Caro Barnabino,
Potrei dire lo stesso del tuo. Semplicemente il passo non parla della frequenza ma si rifà semplicemente ad una usanza e non al semplice "vediamoci e commemoriamo".
Secondo me dedurre che la partecipazione agli emblemi sia da fare una volta l'anno perchè Cristo presenta il valore del proprio sacrificio come 'agnello immolato' allo stesso modo in cui i sacerdoti facevano il sacrificio dell'agnello, è appunto speculativo poichè sebbene il parallelo sulla presentazione di fronte a Dio calzi (infatti il sacerdote si presentava di fronte a Dio nel Tempio mentre Cristo si è presentato di fronte a Dio una volta asceso in cielo), non calza però l'aspetto della frequenza. E' importante notare che il gesto del sacerdote veniva ripetuto a cadenza annuale appunto perchè il
sacrifico che egli faceva aveva la validità di un anno. Il sacrificio redentorio di Cristo invece
è valido in perpetuo e non è che ogni volta che si celebra la commemorazione Gesù si presenta davanti a Dio per dare il valore del proprio sacrificio pasquale. L'ha fatto una volta e per sempre. Perciò l'analogia fatta fra il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'agnello fatta dal sacerdote,
almeno per quanto riguarda la faccenda della frequenza del gesto, cade. Questa analogia non può essere usata per 'dimostrare' che la partecipqazione agli emblemi debba essere fatta una volta l'anno.
Diversa invece l'analisi scritturistica che ho fatto io riguardo al passo di 1 Corinti 11. Lì si legge chiaramente che l'apostolo Paolo si riferiva alla comune adunanza, comune adunanza dove abitualmente venivano presi gli emblemi. Come detto in precedenza, l'apostolo mette in guardia dalle 'divisioni' che accadono all'interno di quei raduni (e le 'divisioni' ovviamente possono accadere in qualunque raduno e non solo in un raduno solenne, organizzato per l'occasione, una volta l'anno), poi continuando a parlare
di quegli stessi raduni introduce il discorso della consumazione dissacrante degli emblemi operata dai Corinti. Da tutto ciò è logico concludere che il pasto serale del Signore venisse celebrato molto frequentamente a tutti o quasi tutti i raduni organizzati istituiti dalla Chiesa.
Ad esempio, alla Pentecoste, quando si videro i discepoli, ti risulta che le scritture dicano che abbiano celebrato il pasto serale del signore? Oppure in altre occasioni organizzate? A me non pare proprio, dunque la tua resta una pura ipotesi, che piace tanto agli cattolici ma che non è confermata dalle scritture
Intanto come dettoti la mia ipotesi deriva da una deduzione logica, l'unica possibile, dell'analisi di 1 Corinti ed è una tesi molto più forte di un'alogia sulla frequenza basata sul parallelo fra Cristo che si presenta di fronte al Padre per offrirgli il suo sacrificio e il sacerdote israelita che presentava l'agnello sacrificale. Questo per i motivi già esposti sopra, ossia che Cristo si è presentato una sola volta mentre il sacerdote si presentava tutti gli anni. Poi c'è da dire che l'esempio della Pentecoste non è calzante giacchè a quel tempo gli apostoli erano ancora allo sbando, non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo e la Chiesa non era nemmeno stata ancora organizzata. La Chiesa si organizzerà in seguito, quando gli apostoli riceveranno lo Spirito Santo, ed essendo guidati direttamente da Dio apriranno nuove chiese locali, nominando vescovi e diaconi.
Io perciò eliminerei la pentecoste come elemento probante che non in tutti i raduni veniva celebrato il pasto serale del Signore.
Ma volendo anche venirmene dalla tua, considerando tale evento valido per poter ricavare qualche deduzione valida sul nostro discorso, c'è da dire che dato ciò che successe (lingue di fuoco che si posarono sul capo dei 120 discepoli, carismi del 'parlare in lingue' che si manifestavano, eventi prodigiosi che davano l'inizio vero alla Chiesa di Cristo) mi sembra del tutto naturale che
essendo un avvenimento speciale l'evangelista Luca si accinse a descrivere le cose principali senza accennare alle usanze regolari della riunione. Il tuo è un argomento 'ex-silentio' che non dimostra nè che una cosa veniva fatta nè tanto meno che non veniva fatta. Semplicemente non ne parla, ma questo non significa affatto che non sia stata fatta ma solo che non è stata messa all'interno del racconto di Atti (visto che quel racconto parlava d'altro).
Dobbiamo liberarci dell'idea che ogni cosa doveva essere messa per iscritto altrimenti non era affatto succesa. Soprattutto in relazione all'usanza di prendere gli emblemi, siccome la Chiesa organizzava i raduni e la 'prassi liturgica' a voce, quelle cose che erano già scontate e risapute da tutti i cristiani, potevano tranquillamente essere ignorate ed omesse. Non c'era certo bisogno di specificare. Ma
il fatto che non sia stato specificato non vuol dire che per quell'occasione le usanze non venissero seguite. L'argomento 'ex-silentio' dal quale vogliamo ricavare una deduzione poichè di una certa cosa non si parla, è un errore di metodo logico. In realtà non si può ricavare nulla nè a favore nè contro una specifica faccenda (come quella sulla frequenza sulla partecipazione agli emblemi ad esempio).
Invece da 1 Corinti, lettera che Paolo scrisse per necessità contingente sui problemi che attanagliavano la comunità dei cristiani locali, abbiamo un argomento 'vocis' giacchè è evidente che nelle stesse riunioni in cui accadevano le divisioni (ossia la comuni adunanze) si prendeva il pane e il vino. Perciò la frequenza del Pasto del Signore doveva essere decisamente più alta di una semplice volta all'anno.
Qui Paolo si accentra in particolare sulle "divisioni" nel celebrare il pasto del signore, e dunque erano divisioni specifiche a quel problema, e dunque anche l'assemblea a cui fa riferimento era specifica a quel dato avvenimento.
Non direi, nel versetto 19 Paolo è specifico nell'evidenziare che ci sarebbero state delle 'sette' (cito dalla TNM), ossia delle
ortodossie dottrinali diverse da quella ufficiale degli apostoli.
Non vedo come potevano generarsi delle 'divisioni' e 'sette' in relazione al problema che poi in seguito Paolo espose sulla consumazione dissacrante degli emblemi!
Lì non c'è una nuova 'setta', pensare una cosa del genere è una forzatura della logica del contesto;
c'è soltanto una mancanza di rispetto a proposito della sacralità degli emblemi. Null'altro! E' evidente perciò che le divisioni e le sette a cui si riferiva Paolo non erano concerneti gli emblemi ma sulle eresie che venivano portate avanti dagli apostati. E siccome, come precisato in precedenza, tali eresie
potevano nascere a qualunque adunanza, allora mi sembra evidente che il discorso non verte sull'adunanza speciale della commemorazione ma sulla comune adunanza organizzata dalla Chiesa dove abitualmente si faceva consumo del pane e del vino comme rammemorazione della sacrificio di riscatto di Gesù Cristo.
A me sembra il contrario. Visto che ci sono decine di riunioni riportate nelle scritture in cui non si fa alcun riferimento al pasto del Signore... strano se come tu dici avveniva ad ogni adunanza.
Ti ho già risposto più sopra. Per me quello che poni è un falso problema. Infatti non è che ogni volta che un evangelista o un apostolo scriveva doveva per forza scrivere ogni singola cosa che succedeva ma semmai riportava gli avvenimenti che erano più significativi per quell'evento, e non sempre la consumazione di pane e di vino era il perno degli avvenimenti che accadevano. Per contro abbiamo un testo significativo di Paolo che parlando delle comuni adunanze dove avvenivano delle divisioni settarie venivano presi gli emblemi in maniera dissacrante il che porta alla conclusione che spesso e volentieri durante i raduni si prendeva parte agli emblemi in onore al sacrificio di Cristo.
Va beh, comunque io il mio punto di vista l'ho esposto. Nell'attesa di una tua eventuale replica colgo l'occasione di augurarti una buona commemorazione insieme ai tuoi fratelli questa sera dopo il tramonto. Buona adunanza e buoni giorni di vacanza!