“Nei sette messaggi alle sette congregazioni inviato dal glorificato Gesù in Apocalisse vi è compreso un messaggio alla congregazione di Efeso, ma non c'è alcun messaggio alla congregazione di Roma.”
Per la semplice ragione che questo scritto fu redatto per le comunità dell’Asia Minore, solo in senso metastorico è ovviamente applicabile ad omnes gentes. Non viene neppure nominata Gerusalemme, ma spero che nessuno vorrà negare che una chiesa a Gerusalemme esistesse. E soprattutto, in nome del cielo, non usare quel terribile termine, “congregazioni”, visto che l’italiano “chiese” è il calco etimologico del greco ekklesia.
“ricevuto omaggio perfino da increduli ( e qui l'apostolo usa il verbo proskyneo ).”
Come già spiegato va tradotto “affinché si prostrino ai tuoi piedi”.
“nulla nella Bibbia indichi nè Roma, nè Antiochia, nè Costantinopoli come sedi episcopali preminenti.
La Bibbia è una creazione della Chiesa, non il contrario. Non trovare una cosa nella Bibbia o trovarla solo in nuce non fa alcun problema, infatti la Bibbia non si occupa di tutto e per esplicita dichiarazione di Cristo non contiene neppure “la verità tutta intera”. Se infatti è dimostrabile biblicamente il primato petrino, allora non resterà che dimostrare con mezzi laici quali l’archeologia e la filologia che egli fu vescovo di Roma. Ireneo di Lione (130 d.C.) indicava come unico criterio per distinguere dove era la vera Chiesa che il suo vescovo fosse un successore degli apostoli tramite l’imposizione delle mani, perché solo lì si poteva trovare la retta dottrina tramandata. Scriveva dunque Ireneo, episkopos di Lione:
“La tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, e possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. (…) Prenderemo [come esempio] la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede (cf. Rm 1,8 ) annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi, confondiamo tutti coloro che in qualunque modo, o per infatuazione o per vanagloria o per cecità e per di pensiero, si riuniscono oltre quello che è giusto. Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d'accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli
Dunque, dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, i beati apostoli affidarono a Lino il servizio dell'episcopato; di quel Lino Paolo fa menzione nelle lettere a Timoteo (cf. 2Tm 4, 21). A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, riceve in sorte l'episcopato Clemente, il quale aveva visto gli apostoli stessi e si era incontrato con loro ed aveva ancora nelle orecchie la predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione. E non era il solo, perché allora restavano ancora molti che erano stati ammaestrati dagli apostoli. Dunque, sotto questo Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinzi un'importantissima lettera per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli…
A questo Clemente succede Evaristo e, ad Evaristo, Alessandro; poi, come sesto a partire dagli apostoli, fu stabilito Sisto; dopo di lui Telesforo, che dette la sua testimonianza gloriosamente; poi Igino, quindi Pio e dopo di lui Aniceto. Dopo che ad Aniceto fu succeduto Sotere, ora, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, tiene la funzione dell'episcopato Eleutero. Con quest'ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità.
E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità.”(Ireneo di Lione, Contro le Eresie, III, 3,1-3, Jaca Book, Milano 1981, p.218 )
Questa è una testimonianza del II secolo e dunque molto importante oltre che antichissima e autorevole, visto che l’autore è il vescovo di Lugdunum (oggi Lione). Come si vede da questo brano per Ireneo la caratteristica cardine della vera Chiesa è l’apostolicità, ossia la trasmissione della Traditio orale di successore in successore degli apostoli, tramite l’imposizione delle mani. In testimoni di Geova al contrario, che sono saltati fuori dal nulla nel diciannovesimo secolo, non possono essere la Chiesa di Cristo, giacché privi di ogni legame con l’epoca apostolica. E’ dunque assolutamente motivo di ilarità quando arrivano a sostenere che il primo TdG sarebbe stato Abele!
Facciamo continuare Ireneo affinché ci spieghi qual era l’importanza della Traditio orale apostolica nella Chiesa primitiva:
"In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede..., conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca", Ireneo di Lione, Contro le eresie , 1, 10, 1-2
"Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo", Ireneo di Lione, Contro le eresie, 1, 10, 2
“anche sul fatto che la pietra cui si riferisce Gesù sia la persona stessa di Pietro si sono espressi tutti i dubbi possibili e si sono già versati fiumi di inchiostro”
I fiumi d’inchiostro li versa chi si rifiuta di vedere un passo di una banalità sconcertante. “Tu sei Pietro e su
questa Pietra”, “questa” ovviamente si riferisce all’ultima pietra nominata, cioè Pietro. Infatti subito dopo prosegue “
a te darò le chiavi del regno dei cieli…”
Ad maiora
P.S. Aggiungo che Tamburino ha perfettamente ragione quando afferma che la Bibbia non è un trattato di storia ecclesiastica del I secolo, tant’è che nulla ci dice della missione della maggior parte degli apostoli, di dove siano stati, di che comunità abbiano fondato. E’ dunque possibile investigare questi ambiti non sul testo biblico ma con gli strumenti della laicissima archeologia.
[Modificato da Polymetis 13/01/2006 16.19]