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Persecuzione dei Cristiani nel Mondo

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2010 14:14
16/10/2004 01:38
 
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Molto più sinteticamente, ecco qua Bertrand Russel:
"Non vorrei mai morire per le mie idee, perchè potrebbero essere sbagliate."
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"Il Governo è la Sezione Intrattenimento del complesso militare-industriale"
-Frank Zappa
16/10/2004 16:20
 
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OK!:

Scritto da: Squarepusher 16/10/2004 1.38
Molto più sinteticamente, ecco qua Bertrand Russel:
"Non vorrei mai morire per le mie idee, perchè potrebbero essere sbagliate."




Le proprie idee potrebbero essere sbagliate! E' vero.

Il fatto è che quelli (gerarchie religiose) che hanno le proprie idee della verità e l'assolutizzano lasciano che siano altri a pagare per le loro idee...fregiandosi poi del martirio delle vittime a loro uso e consumo, come per affermare la validità delle loro tesi e la degnazione della loro confessione.
27/01/2006 13:51
 
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ASIA/INDIA - Discriminazioni verso i tribali dalit e conversioni forzate all’induismo: la denuncia di Sar news, agenzia dei Vescovi indiani

New Delhi (Agenzia Fides) - La vita è sempre più difficile per i tribali cristiani in India. Come segnala l’agenzia della Chiesa indiana Sar news, in due stati nella parte orientale dell’Unione, l’Orissa e il Chhattisgarh, la comunità locale ha sollevato la voce denunciando, per l’ennesima volta, il trattamento riservato ai dalit (gli “intoccabili” fuoricasta) che professano la fede cristiana.
In Orissa il “Global Council of Indian Christians”, organismo che raccoglie fedeli di tutte le confessioni, ha denunciato continui tentativi di convertire all’induismo i tribali cristiani, da parte di gruppi integralisti indù. Secondo quanto afferma il Consiglio, i tribali ricevono intimidazioni e minacce anche con le armi da parte di gruppi radicali come il “Bajrang Dal”, in totale violazione della libertà di coscienza e di religione garantita dalla Costituzione dell’Unione India.
I cristiani hanno raccolto le testimonianze di numerosi i tribali che hanno subito violenze e di famiglie cristiane terrorizzate, costrette ad abbandonare le loro case e i loro villaggi per sfuggire a quanti volevano imporre loro la religione indù. Si chiede l’attenzione del governo locale e di quello federale, per garantire la tutela dei diritti individuali di tutti i cittadini.
Anche nello stato del Chhattisgarh, confinante con l’Orissa, i dalit cattolici hanno denunciato discriminazioni subite nell’accesso a servizi pubblici. Il Vicario dell’Arcidiocesi di Raipur, p. Augustine, ha espresso grave preoccupazione per le loro condizioni di povertà, emarginazione e discriminazione proponendo di inoltrare un memorandum ai Parlamentari cristiani. Ai dalit vengono negati servizi essenziali come sanità e istruzione: perciò molti di loro, temendo di perdere benefici sociali necessari per la sopravvivenza e lo sviluppo, si stanno pian piano allontanando dalla Chiesa cattolica, evitando di frequentarla e di dichiarare pubblicamente la loro fede.
Alcuni di loro hanno aderito al programma “Ghar Vapasi” (“Ritorno a Casa”), propagandato da gruppi integralisti, che promuove la riconversione all’induismo di fedeli di altre religioni. “La fede cattolica potrebbe ben presto scomparire in quest’area”, dicono dalla diocesi. Lo stato del Chhattisgarh è governato dal Baratiya Janata Party, che promuove una politica di stampo nazionalista, spesso rivelatasi indulgente verso i gruppi estremisti indù. (Agenzia Fides 26/1/2006 righe 27 parole 279)
28/01/2006 07:42
 
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Infatti, ultimamente, molti si sono trasferiti in Italia, chiedendo aiuto come rifugiati politici, essendo perseguitati, trovano rifugio in Italia, vedi almeno nel loro paese cercano di recuperare, pensa agli arabi, alcuni di loro si sono convertiti al Cristianesimo, e di nascosto si trovano a pregare senza che nessuno lo sappia. Hanno paura, sono stati minacciati di morte [SM=g27991] è mai possibile che l'uomo non debba sentirsi libero perchè un altro uomo può toglierli la libertà!

Tral'altro dimenticavo ci sono anche nuovi sacerdoti e Suore che prendono i voti e sono dell'India. Immaginate un Arabo che diventa sacerdote, o forse c'è già? Ciao Dana
28/01/2006 20:12
 
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Re:

Scritto da: benimussoo 28/01/2006 7.42
Tral'altro dimenticavo ci sono anche nuovi sacerdoti e Suore che prendono i voti e sono dell'India. Immaginate un Arabo che diventa sacerdote, o forse c'è già? Ciao Dana


Sul numero di questo mese di "Mondo & Missione", la rivista del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) c'è la storia di un giovane Turco, cresciuto come musulmano, che si è convertito al Cattolicesimo e si è fatto prima francescano poi gesuita.
"Nonostante la loro tendenza a costruire Morti Nere, mi sono sempre considerato un tipo da Impero" - Sheldon Cooper, da The Big Bang Theory
27/03/2006 14:42
 
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Il Papa scrive a Kabul: graziate il convertito - di Andrea Tornielli -


Andrea Tornielli

da Roma

Benedetto XVI ha scritto al presidente afghano Hamid Karzai chiedendo la grazia per il musulmano convertito al cristianesimo che rischia di essere messo a morte come apostata. L'intervento della Santa Sede è stato affiancato a quelli di molti governi occidentali – Italia compresa – e proprio grazie a questa mobilitazione internazionale il governo di Kabul sta studiando una soluzione che permetta la scarcerazione immediata di Abdul Rahman. Una scarcerazione che potrebbe avvenire nelle prossime ore, secondo fonti ufficiose vicine al presidente Karzai.
Alla riunione dei cardinali, che si è svolta giovedì scorso in Vaticano, Papa Ratzinger aveva voluto porre a tema della discussione anche il dialogo con l'islam. Nelle stesse ore arrivava per via diplomatica sul tavolo del presidente Karzai la missiva della Santa Sede, che non è certo nuova a questo tipo di iniziative e si è battuta più volte, sia pubblicamente che riservatamente, per evitare l'esecuzione delle condanne alla pena capitale. Il caso di questi giorni è certamente eclatante, perché pone ancora una volta sotto i riflettori il problema delle conversioni dall'islam alle altre religioni e il rispetto dei diritti umani nei Paesi sottoposti alla legge islamica.
La lettera è firmata dal Segretario di Stato Angelo Sodano, che a nome di Benedetto XVI chiede al presidente afghano un intervento in favore di Rahman appellandosi proprio al rispetto dei diritti umani: «Sono certo signor Presidente che lasciar cadere il caso giudiziario contro il signor Rahman arrecherebbe un grande onore a tutto il popolo afghano e solleverebbe il plauso della comunità internazionale.

Contribuirebbe così in modo significativo alla nostro comune missione di promuovere reciproca comprensione e rispetto tra le diverse religioni e culture nel mondo». Un intervento è stato fatto nei giorni scorsi anche dalla Conferenza episcopale italiana, che ha inviato una lettera al ministro degli Esteri Gianfranco Fini pregandolo di continuare e intensificare, di concerto con gli altri membri dell'Unione europea, gli interventi presso il governo di Kabul per evitare la condanna dell'ex musulmano convertito. La Costituzione dell'Afghanistan, all'articolo 7, contiene l'impegno a osservare la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che garantisce libertà di religione, ma l'articolo 3 della stessa legge fondamentale del Paese afferma che nessuna norma può contraddire l'islam. Dunque, siccome la sharia prevede la condanna a morte di chi rinnega la fede islamica per abbracciarne un'altra e non è disposto a fare marcia indietro, ecco com'è stato possibile che per il quarantunenne afghano sia stata chiesta dal pubblico ministero la condanna a morte. La sentenza deve ancora essere emessa e proprio per questo lo stesso Fini era sembrato ottimista perché «non è detto che il tribunale accolga la richiesta di condanna e che sia pronunciata la sentenza».
Rahman, era stato arrestato il mese scorso dopo essere stato accusato dalla sua stessa famiglia di essersi convertito al cristianesimo, secondo quanto ha riferito il giudice Ansarullah Mawlavezada. Nella prima udienza, Rahman aveva ammesso di essersi convertito 16 anni fa, mentre lavorava come operatore umanitario per un'associazione internazionale cristiana che si dedica al soccorso dei rifugiati afghani a Peshawar,

in Pakistan. «Noi non siamo contrari ad alcuna religione in particolare, ma in Afghanistan questo genere di cose è contro la legge», aveva detto il giudice Mawlavezada, «è un attacco all'islam». Durante il processo, il pubblico ministero ha offerto all'imputato la possibilità di tornare sui suoi passi.
Un possibile escamotage che permetta a Rahman di avere salva la vita è che venga riconosciuto infermo di mente: sarebbe proprio questa la via che intende percorre il governo di Kabul, che nelle prossime ore potrebbe sottoporre l'uomo a una perizia psichiatrica. Mentre resta rigida la posizione delle autorità religiose afghane. «Non possiamo permettere che Dio sia umiliato», ha affermato Abdul Raoulf, membro del Consiglio degli ulema: «Chiederemo alla gente di farlo a pezzi».
27/03/2006 14:52
 
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Legge anti-conversioni
ASIA/INDIA - Legge anti-conversioni approvata in Rajasthan: preoccupazioni della Chiesa

Jaipur (Agenzia Fides) - E’ un provvedimento che è “contrario alla Costituzione Indiana, e che limita la libertà personale. Pensiamo possa essere usato contro di noi”: così S. Ecc. Mons. Oswald Lewis, Vescovo di Jaipur, ha commentato - con una dichiarazione diffusa dal servizio informativo della Conferenza Episcopale Indiana - la “legge anti-conversioni” approvata dal governo del Rajasthan (India orientale) il 26 marzo.
Il provvedimento, denominato “Rajasthan Dharma Swatantrik Vidhayak” (Legge per la libertà religiosa del Rajasthan”) prevede pene severe (reclusione da uno a cinque anni) “per quanti compiono attività di conversione tramite frode o manipolazione” e dà potere alle autorità di usare “ogni mezzo per impedire le conversioni.
La legge ha suscitato il disappunto della Chiesa locale, dei cristiani di diverse denominazioni, delle comunità religiose minoritarie, di diversi gruppi e associazioni che difendono i diritti umani e le libertà civili. La “All India Catholic Union” ha inviato una lettera ufficiale di protesta al Primo Ministro dell’Unione Indiano, Manmohan Singh, accompagnata da una rapporto stilato dopo una visita nello stato. Il rapporto elenca fatti ed episodi del passato recente che testimoniano la discriminazione e la violenza condotta da organizzazioni integraliste contro le minoranze religiose. Il documento chiede che “la giustizia sia liberata dalle ingerenze da parte dei fondamentalisti”, che intendono eliminare la presenza cristiana in Rajasthan, dove i cristiani rappresentano lo 0,11 % della popolazione, i musulmani l’8% e gli indù l’89 %. Lo stato è governato da una coalizione guidata dal Baratiya Janata Party (Bjp), che anche in passato ha difeso posizioni nazionaliste indù.
I Vescovi indiani hanno espresso la loro preoccupazione dato che provvedimenti simili, che limitano la libertà di coscienza e di religione, sono in vigore anche negli stati indiani di Orissa, Madhya Pradesh, Gujarat, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh. Nel Tamil Nadu un decreto anti-conversioni, in un primo tempo approvato, è stato revocato con la sconfitta elettorale del Bjp
27/03/2006 15:44
 
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Riporto uno stralcio dell'intervento di 1x2x:


"La Costituzione dell'Afghanistan, all'articolo 7, contiene l'impegno a osservare la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che garantisce libertà di religione, ma l'articolo 3 della stessa legge fondamentale del Paese afferma che nessuna norma può contraddire l'islam. Dunque, siccome la sharia prevede la condanna a morte di chi rinnega la fede islamica per abbracciarne un'altra e non è disposto a fare marcia indietro"


Diciamo pure che, prima del papa, si sono mosse molte organizzazioni umanitarie e molti politici.

Non dimentichiamo che solo fino a qualche cinquantennio anche qui le cose erano come in Afghanistan, ovverossia la forte influenza religiosa sulle decisioni degli uomini politici.
Oggi le cose sono sensibilmente cambiate.
Tuttavia, anche se c'è separazione fra stato e chiese, ancora le confessioni religiose continuano ognuna a tenere stretta a sè la propria "sharia", ovverossia il potere di controllo e sanzionatorio sui credenti, come altrove è stato più volte dimosttrato.
Anche da noi, come in Europa, la carta costituzionale contiene l'impegno a osservare la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
di fatto però, nonostante tutto, ancora le comunità religiose continuano impunemente a violare i fondamentali diritti umani dei singoli credenti. Anche da noi esistono "condanne" emanate dal potere religioso contro cui ancora non si può fare ben poca cosa.Se fossero state condanne a morte, forse la vergogna del potere religioso sarebbe stato più efficacemente visibile.
Dato che si tratta di emarginazioni, violazione del diritto di parola o di assentire o dissentire, privazione degli affetti, del sociale, persino del saluto etc. etc., passano un pochettino inosservate, nonostante il grande rumore di quanti soffrono.
Tutto questo sta ad indicare anche una scarsa sensibilità dello Stato, oppure potrebbe significare che la protesta è ancora troppo debole per occuparsene.


Fa bene il papa a far sentire la sua voce, così come tutti dovrebbero far sentire la propria,
bisogna tuttavia evitare di chiedere ad altri il rispetto dei fondamentali diritti umani per i credenti, e poi infrangerli nei confronti dei propri credenti.
Dov'è dunque il problema?

In un intervento in altro forum avevo cercato di chiarire la cosa in questi termini:


"Tutte queste iniziativie di apertura sono importantissime, ma vi è un'iniziativa fondamentale:

QUELLA CHE I CREDENTI SI SCROLLINO DI DOSSO IL POTERE RELIGIOSO, CON ANNESSO POTERE GIUDICANTE E SANZONATORIO.

La fede è un sentimento PERSONALE, che non può essere ipotecato ed indirizzato a proprio piacimento, contro o a favore di qualcuno.

E' UN ABUSO DEI PIU' MADORNALI, oltre che pratica ANTICRISTIANA.

La fede appartiene al credente, l'unione in enti dei credenti appartiene alla voglia smodata di potere.
Il potere deprime, condiziona, infrange le aspirazioni, limita nei movimenti, decide i nemici e gli amici, stabilisce ed infrange regole, chiama all'ubbidienza incodizionata, a volte chiede la vita e la rinuncia alla dignità etc. etc.

Comunque è ormai sempre più certo che il futuro chiederà alle molteplici confessioni una presa di posizione: O contro o a favore dei fondamentali diritti umani.
Staremo a vedere da che parte si schiereranno.
Il mondo dei dissidenti, ma anche quello dei liaci, dei liberi pensatori, dei credenti che s'avvedono della loro prigionia (come gli esempi narrati in questo forum), non sono disposti ad attendere per molto.
Ci andrebbe coraggio di denunciare la violazione dei propri diritti.
C'è però da dire che in molti è stata infranta, forse per sempre, la forza di reazione, priginiera delle proprie paure e delle proprie condizioni di vita di relazione, della sfiducia e dello scarso senso di stima di sè, demolito magari da anni di sottomissione e di rinuncia dell'ego.
Immaginiamo se a migliaia fossero a sporgere denuncia ed a chiamare nei tribunali le confessioni che violano i fondamentali diritti umani.
Dalla loro parte le confessioni religiose hanno la forza dei numeri, la paura dei credenti, la forza finanziaria.
Ogni desiderio di mutare questa triste pagina della convivenza religiosa s'infrange nella forza immane delle comunità.
E' vero però che, grazie all'intervento della laicità, molto è stato fatto e molto ancora si farà.

Non sono contro la religiosità, ma contro il braccio di ferro (fra i più terribili che l'umanità conosca) che si danno i religiosi quando si consociano e si traformano in enti di potere.
La religione finisce cosi' per diventare la priginia dei credenti, la tomba dei loro sentimenti e delle loro aspirazioni, almeno di quelli che agognano alla libertà di pensiero, di parola, di scelta, di coscienza ed al rispetto della propria dignità.


LO STESSO DICASI PER LA VIOLAZIONE DEI FONDAMENTALI DIRITTI UMANI IN ASIA/INDIA.
Riflettano tutti colori che ostentano la gravità degli attacchi alla loro proprio confessione.

Come fare però per far capire ai credenti che è ora che valutino l'importanza irrinunciabile delle loro libertà e della loro dignità, qualità che non devono svendere alle istituzioni religiose?


Il Gabbiano











28/03/2006 20:22
 
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La notte ricade sull'Algeria. E' terribile!

Un messaggio proveniente da un cristiano dell'Algeria.

Cari fratelli e sorelle,
Vi mando la copia della legge che è appena stata promulgata.

È costernante, abbiamo il diritto di non fare niente!
La maniera in cui viene detto, la minima frase di sermone, la minima
pagina della Bibbia, la minima riunione non dichiarata (persino in un
edificio riconosciuto) può mandare un fratello o una sorella in
prigione. Pregate che il Signore abbia pietà di noi,
ch'egli ci riempia di sapienza e di discernimento,
ch'egli ci circondi con i suoi angeli.

L'articolo 11 ci vieta ogni attività poiché non
possiamo più stoccare la parola di Dio in qualsiasi forma
scritta o audio. Soprattutto se questa fa' vacillare la fede
dei musulmani. Non occorre più di questo per andare in
prigione fino a 10 anni!

Il più ridicolo di tutto questo è che l'Algeria
ha firmato la carta dei diritti dell'uomo; e la conversione
degli stranieri è sempre una festa nel paese. [SM=g28000]

Fonte: www.voxdei.org
29/03/2006 18:00
 
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Immensee (Agenzia Fides)- È morto p. Michael Traber, della Mission Bethléem Immensee (SMB), un istituto missionario con sede ad Immensee (Svizzera). Il missionario che aveva 77 anni era molto noto in Africa per il suo impegno nel campo delle comunicazioni sociali e della difesa dei diritti umani.
Nato a Zurigo nel 1929, ha compiuto studi di filosofia e teologia a Lucerna e in comunicazioni sociali presso l’Università gesuita di Fordham, a New York. Ordinato nel 1956, dopo aver lavorato in Asia, si stabilisce nell’allora Rhodesia (l’attuale Zimbabwe), dove vigeva il regime dell’apartheid. P. Traber si fece subito notare per la sua lotta pacifica contro la discriminazione razziale. Nel 1974, il governo razzista di Ian Smith lo espulse dal Paese con l’accusa di esercitare “attività sovversive”. In Rhodesia, P. Traber dirigeva la casa editrice cristiana “ Mambo Press” e il quotidiano cattolico “Moto”.
Dopo l’espulsione, P. Traber ha insegnato giornalismo a Kitwe in Zambia e ha realizzato reportage da diversi Paesi africani: Etiopia, Ghana, Malawi, Tanzania, Uganda e Zambia. In seguito ha lavorato per l’Associazione Mondiale per la Comunicazione Cristiana (WACC) e ha insegnato scienze della comunicazioni all’United Theological College (UTC), a Bangalore, in India, ed etica presso l’Università Gregoriana di Roma. (L.M.)

«Il Mondo non sarà mai abbastanza vasto, né l’Umanità abbastanza forte per essere degni di Colui che li ha creati e vi si è incarnato»
(P. Teilhard de Chardin, La vision du passé, in “Inno dell’universo”, Queriniana, Brescia 1995, p. 76)>>



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