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Persecuzione dei Cristiani nel Mondo

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2010 14:14
16/04/2007 18:31
 
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Uzbekistan: Il governo chiude un'altra congregazione dei Testimoni di Geova

di Igor Rotar, Forum 18 News Service www.forum18.org


Forum 18 News Service è venuto a conoscenza che i Testimoni di Geova stanno valutando se presentare appello o no contro la decisione di annullare il riconoscimento giuridico della loro congregazione di Fergana, Uzbekistan orientale. La decisione del governo significa che adesso
tutte le attività dei Testimoni di Geova nella città sono illegali e soggette a pene severe. Alle oltre 30 comunità dei Testimoni di Geova in Uzbekistan, eccetto una, è stato rifiutato con insistenza il .....

[Modificato da @tiskio@ 16/04/2007 19.04]

18/04/2007 22:08
 
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ANKARA - Tre persone sono state uccise a Malatya, nelle regioni orientali della Turchia, in un assalto armato a una casa editrice che stampava libri sul cristianesimo. Tre delle quattro vittime sono state «legate, bendate e sgozzate con coltelli», mentre un'altra persona creduta morta dopo essere caduta da una finestra è in fin di vita e un'altra è grave dopo essere stata anch'essa accoltellata alla gola. Lo ha rivelato il governatore di Malatya, Ibrahim Dasoz. Le vittime, secondo il governatore, sono un cittadino tedesco (c'è la conferma dell'ambasciatore), un turco e un'altra di origini imprecisate. Dasoz non ha escluso che si sia trattato di uno «scontro interno» alla casa editrice, e ha confermato che sono stati fermate quattro persone. «Potrebbe non essersi trattato di un attacco. Stiamo cercando di capire. Le indagini proseguono», ha affermato il governatore.



MANIFESTAZIONI - Secondo il sito internet del giornale Hurriyet, invece, contro la casa editrice Zirve vi erano state proteste e manifestazioni del gruppo terrorista dei Lupi grigi che la accusavano di pubblicare e distribuire la Bibbia, tanto che aveva dovuto cambiare il nome dal precedente Kay-Ra. Il direttore della casa editrice, Hamza Ozant, in seguito al reiterarsi delle minacce, stava per chiedere una protezione alla polizia. Secondo monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico per l'Anatolia, la casa editrice non era cattolica, ma ortodossa o protestante.

DINK - Anche l'editore turco di origine armena, Hrant Dink, ucciso a Istanbul da un fanatico nazionalista in gennaio, era originario della città di Malatya. Originario di Malatya anche il terrorista Mehmet Ali Agça, attentatore di Papa Giovanni Paolo II. Non è il primo attacco in Turchia contro la comunità cristiana. Lo scorso anno venne ucciso nella sua chiesa da un fanatico islamico di 16 anni il sacerdote italiano don Andrea Santoro.
18 aprile 2007
19/04/2007 09:27
 
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Persecuzione religiosa a Mosca
A Mosca il 12 Aprile 2006 , i duecento componenti di una congregazione di Testimoni di Geova stavano celebrando la Commemorazione in un locale preso in affitto.
Ad un tratto comparvero cinquanta poliziotti armati e il capo del dipartimento di polizia di Lyublino interruppe la celebrazione sostenendo che l'interdizione delle attivita' dei Testimoni di Geova a Mosca riguardava anche questi raduni.
La polizia controllo' documenti confisco' pubblicazioni e porto' quattordici fratelli al commissariato di polizia, dove vennero trattenuti per quattro ore. Quando un testimone di Geova si reco' li' per offrire assistenza legale fu spinto a terra e minacciato con un coltello. Gli fu intimato di non sporgere querela . Tuttavia il 17 Aprile , quattro dei quattordici testimoni querelarono il distretto di polizia di Lyublino
Fonte: Annuario dei Testimoni di Geova 2007 p.29-30

03/06/2007 20:46
 
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Ucciso un sacerdote caldeo e tre diaconi a Mosul
P. Ragheed Ganni, 34 anni, è stato colpito da armi da fuoco davanti alla chiesa del Santo Spirito. Con lui sono morti tre diaconi suoi aiutanti


Baghdad (AsiaNews) - Oggi pomeriggio un gruppo armato ha ucciso a colpi di arma da fuoco il p. Ragheed Ganni e tre suoi aiutanti diaconi. L'assassinio è avvenuto poco dopo la messa domenicale, davanti alla chiesa del Santo Spirito di cui il sacerdote era parroco. Secondo fonti di AsiaNews, i corpi sono ancora abbandonati in strada perchè nessuno osa andare a recuperarli, data la tensione palpabile della situazione.

Da diverso tempo nell'Iraq del dopo-Saddam, i cristiani sono fatti oggetto di vera e propria persecuzione, denunciata spesso anche dai vescovi caldei e ortodossi. Lo stesso p. Ragheed ha subito diversi attentati e la chiesa del Santo Spirito è stata attaccata e bombardata negli anni precedenti e pochi mesi fa.

P. Ganni era un grande amico di AsiaNews. Aveva studiato in Italia e parlava correntemente arabo, italiano, francese e inglese. Nel 2005 era venuto in Italia offrendo la sua testimonianza durante la Veglia per il Congresso Eucaristico di Bari.
06/06/2007 11:31
 
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Incendio doloso in una sala dei Testimoni di Geova




La sala del regno è stata distrutta dal fuoco.


In seguito ad un incendio doloso, sono rimasti in piedi solo i muri di una sala dei Testimoni di Geova.

Cinque squadre antincendio hanno affrontato le fiamme nella Sala del Regno dei Testimoni di Geova, a Watling Street, a Dartford, alle 23.30 del 19 aprile.

L'edificio era vuoto nell'occasione, ma i vigili del fuoco hanno dovuto lottare per evitare che l'incendio si propagasse agli edifici circostanti.

Gerald Tobias, cui è stato affidato l'incarico di ricostruire la sala, dichiara che il fuoco l'ha distrutta.

Il cinquantanovenne di Hurstpierpoint, nel Sussex, ha affermato: "I muri di mattone ci sono ancora ma, dall'esame condotto sabato, risulta che il muro sul retro si è incrinato e un muro laterale è gonfio. Si dovrà procedere alla demolizione".

Tobias è il presidente del comitato regionale di costruzione dei Testimoni di Geova per il sud-est, comitato che si occupa di circa 100 edifici della regione.


"La situazione avrebbe potuto essere di gran lunga peggiore poiché due ore prima dell'incendio c'erano circa 60 persone all'interno del locale".

Tobias dichiara che la congregazione che si riunisce nella sala si sposterà temporaneamente nella Sala del Regno di London Road, a Swanley.

La nuova sala di Dartford sarà pagata attraverso l'utilizzo di fondi raccolti dai Testimoni di Geova in tutto il mondo.

Tobias ha dichiarato: "Gran parte dei nostri fondi vengono usati per costruire sale del Regno in Africa e nell'Europa orientale ed è un peccato dovervi ricorrere."

L'opera di ricostruzione sarà effettuata [da volontari specializzati, N.d.T.] attingendo dal database dei volontari dell'organizzazione.

Tobias ha aggiunto: "La congregazione è determinata a fare tutto il possibile per riavere la sala al più presto".

La sala era stata costruita da volontari nel 1999. È utilizzata dalle congregazioni di Darenth Valley e Heathside.

Jill Edwardes, amministratore della ditta di materiale elettrico Edwardes Brothers Ltd, con sede a Watling Street, è rimasto impressionato quando ha visto i danni alla sala. Il quarantaduenne ha affermato: "Tutto il tetto è distrutto. Penso che il luogo sia stato completamente sventrato. È un vero peccato che debba essere ricostruito. È stato completamente costruito lì da loro, lavorando tutti insieme ed è durato solo sette anni".

Il consigliere di Dartford Nancy Wightman, che rappresenta il distretto di Brent, ha dichiarato: "Sono molto rattristata dalla notizia, specialmente perché si tratta di un edificio molto recente".

Un portavoce dei Vigili del Fuoco del Kent afferma che si ritiene che l'incendio sia stato appiccato utilizzando fiammiferi. E un portavoce della polizia del nord Kent ha affermato: "Stiamo conducendo indagini su un incendio doloso".



fonte


Questo articolo è stato pubblicato sul sito News Shopper, in data 25 Aprile 2007, da parte del giornalista Mark Chandler, sezione News, rubrica Top Stories (http://www.newsshopper.co.uk)";




12/06/2007 18:08
 
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Filippine, rapito missionario italiano
Giancarlo Bossi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere

Giancarlo Bossi è stato sequestrato
mentre si stava recando in chiesa.
L'appello del Papa per la liberazione
ROMA
Un sacerdote italiano, Giancarlo Bossi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere è stato sequestrato da un gruppo di armati stamattina nel villaggio costiero di Bulawan, nella zona di Zamboanga (Mindanao) delle Filippine meridionali, dove operano numerosi movimenti separatisti. La notizia, inizialmente annunciata da fonti della polizia locale, è stata confermata all’agenzia AsiaNews da padre Gianni Sandalo, superiore della missione del Pime nelle Filippine. All’Angelus Benedetto XVI ha lanciato un appello per la liberazione di tutti i rapiti, tra i quali anche sacerdoti cattolici, che «per diversi motivi e in varie parti del mondo» vengono «tenuti sotto sequestro».

Secondo le prime ricostruzioni fornite dalla radio locale, il sacerdote è stato rapito da dieci persone armate, che lo avrebbero sequestrato dopo che ha finito di celebrare la messa a Payao, cittadina della zona di cui padre Giancarlo è parroco, e si stava dirigendo verso altre cappelle nella zona. Il rapimento è avvenuto alle 9.35 di stamattina ora locale (le 3.35 in Italia): il commando avrebbe costretto l’ostaggio a salire a bordo di un battello con cui è riuscito a fuggire nelle isole vicine.

Al momento non è stata presentata alcuna richiesta di riscatto. Le operazioni di ricerca del sacerdote sono state affidate alla Brigata 102 dell’esercito filippino, che agisce in stretto coordinamento con la guardia costiera e la polizia locale. Del rapimento è sospettato Aka Kedie, dissidente del Fronte Islamico di Liberazione Moro (Milf - Moro Islamic Liberation Front), una delle principali formazioni ribelli che agiscono nel sud delle Filippine. Il portavoce del Fronte Moro, Eid Kabalu, ha negato, da parte sua, ogni coinvolgimento: i sequestratori, ha detto, «non appartengono al Milf. Siamo pronti a offrire tutto il nostro aiuto alle autorità filippine». Il Fronte Moro (cui fu addebitata, nel 2001, la responsabilità del sequestro di un altro religioso italiano, padre Giuseppe Pierantoni, rimasto sei mesi nelle mani dei rapitori prima di essere liberato) conta circa 12mila membri e, dal 1978, lotta per l’autonomia dell’isola di Mindanao, dove è molto forte la presenza di musulmani.

Bossi è nato ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, 57 anni fa. Lavora nelle Filippine dal 1980, a parte una parentesi di tre anni in Italia, dal 1996 al 1999. Ha una madre molto anziana e una sorella sposata e con figli. Il Superiore generale del Pontificio l’Istituto Missioni Estere (Pime), Giambattista Zanchi, ha riferito che «padre Bossi è stato portato via da dieci uomini armati che lo hanno fatto salire su un’imbarcazione. Si sospetta che possa essere stato sequestrato da un gruppo separatista islamico. Siamo stati avvertiti del rapimento alle 5 di questa mattina dal superiore delle Filippine e sono già state avvertite l’ambasciata Italiana, l’Unità di Crisi della Farnesina e i familiari».

Bossi è il terzo sacerdote italiano ad essere rapito nella zona negli ultimi dieci anni. Oltre al caso di Pierantoni - missionario del Sacro Cuore di Gesù sequestrato nell’ottobre 2001 mentre celebrava messa a Dimantaling (Zamboanga del Sur) e rilasciato sei mesi dopo - l’8 settembre del 1998, padre Luciano Benedetti del Pime venne sequestrato nei pressi di Sebuco a Zamboanga del Norte, sull’isola di Mindanao. Fu liberato il 16 novembre, dopo 68 giorni di prigionia.

L'istituto , la sede centrale si trova a Milano

www.pime.org/it/index.htm
27/07/2007 15:38
 
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ASIA/INDIA - Una scuola cattolica attaccata e devastata in India settentrionale: la Chiesa chiede giustizia e protezione
New Delhi (Agenzia Fides) - Un nuovo sconcertante episodio di violenza gratuita ha toccato la comunità cattolica indiana, dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale: una scuola cattolica gestita dalle Suore Francescane di Nostra Signora delle Grazie e nello stato di Uttarakhand (noto anche come Uttaranchal), nell’India settentrionale, è stata attaccata e devastata nei giorni scorsi da un folto gruppo di radicali militanti indù dell’organizzazione estremista “Sangh Parivar”.
Le autorità civili del luogo, le organizzazioni locali, le associazioni che difendono i diritti umani, la Chiesa indiana, hanno espresso profondo disappunto e shock per un attacco del tutto gratuito e ingiustificato, che ha seminato il terrore fra il personale della scuola e fra gli studenti e ha completamente devastato la struttura, che si trova nel villaggio di Vikas Nagar nei presi della città di Dehra Dun.
Al trauma si è aggiunto lo sdegno della Chiesa locale, che ha chiesto ripetutamente l’arresto dei responsabili della violenza, mentre si è registrato un atteggiamento compiacente di settori della polizia locale che sembrano voler lasciar del tutto impunito l’episodio. Anche perché la violenza era stata ampiamente annunciata da una serie di minacce, di cui la polizia era a conoscenza.
Il gruppo di militanti, di oltre 250 persone, si è in un primo momento assiepato minacciosamente davanti alla scuola e ha iniziato a urlare slogan contro l’istituto e contro il preside. Poi sono i radicali passati all’azione, compiendo ogni atto di vandalismo possibile, rompendo finestre e danneggiando tutto ciò che capitava a tiro. Giorni prima alcuni rappresentanti del Partito nazionalista indù Baratiya Janata Party erano andati a lamentarsi dalle autorità scolastiche per la mancata ammissione nell’istituto di alcuni ragazzi di religione indù. Il preside aveva risposo con correttezza che la scuola, ampiamente frequentata da cristiani, indù e ragazzi di altre fedi, compie le sue valutazioni in base al merito, non all’appartenenza religiosa. A questo punto erano arrivate minacce e intimidazioni, che i responsabili della scuola avevano prontamente segnalato alla polizia locale. E anche dopo l’aggressione, i colpevoli, pur segnalati, sono tuttora a piede libero.
Nel 2007 sono oltre 100 gli episodi di violenza contro strutture o personale cristiano, mentre nel 2006 i casi censiti sono stati 215, e nel 2005 oltre 200. I cristiani hanno manifestato in massa, in un pacifico corteo di preghiera, il 29 maggio scorso a Delhi per chiedere al governo del paese il rispetto dei diritti fondamentali di espressione e di culto, della libertà di coscienza e di religione, maggiore protezione e sicurezza.
I cristiani dell’India sono circa 25 milioni e, su una popolazione totale che supera il miliardo di persone, rappresentano circa il 2,5%. Sono molto presenti nel campo dell’istruzione e delle opere sociali, gestendo il 17% dei servizi di istruzione nel paese. Forniscono un servizio di alta qualità e possono giocare un ruolo chiave per la crescita culturale, sociale e politica della nazione.
01/08/2007 16:11
 
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www.comboniane.org/decedute.asp Questo è un link dove trovate le donne decedute legate alle comboniane
23/08/2007 11:08
 
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22 Agosto 2007

La persecuzione è nota: Mohamed Hegazi convertitosi al cristianesimo è fatto oggetto in Egitto, e dunque in un paese musulmano cosiddetto moderato, di condanna a morte per apostasia lanciata dalle autorità religiose musulmane del Cairo. Il simulacro di laicità egiziana è una vana chiacchiera legislativa nei confronti del coltello o del revolver che autorità religiose egiziane, Corano alla mano, hanno invitato ad impugnare contro chi ha scelto la fede in Cristo.

Questi i fatti.

Nudi e crudi.

Ogni persona, credente o no, ma liberale e libertario e democratico, si deve impegnare per quest'uomo e per la sua libertà di religione, e anche la comunità musulmana deve esprimersi in modo tangibile appoggiando ogni libertà di fede nei paesi arabi e oltre.

RECIPROCITÀ. Quando vengono richieste moschee in ogni città italiana un egiziano deve correre il rischio di essere ucciso se cristiano o se va in giro con la catenina al collo con la croce?

Questa battaglia di libertà non va lasciata soltanto alla Lega o ad AN.

TELLUS annuario “Cattolicesimo”, in tutte le presentazioni del volume in Italia ricorderà Mohamed Hegazi e il suo diritto alla fede cristiana. E ospiterà i commenti e le associazioni di chi aderisce a questa battaglia per la libertà religiosa in questa rubrica su TELLUSfolio-Critica della Cultura.



Claudio Di Scalzo


12/09/2007 23:31
 
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SHIJAZHUANG, 11set07 - Lunedì scorso, in un ospedale di Shijazhuang, capoluogo della provincia cinese di Hebei, è morto dopo una lunga malattia mons. Giovanni Han Dingxian, vescovo di Yongnian. Aveva 68 anni. Poche ore dopo il decesso, la salma è stata cremata e le ceneri sono state seppellite nel cimitero cittadino. Nel 1952, a 13 anni, mons. Han entrò nel seminario minore di Pechino, che dovette però lasciare dopo la chiusura ordinata dal regime comunista. Nonostante la repressione, egli riuscì ad essere ordinato prete a 47 anni di età nel novembre del 1986. Tre anni dopo veniva consacrato vescovo di Yongnian. Nel novembre del 1999, mentre conduceva un ritiro spirituale per religiose, mons. Han veniva arrestato dalla polizia e tenuto agli arresti domiciliari in un appartamento. Dal 23 settembre del 2005 non si è saputo piùà nuilla di mons. Han. Precipitate le condizioni di salute, il prelato è stato condotto in ospedale e la polizia ha avvisato i parenti, che lo hanno vegliato sino alla fine. Il territorio della diocesi di Yongnian è incorporato attualmente in quello della diocesi di Handan. Il vicario generale di questa ha informato oggi tutte le parrocchie della morte di mons. Han con l'invito a fare una visita al cimitero di Shijazhuang. Diversi parroci hanno già celebrato Messe di suffragio.
(Ucanews, Ckf - MANCINI)

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