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Fanatismo e intolleranza religiosa .

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2008 12:57
19/07/2007 12:22
 
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L'Inquisizione(terza parte)
Era sufficiente una denuncia anonima , il sospetto di eresia, per essere inquisiti.Tale sospetto poteva essere "leggero","veemente","violento", a discrezione del giudice(Italo Mereu,Storia dell'intolleranza in Europa,Milano,Bompiani,2000,p.124).Di fronte ai tribunali dell'Inquisizione un sospettato era considerato colpevole, a meno che non riuscisse a provare la propria innocenza."Per la Chiesa, essere inquisiti equivarra' ad essere legittimamente sospettati. L'inquisitore potra'(anzi dovra') investigare e giudicare partendo sempre dalla presunzione che l'imputato, anzi il reo, e' colpevole, e di conseguenza deve confessare le proprie colpe. Il che significa che l'inquisitore non dovra' giudicare sulla base del fatto o dei fatti provati, ma sul sospetto; non su quanto gli risulta dagli atti, ma su quanto lui sospetta che sia"(Italo Mereu,op.cit.,p.187).Questa procedura contrastava sia col diritto romano, sia con quello germanico d'origine barbarica, entrambi di tipo accusatorio( cioe'e' l'accusatore a dover fornire le prove di quanto afferma e non il contrario) e basati sulla presunzione di innocenza.
Il Manuale dell'Inquisizione di Eymerich descrive una serie di "astuzie" degli accusati nei processi: dare risposte elusive, dichiararsi ignoranti, fingersi pazzi.Come fare a distinguere un pazzo vero da uno che finge? Eymerich non ha dubbi:" Per essere sicuri bisognera' torturare il pazzo, vero o falso.Se non e' pazzo, difficilmente continuera' la sua commedia in preda al dolore"(Nicolau Eymerich,Francisco Pena, Il Manuale dell'Inquisizione, A cura di Luis Sala-Molins,Roma, Fanucci Editore,2000). Per legge la tortura poteva essere inflitta solo una volta, ma di fatto veniva ripetuta finche' l'inquisitore lo ritenesse necessario, col pretesto che si trattasse sempre di un'unica seduta con diverse sospensioni.
Alla esecuzione veniva data grande pubblicita'.Come spiega un ecclesiastico del 500:" Bisogna ricordare che lo scopo principale del processo e della condanna a morte non e' salvare l'anima al reo, ma procurare il bene pubblico e terrorizzare il popolo...Nessun dubbio che istruire e terrorizzare il popolo con la proclamazione delle sentenze...sia una buona azione"(Nicolau Emerich, Francisco Pena, op.cit.)
20/07/2007 21:09
 
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Per un inquadramento storico dell’Inquisizione

di Matteo D’Amico

Molte mistificazioni sviluppate dalla "leggenda nera" illuministica-massonica-marxista circondano le Inquisizioni. Gli storici le hanno sfatate. Ma resistono nell’immaginario collettivo. Facciamo chiarezza.

1. La "leggenda nera" dell’inquisizione

La storia dell’Inquisizione può essere affrontata solo risolvendo preliminarmente il problema delle distorsioni interpretative che ne sono state date nel corso, in particolare, degli ultimi due secoli. Chi non ha occasione di svolgere studi specialistici, probabilmente non conosce l’Inquisizione, ma l’immagine distorta che di essa ci è stata tramandata dalla sua "leggenda nera", che romanzi, film e saggi storiograficamente discutibili continuano a diffondere. Leggenda che nasce quando i ribelli olandesi protestanti dei Paesi Bassi spagnoli, sollevandosi contro l’imperatore Filippo lì, iniziano a inondare l’Europa con valanghe di libelli, opuscoli e manifesti che presentano la Chiesa Cattolica, e in particolare il tribunale dell’inquisizione, come un’istituzione capace di ogni barbarie. Lo scopo di questa pubblicistica è suscitare la solidarietà dei Paesi protestanti con la causa dei rivoltosi olandesi. La "leggenda nera" conosce poi un ulteriore sviluppo quando Voltaire (nella cui corrispondenza con il re di Prussia Federico II l’espressione "schiacciate l’infame!", cioè la Chiesa Cattolica, ricorre circa 150 volte) e gli illuministi utilizzano il tribunale inquisitoriale come simbolo dell’oscurantismo e dell’intolleranza clericale. Nell’Ottocento, liberali e massoni si sono sbizzarriti nello stesso esercizio: alterare la realtà storica e celebrare le "vittime" dell’Inquisizione (è il massone Francesco Crispi a permettere la costruzione del monumento a Giordano Bruno in piazza Campo de’ Fiori a Roma) trasformandoli in martiri del libero pensiero. Infine nel Novecento, alla massoneria si è unita, nell’utilizzo ideologico e anticattolico della storia dell’Inquisizione, la storiografia marxista. In tutti i casi ricordati la semplificazione più grave è quella che confonde le varie tipologie di tribunali inquisitoriali, presentandole come espressione di un’unica istituzione. Converrà dunque partire dalla distinzione fra le inquisizioni: medioevale, spagnola, romana.

2. L’inquisizione medioevale

La prima tipologia di Inquisizione è quella medioevale. Per capirla bisogna ricordare che, a partire dalla rinascita dell’XI-XII sec., l’urbanesimo aveva conosciuto in Italia, in Provenza e in altre regioni europee un rinnovato rigoglio. Con la ripresa economica e sociale della città fa la sua comparsa sulla scena una nuova classe sociale: la borghesia. Composta per lo più da commercianti, da artigiani e piccoli industriali, da cambiavalute, questa classe sociale dinamica e intraprendente impara spesso a leggere e a scrivere per necessità lavorative e viaggia in regioni lontane per esigenze legate ai traffici e alle fiere; alcuni borghesi alfabetizzati iniziano a leggere e interpretare le Sacre Scritture senza conoscere né la Tradizione, né il Magistero: non a caso il fondatore del movimento valdese è un mercante. In questo clima nascono numerosissime eresie, che a partire da questi anni scuoteranno l’Europa cristiana, fino all’esplosione della Riforma protestante, che tutte le riassume. Le eresie medioevali sono in qualche modo una novità: dopo il grande scontro iniziale con la gnosi cristiana e con le eresie ariana e monofisita (per citare le più importanti), la Chiesa cattolica aveva attraversato secoli di relativa calma, dove il problema più importante era stato riuscire a evitare un assoggettamento al potere imperiale e temporale durante la lotta per le investiture. Il nemico era esterno alla Cristianità: i popoli barbari ancora pagani, gli slavi a Est, i normanni a Nord, i saraceni e i turchi che insidiano dal Mediterraneo. La compattezza dottrinale non era stata messa in pericolo gravemente fino a che non compare sulla scena una setta forse di origine orientale, che viene chiamata in molti modi, il più celebre dei quali è quello di "catari".

Portatore di una dottrina dal carattere manicheo, che prevede il rifiuto della generazione e del matrimonio, il suicidio (l’endura), il rifiuto del potere costituito e dei giuramenti di fedeltà, numerosi eccessi sia nelle pratiche ascetiche, che nella sfera sessuale, il catarismo si presenta come eresia dalla forte carica sovversiva anche sul piano politico e sociale.

Il popolo e le autorità temporali spesso intervengono in modo arbitrario colpendo anche innocenti, o non riuscendo a distinguere con precisione eretici e non. Gli eccessi numerosi spingono la Chiesa a istituire un suo tribunale in grado di applicare procedure regolari e di tutelare chi non ha colpe o è caduto per ingenuità, senza consapevolezza.

L’eretico inoltre diffonde l’errore, e la Chiesa sente la responsabilità di tutelare le anime che potrebbero essere traviate (nessuno si stupisce del resto se oggi lo Stato persegue dei terroristi o altri crimini che si presume attentino alla sua integrità o ai suoi valori). Dopo un intenso dibattito teologico si giunge a stabilire (come già in base all’antico Codice di Giustiniano, che funge da modello) la liceità della pena del fuoco per gli eretici convinti e relapsi (ovvero ricaduti nella stessa eresia dopo essere tornati una prima volta nel cattolicesimo).

L’anno di nascita ufficiale dell’Inquisizione medioevale è il 1233, quando Gregorio IX affida ai Domenicani il compito di "legati pontifici" preposti al Tribunale inquisitoriale: autonomi rispetto ai vescovi, senza interessi locali, imparziali, teologicamente preparati, capaci di una vita ascetica profonda e intensa, i frati predicatori, e più tardi i Francescani, mostrano di saper gestire con equilibrio la situazione. L’eresia catara viene domata ed estirpata pressoché totalmente. Contrariamente alla giustizia penale secolare, caratterizzata’ da arbitri e violenze ingiustificati, il tribunale inquisitoriale è assoggettato a precise norme procedurali, che tutelano l’inquisito e prevedono un processo e punizioni anche molto dure per i giudici che eccedono. A testimonianza del suo equilibrio e della sua mitezza basti pensare che nella seconda metà del XIII secolo solo l’1 % dei processi si chiude con la pena capitale; il 15% si chiude con la confisca dei beni. Vengono messi a punto manuali per l’inquisitore che limitino gli arbitrii, questionari con elenchi di domande obbligatorie. Si stabiliscono precisi confini all’uso della tortura (a differenza di quanto avveniva nella ben più spietata e anarchica giustizia secolare), che non può durare più di mezz’ora, è applicata solo in casi particolari, e non deve ledere fisicamente l’inquisito, permettendogli di tornare a una vita lavorativa normale. Ben presto diviene prassi consolidata quella di tenere verbali abbastanza fedeli di tutto il processo inquisitoriale, un processo in genere rapido ed efficiente (nella consapevolezza che una procedura lunga poteva essere gravemente infamante per un accusato rivelatosi poi innocente). Ci si muove solo sulla base di almeno due testimonianze affidabili, vagliate con severità e prevedendo pene severissime per chi avesse testimoniato il falso. Tutte innovazioni che saranno di straordinario impulso nella crescita del diritto penale anche secolare, lontanissimo all’inizio anche solo dall’idea di una tutela dell’inquisito. I tribunali medioevali operano con poche risorse finanziarie e pochi addetti, osteggiati dai vescovi e dai poteri locali, e non dirado vittime di attentati, rappresaglie e assassini, come nel caso di Pietro da Verona. Nel corso del XIV secolo, vinte le battaglie contro le eresie di inizio millennio, il tribunale langue, con una attività ridottasi fino alla sua scomparsa quasi totale.

3. L’inquisizione spagnola

Nell’immaginario collettivo Inquisizione e Inquisizione spagnola si sovrappongono: le efferatezze della seconda - quando e se vi furono - diventano le efferatezze della prima. Pochi errori sono più gravi. Infatti fu il re di un paese faticosamente avviatosi all’unificazione dopo la reconquista a chiedere insistentemente al Papa di avere in Spagna un tribunale inquisitoriale, che Sisto IV infine accordò il 1° novembre 1478. Ma fin dall’inizio più che un organo della Chiesa fu uno strumento del neonato Stato spagnolo, utilizzato per consolidare sul piano etnico, religioso e ideologico un paese pieno di religioni, razze e tradizioni diverse, in un’epoca in cui non era pensabile un’unità politica non fondata sull’unità delle fede. Il Papa in teoria poteva nominare e deporre l’inquisitore generale, che di fatto veniva scelto e controllato dai monarca.

La lotta, a partire dal 1492, per la conversione degli ebrei, che costituivano una percentuale saliente della popolazione (in alcune regioni raggiungevano il 30% degli abitanti), posti di fronte all’alternativa fra la conversione o l’esilio; il controllo dei conversos, sospettati, in alcuni casi a ragione, di essere dei marrani, ovvero di aver mantenuto segretamente pratiche e riti giudaizzanti; la lotta per la conversione forzata o l’espulsione dei moriscos a partire dal 1540 sono state le principali attività della Suprema. Dopo il Concilio di Trento, l’inquisizione spagnola si concentrò su mancanze gravi del clero e dedicherà molti sforzi a moralizzare i costumi sessuali (cosa benemerita se si pensa che gli studi più aggiornati attestano che la maggioranza della popolazione della Castiglia riteneva, verso il 1560, che fosse lecito unirsi ad una nubile consenziente).

Un’istituzione sanguinaria quella spagnola? Non pare se è vero che lo storico Henningsen, processando con un computer i dati riferiti a circa 50.000 processi, ha identificato una percentuale di condanne a morte (espressione oltre tutto che non sempre si traduceva nell’effettiva esecuzione) pari all’1,9%. A Toledo un terzo degli imputati del XVII secolo e rilasciato senza alcuna sanzione dopo il processo. I due terzi di tutti coloro che furono sottoposti a tortura (assai pochi, peraltro) resistettero alla prova: e ciò comprova la relativa mitezza del tormento, che non aveva nulla a che fare con la barbarie della tortura moderna. Inoltre, sempre dall’analisi dei processi svoltosi a Toledo si evince un dato impressionante, ovvero che 9 denunce su 10 non davano inizio ad alcun processo, tanta era la prudenza e la correttezza degli inquisitori prima di iniziare un procedimento che aveva in ogni caso gravi conseguenze. Per tutto l’impero spagnolo, Paesi Bassi e Americhe incluse, operano 300 funzionari stabili più 300 part-time, un pugno di uomini, ma capace comunque di risparmiare alla Spagna la diffusione del Protestantesimo e delle guerre di religione che insanguineranno la Francia.

4. Il Sant’Uffizio Romano

Il terzo tipo di Inquisizione è quella rappresentata dal Sant’Uffizio romano, istituito da Papa Paolo III nel 1542 con la bolla Licet ab initio, come tentativo di riportare in vita e aggiornare l’antica Inquisizione medioevale. Il nemico è adesso il Protestantesimo in tutte le sue forme. Il Sant’Uffizio sulla carta dovrebbe controllare tutta la Chiesa Cattolica senza esclusione di Stati o territori, ma di fatto opera soprattutto nella penisola italiana, e più precisamente nello Stato pontificio e nei piccoli regni e ducati politicamente meno forti e autonomi. Già Venezia la limita e la ostacola, al di fuori dell’Italia praticamente non può operare, trovando sulla sua strada un avversario insuperabile: lo Stato moderno con le sue pretese gallicane di controllo della Chiesa. Studiando la struttura dell’inquisizione romana, John Tedeschi, il più lucido e aggiornato storico del tema, sottolinea l’incredibile modernità delle procedure adottate.

Qualche esempio eloquente: il diritto dell’imputato ad avere un avvocato difensore, scelto fra tre da lui. proposti; l’ "avvocato d’ufficio" pagato dal tribunale per chi versa in condizioni di povertà; la traduzione degli atti processuali in volgare e la loro fornitura in copia all’inquisito, perché possa difendersi studiando bene i documenti d’accusa; la prudenza estrema nell’arrestare e nel carcerare; la clemenza verso chi si denunciava sua sponte; la severità incredibile nel vagliare e scartare le testimonianze accusatorie; la possibilità di contestare e contro-interrogare i testimoni dell’accusa: tutte norme che il diritto penale secolare introdurrà molto tempo dopo, e che la laica e liberale Inghilterra, ad esempio, incomincerà ad adottare solo nei primi decenni dell’Ottocento. Infine non si possono non menzionare le condizioni carcerarie quasi confortevoli (è una tesi ben dimostrata da Luigi Firpo, che ricorda il cambio delle lenzuola ogni settimana, la possibilità di avere vino o birra, capi di vestiario personalizzati, celle spaziose e luminose, libri e testi utili a difendersi e a redigere memorie a propria discolpa).

Dunque, considerando tutto l’insieme al di fuori del macabro alone di mistificazioni sviluppato dalla "leggenda nera" illuministica-massonica-marxista, non è temerario affermare che l’Inquisizione romana ha rappresentato, nei fosco quadro della giustizia europea dal XVI al XVIII secolo, una vera e propria oasi di modernità, di rispetto dell’imputato, di rigore procedurale, di trasparenza e di correttezza fra organi periferici e organo centrale di controllo, di geniale anticipazione di norme "garantiste" che la giustizia laica raggiungerà solo molto più tardi. Conferma questo quadro un dato poco citato dai manuali di storia: dal 1542 al 1761 le condanne a morte emesse dal Sant’Uffizio sono state presumibilmente 97 Una media di i condannato a morte ogni 26 mesi

Inquisizione

"Sostengo in questi saggi che l’inquisizione non fu un tribunale arbitrario, un tunnel degli orrori o un labirinto giudiziario da cui era impossibile uscire. La suprema Congregazione romana vigilava sui tribunali provinciali; imponeva la puntuale applicazione di quella che, per l’epoca, era una legislazione improntata a moderazione, e mirava all’uniformità dei processi". (John Tedeschi, Il giudice e l’eretico, Vita e pensiero, p. 17).

© Il Timone n. 23, gennaio/febbraio 2003
23/07/2007 18:27
 
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Insomma a leggere certi post, frutto di una corrente ben precisa di pensiero, l'Inquisizione sarebbe quasi una specie di associazione filantropica. La cosa mi induce ad un sorriso amaro, anche se rispetto le opinioni altrui. Quello che posso fare e' rinnovare l'invito ai lettori ad approfondire la questione.

L'Inquisizione(quarta parte).

Le sentenze venivano eseguite la domenica, durante la grande Messa nella cattedrale, con la partecipazione delle autorita' civili. Gli imputati confessavano i loro errori e abiuravano pubblicamente prima di sottoporsi alla penitenza( mai chiamata pena o punizione). Questa poteva spaziare dal carcere alla condanna a morte, passando per la flagellazione o il pellegrinaggio coatto( Una delle penitenze poteva consistere nell'obbligo di indossare per il resto della vita certi segni o abiti particolari, i sanbenitos o sacchi, che marchiavano visibilmente il peccatore agli occhi della comunita').
Coloro che rimanevano in ogni caso attaccati alle proprie convinzioni venivano condotti fuori della chiesa e affidati ai magistrati con la raccomandazione di mostrarsi caritatevoli e di non causare spargimento di sangue. La insopportabile ipocrisia di tutto cio' consisteva nel fatto che se il magistrato non avesse mandato al rogo le vittime il giorno dopo, sarrebbe stato imputabile di concorso in eresia( David Christie-Murray, I percorsi delle eresie: viggio nel dissenso religioso dalle origini all'eta' contemporanea, Milano, Rusconi, 1998, pp.157-15[SM=g27989].
Tuttavia non sempre le esecuzioni pubbliche riuscivano ad intimidire il popolo. A volte avevano l'effetto contrario.
Nel 1279, ad esempio, la folla che assiste' a Parma al rogo dell'eretica Olivia de' Fridolfi fu talmente indignata dalla crudelta' dello spettacolo( pare che fosse bruciata apposta a fuoco lento) che diede vita ad un tumulto. Il vicino convento domenicano, che ospitava anche il tribunale dell'Inquisizione, fu assalito e saccheggiato e i frati furono cacciati a bastonate( Ferrari Rino, Fra Gherardo Segalello Libertario di Dio, Quaderni Dolciniani,Biella,Centro Studi dolciniani,p.40)
Nemmeno da morti si era al sicuro dal rogo. Diversi notabili ed ecclesiastici ( esempio Wycliffe) vennero dichiarati eretici dopo la loro morte, il corpo esumato e bruciato.
La pratica della condanna postuma non aveva solo valore simbolico perche' prevedeva la confisca dei beni appartenuti ai condannati, espropriandoli ai legittimi eredi.
24/07/2007 19:09
 
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Benvenuto
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Jean Dumont, che ho incontrato a Torino in occasione di una conferenza sulla Rivoluzione francese organizzata il 26 febbraio 1986 da Alleanza Cattolica e da Amicizia Cattolica, e soprattutto noto - oltre che per un suo recente best-seller sulla Rivoluzione francese - per le sue ricerche sull'Inquisizione spagnola, un argomento di cui è considerato uno dei maggiori specialisti mondiali. Su questo tema, poco noto al pubblico italiano al di là dei miti e dei luoghi comuni, ho rivolto a Jean Dumont alcune domande.

La propaganda rivoluzionaria e il mito dell'Inquisizione spagnola

D. Nel suo volume sulla Rivoluzione francese vengono passati in rassegna i miti anti-cattolici diffusi dagli illuministi negli anni precedenti il 1789 e che preparano il clima rivoluzionario. Tra questi miti Lei non cita l'Inquisizione spagnola. Perché? .

R. La polemica contro l'Inquisizione non e centrale nella letteratura anti-cattolica degli anni precedenti il 1789. Sull'argomento vengono diffusi soltanto uno o due opuscoli, mentre vi sono decine di testi su altri temi come il preteso genocidio del Perù o la pretesa corruzione morale nei conventi. II vero mito dell'Inquisizione spagnola nasce più tardi, con l'invasione della Spagna e la propaganda - stampata del resto in Francia - di autori illuministi e liberali spagnoli come Juan Antonio Llorente. Vi è una ragione che spiega perché l'arma della polemica anti-inquisitoriale non sia stata usata prima del 1789: in Francia era ancora vivo il ricordo della letteratura propagandistica finanziata dal cardinale di Richelieu contro la Spagna, che accusava l'Inquisizione spagnola - al contrario - di non essere seria e di non perseguire a sufficienza i nemici della fede; si trattava di dimostrare - falsamente, peraltro - in funzione antispagnola che solo la Francia, figlia primogenita della Chiesa, difendeva davvero la fede.

Le diverse Inquisizioni

D. Nei suoi scritti sull'Inquisizione Lei distingue anzitutto fra Inquisizione francese, spagnola e romana in modo molto netto ...

R. Per la verità i miei studi riguardano soprattutto l'Inquisizione spagnola, anche se molto recentemente ho raccolto documenti interessanti sull'Inquisizione francese e sulla crociata contro gli albigesi. Su quest'ultimo argomento credo significativo raccontare un piccolo aneddoto. Se si apre un qualunque testa scolastico francese di storia si legge che, nella crociata contro gli albigesi, e stata distrutta la città di Bèziers e ne sono stati massacrati tutti gli abitanti. Ai capi militari della crociata, che chiedevano come distinguere tra abitanti albigesi e cattolici, il legato pontificio avrebbe risposto: «Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi». È una frase famosa, che si radica nella memoria di tutti gli scolari francesi. Bene: eruditi locali hanno recentemente mostrato che a Béziers non vi erano albigesi, che la crociata non e passata da Béziers e meno che mai sono transitati dalla città «legati pontifici». Béziers fu messa a sacco - e vero in anni non lontani dalla crociata, ma nel contesto di una guerra feudale tra due famiglie della zona, del tutto priva di motivazioni religiose. Ma chi corregge i libri di testo? Per valutare l'Inquisizione francese delle origini occorre avere anzitutto una buona informazione sui catari: non si trattava di un movimento di pacifisti innocui, ma di bande di fanatici che predicavano l'assassinio dei nemici e il suicidio di massa - la famosa endura, una sorta di auto-genocidio -, quindi di un pericolo mortale per l'Europa, che l'Inquisizione francese ha definitivamente sconfitto, peraltro spesso con la mitezza e la tolleranza e solo raramente con la forza. A partire da Filippo il Bello l'Inquisizione francese diventa una sigla di cui si appropria il potere politico «laico» e su cui la Chiesa non ha più alcun controllo effettivo. I tribunali «inquisitoriali» che processano i templari e poi Giovanna d'Arco non sono più la vera Inquisizione, ma manifestazioni del potere "laico".

Quanto all'Inquislzione romana - su cui molti studi restano da fare - la mia impressione, come specialista dell'Inquisizione spagnola, e di trovarmi di fronte a una realtà per certi versi dilettantesca, priva della competenza e della sapienza giuridica che si manifestano in Spagna. Spesso gli inquisitori romani non sono inquisitori di professione, ma personaggi di curia, impegnati in mille altre cose e che, occasionalmente, esercitano questa funzione giudiziale: Questa circostanza - mi pare - potrebbe spiegare certi errori evidenti e certe severità eccessive che talora appaiono frettolose. Quando parlo di severità eccessive non dimentico, naturalmente, che anche l'Inquisizione romana, nei suoi periodi più duri, era pur sempre più tollerante dei tribunali «laici» delle stesse epoche; e delle Inquisizioni protestanti, che erano davvero durissime come hanno mostrato gli studi recenti di Jean-Marc Brissaud che - come direttore di collane editoriali - ho contribuito a far pubblicare.

All'origine dell'Inquisizione spagnola

D. La sua tesi centrale sull'Inquisizione spagnola - come emerge dai suoi libri - e che si e trattato di un'istituzione necessaria, indispensabile e che ha evitato guai peggiori ...

R. Raramente chi parla dell'Inquisizione spagnola adotta il punto di partenza corretto, che e la questione ebraica in Spagna. II problema era antico: già in epoca romana l'Andalusia veniva chiamata «la seconda Palestina» per il gran numero di ebrei che vi si erano stabiliti fin da tempi antichissimi, seguendo i fenici. Si calcola che in epoca imperiale il venticinque per cento della popolazione andalusa fosse ebrea, con punte del trentatré per cento nelle grandi città come Siviglia e Cadice. Certi studiosi sostengono che una intera tribù d'Israele, la tribù di Giuda, si era trasferita in Andalusia. Con il cristianesimo questi ebrei non si convertono; recentemente sono stati pubblicati i documenti completi del primo concilio nazionale nella storia della Chiesa, il concilio di Elvira agli inizi del IV secolo; dove si può dire che non si e parlato altro che degli ebrei andalusi. Mille anni dopo, nel secolo XV, il problema si poneva in modo diverso. Molti ebrei si erano convertiti al cattolicesimo formando una classe di conversos che dominava l'economia, la cultura e talora anche le cariche ecclesiastiche, suscitando il rancore dei cattolici di origine non ebraica, che a poco a poco si vedevano sfuggire tutte le posizioni di potere. II rancore diventa violenza quando, in alcuni casi evidenti, gruppi di conversos rivelano chiaramente che la loro adesione al cattolicesimo e stata puramente formale e mossa dal desiderio di occupare cariche pubbliche - riservate ai cattolici - celebrando in pubblico riti inequivocabilmente giudaici o «giudaizzando» i riti cattolici. È un fatto noto agli storici e largamente provato che, a un certo punto, nella cattedrale di Cordoba si celebrava un ufficio che aveva ben poco di cattolico e dove tutti i riferimenti culturali erano giudaici. A partire dal 1391 esplodono in Spagna episodi di violenza popolare contro gli ebrei, sia di religione giudaica che conversos, che fa molti morti: e sarebbe stato un bagno di sangue senza il ricorso all'Inquisizione, richiesto insistentemente al re da molti autorevoli conversos. Qual e dunque lo scopo primo dell'Inquisizione? Colpire i falsi conversos che hanno finto la conversione per ragioni di convenienza e che «giudaizzano» i riti cattolici. Ma qual è il rovescio della medaglia? L'Inquisizione, colpendo una ridotta percentuale di conversos, certifica che tutti gli altri conversos – la stragrande maggioranza, quella che non viene colpita - e composta da veri cattolici e da veri spagnoli, che nessuno ha il diritto di discriminare e meno ancora di attaccare con la violenza. Dal momento in cui nasce l'Inquisizione spagnola i promotori di tumulti anti-giudaici perdono qualunque giustificazione, vengono colpiti dal potere reale e in pochi anni i tumulti spariscono. Colpendo una minima percentuale di conversos fittizi l'Inquisizione ha salvato gli ebrei convertiti di Spagna dalle invidie e dai tumulti e ne ha garantito la prosperità: sono di origine ebraica Diego Lainez, il grande protagonista del Concilio di Trento, molti gesuiti, grandi famiglie come gli Acosta di Medina del Campo - che daranno cinque fratelli, i famosi padri Acosta, alla Compagnia di Gesù - e i marchesi di Cadice, poi noti come duchi di Arcos. Ma ancora: a chi la Chiesa mette in mano l'Inquisizione? A conversos, a cattolici di origine ebraica come Tomas de Torquemada e come il suo successore Diego Deza. Garanzia di un trattamento senza pregiudizi anti-giudaici; e forse ragione occulta delle incredibili menzogne che tutta una letteratura di propaganda ha diffuso su questi personaggi. Pochi sanno che lo stesso Torquemada e uno dei maggiori mecenati e protettori di artisti della sua epoca: tutto il magnifico complesso di San Tommaso d'Avila, il vertice del gotico spagnolo, e il frutto del mecenatismo di Tomas de Torquemada, a cui deve molto anche la grande pittura di Pedro de Berruguete. Ma desterà ancora maggiore stupore sapere che Tomas de Torquemada e stato un inquisitore generale relativamente mite e liberale, che si e battuto per ottenere ampie amnistie come quella del 1484, di cui ha beneficiato il nonno di santa Teresa d'Avila, un ebreo converso sorpreso a «giudaizzare» che con l'amnistia si ritrova libero e riabilitato fino a potere diventare direttore delle finanze reali ad Avila. Tra l'altro, la, pena a cui era stato condannato non era poi terribile: doveva visitare in abito da penitente un certo numero di chiese tutti i venerdì.

I fatti e le cifre

D. L'obiezione che le è stata talora rivolta e che - se anche le dimensioni quantitative delle condanne dell'Inquisizione sono state esagerate e vanno riviste - resta pur sempre vero che un certo numero di uomini ha perso la vita per le proprie idee, un fatto a cui la coscienza moderna afferma di ribellarsi ...

R. Anzitutto l'esagerazione relativa alle cifre e stata talmente clamorosa da far concludere alla falsificazione deliberata. Vi sono ancora in circolazione libri che parlano di centinaia di migliaia di vittime dell'Inquisizione spagnola: libri scritti da persone che ricopiano fonti propagandistiche dell'Ottocento e che non sanno neppure che dagli archivi possono essere ottenere informazioni quasi complete. Uno studio quantitativo, condotto anche con l'aiuto del computer, dei processi dell'Inquisizione spagnola e in corso, ma vi sono già dei risultati parziali. Uno specialista danese, Gustav Henningsen, completato lo spoglio di cinquantamila processi che coprono l'arco di centoquarant'anni, ha reperito circa cinquecento casi di condanne a morte eseguite, cioè l'uno per cento. Altri studiosi hanno confermato questi dati. L'Inquisizione spagnola è figlia della sua epoca, e va paragonata a fenomeni analoghi in altri paesi, per esempio alle decine di migliaia di morti della repressione anticattolica in Irlanda e in Inghilterra. Quanto alla coscienza moderna, e poi così certa di essere più tollerante di ieri? La repressione ideologica. religiosa, razziale comunista o nazionalsocialista ha fatto milioni di morti, mille e più volte dell'Inquisizione spagnola, E l'alternativa all'Inquisizione spagnola - come ho accennato - sarebbe stata la furia cieca e sanguinaria dei tumulti anti-ebraici e della guerra civile. Non è poi del tutto esatto dire che le vittime dell'Inquisizione spagnola sono morte «per le loro idee»: nessun ebreo dichiarato è stato condannato perché tale, mentre sono stati condannati coloro che si fingevano cattolici per ricavarne vantaggi. Come tutti i tribunali l'Inquisizione ha commesso errori; ma doveva essere un tribunale prudente, se lo spoglio degli archivi sta rivelando che un processo su cento portava il condannato alla pena capitale. Degli altri novantanove si penserà forse che esponessero il reo ai famosi orrori delle «prigioni dell'Inquisizione». In realtà, solo recentemente gli storici hanno scoperto - è ormai un fatto indiscusso - che le formule «prigione perpetua» e «prigione irremissibile» non significano affatto l'ergastolo, ignoto in Spagna. La «prigione perpetua» durava in genere cinque anni e quella «irremissibile» otto. Le prigioni dell'Inquisizione erano fra le migliori dell'epoca e molti istituti moderni a favore dei detenuti risalgono all'Inquisizione spagnola: il trasferimento in casa o in convento dei detenuti anziani e ammalati, per esempio, così come la semi-liberta. Tutto questo in un'epoca in cui il carcere «laico» era - quello si - spesso spaventoso. Vale la pena, forse, di aggiungere una parola sulla tortura: era comune all'epoca nella procedura «laica», mentre le istruzioni degli inquisitori generali raccomandano di farvi ricorso con la più grande parsimonia. Anche qui parlano i verbali e gli archivi: nell'epoca di maggiore voga della tortura, in Spagna, a Valenza, su duemila processi dell'Inquisizione, nell'arco che va dal 1480 al 1530, sono. stati ritrovati dodici casi di tortura. La proporzione in altre epoche e altre città in genere non e la stessa: è minore.

Ho insistito sui processi conto i giudaizzanti e i falsi conversos perché statisticamente rappresentano la grande maggioranza dei processi dell'Inquisizione spagnola; sono molti meno i casi in cui sono stati presi in considerazione musulmani falsamente convertiti, e pochissimi i casi di repressione di umanisti o di illuministi. I seguaci spagnoli di Erasmo, che ho particolarmente studiato, tra cui i Valdés - di cui ho ritrovato gli archivi - sono stati disturbati; ma mai seriamente perseguiti. E chi viene presentato come grande martire illuminista degli ultimi anni dell'Inquisizione? Pablo de Olavide. Per dare un esempio ai lettori e diffusori dei filosofi francesi - i cui libri, teoricamente vietati, sono stati ritrovati in gran copia nelle biblioteche spagnole del Settecento - Pablo de Olavide viene condannato dall'Inquisizione, nel 1778, alla prigione «irremissibile», dunque - come sappiamo - a otto anni, da scontare in con vento anziché in prigione a causa della sua malattia. Appena in convento, Pablo de Olavide protesta di aver bisogno di cure termali, e viene mandato alle terme in Castiglia. Poiché queste non gli giovano, protesta di nuovo chiedendo di essere mandato ad altre terme in Catalogna. Anche stavolta l'Inquisizione lo accontenta, e cosi da una stazione termale vicina al confine può facilmente rifugiarsi in Francia dove viene accolto come martire dell'Inquisizione destinato ad una lunga carriera sui libri di testo; i quali tra l'altro - dimenticano di dire che Olavide, anni dopo, sarà convertito dal terrore rivoluzionario e, da illuminista che era, chiuderà la sua vita scrivendo in difesa della religione.

II futuro del mito

D. Il mito relativo all'Inquisizione e stato in parte demolito: ma le ricerche degli specialisti non sono affatto conosciute dal grande pubblico. Prevede qualche modifica a questa situazione nel prossimo futuro?

R. Circa la Francia sono scettico. In Spagna passo gran parte del mio tempo, e mi sembra che sia rimasto almeno qualcosa di quello spirito che spingeva il popolo a firmare in massa, nel tardo Settecento, petizioni di protesta contro l'abolizione dell'Inquisizione. Le voglio raccontare una delle esperienze più interessanti della mia vita. Dopo la pubblicazione del mio volume sull'Inquisizione spagnola, la Gran Loggia della massoneria francese - e sappiamo che importanza ha l'Inquisizione nella propaganda massonica - mi ha invitato, nell'ottobre del 1983, a tenere una conferenza a porte chiuse, con successivo dibattito, ai massoni di venti diverse logge francesi e a una delegazione di massoni spagnoli. Una conferenza bizzarra; come oratore ero messo in una posizione quasi laterale al pubblico, che rimaneva in ombra in modo che non potessi distinguere bene le persone. Ho riassunto il mio libro senza omettere nulla, e alla fine il gran maestro ha introdotto il dibattito con un attacco durissimo, dicendo che il mio intervento era stato provocatorio. Da parte mia, non avevo promesso niente di diverso. Ebbene, uno dei massoni spagnoli si e alzato e ha detto che le critiche del gran maestro erano fuori posto, e che la lezione da trarre dalla mia conferenza era che bisogna smettere di attaccare la Chiesa con argomenti ormai storicamente inaccettabili e che rischiano di essere confutati. Qualche tempo dopo questo signore – un avvocato molto noto a Malaga - è venuto a trovarmi in Spagna e mi ha raccontato un episodio che mostra come il popolo spagnolo - che può avere punte di anticlericalismo feroce conserva un certo rispetto per la sua storia. Raccontava questo massone spagnolo di essersi fermato in un caffè di periferia pieno di operai in tuta arringati da un pastore protestante - vi è una vera offensiva protestante in Spagna - che li invitava a una riunione. A un certo punto, di fronte alle insistenze del pastore, un operaio aveva dato questa risposta, in cui vi e tutta una certa Spagna: «Senti, amico, io sono ateo. Non credo neppure al Dio cattolico, che e il vero Dio. Figuriamoci se credo al tuo ...».

a cura di Massimo Introvigne

Jean Dumont: elementi bio-bibliografici

Jean Dumont e nato a Lione nel 1923. Si e laureato prima in storia e filosofia e poi in giurisprudenza, rispettivamente a Lione e a Parigi. Insieme a Regine Pemoud e a Philippe Ariès incarna la scelta - tipicamente francese - di svolgere la professione di storico al di fuori delle università, a contatto diretto e spesso itinerante con gli archivi. Da oltre quarant'anni in qualità di direttore editoriale ha curato collane storiche presso importanti editori francesi, da Grasset al Club des Amis du Livre, da François Beauval a Famot. In questa veste ha pubblicato - ma spesso anche ideato, commissionato, rivisto, annotato - oltre mille opere storiche, diventando un punta di riferimento imprescindibile per tre generazioni di cultori francesi della materia. Infaticabile ricercatore di inediti, ha ritrovato fra l'altro il salterio di Anna Bolena - un documento cruciale per la storia della Riforma - e gli archivi delle famiglie spagnole Valdes e Cervantes. A fronte di questa enorme mole di attivita e diventata quasi un hobby la traduzione di opere straniere, dove Jean Dumont si e fatto notare come divulgatore della letteratura italiana, volgendo nella sua lingua, fra le altre, opere di Corrado Alvaro e di Massimo Bontempelli. Maestro capace di suscitare e di organizzare intorno a se il lavoro degli storici, Jean Dumont è anche uno storico di fama mondiale per le sue ricerche sulla vita religiosa soprattutto dei secoli dal Cinquecento al Settecento in Spagna, nelle colonie spagnole e in Francia. Particolarmente noti e autorevoli sono i suoi lavori sulla Inquisizione spagnola, in parte raccolti nel volume Proces contradictoire de l'Inquisition espagnole (Famot, Ginevra 1983). Convinto della necessita di diffondere capillarmente la cultura storica e di sfatare i luoghi comuni propagati dalle ideologie, Jean Dumont ha raggiunto il grande pubblico con due best-seller: L'Église au risque de l'histoire (Criterion, Limoges 1982), una rassegna di "miti" sulla storia della Chiesa, e La Revolution française ou les prodiges du sacrilege (Criterion, Limoges 1984). Quest'ultima opera - recensita da molti settimanali e quotidiani di lingua francese in vari paesi - e stata riassunta e commentata per la prima volta in Italia in un saggio di Massimo Introvigne (La Rlvoluzione francese: verso una interpretazione teologica?, in Quaderni di «Cristianità», anno I, n. 2, estate 1985, pp. 3-25) e, fra altri riconoscimenti, e valso a Jean Dumont il singolare privilegio di essere chiamato a collaborare come consulente - lui, critico spietato della Rivoluzione - con il comitato costituito a Parigi dal sindaco Jacques Chirac per preparare le manifestazioni culturali che ricorderanno nel 1989 il secondo centenario della presa della Bastiglia
02/08/2007 10:07
 
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L'Inquisizione Spagnola
L'Inquisizione medievale tocco' il culmine alla meta' del 300 per avviarsi ad una lenta decadenza nei 150 anni successivi( Romano Canosa, Storia dell'Inquisizione in Italia, vol. 1, Roma, Sapere 2000, 1986, p.7) .
I motivi del declino risiedevano in modo paradossale nel suo operato, ma anche nella crescente insofferenza delle nascenti monarchie nazionali per ogni forma di interferenza esterna.
L'intera vicenda che porto' allo scisma di Lutero, ad esempio, fu trattata in maniera diversa rispetto ai canali inquisitoriali. Solo quando la Riforma si estese in tutta Europa, la Curia di Roma rilancio' l'Inquisizione, con l'intento di impedire la diffusione del protestantesimo nei territori rimasti sotto il controllo della Santa Sede.
L'Inquisizione spagnola fu ricostruita, intorno al 1482, per iniziativa del re Ferdinando. La sua caratteristica principale fu la creazione di un organismo centrale, chiamato " Consiglio della Suprema e Generale Inquisizione", avente il compito di organizzare e coordinare i vari tribunali distrettuali, rivedere i processi celebrati dalle corti locali, giudicare in prima persona i casi piu' gravi e indagare sugli stessi inquisitori.
I membri della "Suprema" venivano nominati formalmente dal Papa, ma in realta' erano sotto il controllo del re di Spagna. Il nome stesso di "Consiglio", dato al nuovo organismo e' indicativo: i Consigli dell'epoca equivalevano grossomodo ai ministeri odierni. E non a caso il primo presidente della "Suprema", Diego Espinoza, era anche presidente del Consiglio di Castiglia.
Le finalita' della nuova Inquisizione erano piu' politiche che religiose: la ragione(apparente) della difesa della fede si innestava in quella (reale) della ricostruzione dell'unita' politica e sociale del territorio diviso in due regni( Castiglia e Aragona ). turbato dalla presenza musulmana e sconvolto dalle guerre civili che ne avevano distrutto l'economia.
La compenetrazione tra Chiesa e Stato diventarono qui piu' evidenti che mai.
Il piu' famoso inquisitore spagnolo fu Tomas de Torquemada(ca1420-1498), figlio di ebrei convertiti e uomo dalla vita privata irreprensibile. Fu lui ad organizzare l'Inquisizione, istituendo i tribunali provinciali e redigendo un vero e proprio codice per determinarne l'azione.
Torquemada, frate domenicano, incontro' anche violenta opposizione alla sua opera. Spesso le autorita' locali e la cittadinanza rifiutavano di accoglierlo e la popolazione lo insultava durante le sue prediche pubbliche( fu cacciato ad esempio da Barcellona e Valencia).
Nonostante cio', Torquemada mando' al rogo 10000 eretici, l'Inquisizione si ramifico' e le corti divennero veri e propri tribunali stabili.
Nessuno poteva dirsi al sicuro dall'Inquisizione e dalle sue indagini. Non i nobili, per i quali erano previste specifiche punizioni( divieto di andare a cavallo o di vestirsi elegantemente)e nemmeno gli inquisitori.Infatti contro di essi potevano testimoniare le persone da loro stessi condannate.Ad esempio l'inquisitore di Cordoba, Luis de Capones, fu accusato di ben 106 reati.
Questa situazione creo' un clima di paura e sospetto a tutto vantaggio del potere del re che era l'unico arbitro di ogni procedimento.
07/08/2007 11:52
 
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S. Francesco
Una cosa mi preme molto approfondire, ossia questo, che mi ha molto colpito:


||francescani,i fraticelli e Jacopone da Todi
Nemmeno gli Ordini riconosciuti dalla Chiesa si salvarono dall'accusa di eresia . Gia prima della morte del fondatore , i francescani si erano divisi in due correnti:
i conventuali, favorevoli ad un ammorbidimento della Regola di poverta' e gli spirituali , fedeli alla regola originaria e fortemente critici ne confronti della Chiesa.
Dopo la morte di Francesco , le posizioni si cristallizzarono e produssero un vero scontro. ||



Ho fatto qualche ricerca ma per ora non ho trovato nulla di chè, mi piacerebbe approfondire questo punto, in pratica la regola di S.Francesco che è maggiormente nota non è quindi quella vera ma un'alterazione? Se è così, quella vera è reperibile?
09/08/2007 17:29
 
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Re: S. Francesco
ClintEastwood82, 07/08/2007 11.52:

Una cosa mi preme molto approfondire, ossia questo, che mi ha molto colpito:


||francescani,i fraticelli e Jacopone da Todi
Nemmeno gli Ordini riconosciuti dalla Chiesa si salvarono dall'accusa di eresia . Gia prima della morte del fondatore , i francescani si erano divisi in due correnti:
i conventuali, favorevoli ad un ammorbidimento della Regola di poverta' e gli spirituali , fedeli alla regola originaria e fortemente critici ne confronti della Chiesa.
Dopo la morte di Francesco , le posizioni si cristallizzarono e produssero un vero scontro. ||



Ho fatto qualche ricerca ma per ora non ho trovato nulla di chè, mi piacerebbe approfondire questo punto, in pratica la regola di S.Francesco che è maggiormente nota non è quindi quella vera ma un'alterazione? Se è così, quella vera è reperibile?



Ciao Clint,
francamente non capisco la tua difficolta' a trovare notizie sugli sviluppi interni ai francescani.
Si trovano facilmente anche in rete.


10/08/2007 11:43
 
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L'Inquisizione romana
Nel 1542 Papa Paolo III( 1534-1549 ), visto il successo dell'Inquisizione spagnola decise di imitarla per contrastare la diffusione del protestantesimo.
Furono creati tribunali territoriali. Al vertice di questi fu fondato un organismo centrale. Esso aveva sede in Roma ed era composto da sette cardinali e sotto il diretto controllo del Pontefice.
L'organismo poteva indagare anche sugli alti prelati e pur avendo giurisdizione su tutta la cristianita' si occupo' soprattutto dell'Italia.
Papa Giulio II (1550-1555 )fece bruciare le copie del Talmud in possesso degli ebrei di Roma( Italo Mereu, op. cit.,p.77) e inseri' la bestemmia fra i reati perseguibili dall'Inquisizione.I bestemmiatori plebei erano puniti con la perforazione della lingua, la fustigazione e la condanna ai remi per tre anni. I nobili erano puniti con una multa, la perdita di titoli, l'incapacita' di fare testamento e a ricevere eredita', l'inabilita' a testimoniare e l'esilio da Roma per tre anni.
Papa Paolo IV (1555-1559 )rispolvero' il reato di eresia simoniaca, che consisteva nell'ordinazione di minorenni per denaro .
Questo Papa, insieme ai successori Pio IV e Pio V formarono quella che gli storici chiamano " la trinita' del terrore, non perche' siano particolarmente cattivi, ma perche' hanno messo in opera con zelo tutti gli accorgimenti necessari per combattere la loro battaglia senza esclusione di colpi( Italo Mereu, op.cit., p.84).

10/08/2007 18:02
 
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Omosessualita
Il Papa Giulio III(1550-1555), fece cardinale un giovane di 17 anni, che le cronache dell'epoca definiscono vizioso. La situazione determino' violente proteste da parte di alcuni prelati(Italo Mereu, op.cit.,p.75)
Il gesto del Papa era sicuramente un caso limite, ma e' un fatto che sull'omosessualita' all'interno della Chiesa convivessero , se non dottrine, almeno diverse pratiche.
Facendo un passo indietro nel tempo, quando il "Cristianesimo" divenne religione di Stato dell'Impero, uno dei primi effetti fu una legge del 390 che prevedeva la morte sul rogo per chi praticasse l'omosessualita'(Uta Ranke Heinemann, Eunuchi per il Regno dei cieli, Milano,Rizzoli).
L'Imperatore d'Oriente Giustiniano fece evirare pubblicamente due vescovi omosessuali.
Ad ogni modo sull' omosessualita' convissero per secoli nella Chiesa orientamenti diversi.
Il penitenziale di Gregorio III( sec. VIII ), imponeva una penitenza di 160 giorni per lesbismo, di un anno per sodomia e di tre anni per un prete che vada a caccia( Jean Verdon, Il piacere nel Medioevo,Milano,Editore Baldini e Castoldi,1999,o.62).
Ancora dopo il 1000 si fronteggiavano due tendenze opposte. Da un lato san Pier Damiani si scaglio' contro i chierici che si abbandonavano a pratiche omosessuali e si batte' perche' venissero banditi dalla Chiesa. Dall'altro l'abate Aelred di Rievaux tento' una difesa dell'amore tra uomini ( anche se alla fine raccomando' la castita').
La morale sessuale della Chiesa assunse contorni piu' netti col Concilio Laterano del 1179 che sanci', per chi veniva identificato come omosessuale, la riduzione allo stato laicale o la reclusione in monastero per i chierici e la scomunica per i laici.
Ad ogni modo non ci fu mai una vera e propria crociata contro gli omosessuali come gruppo.La Chiesa si limito'a condannare i comportamenti individuali, lasciando la punizione ai tribunali laici.
Infatti a partire dal '200 numerosi paesi europei adottarono pene severissime contro le pratiche omosessuali.
Ad esempio in Francia un codice dell'epoca prevedeva il rogo per la reiterazione del reato di sodomia, pena che colpiva anche le donne.
Un recente studio sui processi per sodomia svoltisi a Bologna ha svelato dati interessanti.
Su otto processi per sodomia che videro accusati tredici imputati, cinque erano ecclesiastici. Degli otto imputati laici, tre vennero condannati a morte e cinque esiliati a vita.
Dei cinque ecclesiastici solo uno venne confinato in convento per tre anni.Per gli altri il processo o non si avvio' o si concluse senza condanne( Ugo Zuccarello,Processi per sodomia a Bologna tra XVI e XVII sec., tesi di laurea in Storia Moderna discussa il 25 Novembre 1998 presso l'Universita' di Bologna). Probabilmente era difficile ammettere che all'interno del clero, cosi' rigido nel regolare i costumi sessuali altrui, ci fossero dei sodomiti
12/08/2007 18:29
 
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||Ciao Clint,
francamente non capisco la tua difficolta' a trovare notizie sugli sviluppi interni ai francescani.
Si trovano facilmente anche in rete. ||


Parlavo della regola di S.Francesco e della sua presunta alterazione, poco se ne trova, comunque vedrò di fare ricerche più approfondite appena avrò tempo, grazie lo stesso.

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