Tommaso

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barnabino
00lunedì 3 settembre 2007 17:48
Caro Andrea,

Rispondo ad alcune tue obiezioni rimaste in sospeso


Per quanto concerne Ro 8:33, mi hai citato una regola che non sussite nelle grammatiche



La regola la conosci bene, è la regola di Collwell. Il verbo essere in questo passo è sottinteso dopo theos e come avviene in altri passi simili Paolo poteva omettere l'articolo, visto che il lettore, in virtù della costruzione grammaticale, intendendeva comunque "ho theos" senza bisogno di specificarlo.

Di fatto il passo può essere letto: "theos [estin] ho dikaion" e dunque theos è determinato, pur se l'articolo è omesso. Lo stesso avviene negli altri versetti, dove tutti i nomi, benchè non sia usato l'articolo direttamente, sono da leggersi come determinati. Spero ti sia chiaro il motivo per cui qui la TNM qui può tradurre "Dio", non solo perchè il contesto lo consente (è ovvio che qui si sta parlando di "ho theos") ma anche perchè lo consente la grammatica. Di fatto questo passo non contraddice la regola che di solito al nom. theos riferito a Geova è usato con l'articolo, qui omesso solo a causa della costruzione grammaticale.


In 2 Co 1:3, il secondo "theos" rivolto al Padre (Dio di ogni consolazione), non ha l'articolo, perchè?



Qui troviano due sostantivi uniti da "kai", il primo ha l'articolo ed il secondo no. In questi casi non è necessario ripetere l'articolo per indicare la determinazione. La stessa costruzione si trova in 1 Pietro 1:3 dove ad essere senza articolo è "pater" o in Ebrei 3:1 o in Marco 6:3 solo per fare qualche esempio.

Anche in questo caso l'omissione dell'articolo è dovuta alla particolare costruzione grammaticale che lo rende superfluo sottinitendendolo, ma anche qui non si contraddice l'abitudine di indicare (al nominativo) la persona di Dio non l'articolo.


ti vorrei far notare e gradirei che tu l'ammettessi, tu hai esordito dicendo che non c'erano casi in cui theos al nominativo rivolto al Padre, fosse privo di articolo, ma quando io ti ho fatto notare che così non era ecco che saltano fuori 11 casi



Questi sono solo 11 casi in cui l'articolo manca "graficamente" ma come ti ho detto devono essere esaminati ad uno ad uno per capire se davvero è omesso per ragioni sintattiche o grammaticali, perchè non ci si riferisca ad "ho theos" ma piuttosto a "theos" inteso come indefinito o, come tu affermi, perchè si vada contro l'abitudine di definire Dio con "ho theos" al nominativo. Siamo qui a discuterne, per cui, ti ripeto, non capisco il tuo atteggiamento un pò stizzito.


Guarda che l'ordine delle parole è importante in quanto se tu andassi a leggere testi filosofici con proposizioni lunghissime, non ci capiresti niente



Forse non mi sono spiegato, non ho detto che non è importamente ma lo è in senso diverso rispetto alla lingue moderne, ma non è certo la "distanza" dal predicato a determinare quale sia il soggetto, o non è l'unico e più importante parametro. Vi sono indicatori più importanti. Se in una frase ambigua in cui ci troviamo a dover scegliere se il titolo "ho theos" sia da attribuire a Gesù oppure a Geova, dobbiamo tener conto del soggetto che questa espressione indicava nella stragrande maggioranza dei casi per lo scrittore ed i lettori dell'epoca, e non per noi, influenzati da 1700 anni di teologia trinitaria.


Il tutto si riduce alla traduzione di "en" che voi rendete con "per mezzo di Suo Figlio", le traduzioni "trinitarie" "nel Suo Figlio Gesù Cristo"



Non è che "noi" rendiamo in un modo ed i trinitari un un altro. Guarda in Giovanni 1:3 dove è usata la particella "dia" che qui ha chiaramente un valore strumentale (benchè non sia l'unico significa possibile) e ci aiuta a capire il significato di "en" al versetto 4. Sai bene che "en" nel NT ha anche un valore strumentale e dunque dobbiamo di volta in volta capire che valore attribuirgli in base al contesto.

Qui, se il contesto è quello di un Gesù mediatore della creazione (coerente con l'AT e con Paolo) è più che normale leggere quel "en" con valore strumentale, "in lui" era la vità nel senso che fu lo strumento con cui venne all'esistenza ogni cosa. Ovviamente si tratta di possibilità, ma questa mi pare più coerente con il contesto veterotestamentario e paolino (che usa "en" nello stesso senso).


Si tratta di vedere quale traduzione si avvicina di più ad "en" che è senz'altro "nel, dentro". Vorrei ricordarti che "en" nel greco corrisponde esattamente al nostro "in" italiano



Non direi proprio, nel NT l'uso di "en" è estremamente diversificato ed il significato locale di "dentro" non è certo il più diffuso, si tratta forse di una trentina di passi. Ti faccio notare che il Bauer non attribuisce questo significato a nessuno dei passi che tu citi.

Dire che "en" corrisponde all'"in" italiano è vero solo in parte, perchè lo spettro semantico che "en" ha nel greco del NT è assai più ampio ed è necessario ricorrere ad traduzioni più precise per evitare confuzione. Ma qui ti rimando alla lettura del Bauer o di qualunque altra pubblicazione specifica.


Che di "ho theos" era conosciuto solo il Padre è qualcosa che ripetete all'inverosimile, ma così non è, i passi li ho già citati



Scusami, ma non ho capito in quali passi "ho theos" è identificato con certezza (cioè senza ambiguità grammaticali) a Gesù.


di Gesù solo è detto che Egli è "la vita eterna", quindi ammettendo per ipoetsi ho theos solo il Padre, rimane che la seconda opzione è rivolta solo a Gesù



Gesù è la "vita eterna" poichè è attraverso il suo sacrificio che gli uomini possono ricevere il perdono dei peccati e la vita eterna. Non ha nulla a che vedere con il significato linguistico di "ho theos" nel NT.


se è vero che solo il Padre è "vero Dio", Giovanni non avrebbe usato un passo ambiguo nel quale il lettore può anche capire Gesù



Ti ripeto, il passo non era ambiguo per un lettore del I secolo, era ovvio che il soggetto di "vero Dio" poteva essere ed era solo Geova, il Padre! L'ambiguità nasce solo a causa del pregiudizio trinitario, ma il passo in sè era chiarissimo, privo di ogni ambiguità per che trovava assolutamente normale che l'unico vero Dio fosse quello della Bibbia, Geova, e non il Messia. Che io sappia neppure i padri apostolici applicano questo passo a Gesù.


Quello che la stragrande maggioranza dei cristiani ha scelto...



Ha scelto quando ed in che circostanze? Questo e da capire, l'esegesi ci impone di leggere e capire i testi come lo erano nel I secolo e non come furono letti e capito nel II, nel III o nel IV secolo. Ti ripeto, si deve tornare alla purezza del testo, spoglaindolo del dogma.


Cosaaaaaaaaa?



Il tuo stupore mi rende perplesso, l'uso della particella "en" nel NT è assai ampio e "dentro" è solo uno dei significati ma non certo il più usato.


en si presta a diverse traduzioni a secondo del costrutto della frase, basti pensare all'accoppiamento en più dativo...Bisogna valutare di che dativo si tratta ecc..



E' proprio perchè l'uso di "en" deve essere valutato caso per caso che critico la tua leggerezza nell'affermare che il significato più "ovvio" sia quello di dentro, che a mio parere è assolutamente falso.

Il Bauer (ma anche il Nida ed altri) ai passi di Giovanni 10,38; 14:10 e seguenti; 14:20; 15:4 ed altri che ti posso citare indica senza nessun problema il significato di "close association within a limit" e non locale, come vorrebbero alcuni. In questo caso l'italiano "in" non rende in maniera sufficiente il senso letterale della particella in quel contesto.


Vai a leggerti il Montanari che è il lessico italiano di greco tra i più completi in Italia



Per la letteratura cristiana mi pare indubbiamente più specifico e completo il Bauer, io uso la III l'edizione inglese (BDAG) del 2000, e tu quale usi?

Shalom

(Mario70)
00lunedì 3 settembre 2007 19:01
Re:
barnabino, 03/09/2007 17.48:

Caro Andrea,



Non direi proprio, nel NT l'uso di "en" è estremamente diversificato ed il significato locale di "dentro" non è certo il più diffuso, si tratta forse di una trentina di passi. Ti faccio notare che il Bauer non attribuisce questo significato a nessuno dei passi che tu citi.

Dire che "en" corrisponde all'"in" italiano è vero solo in parte, perchè lo spettro semantico che "en" ha nel greco del NT è assai più ampio ed è necessario ricorrere ad traduzioni più precise per evitare confuzione. Ma qui ti rimando alla lettura del Bauer o di qualunque altra pubblicazione specifica.




Ecco come l'american standard version traduce en in tutto il NT secondo lo strong's dictionary:
Usage: AV - in 1874, by 141, with 134, among 117, at 112, on 46, through 37, misc 321; tot 2782

Come vedi su 2782 volte per ben 1874 significa "in" ossia dentro, cosa dicevi della sua diffusione?
Ciao

christofer2006
00lunedì 3 settembre 2007 19:09
Questo significa che in ben 908 casi en non è stato tradotto in. Mi sembrano molti i casi o sbaglio?
Si dovrebbe gridare alla scandalo in tutti questi casi come si fa con la TNM?
Inoltre c'è da dire che le 1874 volte in cui è tradotto in nell' ASV si tratta sempre di scelte del traduttore...
(Mario70)
00lunedì 3 settembre 2007 19:17
Re:
christofer2006, 03/09/2007 19.09:

Questo significa che in ben 908 casi en non è stato tradotto in. Mi sembrano molti i casi o sbaglio?
Si dovrebbe gridare alla scandalo in tutti i questi casi come si fa con al TNM?
Inoltre c'è da dire che le 1874 volte in cui è tradotto in nell' ASV si tratta sempre di scelte del traduttore...



584, per "misc" non è specificato cosa si intende...
584 contro 1874 smentiscono le parole di Barnabino, non era mia intenzione asserire che en non si puo tradurre in altri modi, il discorso verteva su come viene tradotto maggiormente e non sono 30 casi!
Comunque gli editori della ASV siete voi, non te lo dimenticare.

christofer2006
00lunedì 3 settembre 2007 19:22

584 contro 1874



Ma ti rendi conto che stai usando una scelta traduttiva adottata in una versiona biblica come verità assoluta?


Comunque gli editori della ASV siete voi, non te lo dimenticare.



Editori ma non traduttori. E questo dovreste essere voi altri critici della TNM a ricordare che i tdG oltre alla TNM nella loro storia hanno stampato molte altre versioni bibliche e tuttora lo fanno a dimostrazione che non esiste alcuna preclusione ad usare anche traduzioni fatte da biblisti non tdG e non esclusivamente la TNM!
(Mario70)
00lunedì 3 settembre 2007 20:26
Re:
christofer2006, 03/09/2007 19.22:


584 contro 1874



Ma ti rendi conto che stai usando una scelta traduttiva adottata in una versiona biblica come verità assoluta?

Sicuramente ne sanno piu di barnabino, di te e di me messi insieme non credi?


Comunque gli editori della ASV siete voi, non te lo dimenticare.



Editori ma non traduttori. E questo dovreste essere voi altri critici della TNM a ricordare che i tdG oltre alla TNM nella loro storia hanno stampato molte altre versioni bibliche e tuttora lo fanno a dimostrazione che non esiste alcuna preclusione ad usare anche traduzioni fatte da biblisti non tdG e non esclusivamente la TNM!



L'ho sempre detto mi pare anche in altri post, ho semplicemente specificato che la tnm (specie quella senza note) è piu influenzata dal preconcetto dottrinale delle altre, e poi non prendiamoci in giro, io ero l'unico che in sala usava altre versioni e venivo pure tenuto d'occhio per questo, 1 su 120 smentisce quello che dici non credi?
Inoltre sai bene che si risponde alle domande agli studi solo con la tnm, le altre sono utili solo per le citazioni di corredo o per appoggiare la tnm, immagina se leggessi in sala giovanni 1 o filippesi 2 o colossesi 1 con una traduzione dinamica cattolica... mi butterebbero fuori a calci.


barnabino
00lunedì 3 settembre 2007 21:35
Caro Mario,


Come vedi su 2782 volte per ben 1874 significa "in" ossia dentro, cosa dicevi della sua diffusione?



Il Bauer è un dizionario ed uno strumento scientifico mentre la ASV, per quanto possa essere una buona traduzione, resta una traduzione con tutte le sue qualità e difetti. Non è pssobilie fare un confronto.

Non è possibile sostenere che poichè la ASV traduce con l'inglese "in" in molti passi questi debbano significare "dentro". Se guardi l'elenco dei passi vedrai che quel "in" significa o può significare tutt'altro che "dentro". Per esempio passi tradotti come "nello spirito" o "in Criso" non hanno affatto un significato locale!

Ma forse per te questa più che una discussione esegetica sta diventando una specie di sfida all'OK Corral e dunque non sei nello spirito più adatto per cogliere queste sfumature. Posso capirlo, ma una discussione di questo tipo richiede un certo distacco, altrimenti non si cava un ragno dal buco e si finisce solo per surriscaldare gli animi, cosa che sinceramente non vorrei.

Comunque non è il caso di polemizzare inutilmente, prenditi il Bauer o il Nida e guarda che significato danno a "en" in quei passi di Giovanni.


la tnm (specie quella senza note) è piu influenzata dal preconcetto dottrinale delle altre



Guarda, nel caso della traduzione di "en" è proprio la TNM si attiene la Bauer, dove tutte le altre preferiscono tradurre "in" proprio perchè più compatibile con una "volgarizzazione" delle idee trinitarie. Chi si rivela più "influenzato dal preconcetto dottrinale"?

Shalom







christofer2006
00lunedì 3 settembre 2007 22:00

L'ho sempre detto mi pare anche in altri post, ho semplicemente specificato che la tnm (specie quella senza note) è piu influenzata dal preconcetto dottrinale delle altre, e poi non prendiamoci in giro, io ero l'unico che in sala usava altre versioni e venivo pure tenuto d'occhio per questo, 1 su 120 smentisce quello che dici non credi?


Come fai a scrivere tante inesattezze in così poche righe?!

Il prof. BeDhun, che ne sa sicuramente più di te e di me, ha fatto un'analisi comparata obiettiva delle principali traduzioni in lingua inglese. La TNM è risultata la meno influenzata dal pregiudizio dottrinale! Leggi il suo libro e informati prima di giudicare...

Circa l'uso delle Bibbie in sala, è ovvio che si usi un'unica traduzione, se non altro per uniformare la lettura. In molte parti della scuola di ministero invece si usano versioni cattoliche o evangeliche a seconda dell'interlocutore. Anche nella biblioteca delle sale del regno sono presenti varie versioni.

Inoltre da sempre "si incoraggia a usarne diverse per paragonarle e per aiutare il lettore ad afferrare il significato delle Scritture" (*** rs p. 402 par. 3 Traduzione del Nuovo Mondo ***).

Anche gli studi biblici si conducono usando varie versioni. Io durante lo studio biblico ho usato la CEI e così altri familiari e fratelli che conosco...
(Mario70)
00martedì 4 settembre 2007 21:31
Re:



Il prof. BeDhun, che ne sa sicuramente più di te e di me, ha fatto un'analisi comparata obiettiva delle principali traduzioni in lingua inglese. La TNM è risultata la meno influenzata dal pregiudizio dottrinale! Leggi il suo libro e informati prima di giudicare...



A bello, il libro l'ho letto probabilmente prima di te quando uscì la prima volta in inglese (e felix te lo puo testimoniare quando vuoi) conosco l'editore di azzurra 7 avendoci parlato molto per telefono.
Bedhun parte da una propria idea di come potesse essere il cristianesimo delle origini e basa tutto il suo giudizio sulle traduzioni prese in esame in base a questa sua idea precostituita falsando ovviamente tutte le sue conclusioni.
Insomma colui che vuole mostrare tale pregiudizio ideologico è vittima di questo stesso pregiudizio senza rendersene conto.
Comunque trovare in una persona sostegno per la tnm lo trovo squallido ti potrei citare decine di autori molto piu preparati di lui, che ne parlano male o non la prendono proprio in considerazione il che è pure peggio.
Comunque stiamo andando ot qui non si giudica la tnm, ma la deità del Cristo in base alle parole di Tommaso.


Circa l'uso delle Bibbie in sala, è ovvio che si usi un'unica traduzione, se non altro per uniformare la lettura. In molte parti della scuola di ministero invece si usano versioni cattoliche o evangeliche a seconda dell'interlocutore. Anche nella biblioteca delle sale del regno sono presenti varie versioni.



Che siano presenti non vuol dire che si usano e lo sai benissimo...
Per quanto riguarda i discorsi della scuola è ovvio che si citino, in quanto in predicazione si è costretti ad usare le versioni delle persone del territorio per accalappiare prima i poveri ingenui...



Inoltre da sempre "si incoraggia a usarne diverse per paragonarle e per aiutare il lettore ad afferrare il significato delle Scritture" (*** rs p. 402 par. 3 Traduzione del Nuovo Mondo ***).



"Diverse" che collimino il piu possibile con la tnm o che la difendano (ne basta solo una...) nelle sue stravaganze interpretative.

Comunque torniamo IT
Ciao



christofer2006
00martedì 4 settembre 2007 22:49
[SM=x511481]
-Gaetano-
00martedì 4 settembre 2007 22:57
Grazie per il tuo intervento,

Prego Barny

ma per il versetto, come abbiamo già commentato, sono possibili altre lettura, tutte assolutamente permesse:

Con tutto il rispetto, amico mio, nel mio post credo di aver spiegato come il passo di Giovanni 20,28; non possa che avere il significato sostenuto da me, da Mario e da Andrea.

1. Tommaso indirizzò quella frase non direttamente a Gesù, ma a "ho theos" (cioè Geova) che aveva risorto Gesù. Ti ricordo che qui la "mancanza di fede" di Tommaso non riguardava la "deità" di Gesù, ma il fatto che fosse davvero stato risorto dal Padre.

Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» Giovanni 20,28.

Barny io nel vangelo di Giovanni leggo: "Tommaso gli rispose" o "gli disse". A chi rispose l'apostolo? A chi disse: "Mio Signore e mio Dio?" Cosa posso dirti, vorrei spronarti nel continuare a meditarci e rifletterci sopra.

2. Giovanni qui usa un "nominativo per vocativo", cioè un semitismo, seguito da un possessivo. In questo caso non sappiamo se l'articolo abbia un valore semantico (cioè se volesse definire Gesù "ho theos") oppure se venisse usato solo per ragioni grammaticali, cioè per formare il vocativo, entrambe le possibilità sono aperte.

Non credo Barny. E' vero che Giovanni era obbligato dalla grammatica a inserire l'articolo, ma comunque poteva benissimo utilizzare un tipo di grammatica differente. Di conseguenza egli rimaneva libero di utilizzare o meno l'articolo, bastava inserire un normale vocativo, invece di un vocativo nominale. E lui era libero di fare ciò. Di conseguenza e in ultima analisi ribadisco che poteva inserire o meno l'articolo se voleva.

Una cosa è certa, nel NT il termine "ho theos" generalmente indica Geova (ci sono solo poche eccezioni dove l'assenza dell'articolo è giustificata da ragioni grammaticali) colui che Gesù chiama suo Padre. Ammettere che Gesù fosse identificato con "ho theos" significherebbe che Tommaso aveva identificato il Cristo con il Padre, cosa che non possiamo naturalmente rifiutare a priori, ma che risulterebbe assai improbabile per l'ambiete giudaico.

Nulla in contrario. E' vero che generalmente era il Padre ad essere definito "ho theos". Ma vi sono casi in cui tale espressione era attribuita al Figlio. Una di queste era proprio Giovanni 20,28.

A dire il vero quella era LA SOLA ipotesi possibile! Per gli ebrei (e dunque per Tommaso e Giovanni) il solo che era detto "ho theos" nella LXX era Geova, cioè colui che Gesù chiama il Padre. Semmai sarebbe stati "assurdo" affermare che altri esseri oltre a Geova potevano essere definiti "ho theos".

Non nego Barny che nel Vecchio testamento solo Yahvé era chiamato "ho theos". Ma nel nuovo testamento tale espressione viene attribuita anche al Figlio pur essendo i due, DUE PERSONE.

Attenzione a non cadere nel pregiudizio trinitario. Se era difficile nel IV secolo stabilire in che senso Gesù era "theos" figuriamoci nel I secolo!

Difficile? Non mi sembra Barny.

Semplicemente perchè per un lettore contemporaneo quella non era una struttura che definiva Gesù "ho theos".

Caro Barny, io nel testo leggo "ho theos". Vedo che quella espressione viene applicata al Figlio e tu mi dici che io non devo credere che Gesù in quel caso veniva definito "ho theos"? Mah...

Chi leggeva quel passo sapeva benissimo che l'articolo era solo usato per formare il vocativo. D'altronde nel Salmo 45 risultarebbe che "ho theos" sia il re Davide, ma per un lettore ebreo era ovvio dal contesto che non si trattava di "ho theos". Anche in quel caso poteva essere usato un altro "vocativo", ma evidentemente non era un problema per i traduttori della LXX.

E' differente. In quel caso è ovvio che "ho theos" non era riferito a Davide, ma a Yahvé.

Lo stesso in questo caso, per il lettore era così forte la regola che "ho theos" indica solo Geova che non era possibile alcuna ambiguità, sarebbe stato ovvio che l'articolo non indicava una identità di persona ma che fosse solo un uso grammaticale. Spero che ti sia chiaro quanto voglio dire.

Capisco Barny e ammiro la tua erudizione nell'affrontare la questione amico mio pur non condividendola, sei un tdG veramente in gamba.

E' quanto ho già fatto notare a Mario. I rari passi in cui Gesù potrebbe essere detto "ho theos" non sono mai univochi, ma grammaticalmente è sempre possibile applicare questo termine anche a Geova, il Padre. La domanda è: per un lettore ed uno scrittore che erano abituati ad usare "ho theos" sempre per Geova, dovendo scegliere se attribuirlo a Gesù o a Geova cosa avrebbero scelto?

Sull'univocabilità o meno di Giovanni 20,28; penso ti abbia già risposto. Certo capisco le tue motivazioni. Oltretutto parlando proprio del termine "theos", giustamente Felix nel suo libro dice che di norma tale parola era attribuita al Padre, al punto che "Dio" e "Padre" potevano essere intercambiabili. Infatti di norma il Figlio di Dio venivano attribuiti titoli come Signore e Salvatore. Ma questo però non vuol dire che non vi potevano essere eccezioni, come infatti vi sono, e non parlo solo di Giovanni 20,28.

Il contesto culturale, storico e linguistico ci obbliga a fare la stessa scelta, se non cadiamo nell'anacronismo, non leggiamo il passo come un discepolo del I secolo ma come un vescovo educato nella cultura classica del V secolo, magari introducendo persono concetti di "doppia natura" e così via.

Indubbiamente ricorrere al contesto storico, linguistico e culturale come aiuto per comprendere il significato di brani biblici può essere sicuramente d'aiuto su questo non ci piove.

Libero di farlo, ovviamente, ma non mi pare un metodi esegetico corretto. Io cerco, in tutta umiltà naturalmente, di capire il senso che il passo aveva per un ebreo del I secolo e la sua cultura.

Non ci dimentichiamo però Barny che con la rivelazione del Figlio di Dio gli stessi ebrei hanno incominciato ad avere una conoscenza decisamente maggiore, non solo di Dio ma anche dei suoi propositi.
Tutto quì Barnabino, mi ha fatto piacere dialogare con te.
Alla prossima.

Gaetano.

(Mario70)
00martedì 4 settembre 2007 23:06
Re:
-Gaetano-, 04/09/2007 22.57:

Grazie per il tuo intervento,

Prego Barny

...

Con tutto il rispetto, amico mio,

Barny io nel vangelo di Giovanni leggo: "Tommaso gli rispose" o "gli disse". A chi rispose l'apostolo? A chi disse: "Mio Signore e mio Dio?" Cosa posso dirti, vorrei spronarti nel continuare a meditarci e rifletterci sopra.


Nulla in contrario. E' vero che generalmente era il Padre ad essere definito "ho theos". Ma vi sono casi in cui tale espressione era attribuita al Figlio. Una di queste era proprio Giovanni 20,28.


Non nego Barny che nel Vecchio testamento solo Yahvé era chiamato "ho theos". Ma nel nuovo testamento tale espressione viene attribuita anche al Figlio pur essendo i due, DUE PERSONE.


Difficile? Non mi sembra Barny.


Caro Barny, io nel testo leggo "ho theos". Vedo che quella espressione viene applicata al Figlio e tu mi dici che io non devo credere che Gesù in quel caso veniva definito "ho theos"? Mah...


E' differente. In quel caso è ovvio che "ho theos" non era riferito a Davide, ma a Yahvé.


Capisco Barny e ammiro la tua erudizione nell'affrontare la questione amico mio pur non condividendola, sei un tdG veramente in gamba.


Sull'univocabilità o meno di Giovanni 20,28; penso ti abbia già risposto. Certo capisco le tue motivazioni. Oltretutto parlando proprio del termine "theos", giustamente Felix nel suo libro dice che di norma tale parola era attribuita al Padre, al punto che "Dio" e "Padre" potevano essere intercambiabili. Infatti di norma il Figlio di Dio venivano attribuiti titoli come Signore e Salvatore. Ma questo però non vuol dire che non vi potevano essere eccezioni, come infatti vi sono, e non parlo solo di Giovanni 20,28.


Indubbiamente ricorrere al contesto storico, linguistico e culturale come aiuto per comprendere il significato di brani biblici può essere sicuramente d'aiuto su questo non ci piove.


Non ci dimentichiamo però Barny che con la rivelazione del Figlio di Dio gli stessi ebrei hanno incominciato ad avere una conoscenza decisamente maggiore, non solo di Dio ma anche dei suoi propositi.
Tutto quì Barnabino, mi ha fatto piacere dialogare con te.
Alla prossima.

Gaetano.




Ma come fai Gaetano ad essere cosi pacato e a non perdere la pazienza... ti invidio, complimenti sinceri.
C'è un post in questo forum dove si parla dei moderni evangelici,

http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6717423&a=2#Last

Perchè non ci parli della chiesa alla quale appartieni?
Se il loro frutto sono persone come te, vanno almeno presi in considerazione.
Ciao caro

barnabino
00martedì 4 settembre 2007 23:22
Caro Mario,


Bedhun parte da una propria idea di come potesse essere il cristianesimo delle origini e basa tutto il suo giudizio sulle traduzioni prese in esame in base a questa sua idea precostituita falsando ovviamente tutte le sue conclusioni



Non direi, BeDuhn per sua ammissione parte solo da constatazioni di tipo sintattoco e grammaticale, oltre che culturale e storico. Sinceramente su discussioni intorno alla presunta regola di Colwell, alla presunta regola di Sharp, alla traduzione "io sono" di "ego eimi", al vocativo/nominativo in Ebrei 1:8 o di proskunew mantiene tutta la discusione su un piano puramente sintattico e grammaticale.

Non capisco quale siano le idee "precostituite" di BeDuhn sul cristianesimo delle origini di cui vai parlando che non avrebbero altri accademici della sua levatura.


che vuole mostrare tale pregiudizio ideologico è vittima di questo stesso pregiudizio senza rendersene conto



Ti ripeto, da dove evinci il suo "pregiudizio" ideologico? E quale ideologia rappresenterebbe? Soprattutto, un eventuale pregiudizio di BeDuhn dovrebbe metterti all'erta anche su analoghi giudizi a favore della trinità pronunciati da studiosi schierati religiosamente e stipendiati da istituzioni, università e seminari religiosi. Questi sarebbero esenti da qualsiasi pregiudizio teologico?

Shalom











-Gaetano-
00martedì 4 settembre 2007 23:30
Ti ringrazio Mario per le tue incoraggianti parole. Si un giorno penso di parlare della mia denominazione evangelica nel forum moderato da Justee e non solo.
Ad ogni modo ciao. Ci risentiamo nel week-end Dio volendo.
Iddio ti benedica.

Gaetano.


barnabino
00mercoledì 5 settembre 2007 00:21
Caro Gaetano,

Grazie della tua replica, vedo se riesco a spiegarti la mia posizione


di aver spiegato come il passo di Giovanni 20,28; non possa che avere il significato sostenuto da me, da Mario e da Andrea



Io penso esattamente il contrario, vedi dunque come non si tratta affatto di una posizione così evidente ed univoca. Naturalmente capisco la vostra posizione, la trinità è un "dogma" e dunque per voi non è possibile metterla in dubbio senza rinnegare tutta la vostra tradizione. Un passo non facile, che richiede sincera e assoluta fede nelle scritture, nonchè l'intendimento dello spirito santo.


Barny io nel vangelo di Giovanni leggo: "Tommaso gli rispose" o "gli disse". A chi rispose l'apostolo? A chi disse: "Mio Signore e mio Dio?"



Gaetano mio caro, ma in cosa consisteva l'incredulità di Tommaso? Egli era incredulo non del fatto che Gesù era "Dio" ma del fatto che Gesù era stato davvero risorto.

Di cosa si convince Tommaso mettendo le dita nelle piaghe? Che Gesù era Dio??? Perchè era stato risorto??? E dove mai le scritture identificano Geova che deve morire e poi risorgere? In cosa doveva riporre fede? No! Tommaso si accorge che davvero Gesù è stato risorto da Dio, dal Padre e loda Dio per questo miracolo! Riacquista la fede in Dio, riconoscendo che ha approvato il Suo Messia risorgendolo, non lasciandolo nella tomba.

Ti dici che "gli disse", ma non vedo difficoltà, Tommaso parlando a Gesù, confessa davanti a lui, che è il suo interlocutore in quel momento, che il Padre è sui Dio e suo Signore. Gesù poteva benissimo rivolgersi a Gesù senza indirizzare a lui quell'esclamazione.


ma comunque poteva benissimo utilizzare un tipo di grammatica differente



Guarda che il fatto che Giovanni non abbia utilizzato il classico vocativo Thee non depone a favore della tua tesi ma della mia. Per Giovanni era tanto ovvio che il lettore non avrebbe fatto confusione tra "ho theos" e Gesù poteva permettersi di usare questo vocativo. In realtà per chi era abituato al significato di "ho theos" non vi era difficoltà o ambiguità alcuna in quel passo, l'articolo non poteva che essere derivato dal vocativo!

Vedi, purtroppo il pregiudizio trinitario (lo dico ovviamente senza alcun rimprovero) non riesce a farti entarare nella logica di un lettore del I secolo, per quel lettore dove vi era "ambiguità" ma era ovvio leggere "ho theos" e "theos" secondo l'uso abituale, dove "ho theos" era riservato a Geova, il Padre. Questo evitata qualunque confusione e Giovanni lo sapeva al punto che non si preoccupa di specificare qualcosa che di per sè era ovvio!

Ho già parlato del Salmo 45, anche in quel passo si usa lo stesso vocativo, ed anche in quel passo è OVVIO per un lettore che "ho theos" non può essere riferito a Davide e dunque non reta che "theos" con l'articolo in virtù del vocativo.


vi sono casi in cui tale espressione era attribuita al Figlio. Una di queste era proprio Giovanni 20,28



Il fatto è che non esiste nessun caso in cui sia sicuro (sintatticamente o grammaticalmente) che l'articolo sia semamticamente significativo o che "ho theos" sia inequivocabilmente riferito a Gesù.

Visto che sia nel NT che nella LXX al nominativo "ho theos" indica il Padre (YHWH) pochi passi ambigui (cioè in cui "ho theos" potrebbe indicare anche il Padre o in cui l'articolo non sappiamo se dipenda solo dalla particolare sintassi) non bastano a superare la forza di questo fatto, un lettore nel dubbio avrebbe scelto la soluzione più ovvio nella sua lingua (ho theos è il Padre) ed uno scrittore se voleva davvero ribaltare questa usanza non avrebbe mai usato una sintassi ambuigua.


Ma nel nuovo testamento tale espressione viene attribuita anche al Figlio



Come ho detto, sarebbe da capire dove. In nessuno dei passi indicati è sicuro che Gesù sia detto "ho theos". Bastano uno o due casi ambigui a cambiare una comprensione millennaria e ben attestata? E' ragionevole che Paolo perda anni sul concetto di "circoncisione" e non spenda neppure una parola per sottolineare ai suoi connazionali che quello che credevano un "Dio uno" ora era un Dio in due persone? E' ragionevole che su questa questione si spacassero i cristiani del IV secolo e fosse tutto chiaro e limpido ai giudei del I secolo?


Difficile? Non mi sembra Barny



Beh, non dire "facile", ci vollero diversi concili, interventi spesso incoerenti degli imperatori romani, vi furono polemiche senza fine spente anche nel sangue, spaccature in seno alla chiesa che durano fino ad oggi, Padri come Origene dichiarati eretici. Basta leggere la Stiria del Dogma di Harnack per farsene un'idea.

Perchè i "dubbi" sorgono nel IV secolo mentre nel I secolo nessun apostolo spende neppure una parola sull'argomento? Perchè nessuno sembra avere dubbi o perplessità dove nel IV secolo ci si scanna intorno a una singola espressione? Perchè una questione centrale come l'affermare un Dio in due persone non viene mai affrontata direttamente nè mai desta alcun problema nei cristiani giudei laddove questioni ben più insignificanti già dividono i cristiani?


io nel testo leggo "ho theos".



Forse non hai capito, il problema è il significato dell'articolo. Con quella costruzione non sappiamo se Giovanni intendesse scrivere "theos" (l'articolo è solo derivato del vocativo) oppure "ho theos". Capito dove è il problema a livello sintattico?


Felix nel suo libro dice che di norma tale parola era attribuita al Padre, al punto che "Dio" e "Padre" potevano essere intercambiabili



Stiamo parlando del caso nominativo. In quel caso, dove theos è rivolto al Padre, le scritture usano invariabilmente l'articolo (le eccezioni sono pochissime e dovuta a motivi grammaticali).

Dunque dove (bada che parlo del nominativo) l'articolo è omesso ("theos" e non "ho theos") l'autore ci sta dicendo che quel "theos" non identifica il Dio Supremo.


questo però non vuol dire che non vi potevano essere eccezioni, come infatti vi sono, e non parlo solo di Giovanni 20,28.



Le eccezioni, in quanto tali, vanno provate e documentate. Qui non è il caso di cercare una "eccezione" perchè il passo è perfettamente leggibile senza doverlo spiegare con una "eccezione" ma rifacendosi alla regola. Per quale motivo questa sarebbe una "eccezione"? Cosa ci fa supporre nel testo che Giovanni volesse identificare Gesù con "ho theos" (che di solito indica Geova, colui che Gesù chiama il Padre) piuttosto che con "theos" come per altro fa in Giovanni 1,1 e 1,18? Solo perchè Tommaso crede che Gesù è stato risorto? E cosa ha a che fare la risurrezione con l'essere Dio?


Indubbiamente ricorrere al contesto storico, linguistico e culturale come aiuto per comprendere il significato di brani biblici può essere sicuramente d'aiuto su questo non ci piove



E' questo infatti che io ti invio a considerare, lascia per un memento il dogma e leggi il passo come se fossi un giudeo del I secolo, che è crdente in tutto quello che l'AT insegnava e Gesù aveva confermato pienamente.

Ti ripeto, io vorrei tornare al testo, liberarlo di tutti dogmi (ed anche i miei preconcetti!) e leggerlo come lo si poteva leggere nel I secolo.


con la rivelazione del Figlio di Dio gli stessi ebrei hanno incominciato ad avere una conoscenza decisamente maggiore



Non lo metto assolutamente in dubbio e non voglio sminuire il ruolo del figlio di Dio, ma nepure trovo nelle sue parole nulla che lo possa equiparare ontologicamente al Padre, a Geova, il Dio Supremo.


Tutto quì Barnabino, mi ha fatto piacere dialogare con te



Anche a me fa piacere trovare un interlocutore rispettoso e attento, nonchè profondamente amante delle scritture, come te. In questi casi spero solo che la mia passione non venga scambiata per arroganza!

Che Dio benedica la tua (la nostra) ricerca

Shalom



christofer2006
00giovedì 6 settembre 2007 14:38

E' questo infatti che io ti invio a considerare, lascia per un memento il dogma e leggi il passo come se fossi un giudeo del I secolo, che è crdente in tutto quello che l'AT insegnava e Gesù aveva confermato pienamente.



Questo un principio ermeneutico fondamentale, troppo spesso ignorato. Leggendo le Scritture alla luce della teologia successiva e ignorando il substrato culturale del protocristianesimo si è facilmente fuorviati nella moderna esegesi!
presso
00venerdì 7 settembre 2007 12:26
Re:

Questo un principio ermeneutico fondamentale, troppo spesso ignorato. Leggendo le Scritture alla luce della teologia successiva e ignorando il substrato culturale del protocristianesimo si è facilmente fuorviati nella moderna esegesi!



ma perchè ? la scrittura va tutta analizzata , certo tenendo conto di vari fattori , ma il tutto deve avere filo logico e unico




barnabino
00venerdì 7 settembre 2007 13:54
Cara Presso,


ma perchè ? la scrittura va tutta analizzata , certo tenendo conto di vari fattori , ma il tutto deve avere filo logico e unico



Infatti, il problema dei trinitari è quello di ignorare il filo (logico ed unico) delle scritture coerentente con l'ambiente in cui i discepoli vissero e scrissero per cercare letture basata su una teologia successiva.

Noi crediamo che le scritture più che alla luce delle speculazioni di Atanasio o Cirillo debbano essere lette alla luce delle scritture ebraiche, che erano quelle che guidavano i pensieri e le interpretaizioni dei primi cristiani.

Shalom

christofer2006
00sabato 8 settembre 2007 10:06
Se tutti ci intercalassimo nell'epoca apostolica, prima di trarre le nostre conclusioni esegetiche, si eviterebbere tutte le speculazioni successive.

Quando un trinitario espone le proprie tesi dovrebbe sempre chiedersi: potrei giungere a questa conclusione esegetica se vivessi nel 100 d.C.?
descubridor
00lunedì 10 settembre 2007 18:42
Re: Re:
andreiu2, 01/09/2007 12.25:

barnabino, 31/08/2007 23.49:


Non è che "insisto" per una qualche ossessione, è che quei passi vanno analizzati singolarmente e in tutti ci possono essere spiegazioni grammaticali o testuali che spiegano l'assenza dell'articolo. Di fatto se analizziamo questi 11 passi (di per sè già una numero insignificante) potremmo concludere che di regola "theos" al nom. quando è usato per Geova ha l'articolo determinativo.



Spiegati in che modo? Per quanto concerne Ro 8:33, mi hai citato una regola che non sussite nelle grammatiche. Per regola intendo una norma da seguire sempre o quasi. Come ti ho detto Ro 8:33 posso sia mettere l'articolo che non, piuttosto è "dikaiwn" che deve avere l'articolo essendo un participio che con l'articolo diviene sostantivato. In 2 Co 1:3, il secondo "theos" rivolto al Padre (Dio di ogni consolazione), non ha l'articolo, perchè? Deve averla se è una regola neotestamentaria che theos al nominativo rivolto al Padre ha l'articolo. Inoltre ti vorrei far notare e gradirei che tu l'ammettessi, tu hai esordito dicendo che non c'erano casi in cui theos al nominativo rivolto al Padre, fosse privo di articolo, ma quando io ti ho fatto notare che così non era ecco che saltano fuori 11 casi (Mario ha detto che ce ne sono di più). Ammetti quindi di esserti sbagliato?




Premetto che in greco l'ordine delle parole non è così importante come nelle lingue moderne, per cui non è "strano" cercare il soggetto più o meno distante, lo fanno tutti i traduttori.



Hai mai studiato i capitoli di sintassi del periodo, proposizione principale e secondaria, ecc..? Guarda che l'ordine delle parole è importante in quanto se tu andassi a leggere testi filosofici con proposizioni lunghissime, non ci capiresti niente.



In questo caso il soggetto della frase può essere sia Gesù che "ho theos". Ora, di fronte alla forza semantica di "ho theos" la posizione passa in secondo piano.



Ma chi l'ha detto? Il tutto si riduce alla traduzione di "en" che voi rendete con "per mezzo di Suo Figlio", le traduzioni "trinitarie" "nel Suo Figlio Gesù Cristo". Si tratta di vedere quale traduzione si avvicina di più ad "en" che è senz'altro "nel, dentro". Vorrei ricordarti che "en" nel greco corrisponde esattamente al nostro "in" italiano.



Dovendo scegliere se riferire la frase "il vero Dio" a "ho theos" oppure a "Gesù" è ovvio che qualunque lettore non aveva Dubbi.



Che di "ho theos" era conosciuto solo il Padre è qualcosa che ripetete all'inverosimile, ma così non è, i passi li ho già citati. Secondo: di Gesù solo è detto che Egli è "la vita eterna", quindi ammettendo per ipoetsi ho theos solo il Padre, rimane che la seconda opzione è rivolta solo a Gesù.



Se davvero Giovanni avesse voluto identificare Gesù con "il vero Dio" non lo avrebbe usato in un contesto così ambiguo, dove ovviamente il lettore sceglieva la spiegazione per lui più ovvia, cioè che il solo vero Dio era riferito ad "ho theos".



Ribalto: se è vero che solo il Padre è "vero Dio", Giovanni non avrebbe usato un passo ambiguo nel quale il lettore può anche capire Gesù.


E questo vale con tutti i passi, in tutti i passi disputati "ho theos" potrebbe essere anche riferito a Geova. Nel dubbio cosa avrebbe scelto chi era abituato ad identificare immediatamente "ho theos" con Geova?



Quello che la stragrande maggioranza dei cristiani ha scelto...




Il significato di "en" come "dentro" non è certo il più immediato o il più diffuso



Cosaaaaaaaaa?



Nel BDAG ci sono otto colonne di possibili significati ed usi e solo meno di mezza è riservata a "en" come "dentro", di solito anche in senso locale indica presso, vicino, nel campo di azione di, tra, in mezzo.



Grazie tante, en si presta a diverse traduzioni a secondo del costrutto della frase, basti pensare all'accoppiamento en più dativo...Bisogna valutare di che dativo si tratta ecc.., ma il termine in sè e per sè indica prima di tutto "in, dentro). Vai a leggerti il Montanari che è il lessico italiano di greco tra i più completi in Italia.

Per il resto lascio rispondere a Mario.

[SM=g27988]



***Ma chi l'ha detto? Il tutto si riduce alla traduzione di "en" che voi rendete con "per mezzo di Suo Figlio", le traduzioni "trinitarie" "nel Suo Figlio Gesù Cristo". Si tratta di vedere quale traduzione si avvicina di più ad "en" che è senz'altro "nel, dentro". Vorrei ricordarti che "en" nel greco corrisponde esattamente al nostro "in" italiano.

I revisori della Bibbia Cei non sembrano essere cosi' categorici.
Infatti Carlo Ghidelli (scrivendo di alcuni esempi di revisione) a proposito di Fil.2:5-11 sostiene che l'espressione "en umin" non puo' essere tradotto come lo e' attualmente e cioe' "in voi"; occorre cambiare cosi':" Abbiate tra di voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesu'".( La traduzione della Bibbia nella Chiesa italiana , di Carlo Buzzetti e Carlo Ghidelli, p.150, ED. San Paolo)




Viviana.30
00martedì 11 settembre 2007 15:02
Re:
barnabino, 07/09/2007 13.54:

Cara Presso,


ma perchè ? la scrittura va tutta analizzata , certo tenendo conto di vari fattori , ma il tutto deve avere filo logico e unico



Infatti, il problema dei trinitari è quello di ignorare il filo (logico ed unico) delle scritture coerentente con l'ambiente in cui i discepoli vissero e scrissero per cercare letture basata su una teologia successiva.

Noi crediamo che le scritture più che alla luce delle speculazioni di Atanasio o Cirillo debbano essere lette alla luce delle scritture ebraiche, che erano quelle che guidavano i pensieri e le interpretazioni dei primi cristiani.

Shalom




scusami barnabino , ma è proprio quello che sosteniamo , però è tagliata la tua risposta , perchè dobbiamo studiare VT - NT uno deve essere legato all'altro e viceversa [SM=x511473]



barnabino
00martedì 11 settembre 2007 15:58
Cara Presso,


perchè dobbiamo studiare VT - NT uno deve essere legato all'altro e viceversa



Sono d'accordo con te. Se allora incotriamo nel NT un termine o un passo che sembra essere in contraddizione tale contraddizione deve essere risolta alla luce dell'AT (che era il riferimento di tutti i cristiani del I secolo) e di pasi simili nel NT.

Di fatto la trinità ignora le spiegazioni basate su questo paradigma di riferimento per spiegarle in base alle considerazioni dogmatiche del concilio di Nicea del 325 EV.

Mi chiedo: se un passo si spiega perfettamente all'interno del NT e AT perchè cercare spiegazioni accessorie che arrivano, via via, ad ammettere un dogma dopo l'altro ignorando sempre più il contetso biblico-evangelico?

Shalom

Justee
00giovedì 20 settembre 2007 13:37
Re:

Mi chiedo: se un passo si spiega perfettamente all'interno del NT e AT perchè cercare spiegazioni accessorie che arrivano, via via, ad ammettere un dogma dopo l'altro ignorando sempre più il contetso biblico-evangelico?
Shalom



Ciao barnabino sai meglio di me che il forum sulla trinità è pieno di discussioni infinite .. la cosa che voglio farti notare è proprio come dice stella che secondo noi la Trinità nasce da tutta una serie di passi del VT fino a tutto il NT , la tua posizione non è chiara non perchè non ti spieghi ma perchè non si capisce come mai non la vediate dibattendo proprio su tutta una serie di paragrafi che a noi danno un significato a voi un'altro , nell'analisi di tutta la Bibbia




barnabino
00venerdì 21 settembre 2007 14:56
Caro Justee,


Ciao barnabino sai meglio di me che il forum sulla trinità è pieno di discussioni infinite



Discussioni che erano assenti nel I secolo, quando il paradigma biblico era ancora forte ed era minima l'influenza di altre tendenze di pensiero.

Già questo dovrebbe farti meditare sulla bontà di questo dogmna del IV secolo.


secondo noi la Trinità nasce da tutta una serie di passi del VT fino a tutto il NT



Appunto, secondo "voi". Sarebbe invece da capire cosa ne pensavano di quei passi coloro che li scrissero e che li interpretarono nel I secolo.


perchè non si capisce come mai non la vediate dibattendo proprio su tutta una serie di paragrafi che a noi danno un significato a voi un'altro



Perchè ci sia quello che "vi vedi tu" dovresti dimostrarlo in maniera filologicamente ed esegeticamente corretta.

Ti faccio un esempio, in che senso Emmanuele significa "Dio è con noi"? La tua lettura implica un cambiamento di prospettiva ripetto al significato classico (Dio è con noi attraverso un suo rappresentante). IO NON HO NULLA DA SPIEGARE, perchè per me nulla è cambiato rispetto al paradigma biblico, sei tu che devi dimostrare che vi è stato un tale cambiamento di significato. Per esempio, in quali altri versetti nomi o espressioni "Dio è con noi" indicano una presenza della "persona" di Dio?

Capito?


Justee
00martedì 9 ottobre 2007 18:42
Re:

Discussioni che erano assenti nel I secolo, quando il paradigma biblico era ancora forte ed era minima l'influenza di altre tendenze di pensiero.



infatti proprio perchè alcune nozioni fondamentali bibliche devono essere ampliate e recepite , ne più e ne meno come voi quando portavate il crocefisso o altri cambiamenti


Già questo dovrebbe farti meditare sulla bontà di questo dogmna del IV secolo.



si certo la stesura definitiva , ma sicuramente era dibattito molto , ma molto prima



Appunto, secondo "voi". Sarebbe invece da capire cosa ne pensavano di quei passi coloro che li scrissero e che li interpretarono nel I secolo.



guarda se vuoi il mio modesto parere sicuramente tende dalla parte delle altra confessioni , se volgio essere neutro ne dalla mia nella dalla tua



Perchè ci sia quello che "vi vedi tu" dovresti dimostrarlo in maniera filologicamente ed esegeticamente corretta.



uhmm non ne ho la professionalità , ma non credo che serva noi almeno cerchiamo di restare nel mezzo , ma voi estremizzate tutto dall'altra parte ecco perchè non avete consensi dal mondo accademico


Ti faccio un esempio, in che senso Emmanuele significa "Dio è con noi"? La tua lettura implica un cambiamento di prospettiva ripetto al significato classico (Dio è con noi attraverso un suo rappresentante). IO NON HO NULLA DA SPIEGARE, perchè per me nulla è cambiato rispetto al paradigma biblico, sei tu che devi dimostrare che vi è stato un tale cambiamento di significato. Per esempio, in quali altri versetti nomi o espressioni "Dio è con noi" indicano una presenza della "persona" di Dio?
Capito?



no non ho capito , però perdonami e cosa centra questa cosa ??? in quel momento chi ha scritto ha scritto in quel modo , in altra lo scrittore ha fatto altro e scritto altri riferimenti a Cristo in altro modo .. vedi isaia , barnabino ci sono troppi ma dico troppi riferimenti alla Deità di Cristo come YHWH troppi credimi





MauriF
00martedì 9 ottobre 2007 20:09
Scusate mi sono forse perso un attimino mentre cercavo di papparmi tutto il 3d.

Innanzitutto vorrei, una volta per tutte (è già stato detto, ma lo ribadisco), che quel "ho kurios mou kai ho theos mou" è qualcosa diretto a YHWH.

Per fugare ogni dubbio basta guardare all' "elohay vadonay", insindacabilmente rivolto a YHWH, del Salmo 34(35) versetto 23.

Salmi 34:23 Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.

La LXX traduce "elohay vadonay" con "ho theos mou kai ho kurios mou".


Credo, quindi, che ogni disquisizione ulteriore sulla grammatica sia una perdita di tempo inutile.



La questione si riassume quindi in un dilemma:

1)Tommaso stava esclamando, pregando, o comunque stava rivolgendo quelle parole al Padre mentre era davanti a Gesù e gli stava parlando.
2)Tommaso stava rivolgendo quelle parole a Gesù.


Gaetano ha sollevato una questione di non poco conto...cioè che Tommaso "gli disse".

Ma credo sia uno scoglio non sufficientemente grosso per chiarire la questione a chi vuole optare per la scelta al punto 1.

La "scrittura" è solo una parte della "tradizione"...pertanto è facile travisare.


[combattimento mode on] [SM=x511445]


Tutto il tentativo, poi, di far passare per sabellianesimo il discorso trinitario, è roba vecchia...tenetevela tranquillamente per voi.

Futili tentativi, utili solo a palesare una propria confusione oppure una retorica meschina ed ingannevole (e, purtroppo, credo che siamo in presenza sempre di quest'ultimo caso).

Vediamo di evitare questo modo di discutere che è proprio solo del "signore della menzogna".


[combattimento mode off]

[SM=x511457]



Mauri







barnabino
00mercoledì 10 ottobre 2007 11:18
Caro MauriF,


quel "ho kurios mou kai ho theos mou" è qualcosa diretto a YHWH



Come è stato detto, secondo alcuni biblisti, è possibile che Giovanni si rivolgesse a Gesù ma riferisse quella frase a YHWH, oppure che ho kurios fosse riferito a Gesù e ho theos a YHWH.


La LXX traduce "elohay vadonay" con "ho theos mou kai ho kurios mou"



Che nel Salmo 34 venga usata una formula simile (non uguale!) non significa che Tommaso (e Giovanni) identificassero Gesù con YHWH ma eventualmente solo che attribuivano a Gesù il titiolo di "kurios" e quello di "theos".


ogni disquisizione ulteriore sulla grammatica sia una perdita di tempo inutile



Non credo, perchè per la sintassi neotestamentaria dire "ho theos" e "theos" al nominativo è significativo: nel primo caso si identificherebbe Gesù con il Padre (YHWH) e nel secondo si attribuirebbe a Gesù solo il titolo o la qualità di theos.


cioè che Tommaso "gli disse"



Il fatto che Gesù si rivolgesse a Gesù non significa che si riferisse a lui. Ti è chiara la differenza?


La "scrittura" è solo una parte della "tradizione"...pertanto è facile travisare



I travisamenti nascono a "causa" della tradizione successiva, che ha inserito quelle parole in un contesto estraneo a quello delle scritture stesse, per cui non vi è alcun problema a chiamare Gesù "theos" senza per questo confonderlo con un "dio" o con "Dio Onnipotente".

Shalom





barnabino
00mercoledì 10 ottobre 2007 11:38
Caro Justee,


alcune nozioni fondamentali bibliche devono essere ampliate e recepite



L'esegesi corretta di un passo non ti permette di "ampliare" un testo oltre il suo tempo. Il testo parla per bocca di persone vissute in una certa cultura e periodo, farlo parlare come se fosse stato scritto nel V secolo (unità di sostenza, doppia natura) significa fare non esegesi ma introdurre anacronismi.


ne più e ne meno come voi quando portavate il crocefisso o altri cambiamenti



Qui non parliamo di dettagli, ma dello stravolgimento del paradigma religioso, semantico e culturale in cui si muovevano Giovanni e Gesù. Una tale svolta non può basarsi su elucubrazioni seuccessive di secoli alle parole pronunciate da Tommaso. Spero che ti sia chiara la differenza che passa per un ebreo tra l'identificare Gesù con YHWH (o la sua "sostanza") e per un TdG capire che la parola stauros indica, fondamentalmente, un patibolo a forma di palo verticale.


si certo la stesura definitiva , ma sicuramente era dibattito molto , ma molto prima



Appunto, si è dibattuto per anni, direi per secoli e come sai il dibattito non è stato certo "lineare" visto che una gran parte di cristiani negavano decisamente la trinità. Per cui non vedo che senso abbia attribuire a Giovanni il risultato di quel dibattito, per molti versi del tutto estraneo al paradigma scritturale ma chiuso tutto dentro la definizione di concetti filosofici a cui Giovanni di certo non pensava.


se voglio essere neutro ne dalla mia nella dalla tua



Io invece credo che la chiave di lettura sia dentro la loro cultura, che era il paradigma biblico.


ma voi estremizzate tutto dall'altra parte ecco perchè non avete consensi dal mondo accademico



Guarda, questa cosa del consenso accademico è ormai una banalità che sento da quando Polymetis scrive sul web e non capisco cosa tu voglia dire, perchè sul fatto della dibvinità di Cristo non vedo alcun consenso accademico... a meno che non citi Ratzinger o tutta la schiera di studiosi cattolici, per cui negare il dogma della trinità significa essere espulsi dall'Università.


vedi isaia , barnabino ci sono troppi ma dico troppi riferimenti alla Deità di Cristo come YHWH troppi credimi



Guarda, il problema è che in nessuno di quei riferimenti puoi equiparare Dio a Gesù. Altrimenti, con la stessa logica, diventano YHWH anche Mosè, gli angeli, i giudici. E credo che tu questo non lo concepisca, non è vero?

Dunque non puoi fare eccezioni per Gesù, devi usare sempre lo stesso metro esegetico, non lasciarti influenzare dalla tradizione successiva. Altrimenti non fai esegesi ma apologetica.

Shalom


MauriF
00mercoledì 10 ottobre 2007 21:02
Re:

Caro MauriF,


quel "ho kurios mou kai ho theos mou" è qualcosa diretto a YHWH



Come è stato detto, secondo alcuni biblisti, è possibile che Giovanni si rivolgesse a Gesù ma riferisse quella frase a YHWH, oppure che ho kurios fosse riferito a Gesù e ho theos a YHWH.


La LXX traduce "elohay vadonay" con "ho theos mou kai ho kurios mou"



Che nel Salmo 34 venga usata una formula simile (non uguale!)non significa che Tommaso (e Giovanni) identificassero Gesù con YHWH ma eventualmente solo che attribuivano a Gesù il titiolo di "kurios" e quello di "theos".





Ciò che ha detto Tommaso è ciò che è scritto nel Salmo 34, ogni tentativo di sminuire quest'equivalenza (non similutidine...equivalenza) mi sembra alquanto ridicolo, visto che è palese.

ho kurios mou kai ho theos mou.
ho theos mou kai ho kurios mou.

elohay vadonay.

Te ne servono altre?

Apocalisse 4:11 Axios ei, ho kurios kai ho theos hêmôn...

Apocalisse 22:6 Kai eipen moi, Houtoi hoi logoi pistoi kai alêthinoi, kai ho kurios, ho theos







Non credo, perchè per la sintassi neotestamentaria dire "ho theos" e "theos" al nominativo è significativo: nel primo caso si identificherebbe Gesù con il Padre (YHWH) e nel secondo si attribuirebbe a Gesù solo il titolo o la qualità di theos.




Ma qui la questione non è minimamente sollevabile perchè siamo di fronte ad un ELOHAY VADONAY che indiscutibilmente è rivolto a YHWH.

Per questo ogni tentativo di dissolvere quest'espressione che veniva rivolta unicamente a YHWH è futile.




Il fatto che Gesù si rivolgesse a Gesù non significa che si riferisse a lui. Ti è chiara la differenza?





Ribadisco che il DILEMMA è questo:

1)Si esclamava a YHWH davanti a Gesù (quindi forse mi era chiara la differenza, non credi?).
2)Si proclamava che Gesù è YHWH.

Lo scoglio è lì in mezzo e l'uomo ha tutte le potenzialità necessarie per renderlo invisibile a se stesso.


I travisamenti nascono a "causa" della tradizione successiva, che ha inserito quelle parole in un contesto estraneo a quello delle scritture stesse, per cui non vi è alcun problema a chiamare Gesù "theos" senza per questo confonderlo con un "dio" o con "Dio Onnipotente".






Anche secondo me...e più precisamente mi riferisco ad una tradizione successiva che risale ai primi del secolo scorso se non sbaglio... [SM=g27988]
E che si è proprio confusa relativamente alla cristologia della traditio apostolica.



Evitando di menare il can per l'aia ritorno all'argomento del 3d.
L'espressione tutta intera è rivolta a YHWH.
La disquisizione è relativa al dilemma ed allo scoglio sopracitati.

Aggiungo una cosa, relativamente allo "scoglio":

non era usanza presso gli ebrei abusare del nome divino in un'esclamazione di sopresa.

Quindi il cerchio si restringe, tenendo sempre aperta la possibilità che Tommaso volesse recitare l'ultima parte del Salmo 34 davanti a Gesù, non curandosi del fatto che stesse abusando del nome divino.

Lo scoglio si fa sempre più grande per tale ipotesi, a mio avviso.















(Mario70)
00mercoledì 10 ottobre 2007 22:28
Re: Re:
MauriF, 10/10/2007 21.02:


Caro MauriF,


quel "ho kurios mou kai ho theos mou" è qualcosa diretto a YHWH



Come è stato detto, secondo alcuni biblisti, è possibile che Giovanni si rivolgesse a Gesù ma riferisse quella frase a YHWH, oppure che ho kurios fosse riferito a Gesù e ho theos a YHWH.


La LXX traduce "elohay vadonay" con "ho theos mou kai ho kurios mou"



Che nel Salmo 34 venga usata una formula simile (non uguale!)non significa che Tommaso (e Giovanni) identificassero Gesù con YHWH ma eventualmente solo che attribuivano a Gesù il titiolo di "kurios" e quello di "theos".





Ciò che ha detto Tommaso è ciò che è scritto nel Salmo 34, ogni tentativo di sminuire quest'equivalenza (non similutidine...equivalenza) mi sembra alquanto ridicolo, visto che è palese.

ho kurios mou kai ho theos mou.
ho theos mou kai ho kurios mou.

elohay vadonay.

Te ne servono altre?

Apocalisse 4:11 Axios ei, ho kurios kai ho theos hêmôn...

Apocalisse 22:6 Kai eipen moi, Houtoi hoi logoi pistoi kai alêthinoi, kai ho kurios, ho theos







Non credo, perchè per la sintassi neotestamentaria dire "ho theos" e "theos" al nominativo è significativo: nel primo caso si identificherebbe Gesù con il Padre (YHWH) e nel secondo si attribuirebbe a Gesù solo il titolo o la qualità di theos.




Ma qui la questione non è minimamente sollevabile perchè siamo di fronte ad un ELOHAY VADONAY che indiscutibilmente è rivolto a YHWH.

Per questo ogni tentativo di dissolvere quest'espressione che veniva rivolta unicamente a YHWH è futile.




Il fatto che Gesù si rivolgesse a Gesù non significa che si riferisse a lui. Ti è chiara la differenza?





Ribadisco che il DILEMMA è questo:

1)Si esclamava a YHWH davanti a Gesù (quindi forse mi era chiara la differenza, non credi?).
2)Si proclamava che Gesù è YHWH.

Lo scoglio è lì in mezzo e l'uomo ha tutte le potenzialità necessarie per renderlo invisibile a se stesso.


I travisamenti nascono a "causa" della tradizione successiva, che ha inserito quelle parole in un contesto estraneo a quello delle scritture stesse, per cui non vi è alcun problema a chiamare Gesù "theos" senza per questo confonderlo con un "dio" o con "Dio Onnipotente".






Anche secondo me...e più precisamente mi riferisco ad una tradizione successiva che risale ai primi del secolo scorso se non sbaglio... [SM=g27988]
E che si è proprio confusa relativamente alla cristologia della traditio apostolica.



Evitando di menare il can per l'aia ritorno all'argomento del 3d.
L'espressione tutta intera è rivolta a YHWH.
La disquisizione è relativa al dilemma ed allo scoglio sopracitati.

Aggiungo una cosa, relativamente allo "scoglio":

non era usanza presso gli ebrei abusare del nome divino in un'esclamazione di sopresa.

Quindi il cerchio si restringe, tenendo sempre aperta la possibilità che Tommaso volesse recitare l'ultima parte del Salmo 34 davanti a Gesù, non curandosi del fatto che stesse abusando del nome divino.

Lo scoglio si fa sempre più grande per tale ipotesi, a mio avviso.







Avremmo pure delle differenze dottrinali sulla transustanziazione, ma devo ammettere caro Mauri che questa tua scoperta del salmo 34 è geniale!
Complimenti caro
Mario
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