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Matteo 1:23-Emmanuele

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2007 15:23
11/09/2007 16:45
 
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Caro Mario,


la verità è un'altra, basterebbe solo che tu le analizzassi ma a quanto pare è troppo difficile vero?



Guarda, mi pare che sia diverso tempo che stiamo analizzando e mi pare che l'uso di "theos" se inteso nel paradigma biblico non presenti difficoltà. Sei tu che ti ostini, per ragioni che non riesco a capire, a negare il significato biblico di "theos" per indrodurne uno più ristretto.

Tu stesso dici che "theos" quando era rivolto a esseri chiaramente diversi da "ho theos" nel I secolo era interpretato come riferisto ad angeli, giudici, al messia. Insomma a dei rappresentanti divini, come accade anche nelle teofanie in cui sono gli stessi autori neotestamentari a vedere dei messaggeri celesti piuttosto che Dio in persona.

Noi, anche ammesso che vi sia stata una evoluzione teologica, ci rifacciamo esattamente a questo ambito interpretativo, che era quello che dominava al tempo in cui gli apostoli scrissero e i loro lettori fruivano di quei testi. E' una spiegazione che rimane tutta dentro il discorso biblico e che non destò alcun problema di "monolatria" presso i giudeo-cristiani a riprova che era perfettamente inserito nel loro orizzonte linguistico e culturale, che era quello monoteistico, e di un monoteismo assoluto in cui il solo Dio era Geova e non poteva essere certo un uomo, neppure il Messia, preesistente o meno.

Certo, l'uso di "theos" per un uomo nel giudaismo appare inusitato (lo usa solo Filone). Ma non ci stupisce, poichè altrettanto inusitata è la figura del Logos preesistente che racchiude in sè tutta la pienezza della divinità, l'immagine di Dio. Un essere che è il principale rappresentante divino di tutti i tempi, il più grande Mosè (lui stesso detto theos), il Messia, il Salvatore, re, sacerdote, arcangelo, Signore... insomma, quale altro termine biblico poteva riassumere e descrivere la tutte queste cose e la gloria in riferimento al Logos? Paolo non aveva già detto che esisteva forse in "forma" (e non natura o sostenza) di Dio?

Così Giovanni riserva "ho theos" al Padre, ma usa "theos" per indicare la posizione del figlio quale unico rappresentante del Dio unico. Tutto ciò è perfettamente coerente con le scritture, con le teofanie che vi si trovano, senza scomodare tesi trinitarie per giustificare quel "theos".

Shalom


11/09/2007 18:29
 
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Re:
barnabino, 11/09/2007 16.45:

Caro Mario,



Tu stesso dici che "theos" quando era rivolto a esseri chiaramente diversi da "ho theos" nel I secolo era interpretato come riferisto ad angeli, giudici, al messia. Insomma a dei rappresentanti divini, come accade anche nelle teofanie in cui sono gli stessi autori neotestamentari a vedere dei messaggeri celesti piuttosto che Dio in persona.

Shalom




Sei andato oltre quello che ho detto, io ho asserito che quando gli ebrei di lingua greca che compilarono la LXX, ossia secoli dopo che le scritture ebraiche furono scritte, si trovarono a tradurre le espressioni evidentemente monolatriche tipo quelle citate prima, non le lasciarono invariate traducendo elohim con theos, lasciando possibili fraintendimenti monolatrici sull'uso di theos come fate o asserite voi, ma le interpretarono con "angeli" e questo non perchè la parola "angelo" sia una variante di "theos" o che theos possa essere intesa con angelo, ci mancherebbe altro, ma perchè il lasciare invariata quella traduzione, sarebbe stato andare oltre il monoteismo oramai conclamato tra gli ebrei, rendendo possibile l'attribuzione del titolo di "Dio" a esseri diversi dal vero ed unico Dio.
Spero che ora tu abbia compreso meglio le mie parole.
Ciao


"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
12/09/2007 00:49
 
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Caro Mario,


si trovarono a tradurre le espressioni evidentemente monolatriche tipo quelle citate prima, non le lasciarono invariate traducendo elohim con theos, lasciando possibili fraintendimenti monolatrici sull'uso di theos come fate o asserite



A parte che in molti passi traducono con "theos" senza problemi perfino nella versione di Aquila del II secolo, comunque gli ebrei leggevano in ebraico ed in ebraico c'era scritto 'elohim. Il problema, allora, è come si interpretava nel I secolo theos/'elohim dove non era indirizzato a Geova: in senso monolatrico oppure, comunque, in senso strettamente monoteistico? Evidentemente la secoda poiche a 'elohim non sidava il valore di "dio" in senso trascendente ma nel senso di rappresentante divino. Come leggeva un 'el un ebreo del I secolo in Isaia 9,6 riferito al messia? Bene, noi è a quell'interpretazione che facciamo riferimento ed è a quella stessa che inevitabilmente faceva riferimento Giovanni.


Spero che ora tu abbia compreso meglio le mie parole



Si, le ho comprese ma non regge

1. Perchè in ebraico non vi era variazione nel testo e sarebbe da capire che valore era dato a 'elohim. A noi interessa l'interpretazione di 'elohim dove non era riferito nè a Dio nè a uomini, tale interpretazione, è evidente dai targum e dalle verisioni antiche, era chiaramente rivolta a identificarli con messaggeri o rappresentanti divini

2. Perchè, comunque, in greco in molti passi è mantenuto theos (senza articolo!) dove è riferito a esseri umani. Se fosse vera la tua tesi di una "eliminazione" dovrebbe essere totale, anche dove è riferita a falsi dei che semberebbero "vivi" e non solo dove è riferita ad essri umani o celesti.

3. Perchè persino Aquila traduce volutamente Salmo 45 con il vocativo "thee" mostrando che nel II secolo non aveva problemi ad utilzzarlo per definire il re, quando avrebbe potuto benissimo, come fa altrove evitarlo usando il nominativo.

Dunque la domanda è: quando Giovanni scrive "theos" riferita ad un essere diverso da "ho theos", la distinzione è chiara in Giovanni 1,1 un lettore avezzo al paradigma biblico theos/'elohim = rappresentanti divini come poteva interpretare quel passo? Cosa leggeva dove 'elohim era usato per indicare un essere diverso da "ho theos"? A quale passi biblici messianici immediatamente andava la sua mente? In che senso per un ebreo del I secolo Isaia definisce il Messia "Dio potente"? Non certo all'enoteismo preesilico, ma al monoteismo postesilico: il logos non è un "dio" accanto a "ho theos" ma solo un angelo, un rappresentante divino, il messia promesso in Isaia.


Come vedi la tua tesi di "evoluzione teologica" dimostra in maniera ancora più forte la concezione biblica di theos (senza articolo) indicanti non degli dei ma semplici creature che in quanto rappresentanti di Dio possono portare perfino il suo nome.

Shalom



13/09/2007 21:56
 
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Re:

A parte che in molti passi traducono con "theos" senza problemi perfino nella versione di Aquila del II secolo, comunque gli ebrei leggevano in ebraico ed in ebraico c'era scritto 'elohim. Il problema, allora, è come si interpretava nel I secolo theos/'elohim dove non era indirizzato a Geova: in senso monolatrico oppure, comunque, in senso strettamente monoteistico? Evidentemente la secoda poiche a 'elohim non sidava il valore di "dio" in senso trascendente ma nel senso di rappresentante divino. Come leggeva un 'el un ebreo del I secolo in Isaia 9,6 riferito al messia? Bene, noi è a quell'interpretazione che facciamo riferimento ed è a quella stessa che inevitabilmente faceva riferimento Giovanni.



Come gia scritto gli ebrei di lingua greca (monoteisti) lo hanno semplicemente tolto di mezzo per non incorrere in questi problemi, il testo ebraico ovviamente contiene elohim in quei passi, perchè come asseriscono tutti gli studiosi, essi erano monolatri (almeno nella loro primitiva teologia), quando secoli dopo gli ebrei di lingua greca si trovarono a dover tradurre quei passi o li interpretarono o li tolsero di mezzo salvo rarissimi casi, ma vedo che questo non ti entra nella zucca ti rifai ad Aquila... mah contento te.




Si, le ho comprese ma non regge

1. Perchè in ebraico non vi era variazione nel testo e sarebbe da capire che valore era dato a 'elohim. A noi interessa l'interpretazione di 'elohim dove non era riferito nè a Dio nè a uomini, tale interpretazione, è evidente dai targum e dalle verisioni antiche, era chiaramente rivolta a identificarli con messaggeri o rappresentanti divini



Per la loro infantile teologia, gli angeli erano veramente della stessa sostanza di Yahweh, per loro non era un problema chiamarli "i figli di Dio", erano appunto monolatri... Yahweh era "il Dio degli dèi", sei tu che interpreti quella primitiva teologia asserendo che per loro "Dio" riferito agli angeli, indicava esserne semplicemente rappresentanti, ma io non lo leggo, queste sono le tue parole.


2. Perchè, comunque, in greco in molti passi è mantenuto theos (senza articolo!) dove è riferito a esseri umani. Se fosse vera la tua tesi di una "eliminazione" dovrebbe essere totale, anche dove è riferita a falsi dei che semberebbero "vivi" e non solo dove è riferita ad essri umani o celesti.



Se quell'unico salmo non fosse stato lasciato intatto, si sarebbe persa la metafora e l'ironia insita nel testo, ne abbiamo gia parlato, possibile che tu non ti faccia domande sul perchè solo quel salmo non è stato interpretato?
Vediamolo insieme:
salm 82:1-8
" Salmo. Di Asaf. Dio si erge nell' assemblea divina, in mezzo agli dèi emana la sua sentenza: 2 «Fino a quando emanerete sentenze inique, e prenderete le parti degli empi? 3 Difendete piuttosto il debole e l' orfano, rendete giustizia al misero e al povero. 4 Liberate il debole e l' indigente, strappatelo alla stretta dell' empio». 5 Essi non capiscono, non possono intendere; il loro cammino sta nelle tenebre, possano pur vacillare tutte le fondamenta della terra. 6 Io riflettei: «Siete dèi, tutti figli dell' Altissimo! 7 Eppure morrete come ogni uomo, come ognuno dei potenti cadrete!». 8 Sorgi, o Dio, giudica la terra. Sì, l' eredità tu avrai di tutte le genti. "

Ho evidenziato tutto il resto del salmo, se non vedi l'ironia, sei veramente cieco...



3. Perchè persino Aquila traduce volutamente Salmo 45 con il vocativo "thee" mostrando che nel II secolo non aveva problemi ad utilzzarlo per definire il re, quando avrebbe potuto benissimo, come fa altrove evitarlo usando il nominativo.



E basta co sto Aquila, egli segui un altro metodo di traduzione:


"Aquila tradusse il Vecchio Testamento in greco e contrappose alla libertà ed alla creatività della Versione dei Settanta una fedeltà assoluta e talora un po' pedante al testo originale. La traduzione di Aquila, basata sul canone giudaico di Iamnia (90 dopo Cristo), fu comunque accolta positivamente dagli ambienti ebraici e venne spesso menzionata nel Talmud ."

http://digilander.libero.it/domingo7/TETRAGRAMMA%20E%20CRISTIANI.htm#_ftn4

In un altro sito(http://www.floscarmeli.org/modules.php?name=News&file=article&sid=284) è scritto a proposito di Aquila:

"Aquila, greco del Ponto, convertitosi al Giudaismo, eseguì da solo un lavoro simile, traducendo la bibbia ebraica parola per parola, incurante della sintassi greca."

ancora: (http://www.adventist.org.mt/BibleWorld/AT_III_Testo.htm)

"Versione di Aquila. Realizzata verso il 130. Era una traduzione eccessivamente letteralistica realizzata per contrastare l'influenza della LXX e l'importanza che questa aveva assunto nella predicazione cristiana."


Insomma è ovvio che Aquila traducesse "elohim" con "theos" semplicemente perchè segui una traduzione letterale anche a discapito della sintassi greca.


Dunque la domanda è: quando Giovanni scrive "theos" riferita ad un essere diverso da "ho theos", la distinzione è chiara in Giovanni 1,1 un lettore avezzo al paradigma biblico theos/'elohim = rappresentanti divini come poteva interpretare quel passo? Cosa leggeva dove 'elohim era usato per indicare un essere diverso da "ho theos"? A quale passi biblici messianici immediatamente andava la sua mente? In che senso per un ebreo del I secolo Isaia definisce il Messia "Dio potente"? Non certo all'enoteismo preesilico, ma al monoteismo postesilico: il logos non è un "dio" accanto a "ho theos" ma solo un angelo, un rappresentante divino, il messia promesso in Isaia.



Si certo, mettiamo i tuoi pensieri in testa a Giovanni, ma ti rendi conto di cosa scrivi?


Come vedi la tua tesi di "evoluzione teologica" dimostra in maniera ancora più forte la concezione biblica di theos (senza articolo) indicanti non degli dei ma semplici creature che in quanto rappresentanti di Dio possono portare perfino il suo nome.

Shalom



Sei tu che non vuoi accettare l'evoluzione teologica che vi è stata tra gli ebrei (riconosciuta e scritta dappertutto addirittura in wikipedia...) preferendo credere a cio che tu ritieni vero.

Ciao


[Modificato da (Mario70) 13/09/2007 22:33]

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
17/09/2007 21:41
 
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Caro Mario,


Come gia scritto gli ebrei di lingua greca (monoteisti) lo hanno semplicemente tolto di mezzo per non incorrere in questi problemi



Mi pare che in molti passi non lo abbiano fatto, così come Filone non ha problemi a definire il Logos come "theos". E poi che dire degli ebrei di ebraica? Come leggevano quel 'elohim? Come Dio in senso trascendente? Ma andiamo!


li tolsero di mezzo salvo rarissimi casi, ma vedo che questo non ti entra nella zucca ti rifai ad Aquila...



Non mi pare che per Gesù "theos" venisse usato normalmente, era un caso "rarissimo" motivato dall'eccezionalità del personaggio. Non importa allora la "rarità" (ovvia) ma la "possibilità". E' ovvio che gli ebrei greci non lo usassero normalmente... Giovanni lo ha fatto due volta e guarda un pò che casino che hanno fatto i cristiani di origine pagana!


Per la loro infantile teologia, gli angeli erano veramente della stessa sostanza di Yahweh, per loro non era un problema chiamarli "i figli di Dio", erano appunto monolatri...



Scusa, ma stai sberellando... "angeli" non era una traduzione usata proprio per evitare possibili fraintendimenti in senso monolatrico? Fammi capire, in che testi leggi che gli ebre consideravano gli angeli della stessa sostanza di YHWH????? Vorrei mi portassi dei riferimenti precisi, a me giunge nuova.


sei tu che interpreti quella primitiva teologia asserendo che per loro "Dio" riferito agli angeli



Io mi rifaccio ai Targum e alla versione del LXX che indicano che nel I secolo quei "theoi" non erano interpretati come "dei" ma come "angeli". A te risulta che qualcuno pensasse che in quei passi "theos" indicasse "dio" in senso trascendente, o dei come YHWH? Dove, di grazia?


Se quell'unico salmo non fosse stato lasciato intatto, si sarebbe persa la metafora e l'ironia insita nel testo, ne abbiamo gia parlato



Ironia o no, metafora o no in quel Salmo "theos" non indica YHWH ma rappresentanti di Geova. Tu mi stai solo confermando che per un lettore del I secolo era OVVIO leggere come una metafora "theos" applicato ad un essere che non era YHWH.

Non si capisce perchè per Gesù ti rifiuti la "matafora" e passi alla "sostanza"... miracoli del cattolicesimo di ritorno!


contrappose alla libertà ed alla creatività della Versione dei Settanta una fedeltà assoluta e talora un po' pedante al testo originale



Ed è proprio per questo che l'ho citato! In un passo dove poteva scegliere tra nominativo e vocatico Aquila non esita ad applicare "theos" ad un uomo! Questo dimostra oltre ogni dubbio che nel II secolo gli ebrei non avevano problemi di "politeismo" o "monolatria" (che tanto sbandieri) a definire un uomo "theos"!


Insomma è ovvio che Aquila traducesse "elohim" con "theos" semplicemente perchè segui una traduzione letterale



Hahahahaha! Forse ti sfugge che Aquila non traduce "theos" al nominativo ma "thee" al vocativo, identificando un uomo con theos, cosa che poteva evitare usando il nominativo e restando altrettando letterale.


Si certo, mettiamo i tuoi pensieri in testa a Giovanni



Tu fai altrettando, immaginando che Giovanno qui immaginasse già gli sviluppi trinitari... ti rendi conto della tua incoerenza? Io mi limito a fra rimanere Giovanni nel paradigma in cui era nato e vissuto!


Sei tu che non vuoi accettare l'evoluzione teologica che vi è stata tra gli ebrei



Ti ripeto, non vedo davvero come questa presunta "evoluzione teologica" (che ti consento) posso aiutare il tuo ragionamento... a me pare il contrario. Nel I secolo non vi era traccia di "theos" usato per indicare un "dio trascendente" oltre ho theos, ma era inteso solo per indicare rappresentanti divini.

Shalom



17/09/2007 22:52
 
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barnabino, 17/09/2007 21.41:


Caro Mario,


Come gia scritto gli ebrei di lingua greca (monoteisti) lo hanno semplicemente tolto di mezzo per non incorrere in questi problemi



Mi pare che in molti passi non lo abbiano fatto, così come Filone non ha problemi a definire il Logos come "theos". E poi che dire degli ebrei di ebraica? Come leggevano quel 'elohim? Come Dio in senso trascendente? Ma andiamo!


li tolsero di mezzo salvo rarissimi casi, ma vedo che questo non ti entra nella zucca ti rifai ad Aquila...



Non mi pare che per Gesù "theos" venisse usato normalmente, era un caso "rarissimo" motivato dall'eccezionalità del personaggio. Non importa allora la "rarità" (ovvia) ma la "possibilità". E' ovvio che gli ebrei greci non lo usassero normalmente... Giovanni lo ha fatto due volta e guarda un pò che casino che hanno fatto i cristiani di origine pagana!


Per la loro infantile teologia, gli angeli erano veramente della stessa sostanza di Yahweh, per loro non era un problema chiamarli "i figli di Dio", erano appunto monolatri...



Scusa, ma stai sberellando... "angeli" non era una traduzione usata proprio per evitare possibili fraintendimenti in senso monolatrico? Fammi capire, in che testi leggi che gli ebre consideravano gli angeli della stessa sostanza di YHWH????? Vorrei mi portassi dei riferimenti precisi, a me giunge nuova.


sei tu che interpreti quella primitiva teologia asserendo che per loro "Dio" riferito agli angeli



Io mi rifaccio ai Targum e alla versione del LXX che indicano che nel I secolo quei "theoi" non erano interpretati come "dei" ma come "angeli". A te risulta che qualcuno pensasse che in quei passi "theos" indicasse "dio" in senso trascendente, o dei come YHWH? Dove, di grazia?


Se quell'unico salmo non fosse stato lasciato intatto, si sarebbe persa la metafora e l'ironia insita nel testo, ne abbiamo gia parlato



Ironia o no, metafora o no in quel Salmo "theos" non indica YHWH ma rappresentanti di Geova. Tu mi stai solo confermando che per un lettore del I secolo era OVVIO leggere come una metafora "theos" applicato ad un essere che non era YHWH.

Non si capisce perchè per Gesù ti rifiuti la "matafora" e passi alla "sostanza"... miracoli del cattolicesimo di ritorno!


contrappose alla libertà ed alla creatività della Versione dei Settanta una fedeltà assoluta e talora un po' pedante al testo originale



Ed è proprio per questo che l'ho citato! In un passo dove poteva scegliere tra nominativo e vocatico Aquila non esita ad applicare "theos" ad un uomo! Questo dimostra oltre ogni dubbio che nel II secolo gli ebrei non avevano problemi di "politeismo" o "monolatria" (che tanto sbandieri) a definire un uomo "theos"!


Insomma è ovvio che Aquila traducesse "elohim" con "theos" semplicemente perchè segui una traduzione letterale



Hahahahaha! Forse ti sfugge che Aquila non traduce "theos" al nominativo ma "thee" al vocativo, identificando un uomo con theos, cosa che poteva evitare usando il nominativo e restando altrettando letterale.


Si certo, mettiamo i tuoi pensieri in testa a Giovanni



Tu fai altrettando, immaginando che Giovanno qui immaginasse già gli sviluppi trinitari... ti rendi conto della tua incoerenza? Io mi limito a fra rimanere Giovanni nel paradigma in cui era nato e vissuto!


Sei tu che non vuoi accettare l'evoluzione teologica che vi è stata tra gli ebrei



Ti ripeto, non vedo davvero come questa presunta "evoluzione teologica" (che ti consento) posso aiutare il tuo ragionamento... a me pare il contrario. Nel I secolo non vi era traccia di "theos" usato per indicare un "dio trascendente" oltre ho theos, ma era inteso solo per indicare rappresentanti divini.

Shalom






Quello che mi pare tu non voglia afferrare è il discorso dell'evoluzione teologica.
Hai affermato che me lo puoi consentire ed allora cercherò di essere piu preciso (anche se secondo me fai lo gnorry volutamente)
Qualsiasi testo storico teologico (addirittura lo fa wikipedia come ti ho mostrato e se non fosse vero gli ebrei si sarebbero inc.. un tantinello...) afferma che gli ebrei all'inizio erano monolatri (credenza in piu dèi ma adorazione di uno solo) lo dimostrano i passi che conosciamo molto bene e che tu continui a portare avanti come se la teologia ebraica fosse rimasta immutata nel tempo.
Detto questo è ovvio che quando furono usati i termini "Dio" o "figli di Dio" per gli angeli, questi erano pensati di sostanza yahivista (stessa natura di YHWH) altrimenti non sarebbero stati veramente monolatri (è lo stesso errore in cui incorrete ancora oggi voi quando asserite che hanno tutti "la stessa sostanza spirituale" senza rendervi conto di quello che state affermando).
Questa è logica.
Ora veniamo al III secolo AC.
I traduttori della LXX si trovarono presumibilmente in imbarazzo (lo si deduce dalle loro scelte traduttive di quei passi) di fronte all'evidenza monolatra arcaica ebraica che quei passi tiravano in ballo e per non creare problemi ai lettori ebrei di lingiua greca loro contemporanei, non tradussero "elohim" con "theos" ma vi misero arbitrariamente "angeli" e questo sia dove incontravano "elohim" o "el" riferito a loro, sia dove incontravano "ben elohim" (figli di Dio) a riprova del fatto che per loro "figli di Dio" significava piu del semplice essere figlio in senso adottivo o creativo, altrimenti non si sarebbero premuniti di non tradurlo, e questo dovrebbe farti riflettere un bel pò.
Anche questa è logica dedotta da un processo storico teologico che ha dei riscontri evidenti, basta solo saperli cogliere ed ogni serio studioso a quanto pare li ha colti.
Giovanni non aveva bisogno di conoscere gli sviluppi di Nicea, egli usava la LXX, viveva in un ambiente dove il greco (insieme al latino) era la lingua ufficiale, visse ad Efeso, ed usò quei termini in un ambiente ellenistico, se non avesse voluto essere frainteso da coloro ai quali era indirizzata la sua lettera, non avrebbe usato nei riguardi di Cristo "archè", "logos", "theos", "monoghenes theos", e soprattutto "ho uios tou theou" (Il Figlio di Dio) o credi che i suoi ascoltatori conoscessero non la telogia niceana di 3 secoli dopo, ma quella di un corpo direttivo di Brooklin di 1900 anni dopo, la quale interpreta come "rappresentante di Dio" tutti quei passi?
Ciao


"se qualcuno dicesse che il figlio [di un ariano] non è come lui ma di natura diversa, il figlio preferirebbe essere diseredato dal padre piuttosto che essere così considerato".

Agostino, Replica al sermone degli ariani, 36.
[Modificato da (Mario70) 17/09/2007 23:15]

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
21/09/2007 15:23
 
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Caro Mario,


dimostrano i passi che conosciamo molto bene e che tu continui a portare avanti come se la teologia ebraica fosse rimasta immutata nel tempo



Ma siamo pazzi? Io parto proprio dalla tua benedetta "evoluzione teologica", ovvero io non leggo quel "'elohim" come "dei" in senso enoteistico ma li leggo, in accordo proprio con l'evoluzione di cui vai dicendo, cioè come "rappresentanti divini", umani o angelici.

Ma non l'hai ancora capito? Quella lettura, secondo i cirici, venne data per spiegare passi apparentemente enoteistici. A quella lettura, postesilica, io mi attengo.


quando furono usati i termini "Dio" o "figli di Dio" per gli angeli, questi erano pensati di sostanza yahivista



A me interessa la lettura che veniva data nel I secolo, che 1000 aEV gli ebrei fossero enoteisti o monolatri mi importa ben poco. E nel I secolo non vi è alcuna prova che gli angeli fossero intesi come "dei" o "semidei".


per loro "figli di Dio" significava piu del semplice essere figlio in senso adottivo o creativo, altrimenti non si sarebbero premuniti di non tradurlo, e questo dovrebbe farti riflettere un bel pò



Che gli ebrei pensassero che "figlio di Dio" significava qualcosa di più che un angelo, o un figlio in senso adottivo e creativo non è sostenuto da alcun testo. Gli ebrei si guardavano bene dal pensare che Dio potesse avere un "figlio" in senso ontologico!

Semmai la reticenza ad usare quelle espressioni, specialmente nelle traduzione, dipendeva dal possibile fraintendimento con i pagani ed il loro concetto di "figlio di Dio". Ma in nessun modo possiamo pensare che gli ebrei evesseero adottato quel concetto di figliolanza divina, estraneo alle scritture. Anzi, il giudaismo ellenistico non si fa problemi ad usare figlio di Dio per il popolo d'Israele e Filone per il Logos. Insomma, non vedo idee di esseri di "natura geovista"!


basta solo saperli cogliere ed ogni serio studioso a quanto pare li ha colti



E quale sarebbero questi studiosi che sostengono che "figlio di Dio" nel paradigma biblico indicasse esseri di "natura" geovista o che Dio avesse dei figli in quel senso?


ed usò quei termini in un ambiente ellenistico, se non avesse voluto essere frainteso da coloro ai quali era indirizzata la sua lettera, non avrebbe usato nei riguardi di Cristo "archè", "logos", "theos", "monoghenes theos", e soprattutto "ho uios tou theou" (Il Figlio di Dio)



Sarebbe da capire se Giovanni scrisse direttamente in greco, chi erano i suoi lettori (cristiani etnici o prevalmentemente comunità giudaiche?) se intendesse quei termini secondo il paradigma biblico o decidesse di stravolgerlo usando il loro significato pagano.

A me pare che sia una spiegazione insufficiente e fantasiosa che un apostolo cresciuto in galilea, intriso di cultura biblica e certamente contrario alle influenze del paganesimo qui usasse termini non secondo il significato solito delle scritture ma secondo quello pagano, e senza mai specificare in maniera chiara. Di nuovo, si vuole leggere Giovanni come se vivesse nel IV secolo e fosse chiaro il senso cristianizzato ed elaborato lungamente di "figlio di Dio" in senso trinitario.


Agostino, Replica al sermone degli ariani, 36.



Chissà perchè non c'era bisogni di tali repliche e spiegazioni per i cristiani del I secolo! Eppure dovevano essere i più stupiti se Giovanni e Paolo avessero introdotto concetti di questo tipo, estranei alla loro cultura religiosa!

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