Caro Gaetano,
Grazie della tua replica, vedo se riesco a spiegarti la mia posizione
di aver spiegato come il passo di Giovanni 20,28; non possa che avere il significato sostenuto da me, da Mario e da Andrea
Io penso esattamente il contrario, vedi dunque come non si tratta affatto di una posizione così evidente ed univoca. Naturalmente capisco la vostra posizione, la trinità è un "dogma" e dunque per voi non è possibile metterla in dubbio senza rinnegare tutta la vostra tradizione. Un passo non facile, che richiede sincera e assoluta fede nelle scritture, nonchè l'intendimento dello spirito santo.
Barny io nel vangelo di Giovanni leggo: "Tommaso gli rispose" o "gli disse". A chi rispose l'apostolo? A chi disse: "Mio Signore e mio Dio?"
Gaetano mio caro, ma
in cosa consisteva l'incredulità di Tommaso? Egli era incredulo
non del fatto che Gesù era "Dio" ma del fatto che Gesù era stato davvero risorto.
Di cosa si convince Tommaso mettendo le dita nelle piaghe? Che Gesù era Dio??? Perchè era stato risorto??? E dove mai le scritture identificano Geova che deve morire e poi risorgere? In cosa doveva riporre fede? No! Tommaso si accorge che davvero Gesù è stato risorto da Dio, dal Padre e loda Dio per questo miracolo! Riacquista la fede in Dio, riconoscendo che ha approvato il Suo Messia risorgendolo, non lasciandolo nella tomba.
Ti dici che "gli disse", ma non vedo difficoltà, Tommaso parlando a Gesù, confessa davanti a lui, che è il suo interlocutore in quel momento, che il Padre è sui Dio e suo Signore. Gesù poteva benissimo
rivolgersi a Gesù
senza indirizzare a lui quell'esclamazione.
ma comunque poteva benissimo utilizzare un tipo di grammatica differente
Guarda che il fatto che Giovanni non abbia utilizzato il classico vocativo Thee non depone a favore della tua tesi ma della mia. Per Giovanni era
tanto ovvio che il lettore non avrebbe fatto confusione tra "ho theos" e Gesù poteva permettersi di usare questo vocativo. In realtà per chi era abituato al significato di "ho theos" non vi era difficoltà o ambiguità alcuna in quel passo, l'articolo non poteva che essere derivato dal vocativo!
Vedi, purtroppo il pregiudizio trinitario (lo dico ovviamente senza alcun rimprovero) non riesce a farti entarare nella logica di un lettore del I secolo, per quel lettore dove vi era "ambiguità" ma era ovvio leggere "ho theos" e "theos" secondo l'uso abituale, dove "ho theos" era riservato a Geova, il Padre. Questo evitata qualunque confusione e Giovanni lo sapeva al punto che non si preoccupa di specificare qualcosa che di per sè era ovvio!
Ho già parlato del
Salmo 45, anche in quel passo si usa lo stesso vocativo, ed anche in quel passo è OVVIO per un lettore che "ho theos" non può essere riferito a Davide e dunque non reta che "theos" con l'articolo in virtù del vocativo.
vi sono casi in cui tale espressione era attribuita al Figlio. Una di queste era proprio Giovanni 20,28
Il fatto è che
non esiste nessun caso in cui sia sicuro (sintatticamente o grammaticalmente) che l'articolo sia semamticamente significativo o che "ho theos" sia inequivocabilmente riferito a Gesù.
Visto che sia nel NT che nella LXX al nominativo "ho theos" indica il Padre (YHWH) pochi passi ambigui (cioè in cui "ho theos" potrebbe indicare anche il Padre o in cui l'articolo non sappiamo se dipenda solo dalla particolare sintassi) non bastano a superare la forza di questo fatto, un lettore nel dubbio avrebbe scelto la soluzione più ovvio nella sua lingua (ho theos è il Padre) ed uno scrittore se voleva davvero ribaltare questa usanza non avrebbe mai usato una sintassi ambuigua.
Ma nel nuovo testamento tale espressione viene attribuita anche al Figlio
Come ho detto, sarebbe da capire dove. In
nessuno dei passi indicati è sicuro che Gesù sia detto "ho theos". Bastano uno o due casi ambigui a cambiare una comprensione millennaria e ben attestata? E' ragionevole che Paolo perda anni sul concetto di "circoncisione" e non spenda neppure una parola per sottolineare ai suoi connazionali che quello che credevano un "Dio uno" ora era un Dio in due persone? E' ragionevole che su questa questione si spacassero i cristiani del IV secolo e fosse tutto chiaro e limpido ai giudei del I secolo?
Difficile? Non mi sembra Barny
Beh, non dire "facile", ci vollero diversi concili, interventi spesso incoerenti degli imperatori romani, vi furono polemiche senza fine spente anche nel sangue, spaccature in seno alla chiesa che durano fino ad oggi, Padri come Origene dichiarati eretici. Basta leggere la Stiria del Dogma di Harnack per farsene un'idea.
Perchè i "dubbi" sorgono nel IV secolo mentre nel I secolo nessun apostolo spende neppure una parola sull'argomento? Perchè nessuno sembra avere dubbi o perplessità dove nel IV secolo ci si scanna intorno a una singola espressione? Perchè una questione centrale come l'affermare un Dio in due persone non viene mai affrontata direttamente nè mai desta alcun problema nei cristiani giudei laddove questioni ben più insignificanti già dividono i cristiani?
io nel testo leggo "ho theos".
Forse non hai capito, il problema è il significato dell'articolo. Con quella costruzione non sappiamo se Giovanni intendesse scrivere "theos" (l'articolo è solo derivato del vocativo) oppure "ho theos". Capito dove è il problema a livello sintattico?
Felix nel suo libro dice che di norma tale parola era attribuita al Padre, al punto che "Dio" e "Padre" potevano essere intercambiabili
Stiamo parlando del caso nominativo. In quel caso, dove theos è rivolto al Padre, le scritture usano invariabilmente l'articolo (le eccezioni sono pochissime e dovuta a motivi grammaticali).
Dunque dove (bada che parlo del nominativo) l'articolo è omesso ("theos" e non "ho theos") l'autore ci sta dicendo che quel "theos" non identifica il Dio Supremo.
questo però non vuol dire che non vi potevano essere eccezioni, come infatti vi sono, e non parlo solo di Giovanni 20,28.
Le eccezioni, in quanto tali, vanno provate e documentate. Qui non è il caso di cercare una "eccezione" perchè il passo è perfettamente leggibile senza doverlo spiegare con una "eccezione" ma rifacendosi alla regola. Per quale motivo questa sarebbe una "eccezione"? Cosa ci fa supporre nel testo che Giovanni volesse identificare Gesù con "ho theos" (che di solito indica Geova, colui che Gesù chiama il Padre) piuttosto che con "theos" come per altro fa in Giovanni 1,1 e 1,18? Solo perchè Tommaso crede che Gesù è stato risorto? E cosa ha a che fare la risurrezione con l'essere Dio?
Indubbiamente ricorrere al contesto storico, linguistico e culturale come aiuto per comprendere il significato di brani biblici può essere sicuramente d'aiuto su questo non ci piove
E' questo infatti che io ti invio a considerare, lascia per un memento il dogma e leggi il passo come se fossi un giudeo del I secolo, che è crdente in tutto quello che l'AT insegnava e Gesù aveva confermato pienamente.
Ti ripeto, io vorrei tornare al testo, liberarlo di tutti dogmi (ed anche i miei preconcetti!) e leggerlo come lo si poteva leggere nel I secolo.
con la rivelazione del Figlio di Dio gli stessi ebrei hanno incominciato ad avere una conoscenza decisamente maggiore
Non lo metto assolutamente in dubbio e non voglio sminuire il ruolo del figlio di Dio, ma nepure trovo nelle sue parole nulla che lo possa equiparare ontologicamente al Padre, a Geova, il Dio Supremo.
Tutto quì Barnabino, mi ha fatto piacere dialogare con te
Anche a me fa piacere trovare un interlocutore rispettoso e attento, nonchè profondamente amante delle scritture, come te. In questi casi spero solo che la mia passione non venga scambiata per arroganza!
Che Dio benedica la tua (la nostra) ricerca
Shalom