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Il Natale é nei Vangeli - Approfondimento

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2010 18:27
16/12/2004 13:42
 
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Re: IL NATALE, MA QUALE NATALE FESTEGGIAMO?

Scritto da: maulamc 09/12/2004 11.52
In alcune scuole non si celebra il Natale, ne si allestiscono presepi perché, secondo alcuni insegnanti (presumo anche cattolici) ciò sarebbe offensivo nei confronti degli studenti di altre religioni.
Cosa ne pensate?

Maula


Mi permetto di rispondere alla domanda da me posta, dando una mia valutazione sul tema tanto dibattuto in questi ultimi tempi, ma che, haimé!, non finirà di certo qui.

IL NATALE E’ STORIA E REALTÀ: MA QUALE NATALE FESTEGGIAMO

LAICITÀ O “IGNORANZA”?
Si parla tanto di Stato “laico”, e a quanto sembra alcuni dei suoi impiegati, di questo “laico” Stato, si sono dati da fare (spero senza riuscirvi) per far sì che si possa arrivare a cancellare dal Natale la figura di Gesù Cristo (sono forse ritornati all’auge i seguaci di Erode?). Questo modo di fare mi ricorda Maso Zedong che voleva (anche lui senza riuscirvi) di cancellare la millenaria storia cinese per trasformarla in “carta bianca”. Mi ricorda anche il laico Michele Serra che, a proposito dei fatti del presepe ci dice: <<Lo Stato per definizione è di tutti, e non può, in alcun modo, rappresentare il punto di vista di una sola confessione>>.

Alla luce di queste parole, e a quanto è detto in questo Forum, che è “un illecito legale” allestire un presepe in una scuola, mi viene giusto ricordare che le insegnanti sono tenute al rispetto reciproco e quindi (essendo pagate dai contribuenti d’ogni fede) sono tenute, non solo al rispetto dei musulmani, dei cinesi, degli indù ecc., ma anche dei molti cattolici che gravitano attorno alla scuola.

Levare ai molti cattolici, e perché no alle famiglie degli alunni, di rievocare insieme ai loro figli l’evento del Natale, che è gioia e pace, questa sì che è discriminazione, e non aiuta neanche la vera convivenza tra etnie diverse, dove ognuno può prendere dall’altro ciò che vi é di buono.

E se è vero che lo Stato deve dare la libertà ad ognuno di esprimersi, non vedo nelle parole delle insegnanti, o chi per loro, questa libertà. Se poi la vogliamo mettere sul piano giuridico, è proprio lo stato di Diritto che tutela la libertà di ognuno senza prevaricare l’altro. Ricordo anche a me stesso che IL PENSIERO LAICO NON CHIUDE, MA APRE.

Ritornando alla tanto evocata sulla “laicità” dello Stato, mi chiedo, e chiedo a coloro che mi leggono, perché lo Stato, nel rispetto delle proprie convinzioni laicali, non contesti alla radice (con atto Legislativo) la festa del Natale e mandi tutti gli alunni a scuola? Ciò sarebbe più serio e quindi credibile agli occhi di tutti.
Non ha fatto lo stessa cosa lo Stato di Cuba?

Ancora meglio sarebbe se lo Stato proponga di cancellare la Domenica, come il computo degli anni che, guarda caso, inizia proprio dalla nascita di Gesù Cristo (tutte le vecchie dittature, come del resto alcuni NMR, di questi ultimi tempi, hanno provato a proporre tale cancellazione, ma siamo ancora qui ad attendere che ciò avvenga).

Tanto che ci siamo, perché non distruggere tutte le canzoni, le raffigurazioni iconografiche e cinematografiche, ed essere così coerenti al proprio laicismo?
Ed infine, perché non cancellare il 25 aprile per non creare dispiacere ai molti turisti tedeschi che visitano le nostre città?

Credo che la parola “laicismo”, usata dalle insegnanti rientri nell’attuale cultura predominante, specialmente in quegli ambienti anti-cristiani, perché ciò che sta accadendo ne è la dimostrazione.
Come penso che gli insegnanti in questione dicono di non volere il presepe per non offendere i piccoli musulmani, mentre in realtà, si fanno scudo di questi bambini perché sono loro che non credono più al presepe.

Forse quel nome (Gesù), o il gesto di allestire un presepe, è così sovversivo e pericoloso da prevaricare la fede altrui? Vivendo in un mondo “impazzito” perché non mettere una taglia su chi allestisce il presepio?

Ora, che si eliminino i presepi, o che in una canzone si sostituisca il nome di Gesù con la parola “virtù”, tutto questo potrebbe anche favorire i fautori di questo progetto, ma risolverebbe qualcosa?

Perché, dico io, non metterebbe in un cantuccio coloro che credono al presepe ed al suo significato, ed attendere che anche la “favola” del Natale sia tolta ai bambini d’oggi, come ai bambini (oggi grandi) di ieri?

Duemila anni fa, e nel proseguo dei secoli, “qualcuno” cercò, inutilmente, di cancellare dalla storia la nascita di Cristo, ebbene, siamo ancora qui a parlare di Cristo, nel bene o nel male, come ci dice Paolo nella sua lettera ai Romani, ma resta che quel Gesù tanto bistrattato ancora interroga gli uomini di ogni fede, di ogni cultura, ed è fonte d’incontro e scontro per l’uomo d’oggi come quello di ieri.
Io penso che è nel cuore degli uomini che si deve lavorare molto.


I MUSULMANI ED ALTRE RELIGIOSITA’
Si parla di rispetto delle tradizioni. Di non ferire l’altro. Ma è tutto verò? Pensate veramente che un musulmano, un indù, un ebreo, si scandalizzi se in una scuola dello Stato in cui vive si allestisca un presepe?

Io ho avuto la gioia e la fortuna di partecipare a due chiusure del Ramadan, ebbene, pregando con gli amici musulmani, ho gustato e rafforzato la mia convinzione che Dio non guarda alle diversità (Romani 10,1-10), se ognuno prega con il cuore.
Come del resto i miei amici musulmani non si sono scandalizzati quando un giorno li ho ospitati nella mia casa, dove c’era il presepe.
Non ho coperto il presepe, né tanto meno li ho fatti entrare in altro luogo, perché se avessi questo li avrei emarginati e non fatti partecipi della mia tradizione.

Ora, che si eliminino, come ho detto, i presepi, o si sostituisca il nome di Gesù, con altra parola, non è segno di sensibilità verso i musulmani, gli indù, gli ebrei ecc., ma è sicuramente espressione estrema di quel laicismo che, pur di conservare il Natale consumistico, si cerchi di levare dalla mente e dalla storia la figura di Cristo.

Scrive Cristiano Gatti, dalle pagine de “Il Giornale”: <<Questa brava gente che circola in certe scuole, pretende di insegnarci la tolleranza azzerando i simboli del nostro Natale, anziché utilizzarli per farci conoscere meglio dai nostri graditi ospiti >>.
Ha ragione il giornalista, se dovessimo annullare le nostre tradizioni, la nostra storia, cosa abbiamo da dire agli altri di noi?

Se dovessimo cancellare la memoria dei nostri genitori, dei nostri nonni, cosa raccontiamo di noi, e di loro, ai nostri figli? Vivremo in un immenso vuoto.

E’ vero che dobbiamo rispettare chi viene da lontano, ma come i nostri ospiti sono orgogliosi del loro patrimonio ideale, e lo esibiscono (si alzano moschee, che di certo non danneggiano la nostra fede), così possono fare i cristiani nell’allestire il presepe per ricordare la nascita del loro Fondatore. Ciò non significa imporre la propria religione.

Ed allora, come noi cerchiamo di conoscere la loro religione, mi sembra normale che loro possano conoscere le nostre realtà. Senza che nessuno debba rinnegare nulla di sé.

Veniamo ora a leggere ciò che ci dice il mondo islamico.
Un musulmano illuminato come Magdi Allam sul Corriere della Sera nell’articolo “Fate il presepe, non offendete i ragazzi islamici”, del 2 dicembre 2004, ha sottolineato il relativismo culturale sotteso a queste posizioni e fatto notare che anche nel Corano ci sono versetti dedicati alla nascita del Dio dei cristiani «E quando gli angeli dissero a Maria: “O Maria, Dio t’annunzia la buona novella d’una Parola che viene da Lui, e il cui nome sarà il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio. Ed egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto, e sarà dei Buoni”», Sura III 45-46).

Commentando l’episodio, il non certo “moderato” Imam della moschea di viale Jenner di Milano ha detto: «Le tradizioni che esistono da duemila anni vanno tenute e rispettate. Queste maestre hanno peccato di troppo zelo ».

Vorrei chiudere rubando le parole di Boffi Emanuele: <<Quell’insegnante che ai suoi alunni musulmani che le chiedono cosa sia il Natale risponde che «ognuno crede a ciò in cui vuole credere», è irrispettosa, ancor prima delle fedi cristiana e musulmana, del suo stesso compito di insegnante: spiegare per far riconoscere i fatti. E se proprio non sa da dove partire, potrebbe introdurre i suoi piccoli al senso che la grande Hannah Arendt riconosceva quando sciveva: «Il miracolo che preserva il mondo, la sfera delle faccende umane, dalla sua normale, “naturale” rovina è in definitiva il fatto della natalità, in cui è ontologicamente radicata la facoltà di agire. È, in altre parole, la nascita di nuovi uomini e il nuovo inizio, l’azione di cui essi sono capaci in virtù dell’esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane la fede e la speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana che l’antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo che trova la sua più gloriosa ed efficace espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò “la lieta novella” dell’avvento: “Un bambino è nato fra noi”».


CONCLUSIONE
Nelle pagine del vangelo di Luca, e precisamente nel capitolo 2, troviamo frequentemente la parola GIOIA. Quella GIOIA che ci introduce al Natale. Ebbene quella GIOIA Gesù l’ha regalata a chi vive nella semplicità (ricchi e poveri), perché in loro vi è GIOIA nel ricevere, e nel dare.

Per questo Gesù litigò con i sapienti, apparentemente virtuosi, perché volevano levare la GIOIA nei cuori dell’uomo. Ed allora si circondò di bambini, di ignoranti, di poveri, di ciechi, di zoppi, insomma, degli emarginati, cui ha donato la GIOIA di vivere degnamente e di condividere in Lui la Sua storia, ancora proibita da molti.

C’è ancora questa fede sulla terra? Si domandava Gesù negli ultimi tempi della sua missione. Anch’io mi faccio questa domanda, prima a me stesso, poi a coloro che si dichiarano cristiani e cattolici. Sono capace, siamo capaci, di testimoniare a fronte alta la nostra appartenenza a Cristo, e difendere la propria radice cristiana?

Senza testimonianza anche il presepe diventa solo archeologia, ed io che di presepi me ne intendo costruendoli ed allestendoli, non vorrei mai che essi siano segno di ostilità verso il mio simile.

Chiudo, e mi scuso per questo lungo cammino, con le parole del laico-liberale Piero Ostellino: <<Io non credente, difendo il presepe, perché una società che fugge dai propri valori e dalle proprie tradizioni è condannata all’implosione >>.

AUGURI A TUTTI VOI UN FELICE NATALE E ANNO NUOVO

Cordialità Maula
[Modificato da Justee 25/12/2008 23:34]
"Quando vai in cerca del male nel genere umano, aspettando di trovarcelo, senza meno lo troverai".
(Abramo Lincon)
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