Ma tanto è inutile, quello che mi da piu fastidio è il voler aver ragione a tutti i costi, anche quando ci si contraddice o è eclatante che le teorie altrui sono piu che plausibili.
Se ti da fastidio, perchè allora insisti nel voler avere ragione a tutti i costi contro le evidenze che ti smentiscono?
Anzitutto qui si continua a fuorviare il discorso sulla questione dell'articolo. L'uso dell'articolo determinativo
ho davanti a
thèos in Giovanni 20:28, ha una motivazione diversa, rispetto a quella ontologica che furbescamente cercate di dimostrare. Vi abbiamo ripetutamente spiegato che nella fattispecie l'uso dell'articolo
ho davanti a
theos e
kurios non ha rilevanza semantica essendo richiesto per ragioni grammaticali. Infatti la presenza dell'articolo è data dall'uso del pronome possessio
mou, che in greco esige appunto l'articolo determinativo. Ma questa è una nozione grammaticale piuttosto elementare. Perciò questo vostro accanimento non vi fa fare una bella figura!
Circa l'uso di theos in riferimento al Cristo, l'abbiamo spiegato fino alla nausea. Infatti anzichè estrapolare e forzare in maniera univoca e anacronistica un determinato versetto, è doveroso intendere ogni espressione ala luce di tutta la dottrina giovannea che è intrisa di subordinazionismo. Pertanto una cristologia espressa in termini funzionali e di relazione personale piuttosto che nella categoria ontologica, è sicuramente quella più aderente alla prospettiva biblica!
Il contesto inoltre aiuta a fare una corretta luce sul senso dell'espressione tommasea. Ad es. leggiamo in Giovanni 14:8-11:
"Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse."
Come è quin ben spiegato, Gesù è venuto per mostrarci il Padre (GV 1:18). Ma Tommaso non vedeva il Padre in Cristo.
Ecco che invece con la risurrezione, dopo essersi accertato che fosse realmente il Cristo risorto, ora Tommaso vede in Cristo la manifestazione di quel Padre che prima non vededa e di cui chiedeva una manifestazione. Ma è chiaro che non vi è alcuna identificazione ontologica, semmai funzionale, perchè Cristo agiva con l'autorità stessa di Dio, facendo la Sua volonta!
Al riguardo è interessante il commento dei biblisti Mateos e Barreto, che possiamo leggere ne
Il Vangelo di Giovanni. Analisi linguistica e commento esegetico, Cittadella editrice, p. 827:
"Il Padre, unico vero Dio (17,3), il Dio di Gesù (20,17), è in lui (14,10) ed è uno con lui (10,30). Gesù è in sua presenza (12,45; 14,9). Tommaso, nel suo contatto con Gesù, sperimenta ciò che egli aveva annunciato ai discepoli: quel giorno sperimenterete che io sono in mio Padre, voi in me e io in voi (14,20). Tommaso è giunto a scoprire l'identificazione di Gesù con il Padre (Dio mio) e l'identificazione con loro (Signore mio). In Gesù si realizza il contatto con il Padre (14,9: chi vede me presente, vede presente il Padre; cfr 1,51 Lett.)".
Credo che sia una citazione piuttosto eloquente!