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Pedofilia

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2014 18:16
23/05/2007 18:37
 
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Re: Re:


Scritto da: alenis 23/05/2007 15.01


solo per ora se non decideremo di passare a tecnologie open source





Ti quoto in pieno Alenis, ma fallo capire agli altri, che se non sono guidati per mano, non vogliono capirlo!



23/05/2007 21:16
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: (Upuaut) 23/05/2007 14.29


Finalmente, almeno stavolta ha vinto il giornalismo libero, e non l'oscurantismo clericale.

Il filmato della BBC verrà trasmesso il 31 maggio.




Molto rumore per nulla. Il Papa, la pedofilia e il documentario "Sex Crimes and the Vatican"
di Massimo Introvigne

Solo la rabbia laicista dopo il Family Day spiega perché, subito dopo la grande manifestazione romana, all’improvviso il documentario dell’ottobre 2006 della BBC “Sex Crimes and the Vatican” abbia cominciato a circolare su Internet con sottotitoli italiani, e i vari Santoro abbiano cominciato ad agitarsi. Il documentario, infatti, è merce avariata: quando uscì fu subito fatto a pezzi dagli specialisti di diritto canonico, in quanto confonde diritto della Chiesa e diritto dello Stato. La Chiesa ha anche un suo diritto penale, che si occupa tra l’altro delle infrazioni commesse da sacerdoti e delle relative sanzioni, dalla sospensione a divinis alla scomunica. Queste pene non c’entrano con lo Stato, anche se potrà capitare che un sacerdote colpevole di un delitto che cade anche sotto le leggi civili sia giudicato due volte: dalla Chiesa, che lo ridurrà allo stato laicale, e dallo Stato, che lo metterà in prigione.

Il 30 aprile 2001 Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) pubblica la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, con una serie di norme su quali processi penali canonici siano riservati alla giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede e quali ad altri tribunali vaticani o diocesani. La lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001 – quella presentata dalla BBC come un documento segreto, mentre fu subito pubblicata sul bollettino ufficiale della Santa Sede e figura sul sito Internet del Vaticano – costituisce il regolamento di esecuzione delle norme fissate da Giovanni Paolo II. Il documentario al riguardo afferma tre volte il falso:

(a) presenta come segreto un documento del tutto pubblico e palese:

(b) dal momento che il “cattivo” del documentario dev’essere l’attuale Pontefice, Benedetto XVI (per i laicisti il Papa “buono” è sempre quello morto), non spiega che la De delictis gravioribus firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il 18 maggio 2001 ha l’unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme promulgate con la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile, che è di Giovanni Paolo II;

(c) lascia intendere al telespettatore sprovveduto che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora (“crimini più gravi”), tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. Al contrario, è del tutto evidente che questi documenti si occupano del problema, una volta instaurato un giudizio ecclesiastico, a norma del diritto canonico, a chi spetti la competenza fra Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi casi agisce “in qualità di tribunale apostolico” (così la Sacramentorum sanctitatis tutela), e altri tribunali ecclesiastici. Questi documenti, invece, non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura, farlo – delle denunzie e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati. A chiunque conosca, anche minimamente, il funzionamento della Chiesa cattolica è evidente che quando i due documenti scrivono che “questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede” la parola “esclusiva” significa “che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici” e non – come vuole far credere il documentario – “che esclude la competenza dei tribunali degli Stati, a cui terremo nascoste queste vicende anche qualora si tratti di delitti previsti e puniti delle leggi dello Stato”. Non è in questione questo o quell’episodio concreto di conflitti fra Chiesa e Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la loro portata e il loro ambito, che è quello di regolare questioni di competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati, semplicemente, non c’entra.

Nella nota 3 della lettera della Congregazione per la dottrina della fede – ma per la verità anche nel testo della precedente lettera di Giovanni Paolo II – si cita l’istruzione Crimen sollicitationis emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, che allora si chiamava Sant’Uffizio, il 16 marzo 1962, durante il pontificato del Beato Giovanni XXIII (1881-1963) ben prima che alla Congregazione arrivasse lo stesso Ratzinger (che quindi, com’è ovvio, con l’istruzione non c’entra nulla: all’epoca faceva il professore di teologia in Germania).

Questa istruzione dimenticata, “scoperta” nel 2001 solo in grazia dei nuovi documenti, non nasce per occuparsi della pedofilia ma del vecchio problema dei sacerdoti che abusano del sacramento della confessione per intessere relazioni sessuali con le loro penitenti. È vero che dopo essersi occupata per i primi settanta paragrafi del caso di penitenti donne che hanno una relazione sessuale con il confessore in quattro paragrafi, dal 70 al 74, la Crimen sollicitationis, afferma l’applicabilità della stessa normativa al crimen pessimus, cioè alla relazione sessuale di un sacerdote “con una persona dello stesso sesso”, e nel paragrafo 73 – per analogia con il crimen pessimus – anche ai casi (“quod Deus avertat”, “che Dio ce ne scampi”) in cui un sacerdote dovesse avere relazioni con minori prepuberi (cum impuberibus). Il paragrafo 73 del documento è l’unico mostrato nel documentario, il quale lascia intendere che gli abusi su minori siano il tema principale del documento, mentre il problema non era all’ordine del giorno nel 1962 e l’istruzione gli dedica esattamente mezza riga. Clamorosa è poi la menzogna del documentario quando afferma che la Crimen sollicitationis aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. È precisamente il contrario: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese” sulla base di una normativa che risale del resto al lontano anno 1741. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia dei paragrafi 16 e 17 “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.

L’istruzione dispone pure che i relativi processi si svolgano a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime, dei testimoni e anche degli imputati, tanto più se eventualmente innocenti. Non si tratta evidentemente dell’unico caso di processi a porte chiuse, né nell’ordinamento ecclesiastico né in quelli statuali. Quanto al carattere “segreto” del documento, menzionato nel testo, si tratta di un “segreto” giustificato dalla delicatezza della materia ma molto relativo, dal momento che fu trasmesso ai vescovi di tutto il mondo. Comunque sia, oggi il documento non è più segreto, dal momento che – stimolati dalla lettura dei documenti del 2001 – avvocati in cause contro sacerdoti accusati di pedofilia negli Stati Uniti ne chiesero alle diocesi il deposito negli atti di processi che sono diventati pubblici. Quegli avvocati speravano di trovare nella Crimen sollicitationis materiale per ampliare le loro già milionarie richieste di risarcimento dei danni: ma non trovarono nulla. Infatti, anche l’istruzione Crimen sollicitationis non riguarda in alcun modo la questione se eventuali attività illecite messe in atto da sacerdoti tramite l’abuso del sacramento della confessione debbano essere segnalate da chi ne venga a conoscenza alle autorità civili. Riguarda solo le questioni di procedura per il perseguimento di questi delitti all’interno dell’ordinamento canonico, e al fine di irrogare sanzioni canoniche ai sacerdoti colpevoli.

Un altro inganno del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001 sottoscritta dal cardinale Ratzinger, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis, che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”. Si ribadisce, certo, che le procedure per i delicata graviora sono “sottoposte al segreto pontificio”, cioè devono svolgersi a porte chiuse e in modo riservato. Ma in questo non vi è nulla di nuovo, né il segreto si applica solo ai casi di abusi sessuali. Se c’è qualche cosa di nuovo nella De delictis gravioribus rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni. Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti. Con questa nuova disciplina la durezza della Chiesa verso i sacerdoti accusati di pedofilia è molto cresciuta con Benedetto XVI, come dimostrano casi dove, nel dubbio, Roma ha preferito prendere provvedimenti cautelativi anche dove non c’erano prove di presunti abusi che si asserivano avvenuti molti anni fa, e la stessa nomina del cardinale americano William Joseph Levada, noto per la sua severità nei confronti dei preti pedofili, a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Tutte queste norme riguardano, ancora una volta, il diritto canonico, cioè le sospensioni e le scomuniche per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali. Non c’entrano nulla con il diritto civile, o con il principio generale secondo cui – fatto salvo il solo segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Certo, in passato questo non è sempre avvenuto. Il legittimo desiderio di proteggere sacerdoti innocenti ingiustamente calunniati (ce ne sono stati, e ce ne sono, molti) qualche volta è stato confuso con un “buonismo” che ha ostacolato indagini legittime degli Stati. Benedetto XVI ha più volte stigmatizzato ogni forma di buonismo sul tema (si veda per esempio il discorso ai vescovi dell’Irlanda in visita ad Limina Apostolorum, del 28 ottobre 2006): e in realtà il trasferimento della competenza dalle diocesi, dove i giudici spesso possono avere rapporti di amicizia con gli accusati, a Roma mirava fin dall’inizio a garantire maggiore rigore e severità. In ogni caso, le misure prese nell’ambito del diritto canonico per perseguire i crimini di natura sessuale commessi dal clero, e la denuncia dei responsabili alle autorità dello Stato, costituiscono due vicende del tutto diverse. La confusione, intrattenuta ad arte per gettare fango sul Papa, è solo frutto del pregiudizio e dell’ignoranza.


Non sono capace di riportare i link perchè nell'originale ci sono tutta una serie di link nel ipertesto
scusatemi
fonte www.cesnur.org
24/05/2007 00:14
 
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il link dovrebbe essere questo benimussoo

www.cesnur.org/2007/mi_05_22a.htm

e c'è anche questo:

www.cesnur.org/2007/mi_05_23.htm


[Modificato da alenis 24/05/2007 0.15]

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La buona notizia è che Dio esiste; quella buonissima è che quindi c'è speranza per tutti quelli che lo vogliono
24/05/2007 11:05
 
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Questa "difesa" filoclericale non mi stupisce, e non stupisce nemmeno che venga usata la parola "laicisti" in modo spregiativo (come se avesse un significato diverso dalla parola "laici").
Il negazionismo è sempre stato lo sport preferito di buona parte dei cattolici... [SM=x511457]
24/05/2007 21:28
 
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Santoro ha appena detto che la puntata sui preti pedofili si farà giovedi prossimo.
Vai Santoro, siamo tutti con te!!!
25/05/2007 14:51
 
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11 aprile 2007
"Colpevoli di crimini enormi" (Benedetto XVI ai preti pedofili)


In questi giorni, sui media si parla della denuncia di alcuni fedeli nei confronti di un sacerdote che si sarebbe macchiato del gravissimo reato (e peccato) di pedofilia.
E' chiaro che ognuno di noi e' innocente fino a che non venga pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, tuttavia auspico che si faccia un'indagine puntigliosa e attenta per scoprire la verita' ed accertare i fatti.
Personalmente penso che la pedofilia sia uno degli atti piu' gravi ed imperdonabili che una persona possa compiere. Come afferma il Papa, cio' e' tanto piu' esecrabile se a commettere un reato e' un sacerdote.
In questa occasione, vorrei pero' evidenziare i due pesi e due misure usate dai media sulla vicenda.
Sembra quasi che, gratta gratta, sia Benedetto XVI il responsabile del silenzio tenuto finora dalle vittime e dalla Curia di Firenze.
Ricordiamo, per inciso, che la Curia e' stata informata solo nel 2004 e che la prossima settimana i Vescovi fiorentini saranno "a rapporto" da Benedetto XVI.
Qualcuno (i radicali) in passato ha accusato Papa Benedetto di aver voluto insabbiare alcuni casi di pedofilia nella Chiesa.
Niente di piu' falso visto che Ratzinger ha piu' volte denunciato la sporcizia nella Chiesa ed ha auspicato un intervento a sostegno delle piccole vittime.
Le accuse infondate nei confronti del Papa derivano da un documento, "De delictis gravioribus", firmato dal cardinale Ratzinger e dall'allora arcivescovo Bertone.
Peccato, pero', che quel documento non sia una libera iniziativa di Joseph Ratzinger, ma sia una sorta di regolamento attuativo di un "Motu Proprio" di Giovanni Paolo II, "LITTERAE APOSTOLICAE MOTU PROPRIO DATAE quibus Normae de gravioribus delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis promulgantur".

Come vediamo, leggendo attentamente, il Motu proprio (di Papa Wojtyla) e la Lettera ai Vescovi (firmata da Ratzinger), nessuno ha mai voluto insabbiare nulla, anzi: entrambi i documenti vanno nella direzione di impedire la prescrizione di simili reati e l'insabbiamento. In particolare, il cardinale Ratzinger chiedeva «non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici»..

C'e' poi la DURA CONDANNA di Papa Ratzinger nei confronti della pedofilia ecclesiastica, espressa il 28 ottobre 2006 di fronte ai Vescovi irlandesi.
Fatti non parole da parte del Pontefice!

A prova di quanto ho detto sopra, mi piace segnalare due articoli, pubblicati il 29 ottobre 2007, da un quotidiano insospettabile: Repubblica.
Sappiamo che il giornale di Ezio Mauro non e' propriamente filo-Ratzinger, eppure, OBIETTIVAMENTE, cosi' scriveva:


LA CHIESA DI RATZINGER

Il Papa contro i preti pedofili "Colpevoli di crimini enormi"

Ratzinger: scoprire la verità e aiutare le vittime di abusi

Duro intervento davanti ai vescovi irlandesi in udienza "Minata la fiducia nella Chiesa, occorre ricostruirla"

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO

Gli abusi sessuali sui bambini «sono crimini abominevoli» che vanno perseguiti «con forza, determinazione e tempestività» per «punire i colpevoli e aiutare le piccole vittime». Ma quando i colpevoli sono «religiosi, questo particolare crimine diventa ancora più grande e la Chiesa deve fare tutto il possibile per assicurare alla giustizia chi lo commette, e nello stesso tempo dare sostegno alle vittime ed evitare che altre violenze simili possano ripetersi». Benedetto XVI davanti ad uno dei più grandi scandali esplosi negli ultimi anni in alcune diocesi della Chiesa cattolica: le violenze sessuali sui minori da parte dei preti pedofili. Tema scomodo e scottante affrontato ieri dal Papa per la prima volta, pubblicamente, da quando è asceso al soglio di Pietro, il 19 aprile 2005, ricevendo in Vaticano i vescovi irlandesi.
Era stato, nel marzo scorso, l´arcivescovo di Dublino, monsignor Diarmuid Martin, a rivelare che, secondo una inchiesta svolta tra i 2800 preti della sua diocesi, dagli anni ‘40 i casi di pedofilia accertati erano stati 350 e che i sacerdoti sospettati di aver compiuto violenze sessuali sono circa il 3 per cento del clero irlandese. Ieri l´arcivescovo Sean Bredy, primate d´Irlanda, ne ha parlato al Papa, e il pontefice ne ha tratto lo spunto per esortare tutta la Chiesa ad essere più «vigile ed attenta» verso un problema - gli abusi sui bambini - che scuote le coscienze e lacera le vite di tanti innocenti. «Voi - ha ricordato tra l´altro il Papa - , avete dovuto fare fronte negli anni recenti a molti e terribili casi di abusi sessuali su minori. Questi sono ancora più tragici quando ad abusare è un uomo di Chiesa. Le ferite causate da tali atti agiscono in profondità ed è un´operazione urgente ricostruire la fiducia e la sicurezza là dove esse sono state compromesse».

Di fronte a simili violenze, avverte Ratzinger, occorre «stabilire la verità per adottare qualsiasi misura necessaria per prevenire la possibilità che i fatti si ripetano, garantire che i principi di giustizia siano pienamente rispettati e, soprattutto, portare sostegno alle vittime colpite da questi enormi crimini».

«Parole giuste e sacrosante», commenta il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Sanità della Santa Sede, nativo del Messico, uno dei paesi maggiormente colpiti da casi di abusi sessuali di preti. «Quando ero arcivescovo - ricorda il cardinale - di fronte a casi simili ero inflessibile e per niente tollerante. Occorre essere vigili, attenti, a partire dalla formazione nei seminari. Ma non va dimenticato che ci sono anche persone che denunziano la Chiesa solo per cercare di trarre vantaggi economici con l´inganno e la menzogna».

Repubblica, 29 ottobre 2007


IL RETROSCENA

La svolta di Wojtyla, la circolare di Ruini ai vescovi: quattro anni di sforzi per estirpare la piaga

Pubbliche ammende e lettere segrete così il Vaticano decise di dire basta

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO

LA SVOLTA avvenne tra il 2001 e il 2002.
Protagonisti papa Wojtyla e l´allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Ratzinger.
Scosso e disgustato dall´ondata di scandali che stava investendo la Chiesa cattolica degli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ruppe con il secolare costume ecclesiastico dell´insabbiamento e si affrancò dai consigli di quanti in Curia propendevano per una «prudenza» molto simile all´omertà.

Di colpo il pontefice polacco tirò i freni e con un Motu proprio del 18 maggio 2001 sancì il ruolo centrale dell´ex Sant´Uffizio nell´affrontare il fenomeno.
Vennero poi le «Linee guida» elaborate da Ratzinger.
Ai vescovi del mondo il cardinale chiedeva «non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici».
È questo il documento su cui oggi si basa la Santa Sede per contrastare e combattere la pedofilia del clero.
Al primo sospetto oggettivo il vescovo è tenuto a informare la Congregazione per la Dottrina della fede, che deciderà se far giudicare la questione a livello locale o avocare il procedimento in Vaticano. Lo stesso documento condanna ogni abuso della confessione per ottenere favori sessuali.

Per scongiurare frettolose archiviazioni Ratzinger - d´intesa con papa Wojtyla -prese anche la decisione di modificare i termini di prescrizione dei processi ecclesiastici. I dieci anni necessari per far decadere i procedimenti scattano (dopo la riforma del 2001) soltanto a partire dalla maggiore età della vittima, in modo da garantire a chi è stato abusato nel corso dell´adolescenza la piena facoltà di intervento in giudizio.
L´anno successivo il cardinale Ratzinger partecipò al vertice straordinario dell´episcopato americano, convocato a Roma, quando si stabilì «tolleranza zero» per i preti pedofili e l´immediato allontanamento di chiunque fosse coinvolto in indagini da incarichi ecclesiali a contatto con minori.
Le dure parole, usate ora da Benedetto XVI, trovano un precedente nell´escalation di interventi di Giovanni Paolo II dopo l´esplosione degli scandali. «L´abuso che ha causato questa crisi - disse ai vescovi americani nell´aprile del 2002 - viene giustamente considerato un crimine dalla società ed è anche un peccato sconvolgente agli occhi di Dio». Quando nel luglio del 2002 il pontefice polacco si recò a Toronto per la Giornata mondiale della gioventù confessò dinanzi a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che i preti pedofili provocavano in lui «un profondo senso di tristezza e di vergogna».
Molti ritengono che l´allusione di Ratzinger alla «sporcizia» nella Chiesa durante l´ormai famosa Via Crucis del 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II, si riferisse anche ai casi di pedofilia diffusi in ogni parte del globo. Da pontefice Ratzinger ha costretto alle dimissioni - risparmiandogli l´onta di un processo ecclesiastico - il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, pressato da antiche accuse di pedofilia. Sulla situazione italiana il presidente della Cei Ruini mandò tempo fa una lettera a tutti i vescovi, che però non è mai stata pubblicata. Finora in Italia, tranne eccezioni, la tendenza nella gerarchia ecclesiastica è di aspettare le conclusioni della magistratura ordinaria, invece di punire per primi i colpevoli.

Repubblica, 29 ottobre 2007


Ecco, dunque, la verita':nessun insabbiamento, anzi, massima attenzione nei confronti delle vittime.
Il cardinale Ratzinger ha attuato le direttive del Motu proprio wojtyliano, ma, ancora una volta, i media hanno trovato il modo di attribuire a lui ogni colpa.
Due pesi e due misure? Certo! Un documento e' rivoluzionario o importante non in base al contenuto ma in funzione di chi lo firma? Semplice...ma evidente!

A mesi di distanza dall'articolo, obiettivo e fondato sulla verita', di Politi, leggo su "La Repubblica" (lo stesso giornali per cui scrive Politi):

LE LETTERE

Sesso in parrocchia, la procura indaga

Firenze, nel mirino i presunti abusi del vecchio sacerdote

Alcune donne violentate da bimbe autrici di denunce e memoriali sono pronte a testimoniare
La magistratura vuole accertare a quale epoca risalgano i fatti e se devono considerarsi prescritti

FRANCA SELVATICI


FIRENZE - Sono stati perduti tanti anni. Ora la procura di Firenze non intende perdere neppure un giorno. Appena venuto a conoscenza dalle pagine di «Repubblica» delle denunce di un gruppo di ex fedeli e di sacerdoti contro don Lelio Cantini, per quasi 40 anni parroco della chiesa della Regina della Pace, alla periferia di Firenze, il procuratore Ubaldo Nannucci ha aperto un procedimento penale per abusi sessuali pluriaggravati e continuati. L´obiettivo è quello di accertare se il sacerdote, che oggi ha 84 anni, abbia costretto per anni numerose bambine e ragazzine della sua parrocchia a subire atti sessuali, e se abbia esercitato gravissime violenze psicologiche su alcuni ragazzi avviandoli al seminario e alla vita sacerdotale.
«Dobbiamo stabilire - ha spiegato il procuratore - se è vero ciò che è stato scritto e poi, ammesso che ci siano delle conferme, bisogna verificare a quale epoca risalgono questi fatti. Per ora non si può dire se gli abusi denunciati siano prescritti o no. Bisogna vedere fino a quando si sono protratti quei comportamenti. L´unico dato di fatto, per ora, è che questo sacerdote è stato rimosso nel 2005». L´inchiesta dovrebbe avanzare speditamente. Alcune ex bambine della parrocchia, autrici di denunce e memoriali sinora rimasti confinati nell´ambito della Chiesa, sono pronte a salire le scale della procura della Repubblica per testimoniare il loro dramma.
Sinora alla magistratura non era arrivata alcuna denuncia contro don Cantini. Mai una denuncia nei lunghissimi anni in cui ha retto con mano ferma la parrocchia della Regina della Pace. Un silenzio che potrebbe spiegarsi da un lato con l´estremo turbamento e la vergogna delle vittime, che solo da pochi anni hanno scoperto di essere in tante e sono riuscite insieme a trovare il coraggio di chiedere giustizia e verità, e dall´altro con la rete di segretezza con cui la Chiesa ha voluto circondare la piaga della pedofilia nelle sacrestie. L´istruzione Crimen Sollicitationis (Delitto di sollecitazione) emanata dal Sant´Uffizio il 16 marzo 1962 e l´epistola De delictis gravioribus (Sui delitti più gravi), del 18 maggio 2001, vincolano i vescovi di tutta la Chiesa Cattolica al segreto sugli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti sui minori. L´epistola De delictis gravioribus porta la firma del cardinale Joseph Ratzinger e dell´arcivescovo Tarcisio Bertone, all´epoca rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per la dottrina della fede. Fra i delitti più gravi «nella celebrazione dei sacramenti e contro la morale» l´epistola include sia gli abusi sui minori che «la sollecitazione, nell´atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso». Cioè proprio i crimini che le bambine di un tempo attribuiscono a don Cantini. Ma la stessa epistola impone su questi delitti il «segreto pontificio», il più rigido della Chiesa dopo quello del confessionale. La sua violazione comporta pene canoniche severissime, fino alla scomunica. E solo il Papa può togliere il vincolo.

Repubblica, 8 aprile 2007

Delle due l'una: o ha ragione Politi oppure la Selvatici!
Basta leggere il Motu proprio e la lettera "De delictis gravioribus" per rendersi conto che e' l'articolo di Politi a rispondere al vero.
Un consiglio a Repubblica: leggete gli articoli pubblicati dal vostro giornale prima di sparare a zero su chi non ha colpa, ma, semmai, molti meriti!

paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2007/04/colpevoli-di-crimini-enormi-benede...

[Modificato da Seyia 25/05/2007 14.52]

25/05/2007 20:08
 
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Nono sono riuscito a vedere il filmato in nessuno dei link.
Hanno bloccato tutto.
Qualcuno mi aiuta ?

Ciao
Bruno
25/05/2007 21:22
 
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Re:

Scritto da: Sasori 25/05/2007 21.22
fortunatamente qui c'è ancora:
video.google.it/videoplay?docid=-195322232469003782&q=...



ho ricevuto una e.mail che diceva che lo si trova solo qui adesso

news.bbc.co.uk/player/nol/newsid_5400000/newsid_5403100/5403158.stm?bw=...

però devo aggiungere che ho ricevut una mail dove il cesnur chiedeva alcune cose che riporto , firmato da alcuni esponenti di vertice

Appello contro un documentario sensazionalistico e falso

Noi sottoscritti, presa visione del documentario della BBC Sex Crimes and the Vatican, che la RAI ha acquistato e che potrebbe essere messo in onda in un suo programma, ci rivolgiamo ai dirigenti della RAI e alla Commissione Parlamentare di Vigilanza perché il documentario non sia proposto da una rete pubblica sostenuta dal canone di tutti gli italiani.

Non siamo affatto contrari a una franca discussione del problema della pedofilia e dei tragici casi di sacerdoti cattolici colpevoli di abusi su minori, che – sulla scorta dell'ampia letteratura scientifica oggi disponibile – miri, secondo le parole di Benedetto XVI ai vescovi dell'Irlanda, del 28 ottobre 2006, a “stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”.

Siamo però contrari alla proiezione dello specifico documentario Sex Crimes and the Vatican, che – ben lungi dall'affrontare il tema in modo corretto – è una semplice requisitoria anticlericale contro il regnante Pontefice, punteggiata da affermazioni clamorosamente false o fondate sull'ignoranza dei più elementari principi del diritto canonico.

Per esempio, si presenta l'istruzione Crimen sollicitationis del 1962 come un documento che aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. A prescindere dal fatto che la Crimen sollicitationis si occupa nei primi settanta paragrafi delle relazioni sessuali di sacerdoti con donne (non con bambine), e dedica ai rapporti di sacerdoti con minori prepuberi soltanto mezza riga nel paragrafo 73, è precisamente il contrario. Il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese”. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.

Un'altra gravissima menzogna del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001, sottoscritta dal cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e che dà esecuzione a norme fissate da Giovanni Paolo II poche settimane prima relative alla competenza dei diversi tribunali ecclesiastici, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis e che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”. Se c’è qualche cosa di nuovo nella De delictis gravioribus rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni. Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti.

Certamente nella Chiesa vi sono stati episodi tristi e dolorosi che hanno coinvolto sacerdoti colpevoli di pedofilia e talora anche vescovi che non sono intervenuti tempestivamente per sanzionarli. Al contrario esatto di quanto sostiene il documentario, l'energica azione del cardinale Joseph Ratzinger prima e di Papa Benedetto XVI poi – su cui non a caso si cerca di gettare fango in Italia subito dopo il successo del Family Day –, anche se non ha potuto risolvere tutti i singoli casi, ha costruito una normativa e favorito una prassi di grande severità, rigore e coraggio di cui chiunque abbia studiato il triste problema senza pregiudizi ideologici dà atto al regnante Pontefice.

Si parli, dunque, di un problema reale e doloroso. Ma lo si faccia con verità e correttezza, senza proporre documentari sensazionalistici e falsi che sono a loro volta parte del problema e non della sua soluzione.


Massimo Introvigne
Direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), Torino
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