Il Cattolico deve.....

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Justeee
00martedì 17 ottobre 2006 12:32
Sempre dal mio viaggiare in macchina alcuni utenti di Radio Maria , hanno espresso delle loro opinioni sulla Catechesi del Sacerdote , ma la domanda più frequente era , ma dove sono i Cattolici , ed infatti volevo anche in questo forum buttare questa provocazione ,,, non è che i Cattolici si dileguano proprio perchè hanno vergogna di dimostrarsi o perchè in questo forum dimostriamo quello che un vero fedele Cattolico dovrebbe esprimere nella propria vita quotidiana ?
Grazie delle risposte
)Mefisto(
00martedì 17 ottobre 2006 13:16
Questa è una domanda che mi sono posto anch'io di frequente, ma com'è che i cattolici non esistono, fino a che non metti in dubbio la loro fede? E' come quando sei in macchina e ti servono i vigili urbani, mai che se ne trovi uno anche per sbaglio, ma se invece cerchi di scansarli, li vedi appollaiati da tutte le parti.

Ho reso l'idea?

[SM=x511472] ftrytry ftrytry


)Mefisto(
Justee
00mercoledì 15 novembre 2006 08:01



"Pane Quotidiano"
Le letture di ogni giorno commentate da
don Oreste Benzi
Novembre-Dicembre 2006

"Questo piccolo lezionario"
Parola ed evento, nella relazione cristiana che consente l'accesso maggiore alla realtà di Dio e, con esso, il potenziamento massimo dell'intelligenza, si intrecciano, cosicché "le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto" (DV).
L'evento è sempre meraviglia di Dio; non tutte le sue trasparenze sono però uguali, sia in riferimento alla realtà che appare, sia in riferimento a quella che potremmo chiamare l'irradiazione dello splendore e della gloria. La celebrazione "solitaria" del certosino, l'Eucaristia di un popolo proveniente da ogni "tribù e nazione" insieme con il successore di Pietro nei luoghi accarezzati dal genio dell'uomo, il servizio umile e la stessa eucaristia vissuta tra zolle di fango hanno una loro peculiarità. C'è tuttavia qualcosa che li unisce: il riferimento a Dio ed il riferimento all'uomo che sono indissolubili, cosicché dalla "questione" di Dio sei rinviato alla "questione" dell'uomo e viceversa: non puoi amare Dio che non si vede se non ami il prossimo che si vede.
Questa è un'esperienza comune per il cristiano che abbia avuto il dono di una adeguata introduzione alla vita nello Spirito di Gesù Cristo. Esige di essere fondata ed il suo fondamento è la Parola.
Ti capita così di veder ricondotte alla fedeltà alla Parola di Dio, con incantevole semplicità ed essenzialità, esperienze inimmaginabili anche per gli stessi protagonisti, d'altra parte proprio a partire dalla fedeltà all'uomo nella sua concreta, a volte pesantissima realtà, ti ritrovi capace, per una gratuita con-naturalità che diventa anche "istinto interiore", di cogliere sensi profondi e di adempiere ad impegni elevati.
Parola ed Evento nella condivisione del Pane: questa sia l'esperienza per i lettori di questo piccolo lezionario offerto dall'amore di don Benzi alla sua famiglia e a quanti, a contatto con i suoi figli spirituali, hanno potuto sperimentare i segni dell'amore misericordioso e liberante di Dio Padre.
Domenico Graziarli
Vescovo

[Modificato da Justee 15/11/2006 8.10]

1x2x
00martedì 9 gennaio 2007 14:42
Nella Bibbia nel primo libro si Samuele , troviamo scritto ..
"17Allora Eli le rispose: "Va' in pace e il Dio d'Israele ascolti la domanda che gli hai fatto". 18Essa replicò: "Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi". Poi la donna se ne andò per la sua via e il suo volto non fu più come prima."
sembra una forma di perdono eseguita da un sacerdote di Dio all'interno del tempio seduto su una sedia davanti ad uno stipide dicendo di andare in pace...
Justeee
00sabato 24 febbraio 2007 12:52
Vorrei riprendere questa discussione inerente ai sacramnti perchè ero in inghilterra alcuni giorni fa e parlavo con dei protestanti e si parlava di religione , abbiamo affrontato la questione gay e donne sacerdote e anche loro sembravano non daccordo ma la cosa che mi premeva era che loro continuavano a rimarcare la questione che i sacramenti dei Cattolici nonn sono biblici
ora la prima risposta che mi è venuta da dirgli è che probabilmente non erasno molto informati sulle loro religioni , ma che la Chiesa Cattolica nei suoi sacramenti ripercorre la Vita degli apostoli e di Cristo , oltretutto vengono dimenticati L'imposizione delle mani e le indicazioni di cristo o degli apostoli in alcuni riferimenti , perchè se no dovremmo evitare tutto ciò che non è detto espressamente tipo "fate cosi"
Bicchiere mezzo pieno
00sabato 10 marzo 2007 19:59
Non è possibile! Io non ci posso credere! Se non l'avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto!
Ancora adesso stento a crederci, ma se mi do un pizzicotto mi faccio male perciò, purtroppo (e sottolineo il purtroppo) non sto dormendo.

Questa sera a 'Chi vuol essere milionario' il quiz a montepremi che viene presentato da Jerry Scotti su Canale 5 è stata posta questa domanda:

In che occasione, nei vangeli, lo Spirito Santo si manifetò in forma di colomba nella vita di Gesù?
A)Alla nascita;
B)Nell'ultima cena;
C)Al battesimo;
D)Alla resurrezione.

Anche i bambini di due anni sanno che la risposta è inequivocabilmente C! Eppure il concorrente partecipante al gioco non conosceva la risposta. [SM=g27993]
Ma fin qui, niente da dire, perchè volendo poteva trattarsi di un agnostico o un ateo. Il bello è che il concorrente ha deciso di avvalersi dell'aiuto del pubblico, e sapete qual è stato l'esito? Il pubblico a maggioranza ha decretato la risposta D! [SM=g27993]

[SM=g27993] [SM=g27993] [SM=g27993]

Sono ancora sotto schock!

Ora, è ovvio che essendo la religione cattolica quella più diffusa in Italia, la maggior parte del pubblico era certamente cattolico, non vi pare? E sarebbe questa la profonda conoscenza che i cattolici hanno nel Vangelo della Parola di Dio? Un Tdg, un Evangelico e finanche un Mormone non avrebbero mai fatto un errore clamoroso del genere! I cattolici, a maggioranza nel pubblico invece sì!

Ma vergognatevi! Cattolici miei, vergognatevi! Non è possibile che la maggior parte di voi non sappia una cosa così elementare del Vangelo come questa!
Ma stiamo scherzando? E poi vi lamentate che tanti cattolici vengono strappati dalla CC e condotti a fedi alternative come i Tdg, gli Evangelici e altri. Per forza, visto l'elevato tasso di conoscenza che hanno, persino dei bambini col lecca lecca riuscirebbero a metterli tranquillamente nel sacco.

Ma io dico, ma com'è possibile? Sono sconcertato da tutto questo!

Sono senza parole!

Cattolici presenti nel forum, ma non vi sentite in imbarazzo di fronte al manifestarsi di queste cose da parte dei vostri correlligionari?

[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 10/03/2007 20.03]

Polymetis
00sabato 10 marzo 2007 20:52
Non è questione di essere cattolici o meno, è questione di vivere in un paese dove questa è la maggioranza. Se le altre confessioni sul territorio conoscono meglio la Bibbia è perché gli aderenti per arrivare ad esse devono passare attraverso un esperienza di “impegno biblico”, devono cioè studiare i fondamenti della religione di turno per aderirvi. Avverrebbe la stessa situazione, alla rovescia, in un paese del norde Europa protestante, altrettanto secolarizzato, dove i giovani di Bibbia non sanno un tubo, ma chi in quel paese diventasse ccattolico lo farebbe perché è dovuto passare attraverso lo studio della Bibbia, che magari gli è stato proposto, per rendersi conto che voleva cambiare religione, e il suo fervore, il suo zelo, la sua conoscenza delle scritture ai suoi connazionali protestanti dovrebbe apparire folle.
Solo per i secoli passati si potrebbe dire che era vera una percentuale maggiore di conoscenza della Bibbia nei protestanti, a causa del forte peso della scrittura dato dalla riforma, anche il quel caso quando si era minoranza, e in perenne guerra col resto del mondo (a maggioranza cattolica) che ti circondava, dovevi conoscere meglio la Bibbia per poter dare ragione a te stesso e agli altri della scelta compiuta, motivo per cui gli eretici conoscono sempre meglio la Bibbia della media degli “ortodossi”, nati in una società loro e che considerano l’essere cattolici un accessorio normale dell’italianità al pari del mangiare la pizza, un qualcosa di scontato da indagare neppure. Non è dunque questione del fatto che i protestanti conoscano meglio la Bibbia, è questione che i protestanti in un paese cattolico conoscono meglio la Bibbia, perché diventa il fattore della loro differenza, del loro distinguersi, e non ciò che li rende uguali a tutti gli altri come è invece accade per la religione nei cattolici italiani. La colpa non è di nessuna Chiesa in particolare ma della società secolarizzata, infatti dopo la cresima non si ha più voglia di seguire il proprio cammino di formazione cristiana e dunque la catechesi degli adulti viene salutata con un “preferirei di no”.
C’è poi un altro fattore, questa volta colpa della Chiesa, un catechismo che fino a poco tempo fa era fatto su degli squallidi libricini, con pennarelli e figure da colorare, una predica prima della messa infarcita di tante buone intenzioni ma senza enunciare i fondamenti teologici di queste ultime. La CEI s’è accorta che così non poteva funzionare e da un paio d’anni a questa parte il catechismo è stato riformato, mettendo esponenzialmente di più la Bibbia al centro (e qui devo ringraziare il dialogo ecumenico con gli amici protestanti per averci insegnato a mettere la Parola al centro della vita). Speriamo che i frutti non tardino.
Io non sono imbarazzato per i miei correligionari, sono imbarazzato per la società secolarizzata che li ha cresciuti e che ha fatto sviluppare un simile disinteresse per la religione, cosa che non avviene in altri gruppi per le ragioni sovraesposte.
Bicchiere mezzo pieno
00sabato 10 marzo 2007 21:29

Scritto da Polymetis:
Non è questione di essere cattolici o meno, è questione di vivere in un paese dove questa è la maggioranza. Se le altre confessioni sul territorio conoscono meglio la Bibbia è perché gli aderenti per arrivare ad esse devono passare attraverso un esperienza di “impegno biblico”, devono cioè studiare i fondamenti della religione di turno per aderirvi. Avverrebbe la stessa situazione, alla rovescia, in un paese del norde Europa protestante, altrettanto secolarizzato, dove i giovani di Bibbia non sanno un tubo, ma chi in quel paese diventasse ccattolico lo farebbe perché è dovuto passare attraverso lo studio della Bibbia, che magari gli è stato proposto, per rendersi conto che voleva cambiare religione, e il suo fervore, il suo zelo, la sua conoscenza delle scritture ai suoi connazionali protestanti dovrebbe apparire folle.



Quindi mi stai dicendo che, in generale, il danno deriva dal dare per scontata la propria fede senza ricercarne i fondamenti teologici perché è già connaturata nella stessa identità sociale in cui si vive. Non è dunque un discorso attribuibile a una specifica chiesa ma al fatto o meno che tale chiesa faccia già parte del patrimonio culturale del posto. In altre parole mi stai dicendo che se qui in Italia, invece di esserci stata la Chiesa Cattolica come religione di maggioranza la cui storia è strettamente intersecata con la stessa cultura italiana, ci fosse stata, che so, la religione dei Testimoni di Geova, a quest’ora i ruoli sarebbero ribaltati. I cattolici sarebbero quelli decisamente molto più informati dei contenuti scritturali mentre i Tdg sarebbero coloro che dormono beatamente nella loro ignoranza dei Testi Sacri. Ho capito bene?

Su questo posso anche essere d’accordo con te, però credo che lasciarsi andare all’ozio dello studio perché è scontato ormai che chi è italiano sia anche cattolico sia il più grande pericolo che un fedele possa correre nel confrontarsi con le ‘eresie’. Quando si dà per scontata la propria fede allora lì si mostra il fianco per essere vittima di attacchi ‘eretici’ il che spesso e volentieri porta all’allontanamento della pecora dalla Chiesa di maggioranza.


La colpa non è di nessuna Chiesa in particolare ma della società secolarizzata, infatti dopo la cresima non si ha più voglia di seguire il proprio cammino di formazione cristiana e dunque la catechesi degli adulti viene salutata con un “preferirei di no”.



Beh su questo devo dire che così com’è impostata la religione dei Testimoni di Geova non avrebbe proprio pericolo che accada qualcosa di analogo nemmeno se fosse la religione di maggioranza. Grazie a una capillare evangelizzazione e alle visite pastorali dispensate dai responsabili del gregge (gli anziani!) non è possibile che l’interesse del fedele scemi fino a scomparire. Il fuoco della passione cristiana viene costantemente alimentata da un’ottima struttura organizzata e pericoli di indifferenza verso il Vangelo non se ne corrono. Non pensi che la capillarizzazione dell’evangelizzazione sia un metodo preventivo efficace contro gli attacchi delle altre fedi?


C’è poi un altro fattore, questa volta colpa della Chiesa, un catechismo che fino a poco tempo fa era fatto su degli squallidi libricini, con pennarelli e figure da colorare, una predica prima della messa infarcita di tante buone intenzioni ma senza enunciare i fondamenti teologici di queste ultime. La CEI s’è accorta che così non poteva funzionare e da un paio d’anni a questa parte il catechismo è stato riformato, mettendo esponenzialmente di più la Bibbia al centro (e qui devo ringraziare il dialogo ecumenico con gli amici protestanti per averci insegnato a mettere la Parola al centro della vita). Speriamo che i frutti non tardino.



Ecco, una cosa che noto sempre fra i cattolici, e questa è una nota a loro favore, è la capacità di sottoporre a critica le decisioni adottate dalla loro dirigenza ecclesiale. Una tale libertà di opinione fra le fila dei Tdg non l’ho mai notata. Anzi ho sempre notato un certo desiderio ossessivo di voler difendere la propria dirigenza ecclesiale anche di fronte all’evidenza dei fatti. L’unica critica che muovono verso la dirigenza può essere semmai verso cose che la stessa dirigenza ha ammesso di aver sbagliato, perché non c’è nulla di pericoloso visto la sua ammissione, ma quando si tratta di errori che il CD può fare anche oggi, se il CD non li ammette, allora loro devono rifiutare categoricamente l’idea che sbagli. Chiudiamo comunque subito questa parentesi e torniamo IT. Da quel che dici, Polymetis, sembra quasi che l’esistenza del protestantesimo in fondo tanto male non faccia visto che permette ai cattolici di risvegliare in loro il senso cristiano assopito facendo mettere al centro la Paola di Dio. Non tutto il male viene per nuocere, dunque?


Io non sono imbarazzato per i miei correligionari, sono imbarazzato per la società secolarizzata che li ha cresciuti e che ha fatto sviluppare un simile disinteresse per la religione, cosa che non avviene in altri gruppi per le ragioni sovraesposte.



Ma se la CC adottasse un sistema di informazione strutturalmente organizzato simile a quello della WatchTower non sarebbe la religione a influenzare l’andamento della società invece di essere la società a influenzare l’andamento della religione?
Polymetis
00domenica 11 marzo 2007 02:00
Io conosco gente che ha subito un evangelizzazione capillare sin da piccola, e questo avviene sia tra i tdG sia tra cattolici “duri e puri” come i neocatecumenali, ma in entrambi i casi la percentuale di rigetto nell’età adulta, di ribellione adolescenziale, è alto. Anzi, c’è il rischio che si produca l’effetto contrario a quello voluto. Inoltre ricordo che la Chiesa dei TdG ha un sistema di evangelizzazione capillare e di propaganda perché, com’è adesso, è una religione di minoranza, e proprio per questo fatto rientra nella casistica che ho già esposto, non solo i suoi adepti devono essere continuamente confermati nella loro fede perché la sentono come parte della loro identità, ma in più proprio perché sono la religione di minoranza ha senso che sviluppino un sistema di predicazione (così era per la Chiesa primitiva). Ma duemila anni sono passati, noi siamo gli stessi di allora, ma essendo il rapporto tra cristiani e miscredenti invertito rispetto ai tempi dell’impero romano, la struttura di predicazione è evoluta verso altre forme quando non collassata, ci si è cioè dedicati a coltivare la spiritualità di chi voleva, di un’élite che sceglieva liberamente di darsi allo spirito, in questo senso va inteso ancora oggi chi in parrocchia cerca corsi biblici et similia rispetto alla massa di credenti nominali di cui è circondato. Ma appunto, proprio perché i TdG sono una religione di minoranza, è normale che abbiano la spinta predicativa che la Chiesa aveva 2000 anni fa, hanno il mondo da convertire. Aspetta che passino 2000 anni e diventino la religione di maggioranza, poi vedremo cosa faranno, come saranno diventati (solo allora accetterò prediche, facile predicare quando non si ha il peso di duemila anni di storia). I missionari cattolici hanno un sistema di predicazione molto simile a quello dei TdG nelle zone ancora da evangelizzare, lì sì che un confronto sarebbe possibile, ma non ha senso aspettarsi che la Chiesa organizzi un servizio di predicazione porta a porta in Italia (sebbene devo dire che alcuni ordini lo facciano, ma solo per zone di loro competenza e per loro iniziativa privata)
Roberto Bellarmino
00martedì 13 marzo 2007 11:49
Re:

Scritto da: Bicchiere mezzo pieno 10/03/2007 19.59
Cattolici presenti nel forum, ma non vi sentite in imbarazzo di fronte al manifestarsi di queste cose da parte dei vostri correlligionari? [SM=g27994]

[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 10/03/2007 20.03]



Beh, alla trasmissione televisiva di cui parli ho visto spesso domande banali su cui i concorrenti stavano a ragionare per decine di minuti, magari sbagliando pure la risposta...credo che faccia parte del gioco...
Al di là di questo, hai ragione nel dire che il cattolico medio italiano è ignorante. Personalmente non ho imbarazzo a dire che la cosa mi imbarazza (scusa il voluto gioco di parole). E penso che la CC dovrebbe forse avere meno quantità e più qualità...

Ciao,
Roberto
Bicchiere mezzo pieno
00martedì 13 marzo 2007 18:43
Caro Roberto, non sai quanto mi fa piacere vedere persone umili e sincere che ammettono la triste realtà dei fatti. Sei una persona da stimare per questo perchè guardi sia il buono che il male presente nella tua religione.
E' così che dev'essere un fedele. Dev'essere fedele ideologicamente alla religione che tramite la sua personale ricerca rispecchia il corretto cammino di fede e al contempo accorto nell'ammettere quelle cose in cui la sua religione potrebbe porre qualche miglioramento.

Devo ammettere che in effetti il problema dalla grande mole di fedeli che appartengono alla Chiesa Cattolica è una difficoltà seria, di non facile soluzione. Ed è capzioso delegarne la colpa ai membri del clero in quanto, nel cristianesimo vero, quello spontaneo basato sul desiderio libero, che sgorga dal cuore, di ogni fedele, il frutto dei miglioramenti deriva dalla somma di ogni singolo sforzo. A motivo della società consumistica basata tutto sui divertimenti e sul materialismo, la collaborazione laica è restia a farsi sentire, e siccome il cattolicesimo è un cristianesimo basato sulla spontaneità, i membri del clero non possono costringere i laici a darsi da fare. Nè possono far leva sulla paura di un castigo eterno del Signore nella fine dei tempi, perchè altrimenti da religione cristiana e libera, la CC diverrebbe una setta.

Perciò, in conclusione, a mio modesto avviso solo i laici possono fare qualcosa per andare contro lo spirito pigro della maggioranza dei cattolici. Dopotutto la CC non è il clero ma l'assemblea totale di tutti i credenti, di cui ogni singolo braccio è utile per la prosperità di tutta l'Ecclesia.

Alla prossima. [SM=g27985]
Roberto Bellarmino
00martedì 13 marzo 2007 22:20
Re:

Scritto da: Bicchiere mezzo pieno 13/03/2007 18.43
Caro Roberto, non sai quanto mi fa piacere vedere persone umili e sincere che ammettono la triste realtà dei fatti. Sei una persona da stimare per questo perchè guardi sia il buono che il male presente nella tua religione.
...


Grazie per la stima [SM=g27988]
Penso che l'umiltà sia la strada migliore per potersi migliorare personalmente, come chiesa e nei rapporti con gli altri....
Justee
00domenica 18 marzo 2007 10:00
I diritti della maggioranza
di Massimo Introvigne (il Giornale, 14 marzo 2007)

Della lunga esortazione apostolica di Benedetto XVI Sacramentum Caritatis molti sottolineano i passaggi che raccomandano l'uso della lingua latina e del canto gregoriano nelle grandi celebrazioni, e quelli che biasimano le donne e gli uomini politici che si dicono cattolici ma che da cattolici non si comportano affatto a proposito di quei «valori non negoziabili» che attengono alla vita e alla famiglia. Sono aspetti importanti: ma sarebbe un peccato se sfuggisse il senso generale di questo documento che chiarisce, in un'epoca di particolare confusione, chi esattamente può dirsi cattolico.

La sostanza del testo di Benedetto XVI è precisamente questa: non è cattolico chi dice di esserlo, ma chi la Chiesa riconosce come tale. Citando sant'Ignazio di Antiochia, il Papa afferma che i cattolici sono coloro che vivono «secondo la domenica»: non solo nel senso che vanno a Messa, ma che cercano di comportarsi in coerenza con la domenica «ogni altro giorno della settimana».

Se si chiede agli italiani se sono cattolici, risponde di sì oltre l'ottanta per cento. Questa auto-certificazione non è certo priva di significati culturali, ma non corrisponde alla definizione di cattolico che emerge dal documento pontificio. Se il centro della Chiesa è l'eucarestia, è necessario un contatto che abbia una qualche regolarità con la celebrazione eucaristica. Il Papa non interviene sulla questione dibattuta tra i sociologi se la pratica da prendere in esame sia quella dichiarata o quella effettivamente contata (e il conto non è facile), o ancora se quella dichiarata come almeno mensile (circa il quaranta per cento in Italia) o come settimanale (tra un quarto e un terzo della popolazione). Ma certamente chi non va quasi mai a Messa non è pienamente cattolico. Né la Messa è sufficiente: ci sono, appunto, valori «non negoziabili» (il Papa mette in guardia tra l'altro contro il riconoscimento non solo delle unioni omosessuali, ma anche della poligamia) su cui il consenso non è facoltativo. Chi non li condivide - tanto più quando vota leggi in Parlamento - non solo può, ma deve essere «richiamato dai vescovi», così che anche i fedeli (che sono pure elettori) prendano atto che manca di quella «coerenza eucaristica» che definisce il cattolico come tale.

Neppure, però, l'esortazione apostolica sposa la tesi priva di misericordia che considera cattolico solo chi abbia una vita privata impeccabile. I santi non sono quelli che non sono mai caduti, sono quelli che si sono sempre rialzati; e chi scaglia la prima pietra per definizione non è senza peccato. Alle coppie composte da un uomo e da una donna che vivono situazioni diverse dal matrimonio cristiano, per esempio, il Papa ribadisce che non possono accostarsi alla comunione: ma non le esclude dalla comunità cattolica, esortandole a partecipare alla Messa e a cercare strade canonicamente lecite per regolarizzare la loro posizione. La Chiesa è misericordiosa verso il peccatore. Lo è meno con chi pretende di trasformare l'irregolarità in legge. I cattolici costituiscono dunque quella maggioranza di italiani che sono, come dice la liturgia, «peccatori ma fiduciosi nell'infinita misericordia di Dio»: che stanno con la Chiesa sui valori «non negoziabili» che pure non sempre riescono a vivere in pienezza, che sanno che si deve santificare la domenica anche se forse non lo fanno tutte le settimane. A loro il Papa chiede maggiore «coerenza eucaristica» quotidiana. Alla politica chiede di tenere conto che questa maggioranza ha dei diritti.

1x2x
00domenica 25 marzo 2007 21:14
Re:

Il rito della cresima differisce nella Chiesa cattolica ed in quella ortodossa. In quella ortodossa si ricevono, ancora neonati, contemporaneamente tutti e tre i sacramenti della iniziazione.

La Chiesa cattolica conferisce il sacramento quando la persona ha superato il tredicesimo anno di età, poiché presupposto della Cresima sono l'aver ricevuto il Battesimo e il partecipare già all'Eucarestia.

La Chiesa ortodossa, considerando questo sacramento come "effusione della grazia", ritengono opportuno conferirlo già ai neonati al momento del Battesimo.



Volevo chiedere a Teodoro se anche gli ortodossi usano il Saio che quella veste tipo Frate per i ragazzi cresimandi che ritengo abbia un'origine del vestiario Biblico usata in varie occasioni
Grazie
Viviana.30
00mercoledì 23 gennaio 2008 21:34
inserisco questo link che serve per anche chi conosce l'inglese ad avere più spunti sulla Religione Cattolica

www.catholic.com/library/How_to_Become_a_Catholic.asp
Justee
00venerdì 9 maggio 2014 16:20
Pensiamo a una persona che si descrive come cristiana, basa le proprie convinzioni sulla Bibbia e ha una passione per condividere Gesù con gli altri. Che tipo di persona viene in mente?

Scommetto che la prima cosa a cui la gente pensa è un protestante evangelico.

Ma non un cattolico. E questo è un problema.

Uno dei miei articoli più recenti è stata una lettera aperta agli evangelici. Questa è per i cattolici.

Come siamo arrivati a questo punto? I cattolici sono membri della Chiesa che ha compilato le Scritture, la Chiesa dei grandi santi e martiri missionari, la Chiesa istituita da Cristo stesso – com'è possibile che altre persone siano più conosciute dei cattolici per il fatto di essere evangelizzatrici e cristiane che credono nella Bibbia?

Sono certo che il nostro status di minoranza culturale qui negli Stati Uniti sia stato un fattore rilevante per la formazione di questa percezione (la maggioranza protestante ha avuto più forza nello stabilire le norme linguistiche, ecc.), e la diffusa mancanza di fedeltà alla dottrina tra coloro che si definiscono cattolici negli ultimi decenni non ha certamente aiutato.

Qualunque siano le ragioni, credo che noi cattolici siamo arrivati ad accettare in gran parte queste percezioni, e facendo questo abbiamo ceduto troppo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle protestanti.

Ciò è negativo sia per la nostra autocomprensione come cattolici che per le nostre relazioni con i non cattolici. È difficile vivere la fede in modo retto e condividerla con gli altri se abbiamo accettato false narrative culturali, false dicotomie e una terminologia impropria.

Per essere chiari, non sto dicendo che i cattolici dovrebbero esigere che gli altri smettano di identificarsi con queste cose o che dovremmo cercare di costringere gli altri a parlare di noi in un certo modo. Gli altri possono esprimersi dal punto di vista della loro fede o in base alla propria visione del mondo.

Ma possiamo farlo anche noi. Per questo, propongo che nel nostro modo di parlare, nei nostri pensieri e nelle nostre azioni noi cattolici possediamo con più fiducia queste tre caratteristiche:

1) Il termine “cristiano”

Quante volte avete sentito qualcuno fare una distinzione tra “cattolici” e “cristiani”, usando l'ultimo termine per riferirsi ai protestanti? Paragonatele con il numero di volte in cui avete sentito i cattolici definirsi “cristiani” in una conversazione ordinaria.

Questa crisi di identità è piuttosto grave. La Chiesa cattolica insegna che solo in lei c'è la pienezza della fede cristiana. “Cattolicesimo”, del resto, è solo un altro nome per la religione cristiana. Se il cattolico segue la sua fede, è il cristiano nel senso più completo del termine.

E se crediamo realmente in questo, dobbiamo riflettere questa certezza nel nostro modo di parlare.

Non dico che dovremmo abbandonare il termine “cattolico” - lo userò in tutto questo articolo. La Chiesa sostiene che i seguaci di Cristo battezzati non cattolici sono anch'essi giustamente definiti “cristiani” (Unitatis Redintegratio, 3), per cui abbiamo bisogno del termine “cattolico” per aiutare a distinguerci.

Allo stesso modo, dobbiamo definirci anche “cristiani”, o almeno “cristiani cattolici”. Non dovremmo permettere che “cristiano” sia un sinonimo di “protestante”.

2) La Bibbia

La Bibbia insegna la dottrina cattolica. Non insegna la dottrina protestante.

Davvero.

Sembra strano? Io sono stato allevato da protestante e ho capito che molti protestanti, soprattutto evangelici, insistono da molto nel dire che la loro fede è quello che insegna la Bibbia, come se i cattolici avessero lasciato loro questa prerogativa. Abbiamo lasciato loro la Bibbia! Almeno parlando a livello culturale.

Ma non dovremmo. Permettetemi di essere più specifico: la Bibbia non insegna sola fide o sola scriptura. Il Purgatorio, dall'altro lato, è del tutto biblico (cfr. 1 Cor 3.11-15, Mt 12.32, et al.). Lo stesso vale per la tradizione orale (2 Tess 2.15), il potere dei sacerdoti di assolvere i peccati (Gv 20.22-23) e la pratica di pregare per i defunti (2 Mac 12.39-45).

Se avete visto che il mio ultimo riferimento biblico era tratto da un libro deuterocanonico e se avete avuto l'impressione che qualcosa “non torni”, ecco la mia risposta: noi cattolici crediamo che il secondo libro dei Maccabei sia ispirato e canonico quanto la Genesi o il Vangelo di Matteo, e dovremmo trattarlo come tale. Sono tutti Parola di Dio e tutti ugualmente autorevoli.

Il che significa, a proposito, che la Bibbia ha 73 libri, non 66. Tutte le Bibbie con 66 libri sono incomplete, e mancano di parti fondamentali della preziosa Parola di Dio che ci dà la vita.

I cattolici credono da secoli che la Bibbia sia la Parola di Dio, da ben prima dell'esistenza dei protestanti. Ed è proprio questo studio della Parola di Dio che ci ha portati alla dottrina cattolica.

Non voglio incentivare alcuna animosità tra cattolici e protestanti: questo articolo non ha l'intenzione di dimostrare che la Bibbia insegna la dottrina cattolica. Sto solo cercando di aiutare noi cattolici ad avere più chiare le nostre convinzioni.

Dal nostro punto di vista, la Bibbia è del tutto cattolica. Per cui perché non agire coerentemente a questa convinzione?

3) Evangelizzazione

Evangelizzare è una missione che evangelici, mormoni e testimoni di Geova si sforzano di compiere – e a volte sono oggetto di scherno per questo. “Per fortuna che siamo cattolici! Siamo più sofisticati”, dice qualcuno. “Lasciamo che evangelici, mormoni e testimoni di Geova restino con la loro fama di evangelizzatori. In questo mondo moderno e pluralista, non vogliamo essere associati al tentativo permanente di imporre agli altri le nostre convinzioni, no?”

Più o meno. “Imporre agli altri le nostre convinzioni” no, ma manifestarle con totale naturalezza sì. L'evangelizzazione è la missione principale della Chiesa cattolica.

Non mi credete? Leggete il Nuovo Testamento, il Catechismo o la Evangelii gaudium.

Non dobbiamo copiare tutti i metodi degli evangelici, dei mormoni e dei testimoni di Geova, ma noi cattolici dobbiamo credere che la nostra missione è quella di evangelizzare, di trasmettere la buona novella, di viverla, e dobbiamo essere schietti al riguardo: “Noi nella Chiesa cattolica crediamo che tutti abbiano bisogno di conoscere Gesù per salvare la propria anima e che il modo migliore per conoscerlo pienamente sia far parte della Chiesa cattolica, da Lui istituita”.

Tutto il mondo deve sapere esattamente cosa siamo. Se la gente non sa che la salvezza delle anime è la nostra missione, è del tutto disinformata su ciò che è la Chiesa cattolica. Se un cattolico non lo sa o non ci crede, neanche lui sa cosa significhi essere cattolico.

L'evangelizzazione dovrebbe essere il fulcro della predicazione cattolica, delle nostre conversazioni e della vita quotidiana di tutti noi. Non possiamo concepire il cattolicesimo senza evangelizzazione.

E non stiamo copiando l'evangelizzazione da altri. Noi cattolici siamo usciti nel mondo per evangelizzare fin dalla Pentecoste. Abbiamo evangelizzato l'Impero Romano, abbiamo portato il Vangelo in Estremo Oriente. Siamo sempre stati evangelizzatori e dobbiamo esserlo nuovamente.

La “nuova evangelizzazione” inaugurata da Giovanni Paolo II e continuata da Benedetto XVI e da Francesco ha fatto molto per restituire la parola “evangelizzazione” al linguaggio quotidiano dei cattolici.

È un buon inizio. Noi cattolici dobbiamo seguire l'esempio di questi tre papi, farlo nostro e come i santi che ci hanno preceduto riprendere il nostro ruolo di evangelizzatori: divulgatori della buona novella di Gesù.


Brantly Millegan è editore assistente di Aleteia. È anche coeditore di Second Nature e codirettore dell'International Institute for the Study of Technology and Christianity. Sta terminando un M.A. in Teologia presso la St. Paul Seminary School of Divinity e in autunno inizierà a lavorare a un dottorato in Teologia presso la Catholic University of America. Vive con la moglie e i figli a South St. Paul, Minnesota (Stati Uniti). Il suo sito web è brantlymillegan.com.

Fonte
Orchidea
00sabato 14 giugno 2014 14:40
spero che qualche cattolico l abbia letta [SM=g27985]
Justee
00domenica 6 luglio 2014 15:02
Re:
io.donna, 14/06/2014 14:40:

spero che qualche cattolico l abbia letta [SM=g27985]



Credo che non sia necessario leggere , il Cattolico DEVE fare quello che è scritto in quell'articolo , il problema è che molto spesso ci si dimentica di quello che siamo e di quello che dovremmo professare
Ciao
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