza. Epoche e contesti storici, fortunatamente diversi da quello attuale, documentano anche per lo stesso cristianesimo l'accettazione teorica e la messa in atto di metodi in obbiettiva dissonanza non solo con la coscienza contemporanea ma, ben più radicalmente, con le stesse intenzioni originarie del messaggio e della vita di Gesù. Perciò nessuno può sottrarsi agli interrogativi sull'origine ed il senso delle espressioni deviate, nelle quali la sua stessa tradizione religiosa ha potuto e potrebbe cadere di nuovo.

Tre gli aspetti su cui si svilupperà il dibattito: il rapporto tra religione e violenza, che comporta la necessità per i credenti di ricomprendere il significato religioso della guerra ben presente nella tradizione biblica, prima ancora che in quella coranica, rispettando il carattere fondativo dei testi sacri; la centralità della ricerca della pace, nella quale tutti i leader mondiali delle religioni riconoscono un aspetto irrinunciabile del loro messaggio e la necessità che ogni tradizione religiosa rilegga criticamente la propria storia passata; il ruolo della società e delle culture in cui le tradizioni religiose vivono (e che a loro volta ne sono in minore o maggiore misura il prodotto) nel condurre alla deriva fondamentalistica.

www.magazine.unibo.it/Magazine/Eventi/2004/10/20/fanat...
descubridor
00venerdì 1 giugno 2007 12:37
La Chiesa Cattolica e alcune eresie medievali(sesta parte)
Jan Hus
Jan Hus (1373ca-1415) fu il precursore della Riforma in Boemia.
Era sacerdote ed aveva una vita privata irreprensibile.
Divenne preside della facolta' di filosofia e rettore dell'Universita' di Praga.
Ispirato dalle tesi di Wycliffe era favorevole all'interpretazione privata delle scritture e sosteneva il diritto di ribellarsi all'autorita' civile o religiosa per motivi di coscienza(David Christie-Murray,op. cit.p.167-16[SM=g27989]
Per rendere accessibili le Scritture anche all'uomo comune, predicava in ceco oltre che in latino.
Hus era molto popolare tra il popolo , l'aristocrazia( fu confessore della regina),e fra gli studenti dell'Universita' di Praga.
Denuncio' con forza la corruzione del clero, a ogni livello, e nego' la validita' dei sacramenti impartiti da sacerdoti indegni.Attacco' con violenza la Chiesa di Roma.Infatti durante la sua predicazione era in corso il cosiddetto " Scisma d'Occidente", che vedeva contrapposti due Papi nominati dallo stesso collegio cardinalizio( in seguito il Concilio di Costanza avrebbe complicato ancora di piu' le cose nominando un terzo Papa, Martino V).
Uno degli ultimi atti di Hus fu la denuncia del commercio delle indulgenze, raccolte dai legati papali per una crociata contro il re di Napoli. Si , una crociata contro un monarca cristiano(David Christie-Murray,op. cit.,pp.168-169)
E fu proprio quest'ultima battaglia a risultargli fatale.Fu scomunicato e interdetto da Praga.
Egli continuo' per un po' a predicare in pubblico col sostegno del popolo.(David Christie- Murray,op. cit., p169)
Fu condannato dal Concilio di Costanza, espulso dal clero e mandato al rogo il 6 Luglio 1415.
L'anno seguente tocco' al suo discepolo Girolamo da Praga.
Nel frattempo Hus era diventato un martire e un eroe nazionale per i boemi. Dalla sua predicazione nacque il movimento hussita.
Questo movimento ebbe due componenti, una moderata( composta in prevalenza da aristocratici) e una estremista( piu' diffusa tra i ceti popolari.
descubridor
00mercoledì 6 giugno 2007 19:21
I cristiani e la Bibbia ( Prima Parte)
In certe epoche tradurre la Bibbia in una lingua comprensibile al popolo era un reato che poteva costare la vita.
Tenere un Vangelo in casa era vietato a chiunque non fosse un sacerdote. I cristiani,insieme ai musulmani e agli ebrei vengono chiamati il "popolo del Libro", poiche' basano la propria fede e i propri precetti su testi ispirati da Dio. Per questo il credente di queste religioni ha non solo il diritto , ma anche il dovere di leggere, studiare e capire le Scritture.
Il problema delle religioni basate su una rivelazione scritta e' la lingua.
Cosa succede quando una fede di questo tipo si diffonde presso altri popoli o anche quando nel luogo stesso dove e' nata , la naturale evoluzione nel corso dei secoli fa mutare il linguaggio? Succede che la Rivelazione rischia di non essere piu' compresa dalla maggior parte dei credenti.
Sembrerebbe quindi logico che la Chiesa Cattolica promuovesse con energia la traduzione della Bibbia nelle nuove lingue nazionali.
E invece no. Anzi, a partire dal 1200 tutti i tentativi di rendere le Scritture comprensibili al popolo furono condannati e perseguitati.
Nel 1199 papa Innocenzo III si scaglio' contro quei laici, uomini e donne che "in segrete adunanze , si sono arrogati il diritto di esporre tali scritti e di predicare gli uni agli altri"( Epistola Cum ex iniuncto del 12 Luglio 1199).
Nel 1229 il Concilio di Tolosa proibi' ai laici di possedere e leggere la Bibbia, specialmente in volgare, con l'eccezione dei Salmi e dei passi contenuti nei breviari autorizzati( David Christie Murray, I percorsi delle eresie, Milano, Rusconi,1998,p.156).
Di fatto lo studio e la predicazione della Bibbia erano affari riservati al clero. Coloro che osavano infrangere tale status rischiavano il rogo.
A meta' del 1400 Guttenberg invento' la stampa a caratteri mobili e la prima opera prodotta col nuovo sistema fu la Bibbia. Tale invenzione contribui' ad aumentare la diffusione dei libri rendendo l'eresia di piu' difficile controllo. Risultava pressoche' impossibile distruggere tutte le copie di una edizione a stampa( Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo: la censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura(1471-1605),Il Mulino,Bologna,1997,p.24).
Nel 1492 i cristianissimi re di Spagna proibirono la traduzione della Bibbia in volgare.
Agli inizi del 1500 una edizione francese del Nuovo Testamento ebbe cosi' tanto successo da allarmare la Facolta' di Teologia di Parigi e da spingere il Parlamento , nel 1526, a ordinare per legge il sequestro di tutte le traduzioni bibliche e vietare ai tipografi di stamparne in futuro( Gigliola Fragnito, op.cit.)
Quando, sulla scia di Lutero diversi tradussero la Bibbia in varie lingue nazionali , il clero si allarmo'
In una relazione inviata al Papa nel 1553 una commissione di prelati scriveva:
Debbono farsi tutti gli sforzi possibili acciocche' si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo...Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa , ne' piu' di quello sia permesso di leggere a chicchessia. Finche' gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santita' Vostra prosperarono ma quando si volle leggere di piu', cominciarono a decadere.Quel libro( il Vangelo) e' quello che piu di ogni altro ha suscitato contro di noi quei turbini e quelle tempeste per le quali e' mancato poco che noi fossimo interamente perduti.
Ed invero , se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese, si avvedra' subito della discordanza e vedra' che la nostra dottrina e' molte volte diversa e piu' spesso ancora ad esse contraria , la qualcosa se si comprendesse dal popolo , non cesserebbe di reclamare contro di noi , fino a tanto che tutto non sia divulgato ed allora diverremmo oggetto di dispregio e di odio in tutto il mondo. Percio' bisogna sottrarre la Bibbia alla vista del popolo ma con grande cautela per non suscitare tumulto(Avvisi riguardo ai mezzi piu' opportuni per sostenere la Chiesa romana , Bologna 20 Ottobre 1553, Biblioteca Nazionale di Parigi, foglio B , n 1088 vol. II. PP.641/651)
presso
00giovedì 7 giugno 2007 15:44
Re:

Scritto da: descubridor 06/06/2007 19.21
I cristiani e la Bibbia ( Prima Parte)
In certe epoche tradurre la Bibbia in una lingua comprensibile al popolo era un reato che poteva costare la vita.
Tenere un Vangelo in casa era vietato a chiunque non fosse un sacerdote. I cristiani,insieme ai musulmani e agli ebrei vengono chiamati il "popolo del Libro", poiche' basano la propria fede e i propri precetti su testi ispirati da Dio. Per questo il credente di queste religioni ha non solo il diritto , ma anche il dovere di leggere, studiare e capire le Scritture.
Il problema delle religioni basate su una rivelazione scritta e' la lingua.
Cosa succede quando una fede di questo tipo si diffonde presso altri popoli o anche quando nel luogo stesso dove e' nata , la naturale evoluzione nel corso dei secoli fa mutare il linguaggio? Succede che la Rivelazione rischia di non essere piu' compresa dalla maggior parte dei credenti.
Sembrerebbe quindi logico che la Chiesa Cattolica promuovesse con energia la traduzione della Bibbia nelle nuove lingue nazionali.
E invece no. Anzi, a partire dal 1200 tutti i tentativi di rendere le Scritture comprensibili al popolo furono condannati e perseguitati.
Nel 1199 papa Innocenzo III si scaglio' contro quei laici, uomini e donne che "in segrete adunanze , si sono arrogati il diritto di esporre tali scritti e di predicare gli uni agli altri"( Epistola Cum ex iniuncto del 12 Luglio 1199).
Nel 1229 il Concilio di Tolosa proibi' ai laici di possedere e leggere la Bibbia, specialmente in volgare, con l'eccezione dei Salmi e dei passi contenuti nei breviari autorizzati( David Christie Murray, I percorsi delle eresie, Milano, Rusconi,1998,p.156).
Di fatto lo studio e la predicazione della Bibbia erano affari riservati al clero. Coloro che osavano infrangere tale status rischiavano il rogo.
A meta' del 1400 Guttenberg invento' la stampa a caratteri mobili e la prima opera prodotta col nuovo sistema fu la Bibbia. Tale invenzione contribui' ad aumentare la diffusione dei libri rendendo l'eresia di piu' difficile controllo. Risultava pressoche' impossibile distruggere tutte le copie di una edizione a stampa( Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo: la censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura(1471-1605),Il Mulino,Bologna,1997,p.24).
Nel 1492 i cristianissimi re di Spagna proibirono la traduzione della Bibbia in volgare.
Agli inizi del 1500 una edizione francese del Nuovo Testamento ebbe cosi' tanto successo da allarmare la Facolta' di Teologia di Parigi e da spingere il Parlamento , nel 1526, a ordinare per legge il sequestro di tutte le traduzioni bibliche e vietare ai tipografi di stamparne in futuro( Gigliola Fragnito, op.cit.)
Quando, sulla scia di Lutero diversi tradussero la Bibbia in varie lingue nazionali , il clero si allarmo'
In una relazione inviata al Papa nel 1553 una commissione di prelati scriveva:
Debbono farsi tutti gli sforzi possibili acciocche' si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo...Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa , ne' piu' di quello sia permesso di leggere a chicchessia. Finche' gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santita' Vostra prosperarono ma quando si volle leggere di piu', cominciarono a decadere.Quel libro( il Vangelo) e' quello che piu di ogni altro ha suscitato contro di noi quei turbini e quelle tempeste per le quali e' mancato poco che noi fossimo interamente perduti.
Ed invero , se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese, si avvedra' subito della discordanza e vedra' che la nostra dottrina e' molte volte diversa e piu' spesso ancora ad esse contraria , la qualcosa se si comprendesse dal popolo , non cesserebbe di reclamare contro di noi , fino a tanto che tutto non sia divulgato ed allora diverremmo oggetto di dispregio e di odio in tutto il mondo. Percio' bisogna sottrarre la Bibbia alla vista del popolo ma con grande cautela per non suscitare tumulto(Avvisi riguardo ai mezzi piu' opportuni per sostenere la Chiesa romana , Bologna 20 Ottobre 1553, Biblioteca Nazionale di Parigi, foglio B , n 1088 vol. II. PP.641/651)



Ti ringraziamo dei tuoi continui aggiornamenti , ma questo purtroppo per tè è una cantonata per non dire peggio , vedi
in questo sito che purtroppo non puoi leggere o magari sei iscritto sotto altre vesti

www.infotdgeova.it/img/roma3.jpg

www.infotdgeova.it/img/roma2.jpg

Quello che i TdG non sanno - e, a quanto pare non lo sa nemmeno la stessa Società Torre di Guardia che ha citato questo scritto - è che si tratta di un falso storico, il cui autore fu Pier Paolo Vergerio (1498-1565). Costui era un vescovo cattolico che dopo essere stato deposto dall'episcopato, nel 1549, fuggì in paesi protestanti, aderì alla Riforma e si distinse per la produzione di numerosi scritti polemici contro la Chiesa cattolica.[1]

www.infotdgeova.it/varie/roma.php#_ftn1

oppure leggi questo

"La Chiesa Cattolica ha sempre incoraggiato le anime pie e devote alla lettura e alla meditazione del Vangelo e della Bibbia ma ha sempre sospettato che la lettura delle Sacre Scritture fosse poco utile agli spiriti increduli, superstiziosi, ignoranti o instabili (Matteo 7,6 ; Tito 3,10-11; 2 Pietro 3,16). Ciò che la Chiesa ha con forza affermato nel passato è che la lettura della Bibbia non è strettamente necessaria per tutti né è sempre conveniente per le persone impreparate o caratterialmente volubili, visto che queste persone sono più facilmente esposte al rischio di fraintendere le Scritture, travisandone il significato e scivolando nel dubbio o nell'eresia. Nessuna madre amorevole vieterebbe un cibo salutare ai propri figli, a meno che i figli non ne abusassero e ne facessero scempio. È pertanto comprensibile come in tempi di ignoranza, di eresie e di scismi la Chiesa possa aver limitato, controllato e vietato la lettura di bibbie sospette, senza note, senza approvazione ufficiale, edite da stamperie anonime, in lingua volgare o in dialetto. In tempi di grave apostasia o di preoccupante superstizione può essere stato anche salutare controllare la diffusione delle Sacre Scritture, visto l'uso perverso che ne veniva fatto dagli eretici, dagli indovini e dai nemici della Chiesa [1].

Nel Medioevo più volte la Chiesa operò controlli sulla lettura delle Bibbie in lingua volgare (spesso poco affidabili perché tradotte da persone prive di una adeguata preparazione), sulla indiscriminata diffusione delle versioni dialettali e sull'utilizzo delle Sacre Scritture da parte degli eretici. In realtà, fino al 1500, per circa 15 secoli, i cristiani hanno sempre e comunque avuto modo di leggere la Bibbia, gli scritti dei Padri, quelli dei religiosi, quelli dei laici, dei profani, dei cristiani, dei non cristiani, dei classici greci e latini e dei pensatori arabi ed ebrei. Fu soprattutto grazie alla lungimiranza ed alla cultura della Chiesa che, nel Medioevo, gli amanuensi ed i monaci ricopiarono e salvarono da distruzione un immenso patrimonio di libri classici, religiosi, filosofici, scientifici spesso ereditati dalla cultura pagana, giudaica ed islamica. Vietati furono solo quei libri contrari alla fede ed alla salute spirituale e materiale dei fedeli.

Il Sinodo di Tolosa (1299) proibì, nel Sud della Francia, la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per limitare la diffusione delle eresie catara, gnostica e valdese. Il divieto dell'uso di versioni non autorizzate venne poi formalmente sancito, per tutti i cattolici, quando Papa Paolo IV, terrorizzato dall’avanzata del protestantesimo in Europa, istituì l'Indice dei libri proibiti (1559), nel quale erano vietate ben 45 versioni della Bibbia in lingua volgare, tradotte da autori sospetti, non cattolici o anonimi, nonché la traduzione in italiano del veneziano Francesco Brucioli (alla quale nel 1540 i protestanti italiani avevano peraltro aggiunto un commento estremamente polemico contro la chiesa cattolica). La lettura di bibbie in lingua volgare fu quindi permessa solo su licenza del Sant'Uffizio e su autorizzazione del Vescovo locale, mentre la lettura della Vulgata non fu mai vietata. Di fatto, la Chiesa non si oppose mai alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma combatté solo quelle versioni che, a suo giudizio, potevano diffondere tra il popolo errori ed eresie. Tra le principali bibbie e traduzioni volgari la cui lettura fu sempre permessa ai cattolici è il caso di ricordare:

· in latino la Vulgata di San Gerolamo;

· in italiano, la Bibbia del Malermi (1471);

· in italiano, la Bibbia del Martini (177[SM=g27989];

· in spagnolo, la Bibbia Alfonsina (1280);

· in tedesco, la Bibbia di Rellach (1450);

· in francese, la Bibbia di Jacques Lefèvre d'Étaples (152[SM=g27989];

· in inglese, la Bibbia di Douai-Reims (1609).

· in formato interlineare, la Poliglotta Complutense (1437-1517).

Anche la diffusione di traduzioni dai testi originali fu merito soprattutto della chiesa cattolica. Nel 1520 Papa Leone X approvò infatti la cosiddetta Poliglotta Complutense, fatta stampare dal Cardinale Primate di Spagna Francisco Ximenes de Cisneros (1437-1517) e contenente il testo greco del Nuovo Testamento e ben quattro volumi dell'Antico Testamento in latino, greco, aramaico ed ebraico.

La condanna al rogo di William Tyndale (1494-1536), autore di una autorevole traduzione inglese del Nuovo Testamento, viene di solito falsamente attribuita alla Chiesa Cattolica, nemica dei lumi e del libero pensiero. Tyndale fu fatto imprigionare ad Anversa da Enrico VIII nel 1534, quando il re di Inghilterra aveva già apostatato dal cattolicesimo: il suo successivo assassinio (venne bruciato al rogo già morto) ricade pertanto tra i crimini più orrendi del sovrano inglese (nel 1531 Enrico VIII si fece riconoscere capo supremo della Chiesa di Inghilterra, nel 1533 divorziò da Caterina d'Aragona e sposò Anna Bolena, nel 1534 venne confermato dal Parlamento inglese come capo assoluto della chiesa anglicana, nel 1535 fece uccidere Tommaso Moro che rifiutava di rinnegare la fede cattolica e nel 1536 si occupò personalmente dell'eliminazione fisica di William Tyndale e di Anna Bolena). [2]



Anche un famoso documento, da secoli citato contro la chiesa dai liberi pensatori, dagli acattolici e da alcune frange del protestantesimo più duro e reazionario, è sicuramente apocrifo. Si tratta del cosiddetto "Consilium quorundam episcoporum Bononiae congregatorum quod de ratione stabilendae Romane ecclesiae", meglio noto come "Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa romana", pubblicato nel 1553 e tuttora conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Secondo la moderna critica storica e testuale (e secondo la stessa Biblioteca Nazionale), il testo sarebbe un falso storico inventato, prodotto e spacciato da Paolo Pietro Vergario (1498-1565), vescovo di Mondrusch e di Capodistria, apostata dalla fede cattolica nel 1549 per adesione alla riforma protestante. Il documento, con toni volgari e tracotanti, mette in scena tre incogniti cardinali cattolici che, nel 1550, avrebbero consigliato Papa Giulio III di vietare quasi totalmente la Bibbia al popolo, al fine di sbarrare il passo al libero esame delle scritture, di tenere i fedeli nell'ignoranza e di ristabilire l'autorità della chiesa.



Dopo il Concilio di Trento[3] (1545-63) maggiori controlli vennero sicuramente introdotti, nei paesi cattolici, sulle Sacre Scritture, sulle versioni in lingua volgare e sulla diffusione di Bibbie tradotte da ignoti o stampate da anonimi editori[4]. Il Textus Receptus, cui facevano costante riferimento le bibbie protestanti, risultava poi meno sicuro della Vulgata in quanto ricostruito da Erasmo da Rotterdam utilizzando alcuni manoscritti poco affidabili [5]. Tutte le versioni nelle lingue nazionali furono tratte dalla Vulgata (considerata, a quei tempi, la versione più attendibile), inclusero i libri deuterocanonici (definitivamente accettati come ispirati dopo il Concilio di Trento) e vennero liberamente lette dal popolo cristiano. Le autorità ecclesiastiche proibirono, invece, la lettura delle versioni protestanti in quanto spesso ricavate da manoscritti scarsamente attendibili[6], talora segnate da stili polemici ed anticattolici e sempre prive di note esplicative (indubbiamente utili in presenza di bassissimi livelli di cultura). I timori legati alla diffusione della Bibbia in volgare si fondavano anche sul grave precedente di Lutero che, traducendo, facendo stampare e diffondendo la Bibbia in tedesco, aveva utilizzato la Bibbia come strumento per portare a termine il distacco della Germania dalla comunione con la Chiesa Cattolica.



Dopo un iniziale diffidenza verso le traduzioni nelle varie lingue nazionali (innescata soprattutto dal timore del protestantesimo), la Bibbia venne integralmente tradotta in lingua inglese verso il 1610 (celebre è la versione Douay-Rheims) ed in lingua italiana verso il 1780 (famosissima è la traduzione in lingua italiana della Vulgata curata dall'arcivescovo di Firenze Antonio Martini che peraltro ebbe grande diffusione fino al XX secolo). Tutto il protestantesimo continuò però ad accusare la Chiesa cattolica di attaccamento superstizioso e bigotto alla Vulgata e di immotivato rifiuto delle traduzioni dai testi originali



In Inghilterra, il re protestante Giacomo I diffuse, nel 1611, la famosa Authorized Version (meglio nota come King James Bible), facendo ampio ricorso alla traduzione cattolica di Douay-Rheims, iniziata nel 1568 ed ultimata nel 1610, ed al Nuovo Testamento tradotto da William Tyndale nel 1534. Anche qui, nonostante il gran parlare di riforma, di libero esame e di libero accesso ai testi originali, tutte le bibbie diverse dalla King James divennero "versioni non autorizzate" e la persecuzione infuriò contro i cattolici ed i puritani.



La Riforma protestante rigettò senza esitazione e con fragili motivazioni l’autorevole Vulgata Clementina, adottando per almeno tre secoli nelle cosiddette traduzioni dai testi originali il discutibile e lacunoso Textus Receptus. I libri deuterocanonici furono gradualmente sradicati dalle Sacre Scritture perché conservati solo nella Versione greca dei Settanta, perché non accettati dagli ebrei e perché favorevoli ad alcuni insegnamenti cattolici (opere buone, elemosine, digiuno, preghiera per i defunti, …), non compatibili con i dogmi protestanti della “predestinazione” e della "salvezza per sola fede". La Bibbia tedesca di Lutero (1522), pur riconoscendone l’utilità ed il carattere edificante, li pose in appendice. Anche la prima versione della Bibbia di Re Giacomo (1611) inserì i libri deuterocanonici in appendice, salvo poi stralciarli definitivamente dopo la confessione di fede di Westminster (1647). Nella dichiarazione di fede della Rochelle (1559) gli ugonotti francesi dichiararono che tali libri "benché utili, non possono essere usati per fondare alcun articolo di fede", incoraggiando così la progressiva espulsione dei libri deuterocanonici dalle bibbie protestanti francesi. Nel 1826, su pressione dei presbiteriani e dei calvinisti, anche la Società Biblica Britannica e Forestiera cessò di stampare bibbie contenenti i libri deuterocanonici, favorendo inevitabili critiche, sospetti, rifiuti e condanne da parte della chiesa cattolica.



Fu comunque Papa Clemente XI che, nell'enciclica Unigenitus del 1713, per primo considerò sospette di eresia alcune categoriche affermazioni dei giansenisti (movimento cattolico fortemente affascinato dalla speculazione filosofica, dalle versioni protestanti della bibbia, dalla teoria del libero esame e dalle dottrine calviniste sulla predestinazione) riguardanti l'indiscriminata libertà di lettura e di interpretazione delle Sacre Scritture. Nell'enciclica Inter praecipuas del 1844, il Papa Gregorio XVI mise poi in guardia vescovi e fedeli dalle Società Bibliche protestanti, dall'attendibilità delle molteplici versioni in lingua volgare e dagli effetti della propaganda biblica anticattolica sugli infedeli, sugli ignoranti e sulle anime instabili. Permise invece la lettura della Bibbia in lingua volgare a tutte le persone in grado di trarre benefici in termini di "aumento della fede e della pietà", purché si trattasse di "traduzioni approvate dall'autorità ecclesiastica e corredate da note esplicative di Padri della Chiesa o di altri dotti e cattolici studiosi". Le Società Bibliche protestanti furono quindi condannate ripetutamente da Papa Pio IX che, nell’enciclica Qui pluribus (1846), mostrò di temerle almeno quanto le società carbonare, liberali e massoniche, evidentemente terrorizzato dagli attacchi sferrati contro l’autorità civile e religiosa della chiesa cattolica.



In tempi più recenti la lettura e la ricerca biblica furono comunque promosse soprattutto da:



· Leone XIII che, nel 1893 con l’enciclica Providentissimus Deus, incoraggiò lo studio delle lingue orientali e l’impiego della critica testuale e, con decreto del 13/12/1898, offrì ai cattolici devoti ben 300 giorni d'indulgenza per 15 minuti giornalieri di lettura del Vangelo e l'indulgenza plenaria per una lettura regolare di tutta la Sacra Scrittura;



· Pio X che, nel 1907, commissionò ai monaci benedettini l'incarico di fare ricerche e preparativi per una edizione riveduta della Volgata;



· Pio XII che, nel 1943, con l’enciclica Divino Affilante Spiritu caldeggiò vivamente lo studio delle lingue antiche e la preparazione di nuove traduzioni dai testi originali.









PER UN GIUDIZIO EQUILIBRATO



Molte misure adottate dalla Chiesa Cattolica possono oggi sembrare eccessive: si bollarono con parole veementi tutte le società bibliche, si vietò il possesso di bibbie protestanti e si bruciarono bibbie cattoliche ristampate senza note e libri deuterocanonici. Prima di condannare senza appello, occorre considerare che le posizioni dure dei riformati (il papa era stato ufficialmente definito “anticristo” nei canoni di Dordrecht del 1618, nella confessione di fede di Westminster del 1648 e nella confessione di fede Battista del 1689)[7] e soprattutto la scarsa disponibilità di informazioni rendevano giustamente circospette le autorità religiose. Oggi sappiamo che alcune Bibbie protestanti (come la Riveduta del Luzzi, la Nuova Riveduta, l’American Standard Version, la Revised Standard Version e la New American Standard Bible) sono fortemente affidabili, risultano frutto di un onesto lavoro di revisione sui testi originali e vengono stampate da autorevoli case editrici (come l’American Bible Society, la Società Biblica Britannica e Forestiera, la Società Biblica di Ginevra e la Nelson Publishers). In passato però, in assenza di informazioni e di controlli, qualsiasi tipografo o libero pensatore avrebbe potuto manomettere le scritture e spacciare bibbie contraffatte, diffondendo tra il popolo errori, dubbi ed eresie.



Occorre poi onestamente riconoscere che molti evangelici sostenevano e sovvenzionavano le Società Bibliche con il nobile intento di diffondere la conoscenza della Parola di Dio tra il popolo inglese e nelle colonie britanniche. È questo il caso, ad esempio, di Granville-Sharp (primo presidente della British and Foreign Bible Society), ricordato per i profondi studi biblici e linguistici, per lo zelo missionario in Gran Bretagna, in Nord America, in Africa ed in Asia, per il fervore nella diffusione della Bibbia, per la lotta alla schiavitù in Inghilterra e per l'impegno a favore dell'indipendenza religiosa e politica degli Stati Uniti.



Come nel Medioevo, però, molti spiriti settari e libertini si servivano delle traduzioni delle Sacre Scritture in lingua volgare (o dialettale) per contendere con credenti spesso analfabeti, per confondere gli ignoranti, per seminare il dubbio tra le anime semplici, per diffondere perniciose eresie, per spingere all'apostasia larghe masse di persone, per disprezzare l'autorità e le tradizioni, per diffondere critiche velenose, idee agnostiche e scetticismo religioso, per deridere dogmi, devozioni e consuetudini, per far trionfare l'ateismo ed il libero pensiero, per sostenere società massoniche e per appoggiare movimenti rivoluzionari. Anche il confronto con i missionari protestanti era poi difficile da sostenere, soprattutto dal popolo italiano, spesso analfabeta e quasi sempre privo di cultura religiosa: la chiesa cattolica sapeva che molte anime semplici non avrebbero saputo rispondere alle domande di persone culturalmente molto preparate, che molti deboli sarebbero stati turbati e scossi nella fede e che non pochi instabili avrebbero potuto cadere nell'apostasia. In attesa di un innalzamento del livello culturale della popolazione (compito delle autorità civili e non solo dei poveri parroci di campagna), la soluzione più semplice era pertanto controllare le versioni bibliche in circolazione (possedere una bibbia protestante voleva dire aver già avuto contatti e rapporti con gli acattolici) e permettere la lettura delle Scritture solo a coloro che avessero un minimo di cultura (cioè non fossero analfabeti), che fossero disposti a ricevere un minimo di istruzione (lettura di note storiche, culturali e religiose a piè di pagina) e che fossero mossi da un minimo di devozione (cioè non leggessero le Scritture per torcerle e calpestarle) [8].

La severità delle autorità religiose era poi poca cosa se confrontata al dispotismo ed al totalitarismo delle autorità civili. Fino a mezzo secolo fa valori come la libertà di pensiero, di stampa, di riunione, di associazione, di religione erano quasi del tutto sconosciuti. I sovrani assoluti ed i dittatori avversavano infatti tutte le libertà (religiosa, filosofica, scientifica, politica, economica e sindacale) nel timore di perdere i propri privilegi, di vedere criticato il proprio operato e di lasciar spazio ad idee divergenti o rivoluzionarie. Non mancarono poi sovrani (come Enrico VIII, Carlo V, Filippo II, Caterina dei Medici, Luigi XIV, Vittorio Amedeo II di Savoia) che perseguitarono con zelo maniacale ebrei ed eretici, tentando di guadagnare la stima, l'amicizia ed i favori dei cattolici, dei vescovi e del papa, salvo poi infischiarsene della fede e della religione quando la ragion di stato lo consigliava. Evidentemente valori come la democrazia, il dialogo, la libertà di coscienza, il rispetto delle opposizioni, la tolleranza religiosa si affermeranno a fatica soltanto in epoche più recenti.


[1] La bibliomanzia è un metodo di divinazione che utilizza i libri sacri per predire il futuro o per ottenere la soluzione a domande, problemi, situazioni ed enigmi. Tutto ciò che occorre è un libro sacro. L'indovino formula una domanda, apre il volume a caso e, a occhi chiusi, indica un punto della pagina. La frase o il paragrafo su cui posa il dito è considerata una risposta o un commento all'interrogativo posto. Per secoli il testo più usato fu la Bibbia. Nella bibliomanzia si mette Dio al servizio dell’uomo e si pretende che Egli dia risposte dettagliate su ogni domanda che noi gli poniamo. Giustamente la Chiesa Cattolica controllò la diffusione del testo sacro affinché non si offendesse Dio, creatore del cielo e della terra, usando la sua Parola alla stregua di una mazzo di carte o di un paio di dadi.


[2] Tommaso Moro accusò Tyndale di corrompere il testo sacro e di cambiare il senso delle Scritture. Di fatto, Tyndale si divertì soprattutto a sostituire alcuni termini tradizionali (cari alla liturgia ed alla tradizione) come “Church”, “charity”, “baptism”, “scripture”, “Holy Spirit”, “bishop”, “priest”, “deacon”, “martyr”, “evangelist” e “heresy” con la loro traduzione letterale dal testo greco “congregation”, “love”, "washing", “writing”, “Holy Wind”, “overseer”, “elder”, “minister”, "witness" "bearer of good news" e “choice”. Il Re d’Inghilterra condannò comunque Tyndale soprattutto perché, nel suo lavoro, aveva introdotto note e commenti eretici, in larga parte tratti dagli scritti di Martin Lutero. Di fatto, quasi tutti gli storici ipotizzano che Tyndale abbia effettuato le sue traduzioni sulla base della Vulgata, del Textus Receptus di Erasmo da Rotterdam e delle opere di Martin Lutero, anche se non mancano argomenti a sostegno della tesi di una versione tratta direttamente dai testi originali greci ed ebraici. La prima Bibbia di Tyndale venne pubblicata a Colonia nel 1526, mentre la revisione finale della Tyndale venne pubblicata nel 1534. Nel 1535 Tyndale venne arrestato a Bruxelles, e l'anno seguente fu condannato a morte con l'accusa di diffondere il luteranesimo. Venne legato ad un palo, strangolato e il suo corpo venne, in seguito, bruciato sul rogo. Si narra che le sue ultima parole siano state: “Signore, apri tu gli occhi al Re d'Inghilterra!”.


[3] Riportiamo qui il primo decreto sui libri sacri del Concilio di Trento, Sessione IV (8 Aprile 1546).

Il sacrosanto, ecumenico e generale concilio tridentino, legittimamente riunito nello Spirito Santo, sotto la presidenza dei medesimi tre legati della sede apostolica, ha sempre presente che, tolti di mezzo gli errori, si conservi nella chiesa la stessa purezza del Vangelo, quel Vangelo che, promesso un tempo attraverso i profeti nelle scritture sante, il signore nostro Gesù Cristo, figlio di Dio, prima promulgò con la sua bocca, poi comandò che venisse predicato ad ogni creatura per mezzo dei suoi apostoli, quale fonte di ogni verità salvifica e della disciplina dei costumi. E poiché il sinodo sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte - che raccolte dagli apostoli dalla bocca dello stesso Cristo e dagli stessi apostoli, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, tramandate quasi di mano in mano, sono giunte fino a noi, — seguendo l’esempio dei padri ortodossi, con uguale pietà e pari riverenza accoglie e venera tutti i libri, sia dell’antico che del nuovo Testamento, - Dio, infatti, è autore dell’uno e dell’altro ed anche le tradizioni stesse, che riguardano la fede e i costumi, poiché le ritiene dettate dallo stesso Cristo oralmente o dallo Spirito santo, e conservate con successione continua nella chiesa cattolica. E perché nessuno possa dubitare quali siano i libri accettati dallo stesso sinodo come sacri, esso ha creduto opportuno aggiungere a questo decreto l’elenco. Dell’Antico Testamento: i cinque di Mosè, e cioè: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Ruth; i quattro dei Re; i due dei Paralipomeni; il primo e il secondo di Esdra (che è detto di Neemia); Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe; i Salmi di David; i Proverbi, l’Ecclesiaste, il Cantico dei cantici, la Sapienza, l’Ecclesiastico, Isaia, Geremia con Baruch, Ezechiele, Daniele; i dodici Profeti minori, cioè: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia; i due dei Maccabei, primo e secondo. Del nuovo Testamento: i quattro Evangeli: secondo Matteo, Marco, Luca, Giovanni; gli Atti degli apostoli, scritti dall’evangelista Luca; le quattordici Lettere dell’Apostolo Paolo: ai Romani, due ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, due ai Tessalonicesi, due a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei; due dell’apostolo Pietro, tre dell’apostolo Giovanni, una dell’apostolo Giacomo, una dell’apostolo Giuda, e l’Apocalisse dell’apostolo Giovanni. Se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, interi con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella chiesa cattolica e come si trovano nell’edizione antica della volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni, sia anatema.Sappiano quindi tutti, con quali argomenti lo stesso sinodo, posto il fondamento della confessione della fede, procederà, e soprattutto di quali testimonianze e difese si servirà nel confermare gli insegnamenti e nel riformare i costumi nella chiesa.


[4] Riportiamo qui il secondo decreto sui libri sacri del Concilio di Trento, Sessione IV (8 Aprile 1546).

Lo stesso sacrosanto sinodo, considerando, inoltre, che la chiesa di Dio potrebbe ricavare non piccola utilità, se si sapesse quale, fra tutte le edizioni latine dei libri sacri, che sono in uso, debba essere ritenuta autentica, stabilisce e dichiara che questa stessa antica edizione volgata, approvata nella chiesa dall’uso di tanti secoli, si debba ritenere come autentica nelle pubbliche letture, nelle dispute, nella predicazione e che nessuno osi o presuma respingerla con qualsiasi pretesto. Inoltre, per reprimere gli ingegni troppo saccenti, dichiara che nessuno, basandosi sulla propria saggezza, negli argomenti di fede e di costumi, che riguardano la dottrina cristiana, piegando la sacra Scrittura secondo i propri modi di vedere, osi interpretarla contro il senso che ha (sempre) ritenuto e ritiene la santa madre chiesa, alla quale spetta di giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle sacre scritture o anche contro l’unanime consenso dei padri, anche se queste interpretazioni non dovessero esser mai pubblicate. Chi contravvenisse sia denunciato dagli ordinari e punito secondo il diritto. Ma, volendo anche com’è giusto, imporre un limite in questo campo agli editori, i quali, ormai, senza alcun criterio - credendo che sia loro lecito tutto quello che loro piace — stampano, senza il permesso dei superiori ecclesiastici, i libri della sacra scrittura con note e commenti di chiunque indifferentemente, spesso tacendo il nome dell’editore, spesso nascondendolo con uno pseudonimo, e - cosa ancor più grave, - senza il nome dell’autore, e pongono in vendita altrove, temerariamente, questi libri stampati, il concilio prescrive e stabilisce che, d’ora in poi la sacra scrittura - specialmente questa antica volgata edizione, sia stampata nel modo più corretto, e che nessuno possa stampare o far stampare libri di soggetto sacro senza il nome dell’autore né venderli in futuro o anche tenerli presso di sé, se prima non sono stati esaminati ed approvati dall’ordinario, sotto minaccia di scomunica e della multa stabilita dal canone dell’ultimo concilio Lateranense. Se si trattasse di religiosi, oltre a questo esame e a questa approvazione, siano obbligati ad ottenere anche la licenza dei loro superiori, dopo che questi avranno esaminato i libri secondo le prescrizioni delle loro regole. Chi comunica o diffonde per iscritto tali libri, senza che siano stati prima esaminati ed approvati, sia sottoposto alle stesse pene riservate agli stampatori. Quelli che li posseggono o li leggono, se non diranno il nome dell’autore, siano considerati come autori. L’approvazione di questi libri venga data per iscritto, e quindi sia posta sul frontespizio del libro, sia esso scritto a mano o stampato. L’approvazione e l’esame siano gratuiti, così che le cose da approvarsi siano approvate e siano riprovate quelle da riprovarsi. Volendo infine reprimere il temerario uso, per cui parole e espressioni della sacra scrittura vengono adattate e contorte a significare cose profane, volgari, favolose, vane, adulazioni, detrazioni, superstizioni, incantesimi empi e diabolici, divinazioni, sortilegi, libelli diffamatori, il concilio comanda ed ordina per togliere di mezzo questo irriverente disprezzo, ed anche perché in avvenire nessuno osi servirsi, in qualsiasi modo, delle parole della sacra scrittura per indicare simili cose, che tutti i corruttori e violatori della parola di Dio, siano puniti dai vescovi secondo il diritto o la discrezione dei vescovi stessi.


[5] Si trattava, più precisamente, dei seguenti manoscritti: 1eap (XII secolo), 1r (XII secolo), 2e (XII-XIIIsecolo), 2ap (XII secolo), 4ap (XV secolo) e 7p (XIV-XV secolo).


[6] Secondo Wescott e Hort sarebbe possibile identificare ben quattro grandi famiglie testuali: il testo occidentale, il testo cesariense, il testo bizantino ed il testo neutrale.


[7] Riportiamo qui alcune dichiarazioni di fede dei fratelli evangelici che, durante la Riforma, generarono il panico nella Chiesa Cattolica:


· “È così che, con un simile atto, il nostro fedele Salvatore ha fatto sentire in questo tempo la sua presenza favorevole nella chiesa olandese da anni dolorosamente afflitta. Poiché dopo essere stata liberata dalla mano potente di dio dalla tirannia dell'anticristo romano e dell'orrenda idolatria del papato e conservata spesso miracolosamente dai pericoli di una lunga guerra, questa chiesa, molto fiorente grazie all'accordo che vi si vede in verità di dottrina e disciplina, a lode del suo Dio, per il mirabile accrescimento della Repubblica e la gioia della cristianità riformata fu, da Jacobus Arminius ed i suoi seguaci - avendo essi preso il nome di Rimostranti - prima subdolamente sollecitata, poi apertamente attaccata con diversi errori sia antichi che nuovi”. [Canoni di Dordrecht, IV capoverso, 1618-1619].


· “Non v'è altro capo della chiesa se non il Signore Gesù Cri­sto. Il Papa di Roma non può essere in alcun senso il capo della chiesa, ma è l'anticristo, quell'uomo di peccato e figliolo di perdizione, il quale si innalza nella chiesa contro Cristo, e contro tutto quello che è chiamato Dio”. [Confessione di Fede di Westminster XXV, 6, 1646].


· “Il Papa di Roma non può essere in nessun senso capo della chiesa, ma è l'anticristo, l'uomo del peccato ed il figlio della perdizione il quale si innalza nella chiesa contro Cristo e contro tutto quello che è chiamato Dio e che il Signore annienterà con l'apparizione della sua venuta”. [Confessione di Fede Battista, XXVI, 4, 1689]


[8] Riportiamo alcuni punti tratti dal Catechismo Maggiore di San Pio X (1905). Tali posizioni possono essere criticate o condivise, possono essere considerate opportune o inopportune, oscurantiste o illuminate, prudenti o severe, attuali o superate. Vanno comunque conosciute e rispettate come di solito si rispettano le scelte educative di una buona madre nei confronti dei propri figli.


· 883 D. È necessaria a tutti i cristiani la lettura della Bibbia? R. La lettura della Bibbia non è necessaria a tutti i cristiani, ammaestrati come sono dalla Chiesa, ma però è molto utile e raccomandata a tutti.


· 884 D. Si può leggere qualunque traduzione volgare della Bibbia? R. Si possono leggere quelle traduzioni volgari della Bibbia, che sono riconosciute fedeli dalla Chiesa cattolica, e sono accompagnate da spiegazioni approvate dalla Chiesa medesima.


· 885 D. Perché si possono leggere le sole traduzioni della Bibbia, che sono approvate dalla Chiesa? R. Si possono leggere le sole traduzioni della Bibbia che sono approvate dalla Chiesa, perché essa sola è legittima custode della Bibbia.

· 886 D. Per mezzo di chi possiamo noi conoscere il vero senso delle Sacre Scritture? R. Il vero senso delle Sacre Scritture noi possiamo conoscerlo solo per mezzo della Chiesa, perché solo la Chiesa non può errare nell'interpretarle.

· 887 D. Che dovrebbe fare il cristiano se gli venisse offerta la Bibbia da un protestante o da qualche emissario dei protestanti? R. Se ad un cristiano venisse offerta la Bibbia da un protestante, o da qualche emissario dei protestanti, egli dovrebbe rigettarla con orrore, perché proibita dalla Chiesa; che se l'avesse ricevuta senza badarvi, dovrebbe tosto gettarla alle fiamme, o consegnarla al proprio parroco.

· 888 D. Perché la Chiesa proibisce le Bibbie protestanti? R. La Chiesa proibisce la Bibbie protestanti perché o sono alterate e contengono errori, oppure, mancando della sua approvazione e delle note dichiarative dei sensi oscuri, possono nuocere alla Fede. Per questo la Chiesa proibisce eziandio le traduzioni della Sacra Scrittura già approvate da essa, ma ristampate senza le spiegazioni dalla medesima approvate."

digilander.libero.it/domingo7/LA%20BIBBIA%20VIETATA%20AI%20CRIST...

descubridor
00venerdì 15 giugno 2007 13:33
Cara Presso,
Presumo che , essendo passati alcuni giorni , tu abbia avuto modo di rileggere il tuo copia/incolla.
Non e' giusto che sia solo io a sorbirmelo per risponderti( scherzo).
Come avrai notato l'autore dell'articolo da te postato dice due cose del documento storico che ti ha fatto gridare " hai cantonato" Dapprima che e' un falso e poi che sarebbe un falso.
Ma al di la' di questo che gia' dovrebbe indurci sempre alla cautela per quanto riguarda i documenti storici , tu credi che io abbia tratto il documento dalla W o dalla G ? Guarda che leggo anche altro.
Intanto comincio col dirti una prima cosa . Ci sono a tutt'oggi autori che ritengono ( a quanto mi risulta) il documento come autentico . Bada, non sono tdg ( non so nemmeno se credono in Dio) . Qualche nome?
Comincio con uno
Sergio Tomat ( vedi biografia e opere nel Web).

[Modificato da descubridor 15/06/2007 13.37]

presso
00sabato 16 giugno 2007 16:46
Re:

Scritto da: descubridor 15/06/2007 13.33
Cara Presso,
Presumo che , essendo passati alcuni giorni , tu abbia avuto modo di rileggere il tuo copia/incolla.
Non e' giusto che sia solo io a sorbirmelo per risponderti( scherzo).
Come avrai notato l'autore dell'articolo da te postato dice due cose del documento storico che ti ha fatto gridare " hai cantonato" Dapprima che e' un falso e poi che sarebbe un falso.
Ma al di la' di questo che gia' dovrebbe indurci sempre alla cautela per quanto riguarda i documenti storici , tu credi che io abbia tratto il documento dalla W o dalla G ? Guarda che leggo anche altro.
Intanto comincio col dirti una prima cosa . Ci sono a tutt'oggi autori che ritengono ( a quanto mi risulta) il documento come autentico . Bada, non sono tdg ( non so nemmeno se credono in Dio) . Qualche nome?
Comincio con uno
Sergio Tomat ( vedi biografia e opere nel Web).

[Modificato da descubridor 15/06/2007 13.37]




Mi sto prendendo il tempo per leggere alcuni testi di questo personaggio che mi hai segnalato che però sembrano gia di far parte di quei gruppi che vogliono distruggere il Cristianesimo senza senza ma , vedremo comunque non mi hai detto in quali punti sei contrario o non sono veritieri le cose scritte
Nota non ho capito cosa intendi con W o G scusami
descubridor
00lunedì 18 giugno 2007 13:12
Re: Re:

Scritto da: presso 16/06/2007 16.46


Mi sto prendendo il tempo per leggere alcuni testi di questo personaggio che mi hai segnalato che però sembrano gia di far parte di quei gruppi che vogliono distruggere il Cristianesimo senza senza ma , vedremo comunque non mi hai detto in quali punti sei contrario o non sono veritieri le cose scritte
Nota non ho capito cosa intendi con W o G scusami


W per Rivista Torre di guardia
G per Rivista Svegliatevi
Io ti ho gia' specificato che non so nemmeno se crede in Dio l'autore che ti ho indicato.
Intanto te ne cito un'altra:
Laura Malucelli(Biografia e opere nel Web)
descubridor
00lunedì 9 luglio 2007 18:00
I cristiani e la Bibbia(seconda parte)
Nel 1558 l'inquisitore di Venezia proibi' ai tipografi della citta' di stampare traduzioni in volgare.
L'Indice del 1559( l'elenco dei libri che ai cattolici era proibito possedere senza il permesso dell'autorita' ecclesiastica) vietava in modo perentorio a chiunque di stampare, leggere o possedere una Bibbia in qualsiasi lingua volgare, salvo licenza dell'Inquisizione di Roma.
Successive edizioni dell'Indice mitigarono il divieto.
Il nuovo Indice del 1596 ripristino' il divieto." La Chiesa si apprestava , con una operazione senza precedenti, a sopprimere ogni residua traccia del testo sacro in italiano"( Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo: la censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura(1471-1605),Bologna,Il Mulino,1997,p.197).
Nei decenni successivi centinaia di Bibbie proibite furono sequestrati e dati alle fiamme.
Nel 1605 l'ambasciatore veneziano Francesco Contarini nel difendere la Serenissima minacciata da un interdetto papale disse che i teologi di Venezia non attaccavano la Chiesa ma esponevano semplicemente dei passi della Bibbia.Papa Paolo V allora' sbotto': "Non sapete voi come il tanto leggere la scrittura guasti la religione cattolica?"(Gigliola Fragnito, op. cit.,p. 130).
La Bibbia del Malerni o Malerbi del 1471 fu fatta solo in poche copie e fu tradotta dal latino.
La prima traduzione cattolica in lingua italiana diffusa nel paese fu quella di Antonio Martini, Arcivescovo di Firenze, che fu stampata a Torino nel 1776-1781. Una traduzione dal latino e non dagli originali( Luzzi, La Bibbia-Sua Storia e Storia di Israel,Firenze,1927 pp.128-129; Martini,La Sacra Bibbia,prefazione generale dell'opera,Firenze, ed.1841,p.10).
La prima traduzione completa cattolica dalle lingue originali ebraica , aramaica e greca risulta essere quella del Pontificio Istituto Biblico terminata nel 1959( La Sacra Bibbia,tradotta dai testi originali con note , a cura del P.I.B. di Roma,1961, PP.19-21)

[Modificato da descubridor 09/07/2007 18.01]

descubridor
00mercoledì 11 luglio 2007 12:09
L'Inquisizione(prima parte)
Questa sezione della mia ricerca la suddividero'in diverse parti.Questo non perche' ci sia un qualche piano narrativo ma solo per problemi di tempo.

Tra il XI e XII secolo le condanne a morte degli eretici non erano piu' inedite, ma diversi nel corpo ecclesiastico erano riluttanti ad accettarle.
Figure come Pier Damiani(1007-1072),Wazo vescovo di Liegi che nel 1144 salvo' alcuni catari,Bernardo di Chiaravalle,Papa Alessandro III,si opposero in qualche modo alla pratica della condanna a morte per eresia.
Ma fu lo stesso Papa Alessandro III a sancire un passaggio fondamentale per la nascita della futura inquisizione.Attraverso cio' che fu deliberato al Concilio Laterano III egli diede ai vescovi esplicito mandato di investigare sugli eretici, anche sulla base del solo sospetto.
Il potere laico aveva funzione di braccio esecutivo della Chiesa(Italo Mereu,Storia dell'intolleranza in Europa,Milano,Bompiani,
2000,p.121).
Innocenzo III(1198-1216), coi decretali Licet heli del 1199 e Qualiter et quando del 1206, stabili' che l'accusa di eresia poteva essere formalizzata anche in base alla "fama pubblica", cioe' le voci che correvano sul conto di una persona( Benazzi-D'Amico,Il libro nero dell'Inquisizione.La ricostruzione dei grandi processi,Casale Monferrato,Edizioni Piemme,1998,p.40).
Nel 1229 un Concilio riunito a Tolosa istitui'ufficialmente il Tribunale della Santa Inquisizione.
In seguito, Papa Gregorio IX (1227-1241), tolse ai vescovi il controllo dei processi contro gli eretici e l'affido' a speciali commissari, scelti fra i domenicani e i francescani(David Christie-Murray,I percorsi delle eresie,Milano,Rusconi,
1998,pp.156-157).
A partire da questo momento l'Inquisizione divenne una struttura autonoma, divenendo un vero e proprio corpo di polizia della Chiesa. Gli inquisitori avevano pieni poteri,di investigazione e di repressione.
Il quadro fu completato da InnocenzoIV (1243-1254),che delibero'
il ricorso alla tortura per"promuovere l'opera di fede in modo piu' veritiero"(David Christie-Murray,op.cit.,p.15).Questa avrebbe dovuto essere assolta dalle autorita' secolari ma poi fu concesso di applicarla anche agli inquisitori e loro assistenti, con la possibilita' di assolversi reciprocamente(David Christie-Murray, op. cit., p.15)
descubridor
00lunedì 16 luglio 2007 11:55
L'Inquisizione(seconda parte).
I territori della cristianita' furono divisi in distretti, corrispondenti alle Province degli Ordini mendicanti.
Ad ogni distretto veniva assegnato un inquisitore. Tale inquisitore portava con se'dei poliziotti, spie e torturatori.
Qualche giorno prima che l'inquisitore arrivasse in un certo villaggio o paese, un predicatore mandato in avanscoperta prometteva indulgenze per tutti coloro che avessero rinnegato convinzioni eretiche e fatto il nome di altri peccatori(David Christie-Murray, I percorsi delle eresie: viaggio nel dissenso religioso dalle origini all'eta' contemporanea, Milano, Rusconi,1998. p.15).
Contemporaneamente anche il potere temporale, timoroso di scomuniche , interdetti o vere e proprie crociate da parte della Chiesa Cattolica , si uni' nella repressione. Nel 1184 Federico Barbarossa dichiaro' fuorilegge gli eretici.
Nel 1197 Pietro d'Aragona li condanno' al rogo. In Francia la pena al rogo, gia' applicata di fatto divenne legge nel 1270. In Inghilterra fu approvata solo nel 1401, con lo statuto dal nome sinistro di De Haeretico Comburendo( David Christie-Murray,op.cit.,p.15[SM=g27989].
Cosi' il legame tra trono e Chiesa divenne uno dei tratti caratteristici dell Inquisizione. I tribunali dell'Inquisizione emettevano le condanne ma chi si sporcava le mani era il "braccio secolare".
Justee
00martedì 17 luglio 2007 23:09
Re:

Scritto da: descubridor 16/07/2007 11.55
L'Inquisizione(seconda parte).
I territori della cristianita' furono divisi in distretti, corrispondenti alle Province degli Ordini mendicanti.
Ad ogni distretto veniva assegnato un inquisitore. Tale inquisitore portava con se'dei poliziotti, spie e torturatori.
Qualche giorno prima che l'inquisitore arrivasse in un certo villaggio o paese, un predicatore mandato in avanscoperta prometteva indulgenze per tutti coloro che avessero rinnegato convinzioni eretiche e fatto il nome di altri peccatori(David Christie-Murray, I percorsi delle eresie: viaggio nel dissenso religioso dalle origini all'eta' contemporanea, Milano, Rusconi,1998. p.15).
Contemporaneamente anche il potere temporale, timoroso di scomuniche , interdetti o vere e proprie crociate da parte della Chiesa Cattolica , si uni' nella repressione. Nel 1184 Federico Barbarossa dichiaro' fuorilegge gli eretici.
Nel 1197 Pietro d'Aragona li condanno' al rogo. In Francia la pena al rogo, gia' applicata di fatto divenne legge nel 1270. In Inghilterra fu approvata solo nel 1401, con lo statuto dal nome sinistro di De Haeretico Comburendo( David Christie-Murray,op.cit.,p.15[SM=g27989].
Cosi' il legame tra trono e Chiesa divenne uno dei tratti caratteristici dell Inquisizione. I tribunali dell'Inquisizione emettevano le condanne ma chi si sporcava le mani era il "braccio secolare".



La "leggenda nera" dell'Inquisizione

di Rino Cammilleri

Comparso in Fogli n. 131/32, agosto/settembre 1988.



Il famoso best-seller di Umberto Eco, Il nome della rosa, e il film che ne è stato tratto, hanno riproposto il più classico tra gli argomenti della propaganda illuministica anticattolica: l'inquisizione. Da più di due secoli questo antico tribunale ecclesiastico rappresenta nella coscienza dei credenti una sorta di "scheletro nell'armadio", un brutto ricordo da rimuovere, un complesso d'inferiorità che insidia ogni slancio apologetico. L'impaccio per il proprio passato o, come si usa dire, per il proprio retroterra storico-culturale, per le proprie radici, non è certo il miglior punto di partenza per far diventare la fede "cultura", secondo l'incitamento di Giovanni Paolo II a Loreto durante il discorso al convegno della Chiesa italiana (11 aprile 1985).

Il dovere dell'intellettuale cattolico nei confronti della verità richiede un instancabile lavoro di studio e di diffusione della verità storica, perché sia fatta luce negli angoli più bui, ove ce ne siano. Delucidare, con serenità e franchezza, argomenti "scomodi" non potrà che giovare alla causa della verità, anche perché in non pochi casi si potrà accertare che le cose non sono andate così come disinvoltamente sono state raccontate e come acriticamente le abbiamo recepite. Chi pensa oggi all'Inquisizione rievoca per lo più le immagini che il film di Arnaud ci ha mostrato: roghi, processi-farsa, sadismo. Così come il Medioevo, l'unica epoca di presunto sottosviluppo che ci abbia dato le cattedrali - secondo l'incisiva espressione di Régine Pernoud - viene associato al fanatismo, al buio, alla sporcizia, alla depravazione morale. Nulla più lontano dalla realtà storica, ma quanti leggono libri di saggistica seria e ben documentata? Eppure forse mai come al presente l'interesse per il Medioevo è stato tanto vivo e la ricerca storiografica così avanzata. Lo stesso libro di Eco - vero capolavoro di ingegneria romanzistica, più comprato che letto - presta il fianco a non poche critiche sul piano dell'attendibilità storica. L'autore stesso, del resto, non ha mai fatto mistero dell'intento "apologetico" della sua opera, in cui si celebra sostanzialmente il pensiero radical-nichilistico moderno. Il film ne è poi un'ulteriore riduzione in chiave "gotica", più attento ai risultati di botteghino che ad altro. È un fatto che molti hanno visto esaurire la loro cultura storica nel libro di testo scolastico, spesso ignorando che generalmente i libri di scuola Sono tratti da altri libri, i quali rimandano ad altri ancora. Risalendo la china si può tuttavia scoprire che alla radice di tanta divulgazione scolastica si trovano opere di due secoli fa e che spesso tali opere "storiche" sono da annoverare tra i romanzi. Detto altrimenti, molte volte alla base di intere concezioni storiche c'è solo l'autorità di "uno" studioso sette-ottocentesco. Emblematico è il caso della leggenda dei "terrori dell'anno Mille derivata da Jules Michelet e ancora perdurante quantunque sia ampiamente dimostrato che nell'anno in questione pochissimi erano in grado di calcolare le date; basti pensare che non e era nemmeno univocità di calendario.

È da tener presente che purtroppo solo studiosi già affermati possono permettersi il lusso di trascorrere mesi in un archivio vescovile - magari all'estero - per cercare la documentazione che occorre loro. Così come altrettanto problematico è trovare editori disposti a pubblicare ricerche in contrasto con le opinioni correnti o col mercato. A ciò si aggiunga il fatto che il Medioevo fu una civiltà essenzialmente orale. I pochi documenti scritti, inoltre, non si rinvengono là dove sarebbe logico - per la nostra mentalità - trovarli. Ecco un esempio: spesso gli storici dell'età medioevale hanno dovuto desumere notizie sulla politica del tempo da documenti relativi a visite pastorali, dove erano state annotate per inciso, magari al fine di datarle. I processi dell'Inquisizione, fortunatamente, sono tutti redatti per iscritto da un vero e proprio notaio. Così dettava la procedura obbligatoria, che per quei tempi costituiva una vera e propria novità. Orbene, le ricerche storiche scientificamente condotte demoliscono completamente i luoghi comuni sull'argomento. Uno specialista danese, Gustav Henningsen, ha spogliato con l'ausilio del computer più di cinquantamila processi della famigerata Inquisizione spagnola lungo l'arco di centocinquant'anni circa, reperendovi solo l'uno per cento di condanne a morte. Basta un semplice calcolo per costatare quanto si sia lontani da quei milioni di vittime" che la pubblicistica anticlericale s'è inventata. Luigi Firpo, storico "laico", intervistato da Vittorio Messori (cfr Inchiesta sul cristianesimo, Sei, Torino 1987) ha dichiarato serenamente che "davanti a quel tribunale, più che dei colpevoli di reati di opinione, dei paladini della libertà di pensiero, comparvero dei delinquenti comuni, delle persone colpevoli di atti che anche il diritto moderno considererebbe reati [...]. Gli Ucciardone e le Rebibbia di oggi sono le vere bolge infernali rispetto alle troppo diffamate celle dell'Inquisizione [...]; era, per esempio, prescritto che lenzuola e federe si cambiassero due volte alla settimana: roba da grande albergo [...]. Una volta al mese, i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di che avessero bisogno. Mi sono imbattuto in un recluso friulano che chiese di avere birra al posto del vino. Il cardinale ordinò che si provvedesse ma, non riuscendo a trovare birra a Roma, ci si scusò con il prigioniero, offrendogli in cambio una somma di denaro perché si facesse venire la bevanda preferita dalla sua patria" .

Prima di tracciare brevemente la storia dell'Inquisizione, è opportuno sgombrare il campo da un equivoco su cui forse non si è riflettuto abbastanza: oltre all'Inquisizione cattolica, dopo la Riforma ci fu anche un'Inquisizione protestante. È ben nota l'ossessione per la presenza del demoniaco che caratterizzò la mentalità di Lutero e di Calvino. Tutta la letteratura horror fiorita attorno alle "streghe di Salem" non pone in evidenza (né era tenuta a farlo) non avendo ambizioni storiografiche) distinzioni d'epoca o di territorio. Vi faremo più lungo accenno in seguito.

Perché nasce l'Inquisizione

Quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'impero romano, gli imperatori ritennero loro dovere reprimere l'eresia anche con la morte, giacché nell'eretico ravvisavano non a torto l'eversore dell'ordine costituito. In precedenza, le prime grandi persecuzioni contro i cristiani erano state invocate proprio dall'atteggiamento degli eretici montanisti nei confronti dello Stato.

Questi rifiutavano infatti di prestare obbedienza all'autorità romana e di servire nell'esercito, al contrario dei cristiani ortodossi che erano numerosi nelle legioni e che non di rado occupavano alte cariche pubbliche. Se ripensiamo al processo di Gesù, possiamo costatare la riluttanza dello stesso Pilato a ritenere il Galileo un sovversivo nonostante l'insistenza dei Giudei. Proprio l'antiromanesimo giudaico ritornava nell'eresia montanista; esso diede luogo a non poche rivolte armate contro le autorità, talché gli imperatori pagani, poco propensi a sottili "distinguo" teologici in quello che per loro era uno dei tanti culti dell'impero, finivano spesso per fare d'ogni erba un fascio. Le Apologie, come quella più famosa di Tertulliano, non erano che scritti a difesa della lealtà cristiana alle istituzioni, indirizzati all'imperatore nel tentativo di scongiurare le persecuzioni e gli eccidi.

Mutato lo spirito dei tempi, nel IV e V secolo la repressione si indirizzò verso gli eretici, per i motivi già esposti. La Chiesa non si oppose alle sanzioni che il potere civile emanava. Tuttavia, per la penna di san Giovanni Crisostomo si dichiarò contraria alla loro messa a morte, perché Dio ne attendeva la sempre possibile conversione. Dal VI fino al X secolo gli eretici furono praticamente lasciati in pace in quanto propugnavano deviazioni di contenuto esclusivamente teologico; le dispute c'erano, e assai aspre, ma per lo più verbali.

Le cose presero altra piega quando insorsero le eresie a carattere popolare - oggi diremmo sociale" - in cui dal dissenso dottrinario si passava alla critica eversiva dell'assetto politico-istituzionale. Più che dallo scontro con l'Islàm, la cristianità medioevale vide infatti minacciata la sua Sopravvivenza come civiltà proprio da queste eresie.

Gli ultimi quattrocento anni del Medioevo, fino all'esplosione della rivoluzione protestante, furono letteralmente costellati di eresie; catari, patarini, leonisti, speronisti, arnaldisti amalriciani, guglielmiti, apostolici, dolciniani (quelli di cui parla il romanzo di Eco), umiliati, passagini e altri ancora. La lista è molto più lunga, ma basta a dar l'idea di come il Medioevo sia stato un'era densa di tensioni e conflitti, ben più gravi delle pestilenze.

Queste eresie - come si osservava - non erano semplici manifestazioni di dissenso teologico, ma veri e propri movimenti anarcoidi contro il potere politico e la società civile. Innanzi alle frequenti esplosioni di fanatismo l'autorità civile interveniva applicando le leggi, che all'epoca prevedevano punizioni quasi esclusivamente corporali (il carcere come pena è stato "inventato" dalla Chiesa; era una sanzione ecclesiastica applicabile solo ai chierici). Talché gli eretici finivano il più delle volte impiccati o bruciati, spesso dalla furia del popolo sdegnato e impaurito per i loro eccessi. Ma nella confusione dei linciaggi o dei processi sommari imbastiti dai principi e signori feudali, non di rado interessati più alla confisca dei beni del reo, capitava a volte che a farne le spese fossero persone assolutamente immuni da eresia.

Poteva inoltre accadere che qualcuno venisse falsamente accusato dal vicino invidioso, o che fossero divenuti eretici perché nel loro villaggio tutti lo erano, e pertanto ne temevano i soprusi. Altre volte, invece, si trattava di gente caduta in errore per ignoranza, così che il giudice civile raramente aveva la competenza teologica necessaria per stabilire con esattezza il confine tra ortodossia ed eresia.

Per tutti questi motivi la Chiesa decise di istituire il tribunale dell'Inquisizione. Solo esperti ecclesiastici potevano asserire con certezza chi fosse davvero eretico, garantirgli un giusto e formale processo e persuaderlo, ove possibile, a rientrare nella Chiesa. L'Inquisizione nacque proprio per digli eretici dagli abusi e per arginare il fenomeno, avendo di mira la salvezza di quante più anime possibile. Infatti, come vedremo, l'eretico pentito riceveva solo sanzioni spirituali; veniva consegnato all'autorità civile solo se aveva commesso qualche reato.

È opportuno tuttavia soffermarsi brevemente sulla più nefasta, nonché più persistente e diffusa, di queste eresie medioevali, per comprendere appieno la portata e il significato che ebbe il sacro tribunale: il catarismo.

L'eresia dai molti nomi

Catari, albigesi, bogomili, bulgari, tessitori, patari: tutti nomi diversi dello stesso fenomeno; anzi, proprio questa varietà di appellativi testimonia l'incredibile diffusione che ebbe la setta. I suoi adepti, che non disdegnavano alleanze persino coi musulmani pur di colpire la cristianità, erano penetrati profondamente in tutti gli strati sociali e specialmente in quello che oggi chiameremmo "sottoproletariato urbano", anche se non pochi principi e signori "simpatizzavano" (O li proteggevano per avversione al clero, in un'epoca in cui il potere doveva fare i conti con la presenza di sacerdoti e vescovi che ubbidivano al Papa prima che al principe: ricordiamo il lunghissimo braccio di ferro tra Papato e Impero per il controllo delle investiture vescovili).

Il fascino esercitato dai catari, soprattutto sulle persone più deboli e semplici, era dovuto più che altro alla loro apparente austerità di vita. Digiunavano spesso, non toccavano vino e carne, praticavano la povertà e la castità assolute. La loro dottrina era di tipo manicheo, incentrata cioè sulla credenza in due divinità: l'una buona, l'altra malvagia. A quest'ultima sarebbe da ascrivere la creazione del mondo; di qui la rigida ascesi per sottrarsi alla tirannia della materia e il divieto assoluto di generare per non perpetuare il peccato originale.

Gli adepti dovevano deporre tutti i loro beni ai piedi dei "perfetti" e rifiutare ogni servizio al mondo, come per esempio obbedire alle autorità, impugnare le armi, prestare giuramento. Negavano. inoltre, la realtà dell'Incarnazione, perché Cristo - a loro avviso - era un angelo e al suo posto sarebbe stato crocifisso un demonio. L'unico sacramento ammesso dai catari era il cosiddetto consolamentum, che poteva essere impartito una sola volta nella vita: chi fosse ricaduto nel peccato dopo averlo ricevuto, non avrebbe avuto più alcuna speranza di salvezza.

Ai "perfetti" era di fatto consentito ogni eccesso, perché ormai al di sopra del peccato, mentre il divieto di procreazione (che avrebbe significato l'estinzione del genere umano se generalizzato) finiva talvolta nella pratica della sodomia e di altri abusi sessuali contro natura. Chi riceveva il consolamentum spesso si suicidava o veniva ucciso subito dopo, per tema che ricadesse nel peccato (la cosiddetta "endura"), e a farne le spese erano soprattutto i malati e i bambini.

I furti, le rapine e gli omicidi erano permessi e incoraggiati, poiché ogni realtà materiale era partecipe del male. Se aggiungiamo che la civiltà medioevale era strutturalmente fondata sul "patto feudale" - cioè sul giuramento di fedeltà, che ai catari era vietato - abbiamo il quadro esatto della situazione. I capi della setta, perpetuamente itineranti, erano pressoché imprendibili: nelle maglie della giustizia - o nell'ira popolare - incappavano quasi sempre sprovveduti adepti.

Insomma il catarismo, lungi dall'essere una semplice manifestazione di libertà di pensiero, era la teorizzazione della violenza e dell'anarchia, nonché la condanna senza appello di ogni sforzo teso a migliorare le condizioni materiali di vita.

La reazione della Chiesa

Le basi dell'Inquisizione medioevale furono gettate durante il Concilio di Tours del 1163, presieduto da Alessandro III. Il tribunale si configurò subito con caratteri di assoluta novità: i vescovi erano incaricati di ricercare gli eretici e convincerli a desistere dall'eresia. Perché ricercarli? Perché l'eresia era così diffusa che nessuno osava farsi avanti - per accusare o per costituirsi - nel timore di rappresaglie.

Ma il successo dell'iniziativa fu scarso. I vescovi vivevano in loco e spesso avevano paura essi stessi. Più che una direttiva venuta da lontano, da Roma, poté l'amore del quieto vivere. Furono allora istituiti i legati pontifici, mandati direttamente dal Papa col potere di deporre gli stessi vescovi ove trovati negligenti nel compiere il loro ufficio.

Questa seconda Inquisizione (detta "legatina" per distinguerla dalla precedente "episcopale") fu affidata ai Cistercensi, che giravano per l'Europa predicando e disputando pubblicamente con gli eretici. Fu proprio l'insuccesso di questo ulteriore tentativo a convincere, nel 1206, san Domenico a impegnarsi nella predicazione itinerante, a piedi nudi e vivendo di elemosina. I predicatori domenicani nacquero appunto per contrastare l'eresia catara, opera non esente da pericoli (due anni più tardi gli eretici assassinavano il legato papale Pietro di Castelnau).

La data ufficiale di nascita dell'Inquisizione vera e propria è il 1233, anno in cui Papa Gregorio IX ne investì formalmente l'Ordine domenicano. E questa l'Inquisizione detta "monastica", in cui l'inquisitore non era più un semplice predicatore, ma un vero giudice, permanente e stabile. A far decidere il Pontefice fu l'atteggiamento di quello che è passato alla storia come il sovrano "illuminato" per eccellenza, Federico II, cui si deve l'introduzione ufficiale del rogo per gli eretici. Costui, scomunicato più volte, era notoriamente più interessato alla confisca dei beni degli eretici che alla salvezza delle loro anime. Il Papa decretò che il presunto eretico fosse sottratto alla giustizia civile e sottoposto all'Inquisizione, la sola legittimata ad agire in materia di fede.

Ai Domenicani vennero subito affiancati i Francescani, di recente istituzione. I due Ordini apparivano come mandati dalla Provvidenza al momento opportuno: la profonda preparazione teologica dei membri e la povertà autenticamente vissuta ne garantirono immediatamente l'immensa popolarità. Il frate non era nativo dei luoghi ove peregrinava, né era possibile che fosse attratto dalla cupidigia dei beni da confiscare a cagione del voto di povertà; a piedi nudi, contrapponeva ben altra austerità a quella apparente dei catari, così come il pericolo non lo spaventava affatto. La gente accorreva fiduciosa sotto la protezione dell'Inquisizione monastica, il cui successo fu immediato.

La "leggenda nera" narra di innumerevoli "vittime" dell'Inquisizione così come indugia a descrivere la crudeltà dei giudici. È per contro auspicabile che prima o poi qualcuno ponga mano a una storia delle vittime degli eretici, come san Pietro da Verona massacrato in un agguato. Per quanto riguarda l'altro aspetto della "leggenda", cioè la presunta crudeltà dei monaci inquisitori, ci limitiamo a citare le direttive che Bernardo Gui impartiva ai suoi subordinati: «In mezzo alle difficoltà e ai contrasti l'inquisitore deve mantenere la calma né mai cedere alla collera o all'indignazione [...]. Non si lasci commuovere dalle preghiere o dall'offerta di favori da parte di quelli che cercano di piegarlo; ma non per questo egli deve essere insensibile sino a rifiutare una dilazione oppure un alleggerimento di pena a seconda delle circostanze e dei luoghi. Nelle questioni dubbie sia circospetto, non creda facilmente a ciò che pare probabile e che spesso non è vero; né sia facile a rigettare l'opinione contraria, perché sovente ciò risultare vero. Egli deve ascoltare, discutere e sottoporre a un diligente esame ogni cosa, al fine di raggiungere la verità. Che l'amore della verità e la pietà, le quali devono sempre albergare nel cuore di un giudice, brillino dinanzi al suo sguardo, sicché le sue decisioni non abbiano giammai ad apparire dettate dalla cupidigia o dalla crudeltà».

La procedura

Cerchiamo ora di tracciare a grandi linee la procedura inquisitoriale.

L'inquisitore doveva essere esperto di diritto e di teologia, essere di notoria santità di vita e avere più di quarant'anni. Quest'ultimo requisito assume particolare rilevanza, ove si consideri che a quell'epoca si diventava vescovi a età molto inferiore. D'altronde il Medioevo non teneva in alcun conto l'età: tutta l'educazione era per così dire intesa a far uscire l'individuo dallo stadio infantile il più presto possibile; la nozione stessa di "balocco" quale l'abbiamo oggi era pressoché sconosciuta, essendo il bambino provvisto degli stessi strumenti di lavoro degli adulti, naturalmente in dimensione ridotta.

L'inquisitore rispondeva direttamente soltanto al Papa. Era competente a giudicare i soli battezzati, per cui gli Ebrei e i musulmani erano fuori della sua giurisdizione. Questo può sembrare ovvio, ma non è inutile sottolinearlo: un tribunale della fede poteva giudicare solo i fedeli.

Il giudice era generalmente accompagnato da un confratello, reclutato con gli stessi criteri. Non poteva emanare sentenze senza aver prima ascoltato il vescovo locale e sentito il parere obbligatorio dei boni viri. Erano costoro una vera e propria giuria, cosa che costituiva una novità assoluta per quei tempi. Scelti tra esperti di diritto, chierici o laici, in numero variabile (talvolta anche cinquanta), erano tenuti al segreto ed era loro taciuto il nome dell'imputato. L'ufficio era gratuito.

L'altra novità era il notaio, che fungeva da cancelliere e aveva l'obbligo di mettere per iscritto tutte fasi della procedura, le deposizioni e le testimonianze: a garanzia di trasparenza assoluta.

L'inquisitore, giunto in un luogo noto per essere infestato di eretici, si presentava subito al vescovo. Poi riuniva il popolo e teneva una predica sulla fede, scongiurando gli eretici di presentarsi spontaneamente. A tal fine veniva loro concesso il tempus gratiae, da quindici giorni a due mesi. Chi si fosse confessato era senz'altro assolto. Spesso la confessione avveniva in segreto per evitare che il penitente andasse incontro a difficoltà.

In pari tempo, gli eretici professi venivano invitati a presentarsi sulla parola. Gli imputati potevano ricusare i testimoni se dimostravano che questi avevano motivo di essere malevoli nei loro confronti. L'inquisitore non poteva giudicare un imputato, ove costui in passato gli avesse nociuto.

Giunge qui opportuna qualche considerazione intesa a dissipare tenaci equivoci sull'uso della tortura. Pratica diffusissima nei tribunali secolari durante gli ultimi secoli del Medioevo, in concomitanza col rifiorire degli studi di diritto romano (che ne faceva largo uso, specialmente nei confronti degli schiavi e per delitti particolarmente efferati), la tortura non fu, contrariamente a quel che si ritiene, quasi mai adoperata dall'Inquisizione. Su 636 processi celebrati a Tolosa dal 1309 al 1323, ad esempio, fu usata una sola volta verso un imputato notoriamente pericoloso e già reo confesso. "Ecclesia abhorret a sanguine" è una frase che ricorre spesso nei documenti. Dalle fonti si ricava inoltre che gli inquisitori non nutrivano alcuna fiducia nelle confessioni estorte, perché quasi mai veritiere.

Le pene inflitte

Da ultimo, era sempre presente il rischio per l'inquisitore di incorrere in gravissime responsabilità, poiché l'imputato poteva sempre appellarsi al Papa. Diversi inquisitori finirono i loro giorni in carcere a causa della loro eccessiva severità. Emblematico il caso di Roberto il Bulgaro, Inquisitore Generale, rimosso dall'incarico e severamente punito. Si trattava di un cataro convertito che si dedicò a estirpare l'eresia con una durezza che dal Papa venne giudicata abnorme. In più, l'imputato aveva diritto a un avvocato e i testimoni dovevano essere almeno tre. Inoltre, la testimonianza di gente notoriamente malfamata era considerata nulla. Le pene erano esclusivamente spirituali: pellegrinaggi, penitenze, preghiere; i più facoltosi potevano essere condannati a elargire somme di denaro a enti di beneficenza.

Se all'eresia era connesso qualche reato, interveniva il braccio secolare, ma l'inquisitore aveva facoltà di mitigare, commutare e anche condonare le pene. Al riguardo merita rilevare che fu l'Inquisizione a introdurre la "licenza" a favore dei carcerati, per malattia loro o dei congiunti, per attendere al lavoro dei campi, per buona condotta. Sul trattamento dei detenuti, valgano le osservazioni dello storico Firpo all'inizio di queste note.

Il "carcere" dell'Inquisizione si configurava tuttavia in modo diverso dal nostro. Le espressioni latine che si rinvengono nei documenti - "carcere perpetuo", prigione irremissibile" - stanno a significare in realtà un periodo di detenzione dai cinque agli otto anni, da scontarsi spesso in convento o addirittura a casa propria.

Agli arresti domiciliari sulla parola fu messo, come è noto, Galileo, di cui diremo più avanti. L'istituzione dell'ergastolo verrà infatti introdotto nelle legislazioni europee solo dopo la Rivoluzione francese. L'ideologia della libertà e dell'eguaglianza, come valori assoluti astrattamente intesi, ravvisava nel carcere la pena ideale: il carcere era "umanitario" (si pensi all'opera dell'illuminista Beccaria), toglieva il bene per eccellenza - la libertà - ed era egualitario perché uguale per tutti, nonché perfettamente graduabile all'entità del crimine.

Jean Dumont, forse il massimo storico dell'Inquisizione, riporta un curioso episodio accaduto nell'àmbito territoriale dell'Inquisizione spagnola (favolisticamente nota per essere stata la più terribile di tutte), che testimonia negli inquisitori una mitezza al limite della dabbenaggine. Pablo de Olavide, intellettuale illuminista (siamo nel 177[SM=g27989], venne condannato dall'Inquisizione al "carcere perpetuo" (cioè a otto anni di convento). Dopo pochi giorni il detenuto cominciò a protestarsi malato e chiese di essere inviato alle terme, in Castiglia. Subito accontentato, continuò a lamentarsi perché le cure prestate erano insufficienti ad assicurargli la guarigione. Fu allora mandato ad altri bagni termali, questa volta in Catalogna. Naturalmente, una volta vicino al confine, l'Olavide non tardò a fuggire in Francia, dove venne accolto come "martire" dell'Inquisizione. In quel Paese Pablo de Olavide terminò la sua esistenza - dopo aver visto il Terrore rivoluzionario - scrivendo in difesa della religione.

Forse molti ignorano che in Spagna, sul finire del secolo XVIII, l'abolizione dell'Inquisizione suscitò un numero impressionante di petizioni popolari volte al suo ripristino.

Le pene comminate dai tribunali civili erano, all'opposto, veramente inumane. Nell'età dell'assolutismo, specialmente, il condannato veniva torturato in più modi anche mentre era condotto al patibolo. Le confraternite religiose, istituite all'occorrenza dalla Chiesa, avevano la funzione di accompagnare il condannato al luogo del supplizio non solo per assicurargli i conforti religiosi, ma soprattutto per evitare che gli fossero inflitte ulteriori sofferenze.

Tutti i documenti evidenziano una mitezza a volte eccessiva dei tribunali inquisitoriali, di contro all'inflessibilità dei Pontefici nel perseguire i giudici troppo severi. E ciò non solo per ragioni di carità, ma anche per motivi politici: i rapporti tra la Chiesa e il potere civile furono quasi sempre tesi durante i secoli in cui fu in vigore l'Inquisizione. Così, ad esempio, in Italia i comuni ghibellini proteggevano ben volentieri i catari, che avevano le loro roccaforti a Venezia e specialmente a Orvieto.

In questa città Cristoforo Tosti, due volte assolto e altrettante volte ricaduto nell'eresia, arrivò a invadere con i suoi il convento dei Domenicani e a picchiare a sangue l'inquisitore. Nuovamente inquisito, la pena si limitò al bando.

Per parte sua Giovanni Boccaccio, nel Decamerone, mise alla berlina l'inquisitore di Firenze e non ebbe alcun fastidio. Qualche tempo prima, nel 1258, le autorità fiorentine avevano addirittura espulso l'inquisitore Giovanni Oliva, impedendogli persino di predicare.

Come si può osservare, la vita dell'inquisitore non facile, stretto tra gli eretici e l'autorità civile da un lato, e la severa vigilanza pontificia dall'altro. Nessuna meraviglia che l'ufficio fosse accettato sempre con riluttanza. Tuttavia, con le armi della misericordia, il catarismo andò progressivamente estinguendosi. La predicazione incessante degli Ordini religiosi e la protezione del tribunale dell'Inquisizione liberarono la gente dalla paura e dall'ignoranza, le due principali cause che favorirono la grande espansione dell'eresia.

Altro luogo comune che accompagna l'Inquisizione è quello della presunta connessione con la stregoneria.

La Chiesa considerò sempre magia, sortilegi e negromanzia nient'altro che pratiche superstiziose. E per il peccato di superstizione erano competenti, così come per gli altri, il vescovo e il confessore. L'inquisizione se ne occupava soltanto se quelle attività lasciassero sospettare eresie.

D'altronde, nei Paesi cattolici anche l'autorità civile puniva le pratiche magiche solo se comportassero reati veri e propri.

La diffusione della stregoneria nel Medioevo è stata in realtà esagerata da certa letteratura moderna. Come ha acutamente osservato di recente il cardinal Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l'irruzione del cristianesimo nella storia ha avuto l'effetto di liberare l'uomo da antiche millenarie paure. Non a caso Cristo dichiara di essere la "luce" del mondo. Il lieto annunzio che tutta la creazione è sotto l'imperio del Dio unico, Padre buono, fuga le tenebre della superstizione e dissolve l'incubo delle potenze malvagie operanti a danno dell'umanità. Non a caso sono proprio le epoche di maggior indebolimento dei valori cristiani a registrare il puntuale riaffiorare delle vecchie superstizioni, il ritorno alle pratiche esoterico-magiche, al determinismo astrologico e persino alle suggestioni del demoniaco.
Parimenti inquinata da disinformazione e faziosità ideologica è la questione degli Ebrei nel loro rapporto con l'Inquisizione.

Il problema degli Ebrei

Si è già rilevato come l'ebraismo fosse sottratto all'Inquisizione. Gli Ebrei godevano da parte della Chiesa di molteplici garanzie e protezioni; rinomata era la scienza di alcuni di loro e gli stessi Pontefici non disdegnarono di averli spesso come medici personali. Persino l'Inquisizione se ne giovò non di rado come giurati nel corso di processi contro Ebrei convertiti al cristianesimo e caduti in eresia.

In effetti i rapporti tra Ebrei e cristiani furono, a livello di popolo, sempre difficili. Sì consentiva agli Ebrei quel che ai cristiani era vietato, cioè il prestito a interesse o "usura", praticato a un tasso fisso di circa il trenta per cento. Trascorsero secoli rima che i teologi moralisti ammettessero anche per i cristiani la legittimità dell'interesse sul presto.

Spesso i principi cristiani attiravano gli Ebrei sui territori con la promessa di privilegi, per poter fruire dei loro crediti, di rado in verità rimborsati. In tempo di carestia erano sufficienti due o tre usurai per ridurre in miseria intere comunità rurali, essendo l'agricoltura la principale risorsa dell'economia medioevale. Di qui le sporadiche esplosioni della furia popolare, che le autorità riuscivano ad arginare con fatica. A ciò si aggiunga che i cittadini di religione ebraica non erano tenuti - proprio perché non cristiani - all'osservanza della chiusura festiva delle botteghe, la qual cosa veniva vissuta come concorrenza intollerabile, se si considera che nel Medioevo le festività religiose erano innumerevoli. I ghetti vennero istituiti proprio per motivi di ordine pubblico, così da ridurre al minimo i contatti tra le due comunità. La situazione era estremamente delicata in Spagna, dove gli Ebrei costituivano all'incirca il trenta per cento della popolazione. La propaganda negava sull'Inquisizione spagnola ha inizio con l'invasione napoleonica. Prima, al contrario, gli sforzi dei governi francesi - da Richelieu in poi - erano tesi a dimostrare l'insufficiente severità del Tribunale spagnolo, onde accreditare l'opinione che sola Francia difendesse energicamente la fede.

Per inquadrare correttamente la questione occorre considerare che nella Spagna del tardo Medioevo, appena liberatasi dai Mori dopo una lotta plurisecolare, molti Ebrei si erano convertiti al cristianesimo per mera convenienza, giungendo pressoché a dominare nella cultura, nell'economia e nella finanza. Non di rado importanti uffici erano ricoperti da Ebrei convertiti (conversos). Il già citato storico Jean Dumont riferisce che in Spagna la situazione arrivò al punto che in numerose chiese si celebravano riti giudaizzanti, con cerimonie che in taluni casi non avevano quasi più nulla di cattolico. Così che il popolo insorgeva con tumulti improvvisi accomunando in un solo linciaggio Ebrei, conversos veri e conversos falsi. Il compito precipuo dell'Inquisizione spagnola fu appunto quello di stabilire con esattezza secondo giustizia quali fossero i falsi convertiti. Avocando a sé la questione, si può dire che l'Inquisizione abbia avuto in Spagna il merito storico di aver preservato gli Ebrei dalle invidie di quanti in essi ravvisavano solo il ceto sociale economicamente più forte, e di averne garantito la prosperità.

Per ragione d'assoluta imparzialità l'Inquisizione fu affidata proprio a conversos, uno dei quali fu il famigerato Tommaso di Torquemada. Questi, che i romanzi "gotici" ci hanno tramandato come in personaggio torvo e sanguinano, fu in realtà un dei più grandi mecenati del suo tempo, instancabile promotore di amnistie proprio a favore di imputati ebrei. In sintesi è doveroso dire che l'Inquisizione spagnola, perseguendo solo chi simulava di essere cristiano per motivi di carriera, assicurò pace sociale e risparmiò al Paese gli orrori delle guerre di religione che di lì a poco, con l'esplosione protestante, avrebbero insanguinato tante regioni d'Europa.

I Templari e santa Giovanna D'Arco

In queste rapide considerazioni sui più diffusi luoghi comuni intorno all'Inquisizione non va taciuta la dolorosa vicenda dei Templari.

Come è noto, l'Ordine dei Cavalieri del Tempio venne sanguinosamente soppresso agli inizi del 1300. Gli storici sono ormai concordi nel ritenere l'orrendo crimine sia stato ordito dal sempre indebitato Filippo il Bello, re di Francia, al fine di impossessarsi delle ingenti ricchezze dell'Ordine. Clemente V venne praticamente raggirato da uomini al soldo di Filippo, che accusarono i Templari stregoneria e di perversioni sessuali. Siamo al tempo della cattività avignonese, quando la Chiesa era in completa balia dei sovrani francesi.

Fu davvero una vicenda oscura nella storia dell'Inquisizione, così come tale fu in seguito la condanna di Giovanna D'Arco, canonizzata poi da Benedetto XV. Si trattò tuttavia di processi "politici" promossi, nell'un caso, dal re di Francia e, nell'altro, dal sovrano d'Inghilterra, i quali si servirono di figure di comodo nell'assoluto dispregio delle procedure canoniche. I Papi furono tenuti all'oscuro della realtà dei fatti, e in entrambi i processi gli appelli interposti dai condannati non furono nemmeno portati a conoscenza della somma autorità della Chiesa.

Savonarola, Bruno e Campanella

Controversa rimane a tutt'oggi la figura di Girolamo Savonarola, la cui storia non s'intende qui ripercorrere. C'è solo da precisare - ove fosse necessario - che egli mai ebbe a che fare con l'Inquisizione, non essendo eretico. Come è noto, il Savonarola venne impiccato e arso dalle autorità fiorentine (che prima lo avevano protetto, nella complessa vicenda che vide contrapposte le fazioni cittadine) sotto l'accusa di sobillare il popolo.

Diverso è il caso di Giordano Bruno. Il discusso pensatore ebbe il suo momento di maggior fulgore nel secolo scorso, durante il lungo contrasto che oppose i governi liberal-massonici del neonato Regno d'Italia alla Santa Sede. Al filosofo nolano Crispi fece addirittura erigere a Roma un monumento, in piazza Campo dei Fiori.

Nei manuali di liceo ancor oggi Bruno è presentato come "martire del libero pensiero", ma il domenicano Tito Centi, uno dei maggiori tomisti contemporanei, confessava qualche anno fa di non capire in che cosa consista tutta la supposta "profondità filosofica" del pensiero del Nolano. Più rilevanti sono le opere di Tommaso Campanella, ad esempio, che pur viene spesso associato a Giordano Bruno. A proposito di Campanella è da dire che, nonostante la sua posizione dottrinale quanto meno eterodossa, pure fu protetto dal Papa Urbano VIII, che ne favorì la fuga dal Regno di Napoli ove era stato implicato in una congiura. Dopo una vita ricca di peripezie, a motivo delle ostilità che la sua concezione utopica di palingenesi universale suscitava, il filosofo calabro riparò a Parigi dove pubblicò tranquillamente le sue opere. Contrariamente a quanto i più ritengono, morì in terra francese senza subire alcuna persecuzione. Ma torniamo a Giordano Bruno, la cui vicenda è per molti versi esemplare ai fini del nostro discorso. Questo frate domenicano si segnalò subito per le sue opinioni decisamente eretiche sulla verginità della Madonna, sulla transustanziazione, sul culto dei santi, sull'inferno. Si spinse addirittura a sostenere la liceità della fornicazione e della bigamia, perdendosi in confuse teorie sulla trasmigrazione delle anime. Ovviamente le sue posizioni dottrinali richiamarono l'attenzione dell'Inquisizione (siamo nella seconda metà del '500: non si è ancora spenta l'eco della rivoluzione protestante e i massacri conseguenti). Deposto l'abito religioso, Bruno fuggì, peregrinando senza sosta per l'intera Europa.

Fu a Ginevra, dove si fece calvinista. Qui pubblicò un libello giudicato blasfemo e finì in carcere. Dopo esserne uscito, passò prima in Francia e poi in Inghilterra, dove cercò di introdursi alla corte di Elisabetta. Alla regina non piacquero i suoi scritti adulatori, così che Bruno dovette riparare in Germania. In terra luterana indirizzò sermoni celebrativi a Lutero (l' "Ercole" che aveva sconfitto il "lupo" di Roma), ma il suo carattere ombroso e polemico lo costrinse a cambiare più volte città.

Fuggito anche dalla Germania, riparò a Venezia che proteggeva volentieri gli eretici. Qui fu ospite per un certo tempo di Giovanni Mocenigo, al quale aveva promesso di insegnare l'arte della memoria di cui si proclamava maestro. Ma il patrizio veneziano, giudicando insoddisfacente il profitto che traeva dalle lezioni e preoccupato per i discorsi eretici religiosi del filosofo, lo denunciò all'Inquisizione. Il governo della Serenissima colse l'occasione per liberarsi dell'incomodo ospite ordinandone l'estradizione a Roma. In questa città ebbe come inquisitore Roberto Bellarmino, poi santo e Dottore della Chiesa. Posto di fronte alle sue tesi erronee, Giordano Bruno ritrattò dichiarandosi colpevole e pentito.

Quasi immediatamente però, spinto forse dal suo carattere orgoglioso, rinnegò tutto. Allora, nonostante le suppliche di Bellarmino, fu consegnato governatore di Roma che lo reclamava quale eversore dell'autorità costituita (Bruno aveva sempre disdegnato la disputa coi teologi, preferendo predicare direttamente sulle pubbliche piazze). L'autorità civile si premurò di avviarlo velocemente al patibolo, senza dar tempo agli ecclesiastici di reiterare i tentativi (del resto inutili) per indurre Bruno al pentimento.

Galileo

Per la vicenda giudiziaria senz'altro più famosa e meno conosciuta, quella cioè relativa a Galileo Galilei, si rimanda al mio scritto "La verità su Galileo" (Fogli, n. 90, settembre 1984). Qui mi limiterò a osservare che la leggenda ha talmente enfatizzato quel processo da trasformarlo arbitrariamente in una requisitoria della religione contro la scienza. Da allora, infatti, nella coscienza molti credenti è radicato un certo complesso colpa e d'inferiorità nei confronti del sapere fisico-matematico.

Purtroppo solo gli epistemologi, cioè i filosofi della scienza, sanno che Galileo fu processato per le sue posizioni teologiche decisamente eretiche, e non perché asseriva che fosse la terra a girare intorno al sole. Questo era noto fin dal secolo VI avanti Cristo, e Copernico l'aveva teorizzato matematicamente prima di lui. Del resto, il moto della terra poté solo essere intuito da Galileo. La dimostrazione scientifica effettiva fu molto più tarda.

Si ravvisa ancor oggi nella Chiesa della riforma tridentina la massima espressione dell'intolleranza, ma pochi sanno che Galileo aveva diversi figli (tra cui una suora) avuti da una donna che non sposò mai e che nelle fonti non v'è alcuna traccia di critica al riguardo da parte ecclesiastica. Anzi, la Curia pontificia lo teneva in gran conto, elargendogli a più riprese onori e somme di denaro. Carattere turbolento, passò la vita in perpetuo contrasto coi colleghi (che disprezzava apertamente), invidiosi della sua fama e del suo genio.

Furono gli astronomi gesuiti a difenderlo e a confermare le sue prime scoperte astronomiche. E furono i colleghi dell'Università a spingerlo a dichiarare pubblicamente che la Sacra Scrittura dovesse essere corretta sulla scorta delle sue scoperte.

Ma la Bibbia non è un libro scientifico: Bellarmino, che gli era amico e per più anni l'aveva protetto, cercò di comporre la controversia suggerendo a Galileo di insegnare le sue teorie per quel che erano, cioè mere ipotesi matematiche, strumenti inadeguati per trattare di teologia.

Dapprima Galileo acconsentì e la Curia lo colmò di onori e privilegi. Tuttavia in seguito, reso forse più sicuro dalla sua fama ormai universale, fece circolare il Dialogo dei massimi sistemi in cui la teoria eliocentrica era riproposta in modo a dir poco offensivo per lo stesso Pontefice Urbano VIII (adombrato nella figura di Simplicio).

Inquisito ancora, inviò certificato medico in cui denunciava malesseri e depressione. Il processo fu rinviato. Quando non fu più possibile differirlo, l'Inquisizione gli permise di alloggiare in casa dei vari cardinali che se ne contendevano la compagnia. La condanna di Galileo consisté nel recitare per tre anni i Salmi penitenziali una volta alla settimana nella sua villa di Arcetri. La pena fu quasi subito commutata, e lo scienziato ricominciò indisturbato a insegnare le sue teorie.

Tuttavia da quel momento si incrinò l'unità di fede e ragione che san Tommaso e altri pensatori della Scolastica avevano perseguito, e la scienza cominciò a rivendicare quell'autonomia assoluta che rischia oggi di produrre la paventate aberrazioni dell'ingegneria genetica.

Alcune osservazioni di metodo

Si è qui cercato non tanto di denunciare una mentalità profondamente radicata in molte coscienze, quanto di offrire spunti volutamente provocatori in merito all'Inquisizione, tali da stimolare e indurre ad approfondire la verità storica. La verità infatti libera, e la Chiesa non ha nulla da nascondere odi cui vergognarsi nel suo passato. Additare per venti secoli agli uomini d'ogni tempo, con mentalità e passioni molteplici e contrastanti, sempre il medesimo messaggio dovrebbe stupire e far riflettere sull'origine dell'istituzione ecclesiale. E tuttavia, sul piano della mera storicità, non è possibile parlare a uomini di secoli diversi e di molteplici nazionalità senza adottare un linguaggio loro conforme. D'altronde, è antico vezzo cercare di dare giudizi di valore avendo come misura la propria mentalità. Gli uomini di oggi subiscono il fascino di concetti quali "democrazia", "libertà", "uguaglianza"; solo pochi "addetti ai lavori" sono consapevoli che tali idee non avevano alcun significato, ad esempio, per gli uomini del XIII secolo (o ne avevano uno del tutto diverso). Così com'è per noi senza significato il gesto di un cavaliere crociato che passava anni di stenti, di fatiche e di privazioni, solo per avere il diritto di aggiungere al suo blasone gentilizio le insegne del proprio re.

Come argutamente osservava Chesterton, chi non crede più in Dio, lungi dal non credere in niente, finisce col credere a tutto. E, sull'onda della "demitizzazione", si continua a dare per scontata la "secolare connivenza tra Chiesa e potere", dimenticando l'ingiuria di Anagni, la cattività avignonese, la lotta per le investiture, il rifiuto del Papa di sciogliere il matrimonio di Enrico VIII (che provocò lo scisma anglicano), e analoghi altri fatti. Così come si continua a ritenere che i "diritti dell'uomo" siano una conquista della Rivoluzione francese e si dimentica il Terrore, o che prima del 1789 non esisteva neppure la leva militare obbligatoria o, ancora, che i concetti di "persona" e di "dignità umana" sono valori affermatisi con il cristianesimo.

Altra grave deformazione della verità è quella di ritenere che sia stato il messaggio evangelico a minare dall'interno le strutture dell'impero romano, laddove fu il cristianesimo a salvarne l'idea, la cultura e lo spirito delle istituzioni; o che le Crociate siano state promosse per motivi commerciali e di espansione... coloniale, dimentichi di quanti sovrani, cavalieri e semplici fedeli persero vita e beni nel tentativo di recuperare alla cristianità i Luoghi Santi. Al riguardo canta T. S. Eliot: «Solo la fede poteva aver fatto ciò che fu fatto bene, / l'integra fede di pochi,! la fede parziale di molti./ Non avarizia, lascivia, tradimento,/ invidia, indolenza, golosità, gelosia, orgoglio: / non queste cose fecero le Crociate,/ ma furono queste cose che le disfecero». Ciò che questa digressione ha inteso riaffermare è che non si dà convivenza sociale senza difesa di quelli che si considerano valori comuni. Che il regime democratico, fondato sul pluralismo e sulle "regole del gioco", reprima gli eversori di destra e di sinistra, è cosa che non stupisce nessuno. Orbene, c'è stato un tempo in cui gli uomini si riconoscevano nella Res publica christiana e chiedevano alla Chiesa di essere difesi dai falsi profeti, propagatori di idee non di rado aberranti, tali da minacciare gravemente i fondamenti dottrinali, culturali e istituzionali della società religiosa e civile. Fu a questo compito che sovrintese con mitezza e buonsenso il tribunale dell'Inquisizione.

La "leggenda nera" dell'inquisizione nasce con l'Illuminismo, con quegli ideologi che, portando alle estreme conseguenze l'infatuazione umanistica per un mitico mondo precristiano, si denominarono "illuministi", cioè coloro che rischiarano l'intelletto liberandolo dall'errore. Essi intesero i secoli fra l'età classica (quale l'immaginavano nei loro slanci letterari: si pensi all'insistenza sulle vantate virtù civiche dei Romani o alla fantasiosa età dell'oro e al mito del buon selvaggio) e quella dei "lumi" come epoca di tenebre, di mera barbarie, favorita dalla "superstizione" cattolica.

L'Inquisizione venne considerata - e additata - come la carceriera dell'umanità, come un "comitato di salute pubblica" incaricato di scovare ed eliminare il "dissenso", applicando quelle che di volta in volta erano le "direttive" di un presunto Consiglio segreto.

Ma ovviamente né il cristianesimo è una concezione del mondo, né l'Inquisizione fu un tribunale ideologico. Eppure poté tanto la propaganda che i protagonisti della Rivoluzione francese si affrettarono a emanare un decreto che "liberava" le suore dai conventi. Grande dovette essere la loro sorpresa (soprattutto dopo la lettura dei romanzi di Diderot sulla condizione di plagio in cui si sarebbero trovate le monache) quando si avvidero che solamente una decina di suore accettava la "liberazione", preferendo le altre piuttosto la ghigliottina. La storia attesta che là dove la Chiesa ha perduta la sua incidenza sulla società, il sangue è scorso fiumi. Dove invece fu operante l'Inquisizione, e per tutto il tempo in cui lo fu, ai popoli furono risparmiati gli orrori delle guerre di religione.

Ricordavo all'inizio l'equivoco in cui spesso s'incorre non distinguendo opportunamente fra Inquisizione cattolica e Inquisizione protestante.

L'Inquisizione protestante

Proprio lo scisma luterano offre agli storici un proficuo termine di paragone. Si pensi a quel che accadde ai cattolici nei Paesi separatisi da Roma: in Inghilterra, i "papisti" erano impiccati e arsi (l'ultimo fu bruciato nel 1696, e la discriminazione civile proseguì fino alla prima metà dell'Ottocento; in Germania, i contadini trucidati venivano allineati lungo le strade a monito contro ogni tentativo di emancipazione sociale; a Münster, gli anabattisti di Giovanni da Leyda arrivarono al cannibalismo sotto l'influsso delle "profezie" del loro capo; in Francia, gli ugonotti (vittime poi a loro volta, ma per ragioni politiche) si resero responsabili di inauditi massacri.

Si consideri altresì il regime teocratico di Ginevra, dove in poco più di un ventennio Calvino mandò a morte una sessantina di persone per bestemmia, idolatria, adulterio. Squadre di "santi" ispezionavano le case, fustigando gli oziosi e arrestando i peccatori. Un fanciullo di dieci anni fu decapitato perché aveva percosso i genitori. Il medico e letterato Michele Servet fu arso vivo avendo modificato - per sbaglio - una parola del simbolo di fede redatto da Calvino. I processi per stregoneria del Massachusetts (i "puritani" del Mayflower portarono in America anche la loro Inquisizione) sono infine troppo famosi perché vi si accenni.

Rotta insomma la comunione con Roma, e di conseguenza l'unità di dottrina che l'Inquisizione cattolica aveva per secoli preservato, le "Chiese cristiane" si moltiplicarono immediatamente scindendosi, separandosi e inquisendosi l'un l'altra, in un processo che si è espanso in progressione geometrica fino ai nostri giorni. Come i sociologi della religione hanno giustamente rilevato, questa moltiplicazione in sètte e gruppi che si proclamavano unici depositari della verità ha dischiuso la via allo scetticismo e all'incredulità, nonché al materialismo e a tutte le filosofie che comunque vi si sono ispirate. Come da tempo non manca di sottolineare un insigne filosofo, Augusto Del Noce, oggi l'idea stessa di una verità da ricercare è stata rimossa: il problema di Dio non è più neanche un fatto privato; è un "non problema". Il risultato è che la morte di Dio coincide con quella dell'uomo. È questo l'avvertimento che percorre tutto il Magistero dell'attuale Pontefice.

Verità senza pregiudizi

In anni in cui la Dottrina sociale cattolica conosce un promettente rigoglio e il laicato cattolico viene provvidenzialmente maturando la consapevolezza che una fede che non diviene cultura assomiglia al fico sterile del Vangelo, sembra più che mai necessario che ognuno contribuisca alla edificazione di una società a misura d'uomo e secondo il piano di Dio. Per questo, secondo l'alta parola di Giovanni Paolo II, "nel suo più nobile significato la cultura è inseparabile dalla politica, intesa come arte del bene comune, di una giusta partecipazione alle risorse economiche, di una ordinata collaborazione nella libertà". Ma in quest'opera di edificazione non va rinnegato né taciuto il proprio passato. Una civiltà cristiana c'è stata, non è da inventare. Pur con i loro limiti gli uomini del Medioevo concepirono e dispiegarono un grandioso sforzo per fondare l'esistenza su valori trascendenti. Scrisse Leone XIII nell'Enciclica Immortale Dei (1885): «Fu già tempo che la filosofia del Vangelo governava gli Stati, quando la forza e la sovrana influenza dello spirito cristiano era entrata bene addentro nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in tutti gli ordini e ragioni dello Stato, quando la religione di Gesù Cristo, posta solidamente in quell'onorevole grado che le conveniva, fioriva all'ombra del favore dei principi e della dovuta protezione dei magistrati; quando procedevano concordi il sacerdozio e l'impero, stretti tra loro per amichevole reciprocanza di servizi. Ordinata in tal modo la società recò frutti che più preziosi non si potrebbe pensare, dei quali dura e durerà la memoria, affidata a innumerevoli monumenti storici, che niuno artifizio di nemici potrà falsare od oscurare».

Ecco dunque la necessità di riproporre incessantemente, in nome della solidarietà tra le generazioni, una storia dei secoli cristiani libera da preconcetti e opportunismi. Una storia - e un fare storia - che non sia più solo trastullo d'alto livello per intellettuali, ma che appaghi quella fame di chiara e semplice verità a ragione pretesa dai più giovani. Nell'indirizzarsi a loro, durante una celebre omelia del novembre 1974, il cardinal Stepan Wyszynsky esortava: «È venuto il tempo in cui dovete dire ai vostri educatori e professori: insegnateci la verità e non ci distruggete. Non strappateci la fede. Non annientate il nostro modo di vivere cristiano e morale attraverso uno stolto laicismo del quale nessuno comprende il senso e per il quale viene speso tanto denaro. Non ci togliete la fede nel Dio vivente. [...] È venuto il tempo in cui voi, giovani, nelle università e nelle case degli studenti, dovete avere l'ardire di esigere: non ci strappate la fede perché non ci potete dare nulla di più prezioso in cambio».

Conformemente a una massima del tempo, gli uomini della cristianità medioevale pensavano sé stessi come nani appollaiati sulle spalle di giganti. Nani sì, ma che potevano veder più lontano proprio perché tenevano nel giusto conto la tradizione. L'Inquisizione fu un istituto storicamente necessario. Se viene studiata correttamente, basandosi cioè sui fatti e non muovendo da pregiudizi o mettendo "le mani avanti" come il Ciampa pirandelliano" la fede del credente avrà un'ulteriore conferma.
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