@ Rayn, scusa per il ritardo, ma per argomentare con cognizione di causa, non essendo un biologo, devo documentarmi bene.
Apprezzo la documentazione. Dico sul serio. Però continuo a pensare che, quando trai le tue conclusioni, faccia dei passi un po' lunghi per le tue attuali gambe...
Analogamente, se il gene Alfa codifica per la proteina A, ci deve essere una relazione deterministica, a noi non nota, che permette di prevedere il risultato conoscendo l'ambiente cellulare (condizione al contorno nota). Se questa relazione non è stata ancora trovata è perchè:
- non esiste una matematica adatta alla biologia, troppo complessa per essere rappresentata dalla matematica utilizzata nella fisica
- non sono noti i processi
E io che ho detto? L'esempio del gene Alfa che ti ho fatto nello scorso post ci mostra proprio questo: non possiamo agire a priori là dove abbiamo soltanto congizione della mera sequenza di DNA, perché finché non facciamo anni di ricerca ad hoc su quella via metabolica,
non sono noti i processi. La riduzione ad "interazioni fra geni" è un artificio teorico che puoi usare DOPO che hai scoperto tutti i processi e tutti i geni coinvolti.
E' interessante, per inciso, che Ruggero Maria Santilli, nostra punta di diamante nel campo della fisica e della matematica, abbia creato una matematica adatta alla biologia, in cui i processi sono tendenzialmente irreversibili. Nella sua matematica, ad esempio, 3+1-1 non fa 3. Ha applicabilità in tutti i sistemi naturali non reversibili.
Ora non debordiamo in altri campi però... altrimenti hai voglia a capirci qualcosa...
Ma a tutti gli effetti tra il gene Alfa e la proteina A c'è un 'black box' che ha per ingresso il gene, e per uscita la proteina stessa. Compito della scienza moderna è quello di rappresentare il black box attraverso qualche modello di tipo computazionale. Ossia, la biologia si sta 'fisicizzando', con tutti i problemi ad essa correlati. Per questo dicevo che siamo ai tempi di Newton,
Più che fisicizzando, si sta informatizzando. E soprattutto, si sta biochimicizzando.
E mi pare che fosse qualcuno in questo thread che diceva che il DNA era costituito di processi completamente noti. Qui mi sembra che siamo proprio agli inizi, invece.
No, no, no, no.
Se stai parlando di me, io ho sempre detto tutt'altro e vorrei sapere a quale passaggio ti stai riferendo, per contestualizzarlo.
Comunque, ripetiamo da capo:
1) Il DNA è usato con procedimenti quasi completamente noti. E questo è un dato di fatto. Lo puoi acquisire con un paio di semestri di studio: il lavoro delle polimerasi, degli enzimi di restrizione, etc. etc.
Al termine dello studio sai che cos'è, sai come viene trattato, come viene manutenuto, duplicato, conservato, strutturato, e cosa se ne fa (genericamente parlando) la cellula. Sai che reazioni catalizza e quali molecole interagiscono con lui. Sai anche quali sono i siti preferenziali di legame per tutti gli enzimi principali e le loro modalità di interazione.
2) Il significato informativo è tutt'altra cosa. I procedimenti di regolazione in ambito epigenetico, ad esempio, sono la nuova frontiera di studio...
E' pur vero che ci sono alcuni genomi, tipicamente quelli delle specie "standardizzate" come E.Coli o C.Elegans, di cui ormai sappiamo molto bene anche il significato informativo. Questo in passato l'ho già detto, per confutare la tua affermazione secondo cui non potevamo pretendere di garantire un link attendibile fra il microscopico e il macroscopico, cosa che invece in molti casi possiamo fare.
Ma non era certo mia intenzione sminuire l'incommensurabile vastità fenotipica e genetica dei prodotti della natura. Ci sono altri genomi "critici" per i quali molte cose sono note, ma molte di più sono ancora da scoprire, come nel caso dell'uomo, che malgrado l'impressionante mole di studi, resta pur sempre un eucariote di notevole complessità; e poi naturalmente c'è una serie sterminata di genomi ancora privi di mappatura, figuriamoci di studi.
Non siamo tutti ricercatori su questo pianeta, e anche se lo fossimo non basteremmo comunque. Hai idea di quanti dati Venter raccolse con le analisi sui batteri d'acqua marina con i suoi viaggi attorno al mondo sul
sorcerer? Con quella barchetta e le sue attrezzature, attingendo acqua a latitudini tropicali in modo quasi casuale, raddoppiò in pochi mesi il numero totale di geni noto alla comunità scientifica mondiale...
Partio dalla semplice costituzione genetica di un organismo procariota.
Le proteine, in questo organismo, svolgono sia le funzioni di controllo che quelle strutturali. Si può dimostrare - e la cosa è avvallata dai dati ricavati - che il numero degli elementi di controllo cresce come il quadrato del numero dei geni. Questo tipo di sistema, basato su proteine che svolgono funzioni regolatrici, 'regge' fino ad un certo limite, fin quando la catena del DNA diventa troppo lunga per essere gestita dalla cellula. Ecco perchè c'è un tetto oltre il quale questi organismi non riescono a salire. Il tetto teorico coincide con i dati sperimentali.
Gli elementi di controllo, essendo basati su proteine, sono analogici. Questo sistema è simile ai primi computer analogici (vedi 'A new paradigm for developmental biology', Mattick, 2007).
E sono monotasking, perchè sono 'scatole' a più ingressi (verso i geni) e ad una uscita (proteina).
Gli eucarioti devono hanno risolto questo problema in un modo differente. Infatti gli output dei geni non sono solo proteine, ma RNA che viene riciclato per svolgere funzioni ancora 'misteriose', ma che sembra abbiano a che fare con funzioni di regolazione, o tramite silencing o tramite reclutamento di proteine. Questo è un sistema a più ingressi (verso i geni) e più uscite (proteine e RNA riciclato).
I meccanismi di controllo basati su RNA sono ovviamente digitali perchè costituiti da piccoli filamenti che portano informazione digitalizzata.
Sì, conosco queste scoperte. Anche se il paragone "analogico-digitale" è discutibile, visto che il comportamento dell'RNA nei processi di regolazione genica complessi che qui vengono sottintesi (come l'interferenza da micro-RNA) si basano su un uso strettamente analogico della molecola di RNA. D'altro canto non dimenticarti che questi attributi, "analogico" e "digitale" sono nostre convenzioni. In realtà l'RNA spesso può avere un comportamento molto simile a quello degli enzimi proteici, se ricorrono determinate circostanze. E' semplicemente un polimero organico, assemblato a partire da unità modulari, che viene fatto su misura per uno scopo, e che quello scopo assolverà, a prescindere da come poi noi lo classificheremo.
Alcuni sostengono che la definizione di 'gene' debba essere modificata, in quanto il materiale intronico presente tra gli esoni viene riciclato per assolvere queste funzioni di regolazione.
Di alcuni esoni, in alcuni geni, di determinati punti del genoma di alcune specie su cui tale studio è stato fatto. Perché tendi sempre a generalizzare?
Comunque già oggi è riconosciuto dalla comunità scientifica che non esiste più una definizione di "gene" realmente esaustiva, e che sarà possibile tentare di riformularla soltanto al termine della corrente fase di ricerca. "Gene" è un termine convenzionale che in un futuro non troppo lontano potrebbe perfino essere abbandonato, o almeno affiancato da una vasta serie di termini necessari a qualificare esattamente le proprietà della sequenza di nucleotidi a cui ci riferiamo.
queste argomentazioni sono quelle che stanno alla base del crollo del dogma (e non che un gene possa codificare per più proteine attraverso ad esempio i meccanismi di splicing alternativo), perchè esso non prevede sistemi di feedback basati su RNA come non prevede che i geni siano costituiti anche da materiale intronico.
In realtà anche lo splicing alternativo è un "colpo" al dogma, perché può fare uso degli introni al fine di modificare l'esito della trascrizione (questo è vero in alcuni casi finora scoperti). Inoltre anche l'idea che lo splicing alternativo sia privo di feedback è discutibile in senso assoluto, perché il genoma è un sistema molto dinamico; non mi stupirei se, visti i rapporti gerarchici fra i geni dei vari cluster, scoprissimo (o forse li abbiamo già scoperti e io non ne sono al corrente...) dei casi dove un gene regolatore "presta" la sua attività di interferenza genica microRNA-based per modificare le impostazioni di splicing di un altro gene soggetto a splicing alternativo.
Ricordiamoci di nuovo che il concetto di "gene" è del tutto convenzionale. Nei fatti c'è soltanto una lunghissima striscia di acido desossiribonucleico, e quindi una porzione di esso che agisce per regolare l'interpretazione che gli enzimi danno alle informazioni contenute in un altro punto di quella striscia. Che poi questi due punti siano collocati su due "geni" diversi o sullo stesso, cambia molto poco; la natura se ne frega delle nostre distinzioni... usa ciò che si dimostra funzionante, a prescindere da qualsiasi concetto intrinseco di "ordine" che noi attribuiamo ai suoi schemi.
Credo che qui si stanno ponendo le basi di una grande rivoluzione. E comunque, dogma o non dogma, le cose sembrano sempre più complesse man mano che nuovi progressi vengono fatti.
Ah su questo siamo d'accordo al 100%. Non che finora ci sia mai stato un periodo di stasi, comunque...
Ho trovato interessantissimo il grafico che mostra sulle ascisse una serie di organismi ordinati per complessità (apparente, quella che vediamo a livello macroscopico). Sotto c'è la lunghezza del DNA codificante per proteine (CDS, in megabasi). Ovviamente non c'è alcuna relazione: alcuni organismi complessi hanno un CDS molto più corto di altri più semplici.
Verissimo (e anche ovvio... ripensiamo ai pesci rossi, eh eh...).
Sopra invece viene riportato il rapporto tra DNA non codificante e DNA codificante. Finalmente si vede che la curva sale: questo rapporto è in stretta relazione con la complessità degli organismi.
Prendo nota di quello che hai appena detto. Ma vediamo cosa dici sotto...
Quindi la differenza nella complessità la fa il DNA non codificante.
La frase mi lascia qualche dubbio, ma l'ordine si fa presto a farlo: se per DNA codificante non intendiamo un DNA qualsiasi ma quello implicato direttamente nella sintesi proteica di una o più proteine, allora non c'è una diretta correlazione. Se invece parli di introni v.s. esoni, mi sa che fai confusione. Noi abbiamo un numero di proteine grossomodo uguale a quello di molti organismi fenotipicamente "inferiori" o "superiori" all'uomo.
Non vorrei tu stessi confondendo il junk DNA con gli introni...
Se infine intendiamo il DNA codificante per prodotti non proteici, bensì per puro RNA... le ricerche sono lungi dall'essere concluse! Da dove li tira fuori dei dati attendibili? Mah.
E c'è da aspettarselo, perchè dove sono tutti gli elementi regolatori di una rete di 25.000 geni (visto che nella migliore delle ipotesi crescono come il quadrato del numero di geni?)
Guarda che non è una legge fisica. Finora non ne ho mai sentito parlare, tra l'altro. Comunque ammettendo che sia vera, è solo un'ipotesi verificata sui dati altamente incompleti oggi disponibili, e al massimo solo sul ristretto numero di genomi che conosciamo davvero bene.
Fino ad oggi non ci sono leggi matematiche riconosciute come universali nella biologia moderna... soltanto le leggi della chimica hanno trovato un'applicazione completa.
devono essere un numero elevatissimo, molto più elevato dei geni stessi. Ecco perchè qualcuno chiama questa rete 'hidden RNA network'.
Molto probabilmente è vero, a prescindere da qualsiasi ipotesi di correlazione statistica. Lo spettro di possibili espressioni del genoma eucariote alle variabili ambientali è sterminato, i meri geni responsabili della sintesi non riuscirebbero mai a giustificare una tale ricchezza di interattività.
Tornando all'assunto principale, il salto da organismo procariota a eucariota o comunque la sua evoluzione, è limitato non dal numero dei geni, ma dalla rete di regolazione, che è analogica e monotasking, mentre quelle degli eucarioti sono digitali e multitasking.
E' limitato da tante cose. Molto prima che da queste finezze, è limitato dalla tipologia di reazioni chimiche che lo sostentano e dalle tecnologie proteiche che esso impiega. Un procariote non diverrà mai largo 30 micron se camperà con la sola glicolisi anaerobia e se non sarà sostentato da un analogo del ciclo di Krebs; né potrà aspirare a una gestione efficente degli spazi se sarà privo di un nucleo e una compartimentazione a membrane. Sono tutte cose legate non solo al numero dei geni o alla loro regolazione, ma semplicemente alle informazioni che contengono. Il procariote moderno è una "macchina dei poveri", come già detto.
Chiaramente non sarò io a dimostrare che il quasi il 100 per cento del DNA trascritto non è inutile ma costituisce una rete di regolazione complessa e nascosta,
Ti rimando alla replica più in basso, marcata con gli asterischi *****
vedo finalmente una misura della complessità degli organismi nel rapporto tra DNA non codificante e DNA codificante, troppo preciso per essere una coincidenza in così tante specie.
E' una misura senza dubbio migliore di quella fatta da gente che legge Sermonti, ma è ancora molto pericolosa, perché resta ancorata all'idea di un rapporto fisso e immutabile. Che non è stato realmente dimostrato e, allo stato attuale delle conoscenze, non può aspirare ad esserlo.
Forse in futuro...
Comunque queste osservazioni, avvallate anche da modelli matematici, portano a concludere che ad oggi un procariota non si evolve perchè la sua costituzione come 'macchina analogica monotasking' impone un limite superiore alla lunghezza del suo genoma, per superare il quale dovrebbe cambiare sistema operativo.
Sono d'accordo, sebbene come detto questa sia soltanto una faccia del poligono. Restano anche aspetti come il contenuto informativo del DNA procariote medesimo, e naturalmente, l'assenza di convenienza evolutiva nel tentare questo ipotetico "salto".
E in passato? magari i procarioti erano più liberi, forse non avevano tutte queste limitazioni... o forse sì. Questo, ovviamente, dovrebbe essere non un assioma, ma un dato dimostrato, perchè la teoria evolutiva, così com'è, si possa reggere.
Devo contraddirti su entrambi i punti.
Il primo punto è che l'assioma in questione non è un postulato, ma un'ipotesi costruita su acquisizioni scientifiche. L'attuale divisione delle specie batteriche sugli alberi filogenetici è basata su parentele molecolari, Cromatiste. Non è fatta per questione estetiche, dannazione! Parliamo di parentele enzimatiche, parentele metaboliche, parentele genetiche.
Ci sono un tantino troppe "coincidenze" per chiamarlo assioma. E io continuo ad attendermi da parte tua un'ipotesi alternativa sul perché due forme di vita non imparentate debbano avere quelle straordinarie quote di chimica in comune. A cominciare dalle stesse basi azotate, per finire dopo una lista chilometrica, con lo stesso procedimento di sintesi proteica...
Mettendo da parte tutto questo comunque, l'aspetto divertente della cosa è che continui a rifiutarti di ragionare ab absurdum: se gli eucarioti non derivano dai procarioti, con tutte le parenetele chimiche che hanno, che cosa dobbiamo inventarci per giustificarne la comparsa? Saprai senza alcun dubbio che, se le probabilità di un'abiogenesi in condizioni primordiali favorevoli erano piuttosto scarse, le probabilità di una seconda abiogenesi in condizioni chimiche non più favorevoli, spostata avanti di oltre un miliardo di anni con competitori già presenti e risorse sfruttate, sono...
beh, diciamo pittoresche.
In secondo luogo, hai detto che
"Questo, ovviamente, dovrebbe essere non un assioma, ma un dato dimostrato, perchè la teoria evolutiva, così com'è, si possa reggere."
Beh, questo aspetto è certamente importante per le nostre conoscenze ma resta pur sempre un aspetto "debole" della teoria, nel senso questo periodo storico è antichissimo (quindi consente indagini molecolari relativamente limitate) e privo di fossili, che le cellule generalmente non lasciano. Ti renderai conto da solo della difficoltà nel trovare evidenze scientifiche utili allo studio o alla confutazione.
Per contro la teoria dell'evoluzione nella sua globabalità vanta una tale quantità di prove nelle epoche successive, sia fossili sia molecolari, che personalmente troverei più che sensato inferire un'origine evolutiva anche se non avessimo le attuali conoscenze su eucarioti e procarioti.
C'erano ottimi motivi per essere "darwiniano" già ai primi del '900, quando di procarioti ed eucarioti si sapeva a malapena l'ABC.
Figuriamoci oggi...
Sinceramente credo che fintanto non avremo capito il reale funzionamento dei meccanismi biologici di base,
Maronna, ma si può sapere di quali "meccanismi biologici di base" parli? Te l'ho detto, sono tutti noti. La trascrizione, la traduzione, la sintesi, l'attività di restrizione, le maggiori forme di controllo genico ivi inclusa l'interferenza genica da micro-RNA, gli step chiave delle vie post-trascrizionali e post-sintetiche.
I meccanismi di base ci sono tutti noti,
il problema è applicarli alle informazioni dei singoli geni nei singoli genomi dei singoli organismi. E' quello che dà risultati imprevedibili nel sistema-cellula, e che deve essere studiato caso per caso.
Se a questo punto ancora stai scuotendo la testa, voglio la lista dei "meccanismi biologici di base" che ci sono ignoti, così da potermi aggiornare anche io.
Molto meglio dedicarsi allo studio di come gli organismi sono ora, forse per capire un giorno come si sono formati.
Sono d'accordo, ma scusa ma cosa pensi che si stia studiando? Batteri teletrasportati dal passato?
L'unico pregio della teoria dell'evoluzione è che c'è solo questa.
Lo dici quasi fosse un demerito. Devo di nuovo farti la lista delle rivali che ha sconfitto e delle prove che ha collezionato per arrivare ad essere l'unica?
Non ci sono teorie alternative. Ma se il junk DNA, che era considerata una delle prove, viene smentito (e ormai credo che la direzione sia quella)
*****
Al di là dell'aspetto logico poco credibile di questo ragionamento (ripeto che ti sfido, tralasciando la genetica, a spiegarmi in modo alternativo i ritrovamenti fossili degli ultimi due secoli di paleontologia...) non so più come dirti che non c'è alcuna forma di "smentita"! Il genoma di tutti i mammiferi è stracolmo di pseudogeni privi di attività trascrizionale! Continui a ragionare per assoluti, ti ho già spiegato almeno due volte che "junk DNA" era un termine GENERICO coniato per indicare una serie MOLTO ETEROGENEA di sequenze nucleotidiche che non sembravano implicate nelle attività vitali della cellula, e il fatto che alcune classi di queste sequenze si siano poi rivelate per quello che sono considerate oggi, non cambia una virgola all'esistenza di tutti gli pseudogeni che erano e che sono studiati tutt'oggi dalla paleogenetica per aggiornare e confermare l'attuale tassonomia delle specie viventi.
In passato così come oggi, un topo non veniva considerato simile all'uomo perché aveva del junk DNA in proporzioni simili a noi, ma perché aveva e ha tuttora migliaia di pseudogeni mammiferi, non trascritti, simili e alle volte perfino uguali ai nostri.
Sequenze di basi azotate simili o identiche fra uomo e topo. Chiaro?
Lo stesso principio, seppur su diversa scala, vale per le parentele genetiche fra eucarioti e procarioti.
Il fatto che si sia cambiato un termine o che si sia capovolta una definizione, non ha cambiato una virgola a questa realtà. E lo pseudogene è per definizione una sequenza genetica che NON viene trascritta.
Vorrei concludere con un'osservazione presa dal campo della fisica.
Ci sono teorie molto più solide, come quella del Big Bang, che sono basate su osservazioni che sono difficilmente confutabili, come:
- la radiazione di fondo a microonde, omogenea in tutto lo spazio, che per questa sua caratteristica attesta una formazione antecedente a quella delle stelle
- il red-shift cosmico, che mostra come le galassie si stiano allontanando le une dalle altre
Veramente questo paragone è una cantonata colossale. Il big bang si basa su moltissima teoria fisica e matematica e un numero limitato, seppur rilevante, di prove.
L'evoluzione al contrario si basa su un numero elevatissimo (ormai plurisecolare) di prove e una quantità relativamente limitata di estrapolazioni...
Quindi: le stelle prima non c'erano, ora si stanno allontanando... che si siano prodotte da una gigantesca esplosione? banalizzando, il ragionamento logico è molto semplice.
Tuttavia, 'qualcosa' in questa teoria non torna. Qualche osservazione mette a repentaglio questo modello. Nessuno scienziato è disposto a mettere la mano sul fuoco sulla teoria del Big Bang, per quanto solida possa sembrare, perchè basta trovare un'altra piccola nota stonata nell'universo che tutto, a questo punto, può essere rimesso in discussione.
Sono d'accordo. Invece è per smontare il modello neo-darwiniano nella sua interezza, che occorrerà trovare qualcosa di più che "una piccola nota stonata"...
Trovo invece molte più persone disposte a mettere non solo la mano, ma anche il braccio sul fuoco a proposito della teoria dell'evoluzione,
C'è un motivo. E' racchiuso in molti anni di studio. Hai iniziato con buona volontà a sbucciare la cipolla, ma ad essere franchi, manchi di un po' delle basi necessarie.
Non è una colpa, e anzi lodo il fatto che tu abbia deciso di confrontarti a tu per tu con i tuoi dubbi anziché seppellirli dietro qualche dogma. Ho visto tanta gente che ha preferito quella via.
che ha molti più punti oscuri della teoria del Big Bang. Forse un atteggiamento più possibilista riporterebbe questa assoluta certezza umana su binari più ragionevoli.
Il possibilismo è un atteggiamento metodologico; i fatti sono la base a cui applicare questo metodo. Se i fatti dicono "cuori", io posso essere possibilista su quale carta di cuori sto studiando, ma non posso decidere che è un re di picche. Se tu guardassi determinate prese di posizione all'interno del panorama scientifico (i.e. Dawkins vs Gould) probabilmente ti accorgeresti dell'enorme possibilismo che risiede nel modello neo-darwiniano, che come tutti i modelli vanta molte differenti teorie, molte correnti e molte interpretazioni, talvolta persino contrastanti.
Ma siamo sempre nell'ambito di cuori, e lì dobbiamo restare, perché i fatti dicono cuori...
L'analisi di Zipf mostra come questi segmenti di materiale genetico abbiano una struttura molto simile a quella del linguaggio naturale, cosa che il DNA codificante non ha.
Uhm. Puoi specificare?
Oltretutto chiariscimi questa divisione fra codificante e non codificante... se ha analizzato esoni vs introni allora ci credo che non ha messo d'accordo tutti, mentre se ha fatto geni vs pseudogeni la questione è differente.
Sebbene questa analisi, uscita in un articolo su Physics Review Letters del '94, non ha messo d'accordo tutti, sono in tanti a studiare il junk DNA tramite l'analisi di Fourier o la teoria dell'informazione di Shannon. E i risultati sono sorprendenti, sebbene difficili da analizzare.
Per l'appunto.
Comunque l'indicazione più evidente del contenuto informativo del junk DNA è che esso è direttamente proporzionale alla complessità degli individui, e che per la prima volta si è trovata una simile relazione.
Torno a ripeterti che sebbene una proporzionalità sia da attendersi (è la cosa più logica), per ora resta soltanto un'ipotesi statistica con alcune convalide limitate... a maggior ragione ancor più debole è l'ipotesi di una proporzionalità quadratica.
Finisco ribadendo il concetto sopra esposto: il funzionamento del DNA è noto solo in quel famoso 1% di DNA codificante. Il resto, il 99%, è ancora un mistero. Mi sembra un po' poco per stabilire una teoria scientifica e certa delle origini.
La frase più allarmante di tutto il tuo post, che mi fa pensare che tu non abbia capito affatto quali siano le proporzioni delle varie classi di materiale genetico nel patrimonio genetico di una forma di vita, è questa...
Cercherò in un secondo momento di mettere sul forum le proporzioni tutt'ora note di materiale codifincante per le varie informazioni nel genoma umano (li ho solo per il genoma umano, questi dati).