Caro Taita, è un piacere discorrere con chi non è unicamente alla ricerca di uno scontro. Vedo che sei della zona di Milano … se non sei troppo lontano da Abbiategrasso magari potremmo anche prenderci un bel caffè
Ma torniamo in tema.
Secondo il
Dizionario del movimento ecumenico alla voce “Sacramento” pagg. 948-953, il termine “sacramento” viene usato per indicare
le azioni attraverso le quali i fedeli partecipano alla salvezza operata da Dio in Cristo. Attorno a questa definizione esistono numerose sfumature teologiche e anche solo semantiche.
Dato il carattere misterioso dell’azione della grazia di Dio, queste azioni sono state indicate come “mysteria”. Nel NT questo termine viene usato per indicare il piano escatologico di Dio.
Come certamente saprai, fu Tertulliano a tradurre il termine con “sacramentum”; i primi secoli della chiesa videro uno slittamento terminologico assai vistoso che trasferì il termine dall’ambito cristologico e soteriologico a quello cultuale. Ma è solo con la prima scolastica che si mise definitivamente l’accento sul segno.
Nel basso medioevo, Berengario affermò esplicitamente che nell’eucarestia il Cristo era rappresentato “solo simbolicamente” e può ben darsi che sia stata la necessità di rispondere a questa eresia (?) a favorire lo sviluppo della
dottrina dei sacramenti. Le definizioni fondamentali si trovano già in uso in Ugo di San Vittore e in Pietro Lombardo; quest’ultimo con la sua definizione spianò la strada ad un nuovo slittamento di accento dal “segno” alla “natura dell’efficacia”. (
Sentenza 4,1,2).
In seguito viene maggiormente focalizzata la distinzione di cui parlavi tu
fra
opus operantis e
opus operantum. Con i tuoi “ni” mi pare di capire che anche tu concordi sul fatto che chi non intende amministrare o ricevere un sacramento, non lo amministra e non lo riceve (con le dovute sfumature). Giusto oppure ho capito male?
La mia posizione è che il
segno sacramentale non può
mai condurre alla fede o alla salvezza senza la
parola di promessa. Io sposo in toto la visione di Zwingly: “i sacramenti raffigurano ma
non conferiscono la grazia”.
Veniamo alla domanda cruciale: in che senso lo SS opera nei sacramenti? Su questo tema gli animi e le confessioni si sono appassionatamente divisi e a scorrere a fiumi non è stato solo l’inchiostro.
La CCR vede nei sacramenti sette mezzi di salvezza
efficaci come segni. (addirittura secondo la Lumen Gentium ,la stessa Chiesa sarebbe sacramento; contrariamente la pensano diversi teologi protestanti, vedi BEM 1982-90, 143ss; su questo però io sono più filocattolico … magari ci torniamo sopra).
La madre di tutta la teologia sacramentale, cioè quella agostiniana, emerge nell’ambito della disputa donatista (come accennavo nel post precedente). I donatisti sostenevano l’inefficacia dei sacramenti celebrati da sacerdoti indegni. Agostino, per contro, sottolineò che l’efficacia del sacramento
dipende dalla forza del sacramento stesso e non dalla dignità spirituale del celebrante. Nel corso di tutto il medioevo, il concetto agostiniano di sacramento si sviluppa prevalentemente nel senso di una
marcata riduzione della distanza fra
signum e
res.
Ora, io e te su questo forum, possiamo ridurre tutto ad una mera questione semantica, ma rimane il fatto che questa distanza, nella concezione cattolico-romana, si è andata sempre più assottigliando ed è proprio
nella spazio di questa distanza, qualsiasi valore tu gli attribuisca, che le nostre teologie si separano. E’ l’idea di “
grazia contenuta” nel sacramento che, a mio modesto parere, va riformulata alla base.
E su questo tema, il Tridentino si limita per lo più a confermare la dottrina del Concilio di Firenze (1439). Ti invito a consultare il DH 1606/1608. La prospettiva cattolica è caratterizzata da un impianto categoriale ontologico-sostanziale autosostenente che
non posso e non riesco a far mio.
Per quanto riguarda “l’inizio” o lo sviluppo storico dei sacramenti, a cui tu accennavi, se è vero come sostengono alcuni teologici che né il battesimo né la cena così come è celebrata dalla variegata comunità cristiana, possono esser ricondotti al Gesù storico, è anche vero che sono entrambi riferibili al Gesù kerygmatico ed è su questo che si fonda l’ecclesiologia (fatta salva la disputa sulla sovrapposizione delle due figure). Per tutti gli altri riti sacramentali che si sono resi necessari a seguito della concezione pedo-battesimale, rimando a “Libertà di Credere” di F.Ferrario.
Per approfondire la concezione riformata, consiglio “Protestantesimo nei secoli – fonti e documenti” (Ed. Claudiana). Per la concezione
ufficiale cattolica del battesimo/eucaristia, consiglio vivamente di consultare DH 802,1636,1637,1638,4410,4411,4412.
Per il momento mi fermo qui.
Ciao