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Augias - Pesce : Inchiesta su Gesù

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  • Teodoro Studita
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    00 16/11/2006 13:51
    Ho avuto modo nei giorni scorsi di leggere questo libretto che affolla gli scaffali di ogni libreria del regno. Ve ne propongo una recensione, vergata manu propria.



    Inchiesta su Gesù.
    Chi era l'uomo che ha cambiato il mondo

    Autore: Augias Corrado; Pesce Mauro
    Prezzo di copertina € 17,00
    Dati: 263 p., rilegato
    Anno: 2006
    Editore: Mondadori
    Collana: Varia saggistica

    Mentre in Italia infuria il più grande revival pseudostorico di tutti i tempi sulla figura di Gesù, inaugurato dal fortunatissimo “Da Vinci Code”, una nota penna del giornalismo italiano incontra uno storico del cristianesimo particolarmente sensibile a tematiche antropologiche. Ne nasce questo piccolo saggio-intervista, in cui il prof.Pesce, diretto dalla abile regia di Augias, introduce il neofita nella dimensione storica dell’uomo Gesù di Nazareth.
    Intento programmatico è quello di esaminare la controversa figura di Gesù sulla base dell’evidenza fontale, prediligendo gli aspetti storici e antropologici a discapito di quelli più squisitamente religiosi e teologici. Il personaggio che faticosamente ne emerge, riflette inevitabilmente la cultura di Augias, laicista più che laica, che non esita a radicalizzare la visione socio-politica di Pesce nel ricondurre Gesù a “un mistico e un grande sognatore religioso, che cerca di collocare la giustizia al centro del mondo” (p.62), fiero propugnatore di un “ideale socioreligioso di uguaglianza e di amore” (p.48 ). Augias arriva così a configurare un Gesù “sostenitore di un radicalismo egualitario che non esiterei a chiamare comunista” (p.65), ricostruzione, questa, dalla quale Pesce sembra tuttavia prendere le distanze quando afferma di Gesù che “nulla gli è più estraneo di un kibbutz” (p.73). Ancora, Augias insiste sulla possibile carica eversiva del cristianesimo, incarnata nella tendenza a “riequilibrare i rapporti fra le classi, così minando gli equilibri economici a Roma e nell’Impero” (p.187), non esitando a riesumare a servizio di questa un dato storico confutato da decenni secondo sui i primi cristiani si opponevano al servizio militare (p.188 ), argomentazioni che Pesce si guarda bene dal sostenere o anche dal commentare.
    Di fatto il Gesù “storico” che emerge dalla più sobria ricostruzione del Prof. Pesce, è il portatore di un’”utopia pratica”, basata sull’abbandono totale a Dio e sull’attenzione al prossimo. Questo Gesù sarebbe agli antipodi rispetto alla visione sia paolina che giovannea. Il tutto è sintetizzato con una efficace chiusa dallo stesso Pesce: “Gesù era un ebreo che non voleva fondare una nuova religione, non un cristiano” (p.237, postfazione) “un uomo ebreo che non si sente identico a Dio” (p.28 )
    Il saggio procede rifacendosi perlopiù a consunti luoghi comuni di esegesi ottocentesca, dai postulati fratelli e sorelle di Gesù (pp.112-113), alla diffusa opinione secondo cui malati e indemoniati sarebbero vittime di patologie psichiatriche (p.131, giudizio notevolmente smussato dall’analisi di Pesce, a onor del vero). Di nuovo Augias sembra riecheggiare l’esegesi di Ambrogio Donini sulle nozza di Cana e sull’appellativo “donna” con cui Gesù chiama Maria (p.119), caricato di non si sa bene quale negativo significato, fino a ipotizzare orribilmente che tra Gesù e il “discepolo amato” vi potesse essere una “vera e propria amitié amoreuse fra due uomini” (p.120). Ma il vero bersaglio della ricostruzione di Augias non è questo Gesù che veste i curiosi panni di in un sessantottino ante litteram, ma la sua istituzione visibile, in ispecie la Chiesa Cattolica, colpevole di aver manipolato i testi biblici, decretato la damnatio memoriae di Giuda e l’esclusione del suo vangelo dal canone (qualcuno dovrebbe dire ad Augias che l’omonimo apocrifo non ha nulla a che vedere con Giuda Iscariota), e di fatto di essere un’istituzione pagana: “il cristianesimo ed il cattolicesimo in particolare che si sono via via impregnati di pensiero neoplatonico, con un monoteismo solo apparente, che ha ripristinato in realtà un pantheon di entità divine attraverso il culto di figure intermedie quali la “Vergine” e i “santi” (p.200). Di più, secondo Pesce “le chiese hanno tentato di realizzare il proprio messaggio servendosi di quelle istituzioni politiche cui Gesù non aveva mai fatto ricorso. E’ [...] un tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù” (p.68 ). Emerge, infine, una costante attenzione al delicato rapporto tra ebraismo e cristianesimo, con una malcelata vena polemica nei confronti di un certo antisemitismo di marca cattolica. A tal proposito, Pesce sottolinea come le “radici cristiane dell’antisemitismo” (sic, p.169) risiedano nella manipolazione del testo evangelico operata scientemente dal suo estensore.
    In conclusione, il saggio nasce con l’evidente l’intento della divulgazione (de cathechizandis rudibus?): bibliografia ridotta all’osso, niente note in calce, generosa dimensione dei caratteri ed una forma a “domanda-risposta” che rende più agevole la lettura. L’impressione di superficialità nell’analisi viene alimentata da un linguaggio artatamente semplice, che talora sacrifica anche la sintassi, se a pag. 76 ci imbattiamo in un grottesco “la maggioranza dei suoi membri ebbero un atteggiamento...” laddove i anche nostri ragazzi delle scuole medie (che non dispongono di revisori di bozze!) sono in grado di concordare il numero di soggetto e verbo. Anche per questo, quando il volume scomparirà dai supermercati, difficilmente lo si troverà nei dipartimenti di scienze storico-religiose.


    Cordialità,
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    giainuso
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    00 16/11/2006 14:05
    Tteodoro l'ho comprato oggi e me l'hai massacrato!
    Che faccio lo riporto al supermarket ?

    €17,00...lo leggo lo stesso.

    ciao
    bruno owsr
  • Teodoro Studita
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    00 16/11/2006 14:11
    Io l'ho rubato a mia madre, è più economico.

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    spirito!libero
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    00 16/11/2006 14:21
    Caro Teodoro,

    seguendo la tua recensione, eviterei di prendere in considerazione le deduzioni di Augias, ma mi limiterei a ciò che emerge dalle parole di Pesce che hai riportato.

    “Di fatto il Gesù “storico” che emerge dalla più sobria ricostruzione del Prof. Pesce, è il portatore di un’”utopia pratica”, basata sull’abbandono totale a Dio e sull’attenzione al prossimo. Questo Gesù sarebbe agli antipodi rispetto alla visione sia paolina che giovannea. Il tutto è sintetizzato con una efficace chiusa dallo stesso Pesce: “Gesù era un ebreo che non voleva fondare una nuova religione, non un cristiano” (p.237, postfazione) “un uomo ebreo che non si sente identico a Dio” (p.28 ) “

    “Di più, secondo Pesce “le chiese hanno tentato di realizzare il proprio messaggio servendosi di quelle istituzioni politiche cui Gesù non aveva mai fatto ricorso. E’ [...] un tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù” (p.6[SM=g27989]

    Queste posizioni di Pesce che, ricordiamolo, ha il seguente curriculum:

    Ordinario di Storia del cristianesimo, attualmente insegna: Storia del cristianesimo, Ebraico, Introduzione alla studio delle religioni
    Corso/i di laurea: Corso di laurea in scienze antropologiche, Cdl in Storia, Cdl in Storia orientale, Cdl in Lettere.

    Presidente del Corso di laurea in Scienze Antropologiche,
    coordinatore dottorato in studi religiosi Presidente del "Centro Italiano di Studi Superiori sulle Religioni";
    membro di Society of Biblical Literature; Studiorum Novi Testamenti Societas; «International Studies in Formative Christianity and Judaism», Global Publications, New York.
    Coord. nazionale: "La costruzione dell'identità cristiana tra Oriente e Occidente (I-VII secolo)" Direzione/partecipazione altri gruppi di ricerca nazionali-internazionali:
    1.Group Europeen de Recherches Interdisciplinaires sur le Christianisme des origines;
    2."Early Christian Families" (Society of Biblical Literature);
    3."Identités religieuses d'Alexandre à Justinien" -Ecole Pratiques des Hautes Etudes;
    4. "Religious Resources of Tolerance and Toleration (Amer. Univ. Cairo/Univ.Bologna/ Bard College/Univ.Rochester)";
    5. Progetto Bologna-Pretoria di antropologia della famiglia;
    6. "The Construction of Christian Identities" Society of Biblical Literature 2004-07.
    Direttore della rivista "Annali di Storia dell'Esegesi" Edizioini Dehoniane Bologna. fondata nel 1983 Visiting professor/scholar: 1968/70 Bonn e Würzburg; 1972-73 Gerusalemme; Brown University Settembre 1986; Settembre-Novembre 1990; Settembre 1993; Aprile 1997; Yale University Aprile 1992 (Visiting Professor); Gerusalemme: Settembre 1992; Sofia e Varna (Bulgaria) (Luglio 1996); University of Yerevan (Armenia) (settembre 1997); 1-6.2004 Ecole Pratique Hautes Etudes Parigi.


    sono il linea, che mi risulti, con quelle di molti altri storici e ricercatori, direi la maggioranza. Personalmente le condivido pienamente.

    Saluti
    Andrea

  • Teodoro Studita
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    00 16/11/2006 14:40
    Caro Andrea,
    il punto è sempre questo: quanto giova esaminare un problema da un unica prospettiva, eludendo programmaticamente i problemi che suscitano le altre? O in altre parole, esiste un Gesù-storico svincolato dal Gesù-religioso?

    In questo sono d'accordo con Benedetto XVI il quale, parlando ai vescovi svizzeri, ha ricordato come la deriva antropologica dell'esegesi contemporanea, che è di fatto una radicalizzazione del metodo storico-critico, depaupera, anziché arricchire, la comprensione e la percezione del'unità del testo evangelico.

    Se partiamo dal presupposto che non esiste il miracolo o la profezia e che non potranno mai esistere, cosa resta dei meri panni storici di Gesù? Se, per ipotesi, fosse stato davvero il "Figlio di Dio" quanto potrà essere misera e vana la ricostruzione del Gesù storico?

    Cordialità,
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    00 16/11/2006 15:48
    Caro Teodoro,

    “il punto è sempre questo: quanto giova esaminare un problema da un unica prospettiva, eludendo programmaticamente i problemi che suscitano le altre? O in altre parole, esiste un Gesù-storico svincolato dal Gesù-religioso? “

    So cosa intendi. Però converrai che per dare un solido fondamento al Gesù religioso in primis occorrerebbe ricostruire, per quanto possibile, le gesta del Gesù storico.

    “la deriva antropologica dell'esegesi contemporanea, che è di fatto una radicalizzazione del metodo storico-critico, depaupera, anziché arricchire, la comprensione e la percezione del'unità del testo evangelico”

    Mi stai dicendo dunque che, non ammettendo come reali le profezie e i miracoli, si radicalizza il metodo storico ? Cioè escludento eventuali eventi metafisici si arriverebbe a verità parziali ? Questo è effettivamente ciò che fanno gli storici, ma mi chiedo: non avendo oggi evidenze che avvalorino tali eventi, come possono gli studiosi includerli nella ricerca storica ?

    “Se partiamo dal presupposto che non esiste il miracolo o la profezia e che non potranno mai esistere, cosa resta dei meri panni storici di Gesù?”

    Certo, ma come facciamo ad includerli se non ne abbiamo esperienza ? Se non vi sono evidenze ?

    “Se, per ipotesi, fosse stato davvero il "Figlio di Dio" quanto potrà essere misera e vana la ricostruzione del Gesù storico? “

    Se non ho capito male, vuoi dire che se Gesù è davvero Dio, noi possiamo fare tutte le nostre ricerche che vogliamo che non approderemmo a nulla ? Posso essere d’accordo, ma come facciamo a saperlo se è Dio o meno ? Solo con la fede, dunque la ricostruzione storica ci può dire almeno se tale fede è basata su qualcosa di razionale.

    Inoltre se riuscissimo ad avere una ragionevole certezza che Gesù non si ritenne mai Dio, be, qualche passo avanti o indietro (dipende dai punti di vista), lo avremmo fatto non credi ?

    Ciao
    Andrea
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    Thommi
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    00 16/11/2006 17:04
    Andrea, quello che dice Pesce e che può essere o meno condiviso è cmq già arcinoto agli studiosi ed ha già una posizione di parte nella trattazione della questione.
    Pesce fà l'analisi di Cristo con un metodo storico, che per quanto condiviso, rimane limitato appunto come tu stesso affermi alle questioni storico-ideologiche dimostrabili, e questo li permette di spezzare delle lancie a favore della sue idee ateiste.
    Il cristianesimo al giorno d'oggi è una religione che conta più di un miliardo di fedeli e non puoi pretendere che la figura del "Gesù Cristo Dio" si debba ancora sottomettere alle comuni posizioni di buon senso scientifico-razionale della comunità atea.
    Presentare i titoli di Pesce non cambia quello che ha scritto nel suo libro; il libro è stato scritto in modo semplice per essere commerciabile ed è naturale che Pesce, per quanto sia abilitato a farlo, non affronta il tema col giusto rigore.

    saluti
    thommy
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    spirito!libero
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    00 16/11/2006 17:20
    “quello che dice Pesce e che può essere o meno condiviso è cmq già arcinoto agli studiosi”

    Può essere, ma tieni presente che ciò a cui è arrivato lui è frutto delle più moderne ricerche storiche.

    “ha già una posizione di parte nella trattazione della questione”

    Non capisco perché dici che sia di parte, pensi che Pesce non abbia, per quanto possibile, lavorato con oggettività ? Perché pensi questo ? Hai qualche elemento per dirlo ?

    “Pesce fà l'analisi di Cristo con un metodo storico, che per quanto condiviso, rimane limitato appunto come tu stesso affermi alle questioni storico-ideologiche dimostrabili”

    Esatto, ma gli storici lavorano sul metodo storico, non sono teologi. Lui non ha detto che Gesù non è Dio, ha detto che storicamente Gesù non si è probabilmetne mai autodefinito Dio. Ha detto qualcosa che esula dalla storia ? No. Gesù può essere benissimo Dio ma non essersi mai autodefinito tale.

    “questo li permette di spezzare delle lancie a favore della sue idee ateiste”

    Anche qui presumi che lui abbia detto quello che ha detto per avvalorare la sua tesi e non perché ha studiato la storia e ha desunto le sue tesi dai suoi studi. Io credo che le sue posizioni siano la naturale conseguenza della sua ricerca, ovvero che sia giunto a pensare in quel modo dopo aver studiato le fonti e la storia e non il contrario.

    “Il cristianesimo al giorno d'oggi è una religione che conta più di un miliardo di fedeli e non puoi pretendere che la figura del "Gesù Cristo Dio" si debba ancora sottomettere alle comuni posizioni di buon senso scientifico-razionale della comunità atea”

    Ancora presupponi che le posizioni siano ideologiche e non epistemologiche. Pesce è un ricercatore serio ed un professore emerito di Storia del cristianesimo, le sue tesi non sono ideologiche ma derivate da studi storici. Se la pensi diversamente dovresti dirmi almeno perché, ossia su quali basi ritieni ideologiche le sue posizioni.

    “Presentare i titoli di Pesce non cambia quello che ha scritto nel suo libro”

    No, ma avvalora la sua posizione di ricercatore e conferisce serietà e attendibilità alle sue tesi.

    “Pesce, per quanto sia abilitato a farlo, non affronta il tema col giusto rigore”

    Come fai a dire che non affronta il tema con il giusto rigore da cosa lo deduci ? Ma stiamo scherzando ? Un professore del suo calibro che non affronta la sua materia con rigore ? impossibile.

    Ciao
    Andrea
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    Thommi
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    00 16/11/2006 17:46
    si, ok Andrea, hai ragione, ma quando il lettore vede quel libro con Gesù sulla croce (chiaro simbolo teologico cristiano) si aspetta di legger qualcos'altro, si aspetta di leggere un analisi di "Cristo Dio" e non un analisi storica atea di un "uomo come un altro".


    Lui non ha detto che Gesù non è Dio, ha detto che storicamente Gesù non si è probabilmetne mai autodefinito Dio.


    è quel "probabilmente" che mi preoccupa, in quanto può tranquillamente sfuggire a chi legge.


    Un professore del suo calibro che non affronta la sua materia con rigore ? impossibile.


    adesso non esagerare, per vendere si fà questo ed altro; per esempio lo sapevi che Dan Brown è stato insegnante d'inglese all'università e storico dell'arte?

    saluti
    thommy
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    Polymetis
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    00 16/11/2006 18:55
    Per Teo

    Non l'ho letto né ho intenzione di farlo perché è un'opera divulgativa. Ma da quanto scrivi ha elencato un bel po' di cliché degli anni 70', fatti fuori dalla terza ricerca sul Gesù storico americana ma che ancora vengono propinati specie in Italia e in Francia
    Gesù non voleva fondare una nuova religione: un cliché della scuola di Gerusalemme(Flusser, Lapide, Vermes, ecc.)
    Gesù utopista e innovatore sociale, cliché influenzato dalla teologia della liberazione: (Borg,Oakman,Horsley).
    A me non interessa commentare questa ennesima ricostruzione ma solo far notare che quando si separa il Cristo della fede dal Gesù storico ognuno trova quello che vuole: il mago, il taumaturgo, l'esseno, lo zelota, il fariseo solo buon rabbi, il pacisfista, il marziano, ecc.
    Io ho solo un suggerimento, andate in biblioteca e leggete il II volume di "Un ebreo marginale" del Meier che è un'analisi in chiave critica di tutte queste intepretazioni. In ogni interpretazione si finisce sempre per forzare i testi.

    Ad maiora
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    Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
    Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
    Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
    (Κ. Καβάφης)
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