“No, si sono resi conto che è un nome proprio, lo ritrovi sul dizionario enciclopedico”
Un dizionario enciclopedico deve riportare tutto, non è una fonte che permetta di stabilire se un termine sia nel lessico corrente oppure no.
“Ti vedo poco informato, ti parlo di”
Non fare il furbo, vedo che ti dai al depistaggio. Avevo scritto:
“mi limito a quello che c’è, cioè il NT, dove Geova non esiste. Se qualcuno vuole dire il contrario dei fatti che abbiamo, e cioè fare ipotesi non suffragate da nessun manoscritto del NT”
Tu hai risposto:
“Appunto, puoi solo dire che nel III secolo, epoca dei manoscritti più antichi, non veniva usato. Non puoi dire che Cristo non lo usava!”
Al che io risposi:
“Innanzitutto i più antichi papiri sono del II secolo, non del III, ma al momento non ci interessano perché non hanno brani con kyrios.”
Di cosa stavamo parlando? Dei manoscritti del NT. Tu hai detto che i più antichi sono del III secolo e io ti ho risposto che sono del II, ma che comunque non sono rilevanti perché i frammenti non hanno brani con kyrios. E tu invece che cosa fai? Mi rispondi: “Ti vedo poco informato, ti parlo di […]”, e inizi a citarmi papiri con frammenti dell’Antico Testamento! Mi spieghi cosa diavolo c’entra col discorso che stavo facendo sui papiri del NT?
“Non direi che Dio è incapace di difendere il testo... Geova ha fatto in modo che nel tempo della fine la verità risplendesse”
Sì, lo ripristinò dopo duemila anni di tenebra in cui lasciò che il testo fosse corrotto! Ma per favore! YHWH ha privato per duemila anni i cristiani dalla possibilità di conoscere un’informazione così importante lasciando i suoi seguaci in balia di Scritture mutilate?
“Allora siamo pari... quando pronunciava la Shema' cosa credi che pronunciasse se non esisteva alcuna proibizione a usare il nome di Dio?”
Quello che fanno gli ebrei ancora oggi, leggono Adonay.
“Ne sei sicuro? I papirologi alcuni gli hanno classificati come frammenti della LXX”
Teoria non dimostrabile. Ti ho già citato il testo dell’Ecole Biblique che spiega le differenze testuali tra quei frammenti e l’attuale LXX. Ovviamente hai saltato l’argomentazione a piè pari. Secondo la teoria propugnata dal libro che ti ho consigliato ci sono state molte versioni greche prima dei septuaginta oggi conosciuti.
“Comunque la cosa è ininfluente poichè TUTTI i frammeti delle versioni greche anteriori al II-III secolo indistintamente hanno ancora il nome divino al suo posto in varie forme, neppure UNO dico UNO sostituisce con Kurios.”
A me invece sembra irrilevante la tua argomentazione. Il fatto che ci siano frammenti col nome divino non implica che gli apostoli abbiano citato da quella versione. E’ infatti CERTO che gli apostoli non citavano da un’unica versione greca, giacché moltissime citazioni del NT sono di un testo greco che non ha nulla a che fare coi LXX di oggi, se vuoi ti spedisco una tabella che riporta proprio le citazioni dal VT da versioni greche a noi sconosciute. Tu fai filologia da quattro soldi, e ti invito a dirmi chi sono stati i tuoi professori di greco, sempre che tu li abbia avuti. Quello che è stato insegnato al sottoscritto è che se Aristotele cita un testo di Omero mentre la versione a noi pervenuta dell’Odissea ha lievi differenze in quel pezzo, allora è assai probabile che siamo alla presenza di due famiglie testuale, giacché il testo omerico ha continuato a variare anche quando fu fissato all’epoca di Pisistrato. La formazione della LXX è una questione estremamente complessa, sono già state individuate pluralità di tradizioni diverse, come diavolo si fa a dire con dieci frammenti a cosa appartengano?
“Sei tu che non capisci, se per secoli lo avessimo pronunciato Cosira se ora tu usi la forma che ipoteticamente credi si corretta nessuno ti capisce, nessuno trova quella forma sul dizionario della sua lingua. Insomma, la comunicazione è errata.”
Al contrario, i mostri filologici si correggono. Non c’è ragione di perpetuare un errore quando si può correggere. I TdG fanno opera di DISINFORMAZIONE perpetuando nella coscienza collettiva uno sgorbio che non circola su nessun testo di biblica da decenni.
“A noi non interessa la pronuncia ipotetica ma semplicemente comunicare che quel "segno" rimanda a quel "referente". Nulal di più”
Come già detto se un cattolico, la cui religione non dà importanza al nome di Dio, dicesse Geova, non farebbe nulla. Ma se una religione ha come nome di battaglia la domanda: “Conoscete Dio per nome”?, ma poi anziché Cesare i suoi adepti conoscessero Cosiro, la loro sarebbe solo una tremenda illusione. Loro non conoscono Dio per nome, al massimo conoscono un mostro filologico della tradizione italiana.
“Allora sono anonimi non ignoti poichè qualcuno li conosce, un autore ignoto non è conosciuto da nessuno.”
Sono sinonimi. Si può essere ignoti a qualcuno o a tutti, e si può essere anonimi per qualcuno o per tutti.
“Perchè NA a chi è fedele?”
Il testo alessandrino è il migliore, non c’è dubbio. Ma WH ignoravano le nuove acquisizioni papiracee.
“Dimmi "grosse" differenze per cui andrebbe abbandonat”
Dev’essere una risposta che vi hanno fatto imparare a memoria, tempo fa sui NG di Google qualcuno fece la medesima domanda al dottor Nicolotti, che da buon filologo rispose: “No, e non ho certo voglia di mettermi a scartabellare tutta la biblioteca per vedere se ne trovo uno (sono da solo e mi tocca rispondere a più TdG, tenderei a non perdere tempo in cose superflue).
Non m'interessa sapere se da un'edizione all'altra ci sono grosse varianti teologiche, anche perché quella che per me può essere una variante teologica importante per te può non esserlo e viceversa. Nello stesso tempo nessun filologo giudica il valore di un'edizione critica in base alle "variazioni importanti", ma in base al lavoro critico che sta alla base.
Quindi a me interessa sapere che quella traduzione è stata condotta su un testo critico allora superato, oggi stravecchio.
Se i traduttori della TNM fossero come tutti gli altri traduttori biblici, ad ogni revisione della traduzione si sarebbero adattati all'ultima e più accreditata edizione critica.
Oppure tanto vale non riempirsi la bocca di riferimenti ai testi originali, quando i testi originali sono presentati in uno stato critico deficitario. […] Il mio professore che a te sta tanto simpatico (lo cito solo perché queste cose si imparano al liceo, non ci va una scienza superiore) mi insegnava che
quando si traduce un testo bisogna avere ben chiaro da che testo si traduce.
Se di un testo classico esistono più edizioni critiche, si sceglie sempre la migliore (che non sempre è la più recente, anche se è così nella maggioranza dei casi. Come sapere allora quale è l'edizione migliore? Consultando gli strumenti bibliografici. Per il nuovo testamento è una cosa talmente nota e pacifica che la migliore edizione è il Nestle, che ad essa ormai da molti decenni si rifanno tutte le traduzioni, ed essa è quella più aggiornata. La maggior parte delle altre è stata lasciata morire oppure viene aggiornata periodicamente sulla base delle modifiche operate nel Nestle. È il caso ad
esempio dell'edizione cattolica Merk, molto usata nel primo cinquantennio del XX secolo, ora ferma agli anni '60, aggiornata sulla base del Nestle). Una volta che si sa qual è l'edizione migliore, si usa quella. Perché l'edizione migliore registra nel miglior modo tutte le varianti. E quando si
traduce si traduce il testo, non le varianti, comunque, quindi è importante il lavoro di chi ha stabilito il testo. Usare come base un'edizione estinta nel 1881 e criticata, è un procedimento del quale non riesco ancora a capire lo scopo -che sicuramente c'è-, perché è una cosa talmente stupida che può essere stata fatta solo per un motivo ben preciso (non sarà mica che la torre di guardia si è comprata i diritti editoriali o qualcosa del genere?). Quindi se tu mi dici che la base per la traduzione è l'edizione W-H io ti dico che è una cretinata. Che poi tu mi venga dire che sono state consultate
anche altre edizioni, rende la cosa ancora più ridicola. Che cosa significa, che i traduttori sapevano che c'erano edizioni moderne più aggiornate e allora ogni tanto si sono distaccate dal testo W-H per seguirne un altro? Oppure che hanno messo in nota le varianti? E ogni volta che si sono
allontanate dalla W-H hanno messo una annotazione a fianco con scritto "qui
ci allontaniamo dalla W-H e seguiamo invece Nestle"? Che senso ha tradurre da un'edizione avendo sottomano anche altre edizioni? Bisogna forse fare la macedonia con la critica biblica? […]
D'altra parte sono stufo di discutere di cose evidenti. Se questo testo fosse tanto importante sarebbe stato aggiornato e ristampato continuamente, e sarebbe ancora oggi alla base degli studi critici.
Siccome non è così da decenni, e gli unici che hanno ristampato il WH siete voi, mi pare assolutamente superfluo stare a discutere di un testo che nessuno utilizza.
È veramente snervante perdere del tempo a spiegare cose evidenti. Fin dal mio primo esame di filologia ed esegesi neotestamentaria mi hanno insegnato che la miglior edizione attuale è la Nestle.
Stop.
Poi ce ne sono altre, che continuano ad essere aggiornate (talora dipendendo dalla Nestle). Poi ci sono quelle vecchie e superate, che per quanto abbiano un grande valore per la storia del testo, sono vecchie. E in quanto vecchie non si usano più per basarsi su di esse per le traduzioni. E questo è un dato di fatto, non una interpretazione. […] Vorrei capire perché Metzger si sarebbe messo a fare assieme a Kurt Aland, Matthew Black, Bruce M. Metzger, Allen Wikgren e Carlo Maria Martini una edizione del NT partita nel 1966 (The Greek New Testament by the United Bible Society), se pensasse davvero che potesse bastare il WH. E vorrei capire come mai la III edizione di questo suo lavoro (1975, prima del 1981) riporta "oltre cinquecento modifiche" tra cui "l'inclusione di lezioni precedentemente rigettate come non-interpolazioni occidentali" (scrive Metzger stesso, Il testo del NT, p. 254).
E chi aveva rigettato le non-interpolazioni occidentali? Westcott e Hort (il termine è loro). Perché? perché le ritenevano eccezioni alla neutralità presunta del testo occidentale. Allora questo Metzger che sarebbe il sostenitore del testo di WH, ma poi apporta 500 modifiche ed include quanto secondo WH era da escludere? Che incostanza..... quest'uomo è un pazzo.”
Inoltre la presunta “neutralità” del testo alessandrino sostenuta da W&H ha un problema metodologico: si basa cioè sull’antichità dei testimoni. Ma questo è un criterio valido? Vorrei riportavi un testo di G. W. Anderson, Editorial Manager della Trinitarian Bible Society, che a mio parere inquadra il problema, con un finale divertentissimo:
“Si parla molto del fatto che i manoscritti Alesandrini sono molto vecchi. Questo è vero, ma l'enfasi nello studio della critica dei testi non dovrebbe essere su quanto vecchio è un manoscritto ma su quante copie è lontano dall'originale. Un manoscritto che è datato come copiato durante il X secolo potrebbe essere la quinta in una serie di copie iniziati con gli originali autografi, mentre un manoscritto datato come copiato durante il III secolo potrebbe essere il centesimo nella serie
di copie. Dato che è difficile stabilire la genealogia, la famiglia di ogni dato manoscritto, è importante notare che l'età è relativa nel senso che si potrebbe avere un manoscritto rovinato del III secolo o uno fedele del X secolo.
Un buon esempio sarebbe supporre che, nell'anno 3000, si trovasse una copia della Bibbia inglese datata intorno al 1970. Supponiamo che questa Bibbia fosse la più vecchia Bibbia esistente, e che questa Bibbia differisse in centinaia di posti dalla Bibbia in uso dai Cristiani nel 3000. Uno potrebbe immaginare i critici scientifici, con la loro metodologia, decantare le virtù dell'antichità di questa Bibbia, della qualità nel disegno delle pagine, dell'attenta cura nell'organizzazione e nelle carta di questo particolare volume, della rilegatura e così via. Ma le loro argomentazioni cadrebbero quando, dopo aver iniziato a tradurre Bibbie nei linguaggi moderni basandosi su questo antico libro,
i Cristiani scoprissero che quella versione delle Scritture era la Traduzione del Nuovo Mondo dei Testimoni di Geova.”
“Un testo accademico non può essere anomimo un lavoro scientifico può esserlo, e può essere fatta come metodo scientifica”
No, perché per fare una pubblicazione scientifica e pretendere che il mondo la riconosca come tale occorre firmare e prendersi la responsabilità di quello che si scrive come filologi.
“Tanto è vero che BeDuhn la usa nel suo corso universitario.”
Vorrei fare una riflessione, sia su BeDuhn sia sul metodo dei TdG per difendere la NWT. Iniziamo col dire che BeDuhn non è un biblista né un grecista specializzato nel greco della koinè bensì uno studioso di religioni comparate, e dunque tratta anche di cristianesimo, sebbene non specificatamente. Non è riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come esperto di greco della koinè, anche perché non è il suo campo. Sarebbe come se il sottoscritto traducesse Omero anziché Aristotele, penso che ne deriverebbe uno squallore totale. Ho avuto la fortuna per alcuni anni di liceo di avere come professoressa una grande traduttrice di Omero, Maria Belponer, la cui traduzione dell’Odissea è pubblicata dalla Principato. Ricordo quando in prima traducevamo insieme il canto V dell’Odissea, quello di Calipso tanto per intenderci. La verità è che non capivo nulla di quello che leggevo, era un tale miscuglio di dialetti e di desinenze arcaiche che avrebbe fatto perdere la testa a chiunque. Ve lo racconto per un semplice motivo: io non sono qualificato per parlarvi di Omero, la mia ex-professoressa sì, BeDuhn non è qualificato per parlarvi di greco neotestamentario, Christophe Rico dell’Ecole Biblique sì.
Vi consiglio questo sito:
digilander.libero.it/domingo7/protestanti.htm
(Ciò che hanno realmente detto vari studiosi citati dalla WTS, compreso BeDuhn)
Traduzione della parte su BeDuhn: “Diversamente dalla maggior parte degli eruditi citati dai Testimoni di Geova, BeDuhn non è stato citato fuori dal contesto. Effettivamente, crede la TNM e il KIT siano generalmente esatti ed egli se n'è servito quando insegnava il Greco alla Northern Arizona University.
BeDuhn ha ricevuto il "Masters of Arts" negli studi di Teologia dalla Harvard Divinity School. Questo grado richiede un livello intermedio di competenza in greco. La competenza di BeDuhn è negli studi religiosi comparativi, non nelle lingue bibliche. Non è riconosciuto dalla Comunità degli eruditi come esperto in greco biblico.”
Ma questo è solo un primo gradino della riflessione che vorrei portarvi a fare. Se a lodare la TNM non fosse stato BeDuhn ma un professore dell’Ecole Biblique come Christophe Rico sarebbe cambiato qualcosa? Ovviamente no. Vedete questo è un punto che mi preme approfondire, perché fa parte del modus operandi difensivo dei TdG. Se qualcuno accusa la TNM di essere manipolata loro cosa fanno? Cercano altre traduzioni come la loro. Questo metodo scientificamente ha senso? No, perché di solito trovano cinque traduzioni, ma dimenticano che altre duecento vanno in senso esattamente contrario. Quello che non si mettono in testa è che trovare qualcuno che ci dà ragione non implica che abbiamo trovato una giustificazione, infatti potrebbe sbagliare anche quello che ci sostiene. Specie se in schiacciante minoranza numerica. Questo è il cardine della critica galileiana agli argumenta ex auctoritate aristotelici. Bisogna considerare che se mille biblisti dicono che una traduzione è impossibile, mentre solo cinque o sei la ritengono corretta, probabilmente sono quei sei a sbagliare. Non vorrei essere frainteso… Molto spesso io cito studiosi rinomati e li uso proprio come argumentum ex auctoritate. Dove sta la differenza dunque? Nel consensus omnium bonorum. Vorrei farvi leggere poche righe di un testo di Silvano Fuso del CICAP, che spiega molto bene il problema. Se leggiamo su una rivista che un famoso scienziato crede alla telepatia, non per questo dobbiamo credergli:
“Che dire? La scienza ha finalmente dimostrato la realtà di tante convinzioni metafisiche, esoteriche e occultistiche, tanto di moda in ambienti New Age e simili? Evidentemente no. Si tratta semplicemente della posizione personale di alcuni isolati ricercatori, non certo condivise dal resto della comunità scientifica.
Non bisogna neanche credere che certe tendenze pseudoscientifiche siano caratteristiche della nostra epoca. Anche nel passato vi sono esempi altrettanto significativi. Vi sono stati premi Nobel (ad esempio Charles Richet) e comunque illustri scienziati (Williams Crookes, Camille Falammarion, Oliver Lodge, ecc.) che hanno creduto all'esistenza dei fantasmi e alle straordinarie capacità di medium imbroglioni. Vi sono stati illustri ricercatori che sono stati vittime di solenni cantonate come credere all'esistenza dei raggi N, della poliacqua, della memoria dell'acqua, ecc. Altri addirittura non hanno esitato a perpetrare vere e proprie frodi scientifiche per cercare di fornire un fondamento alle teorie in cui credevano. Nella scienza per fortuna la posizione dei singoli ricercatori ha ben poca importanza. Ogni affermazione per essere accettata deve infatti essere condivisa dall'intera comunità scientifica internazionale. Evidentemente questa condivisione non c'è mai stata per le teorie eterodosse cui fa riferimento il lettore.
Gli scienziati, prima di essere tali, sono uomini e, come tutti gli uomini, portano con sé il loro fardello di emozioni, pregiudizi, convinzioni, fallibilità, ignoranza, presunzione, orgoglio, desiderio di affermazione personale, ecc. Tutto ciò rende perfettamente possibile che anche ricercatori che hanno dimostrato una grande genialità in certi settori, si comportino poi come ingenui sempliciotti relativamente ad altri argomenti.
Quello che sostiene uno scienziato, per illustre e affermato che sia, non ha alcun valore se non viene condiviso dal resto della comunità scientifica. Per fortuna nella scienza non vale alcun principio di autorità. Questa necessità di raggiungere il cosiddetto accordo intersoggettivo, rappresenta un eccezionale sistema di filtraggio e di autocorrezione che consente alla scienza di far sopravvivere solamente le idee valide e debitamente provate e di eliminare al contempo tutte le idee prive di adeguato fondamento. Tra tutte le attività culturali umane la scienza è l'unica a possedere questo straordinario requisito.”
Anche la filologia e la traduzione sono delle scienze, fatte di uomini che ne hanno dette di tutti i colori. Per cinquant’anni molti professori di neotestamentaria, specie tedeschi, sono stati convinti della non-esistenza di Cristo, degradando i Vangeli ad un purè di miti. Dunque che fare dinnanzi a teorie bizzarre? Guardare se la teoria bizzarra è il parere di uno solo o c’è un consenso della comunità scientifica. Non vi rendente conto che i sostenitori della TNM sono letteralmente due per continente? Ma è mai possibile visto che sarebbe una traduzione tanto meravigliosa? La cosa dovrebbe darvi da pensare. E se coloro che la criticano ritenendola faziosa NON sono due per continente ma al contrario centinaia, e ben più qualificati, che deduzioni ne farete?
“Non dico questo, dico che ha tutto l'interesse a non dire la verità.”
Continui a dimenticare che siamo in Italia. Qui si è innocenti fino a prova contraria. L’equazione apostata=mentitore esiste solo nei libercoli delle sette che si devono difendere dai fuoriusciti. Tu lo colpevolizzi a priori. La verità è un’altra. Franz era un membro del Cd, una delle dieci persone che scrivono la tua letteratura e dirigono la tua religione, decidendo in base a come si svegliano la mattina se Geova abita nelle Pleiadi o se i trapianti siano leciti. Era per di più nipote del presidente e dunque nella sua posizione non poteva non conoscere chi tradusse la Bibbia che poi il CD diede in pasto ai fedeli.
“Tanto è vero che in ptratica fa solo il nome di Franz mentre gli altri dice che non erano in grado di tradurre.”
Non vedo dove stia il problema in questo. Dice che la traduzione fu fatta per la maggior parte da F. Franz, il che è perfettamente coerente col fatto che fu l’unico ad aver studiato greco per due anni. Oppure pensi che volesse diffamare lo zio e raccontare bugie su di lui, a che scopo?
E poi come avrebbe potuto raccontare una cosa simile senza timore d’essere smentito dalla WTS se davvero avesse raccontato calunnie sul loro presidente? Degli altri non dice che non tradussero, ma che non erano in grado di tradurre, il che mi pare ben diverso. Infatti Franz sta semplicemente dicendo che quel comitato era fatto da persone non qualificate per il compito che si prefiggevano, degli autodidatti. Dove stia la contraddizione lo sai solo tu.
“La notizia non è mai stata confermata nè provata da nessuno”
Il fatto importante è che non sia stata smentita da nessuno, cioè dalla WTS. Ma come diavolo fai ad argomentare che “la notizia non è mai stata confermata da nessuno”? Volevi la conferma? Ti sembra forse che per la WTS sarebbe stato conveniente ammettere: “Sì è vero, la nostra tanto decantata Bibbia è fatta da incompetenti”?E non potevano neppure dire che Franz stava mentendo, perché sapevano che stava dicendo la verità e che era perfettamente a conoscenza dei fatti. Se avessero detto che Franz mentiva poteva scoppiare una causa, al che la magistratura avrebbe potuto chiedere: “Va bene, dite che R. Franz sta mentendo, ma per provarlo dovete fornirci il vero nome dei membri del comitato di traduzione.” A quel punto si sarebbero trovati in pasticci più seri di quelli da cui erano partiti. L’unica soluzione era un dignitoso silenzio e sperare che la notizia non avesse eco.
“Non si basa sulla casualità il suo ragionamento ma su altro, peccato che non ti degni neppure di informarti prima di sparare un giudizio su una tesi...”
Sto aspettando di conoscerlo.
“Il problema è l'uso che era fatto nella Bibbia di Geova ed è chiaro che esso è considerato il nome di Dio a differenza di altri che sono considerati non-nomi. Geova non identificava per gli ebrei una forma del verbo divenire, etimologia dimenticata, ma era il nome personale del loro Dio”
Come già detto non dubito minimente che gli ebrei lo considerino un nome, infatti lo venerano, il problema è se lo sia davvero, non se gli ebrei lo considerino tale.
“che lo distingueva da Baal, Astoret, Marduck e tutto il pantheon di dei che li circondava.”
Già, proprio perché significa “Egli è”, mentre gli altri Dèi non esistono, “non sono”. E’ questo il senso del nome, non il voler imprigionare Dio in un nome proprio. Come afferma il già citato Dizionario della Bibbia della Society of Biblical Literature: “Il nome significa la presenza di Dio. […] (Altri collegano) YHWH con la forma verbale ebraica causativa, interpretando quindi il nome di Dio nel senso di “Egli fa si che sia ciò che esiste”; vale a dire, Yhwh crea e governa la storia”.
“Questa è solo uan ipotesi teologica, uan interpretazioen come tante, il fatto che il noem avesse un significato non toglie che era il "nome" che Dio si è dato.”
O forse è scambiato per un nome?
“Per di più nella Bibbia Geova ricorre prima di Esodo dove Dio rivela in realtà solo il significato dinamico e non l'assoluta trascendenza o l'ineffabilità concetto che non esiste in una cultura dove Dio si presenta con mani, faccia e dita!”
Infatti io penso che la cultura ebraica dal punto di vista della concezione di Dio sia più arretrata di quella ellenistica. Il VT si perfeziona e trova compimento solo nel NT. Tuttavia già nel VT ci sono passi dove si afferma la trascendenza di Dio, ossia il suo non dimorare nell’immanente. Si dice infatti che i cieli dei cieli non possono contenerlo (1 Re 8,27), con buona pace dei TdG che per decenni hanno creduto che Geova abitasse nella costellazione delle Pleiadi. E l’ignoto autore del libro di Giobbe ci dice che i pensieri di Dio sono incomprensibili per la mente umana (Gb 11,7).
“Non direi che significa "egli è" e non è un non-nome”
La WTS stessa ammette l’etimologia del nome da hawah.
“dire che Geova significa "nulla" è una bestemmia”
Ma è vero, lo schiavo stesso sostiene che sia un ibrido. Jhavè significa qualcosa, Geova no.
Per Sea
“il nome di Dio ce lo rivela Dio stesso. Ad esempio in
Isaia 42:8: […] "Io sono YHWH: questo è il mio nome;
non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli."
L’argomentazione è priva di significato. Come già asserito nessuno dubita che gli ebrei chiamino YHWH “nome”, esattamente come i romani definivano “Augusto” il nome dell’imperatore. La frase che citi fa presa sulle menti ignare esattamente come un racconto nel libro I delle Res Gestae dove Ottaviano dice che il Senato gli diede il “nome” di Augusto. Ma Augusto era un nome? No. Vuol dire solo “colui che fa accrescere”. Rileggiamo dunque il brano del VT, questa volta col nome tradotto:
“Io sono Colui che è: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri”
Vi sembra ancora un nome? La vostra mente si era lasciata incantare da Geova, che non volendo dire niente, né nella nostra lingua né in ebraico, vi è sembrato un nome proprio. Particolarmente ingenua la frase: “il nome di Dio ce lo rivela Dio stesso”, come se quelle fossero parole pronunciate da YHWH in persona e non il messaggio teologico dell’agiografo che mette in bocca a Dio frasi, che sono naturalmente frasi ispirate, ma non le ipsissima verba di YHWH. Ma del resto i TdG sono ancora convinti che il libro di Isaia sia opera di un solo autore quindi cosa possiamo aspettarci nel loro modo di concepire gli autori sacri? Se in una cultura c’è la tradizione di definire YHWH un “nome”, esattamente come i romani definivano Augusto il “nome” del princeps, nulla di strano che l’agiografo lo metta in bocca a Dio. Ma quel brano vuole dire ben altro, e solo un’esegesi superficiale vedrebbe una rivelazione del “nome proprio di Dio”. Il testo infatti è la rivendicazione di Jhavè di essere l’unico Dio, gli altri dèi non esistono. E’ infondo lo stesso tema di Es 3,14. Vi riporto il commento della TOB: “Si può anche comprendere:
Io sono colui che è, in opposizione agli dèi che
non sono (Is 43,10) o che sono niente (Is 41,24)”
Infatti l’agiografo scrive: “Io sono Colui che è: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri” Io sono, gli altri no. Questo è il senso, non darci il nome di Dio. Inoltre l’esegesi di “questo è il mio nome” è estremamente primitiva, esattamente come quella che i TdG fanno di “sia santificato il tuo nome” del Padre Nostro. Il nome è solo un’etichetta, e Gesù non vuole santificare le etichette. Il nome nella cultura ebraica, e in generale nel mondo antico, esprime tutta l’essenza di un individuo, la sua persona. Ancora oggi abbiamo una lontana eco di questo. Se un capitano inglese dell’ottocento arrestava dei pirati dicendo “Fermi, nel nome della Regina Vittoria!”, non li arrestava certo in virtù del fatto che la regina si chiamava Vittoria, ma perché il nome rimandava alla regina e al suo potere. Anche nell’Iliade abbiamo esempi dell’importanza del nome. Il Figlio di Ettore e Andromaca si chiamava Astianatte, ma solo i genitori lo sapevano, per tutti gli altri si chiamava Scamandrio. Il nome era tenuto segreto. Perché? Perché il nome racchiude l’essenza della persona per i popoli antichi, e Ettore temeva che se qualcuno avesse conosciuto il vero nome del bambino avrebbe potuto usare quel nome per lanciare un incantesimo su di lui. Conoscere il nome di qualcuno per i popoli antichi significa poterlo controllare, infatti in un testo di magia ebraico, la Clavicula Salomonis, opera apocrifa falsamente attribuita a Salomone, si insegna che i demoni si possono controllare se si conosce il loro vero nome, perché il nome è la persona stessa! Ecco perché Dio, o meglio l’agiografo, fa rispondere a Mosè con un “nome” che in realtà non è un nome, perché Dio non si imprigiona in un termine. Se Gesù dice: “sia santificato il tuo nome”, tenendo conto che il nome implica tutta la persona, sappiamo che nella mente di un ebreo la frase significava: “sia santificato la tua persona, il tuo essere Dio”. Bene lo hanno inteso i biblisti della TOB che hanno reso la frase con “fa’ conoscere a tutti chi sei”. E così commentano: “Il
nome di Dio è un’espressione biblica tradizionale per indicare, rispettosamente, soprattutto nei testi cultuali, il suo essere. Santificare Dio o il suo nome è un’espressione classica nella Bibbia e nel giudaismo. Siccome Dio è il Santo per eccellenza, essa non può avere il significato di aggiungere qualcosa alla sua santità; ma indica che venga riconosciuto, che venga manifestato, ciò che egli è, che gli si renda gloria. La Bibbia e il giudaismo conoscono due modi per santificare Dio o il suo nome. I legislatori e i rabbini invitavano con le loro esortazioni i fedeli a santificare Dio con l’obbedienza ai suoi comandamenti, e a riconoscere in questo modo la sua autorità su di loro.” Dunque bel lungi dal santificare una mera etichetta. Santificare “il nome di Dio” in una cultura dove il nome rimanda alla persona integrale significa onorare Dio colle nostre opere.
“Monumenti e anche Monete compare proprio il nome di Dio in varie forme come ad esempio Yehova.”
Già, dal medioevo in poi, per opera dell’ignoranza comune.
“e ai suoi Testimoni che continueranno a farlo conoscere e”
Che continueranno a far conoscere un ibrido medioevale.
“dargli la giusta lode che questo nome merita”
Dimostrandosi dei superstiziosi che credono al potere dei nomi.
“loro meschinamente tentano di far dimenticare! “
Far dimenticare l’obbrobrio Geova? Ovviamente, è un’operazione di cui ci vantiamo. Nulla contro l’uso di YHWH o Jhavè come fanno alcune Bibbie cattoliche, ma una silurata sul pezzo d’antiquariato Geova.
Ad maiora
[Modificato da Polymetis 28/06/2005 22.59]