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Tito2:13 Verso scritturale di Cristo Dio

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2008 15:11
06/01/2008 22:32
 
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Caro Teodoro,

Mi farebbe piacere continuare la conversazione su apologia dei TdG dove potrai dare spiegazioni sulle tue rigine posizioni anti TNM che esponi sul tuo libro, e se vuoi ampliarle.


Kittel , vol III pp.105-106 riporta tutti gli esempi in cui nel corpus paolino e in quello pseudopaolino θεος sembra essere riferito a Gesù Cristo



Non è questo il punto, ma che bisogna ammettere che TUTTI questi passi (secondo il Kittel tre in tutto) senza eccezione, tutti ambigui, compreso Tito 2,13. Pertanto citare il Kittel ha poco senso, perchè che quei passi potrebbero chiamare Gesù theos è ovvio, senza scomodare il Kittel!

Il problema qui è di interpretazione, e studiosi attenti come Conzelmann, Jeremias e Kelly respingono l'interpretazione con forza. Di fatto non esiste nessun motivo grammaticale che ci obblighi a pensare che theos si riferisca a Gesù piuttosto che a ho theos stesso.

Kittel ammette che i passi sono ambigui, e comunque di questi passi fornisce la seguente spiegazione: "Christ is the Representative of God. But the Christology of the NT is carried to its logical conclusion with the thorough-going designation of Christ as θεός. He is not merely a Representative of God. He is the Representative of God in the world and in history. For He is instituted and equipped by God the Father. He is Himself the Bearer of the divine office" conclusione che per molti versi è più vicina alla visione dei TdG che a quella di "consustanzialità" successiva.


paragonare il Kittel a un lavoro apologetico di uno sconosciuto non è cosa seria, questa è l'unica risposta possibile.



Quello che tu chiami "lavoro apologetico di uno sconosciuto" è ben meno apologetico di te, infatti Stafford ammette che in Paolo vi sono 4 passi grammaticalmente ambigui... ti risulta che il Kittel dica qualcosa di diverso? Guarda, il tuo mi pare un atteggiamento che ha poco senso, perchè anche studioso come Conzelmann e Jeremias in questo caso sottoscriverebbero quanto tu critichi.


non vedo perché escluderne aprioristicamente l'applicazione a Gesù Cristo



Non vedo chi "esclude aprioristicamente qualcosa". Stafford parla di 4 passi grammaticalmente ambigui e non di passi inesistenti... cosa vuol dire secondo te? Che "escluda" aprioristicamente qualcosa? Mah.


Il brano fu compreso sempre nello stesso modo,



Poichè il passo è ambiguo non vedo alcun problema, Gregorio ed altri padri potevano leggere il passo secondo la propria teologia, questo non ha nulla a che vedere con la "regola" di Sharp.


Del resto Ireneo (che pensava e scriveva in greco, ma che ci è giunto in traduzione) non è il solo a intendere Tito 2,13 secondo il principio di Sharp



Vedo che siamo già passati da "regola" a "principio" di Sharp. Mi compiaccio... ma in quel caso non è certo di Sharp, perchè quello il "principio" di cui parli era ben conosciuto senza Sharp! Circa Ireneo non mi pare che commenti il versetto, e dunque è difficile dire cosa avesse scritto in greco, seppure fu tradotto molto presto il latina.

Una domanda: Non riesco a trovare alcuna grammatica di greco classico che contempli la "regola di Sharp". Potresti citarne alcune in italiano o inglese?

Shalom





[Modificato da barnabino 06/01/2008 22:39]
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