spirito!libero
00venerdì 28 settembre 2007 17:12
Vediamo di elevare il livello del dibattito, non so Rain se hai letto questo bell'articolo di AllenOrr, il più impegnato genetista evoluzionista americano nel confutare le castronerie creazioniste (meno male che qualcuno lo fa). Ti ho evidenziato le "ammissioni" fatte dagli stessi creazionisti di "punta" a seguito delle sue confutazioni (il documento l'ho scansionato da un articolo cartaceo e non l'ho rivisto, quindi è possibile che manchino delle lettere, se qualcosa non fosse chiaro chiedete):
IL CREAZIONISMO EVOLUTO
Tra fondamentalismo religioso e politica conservatrice, ecco le tesi dei nuovi nemici di Darwin
Sorto circa 10 anni fa, il movimento dell'lntelligent Design (ID) sta conquistando ampio credito negli Stati Uniti, anche grazie alla situazione politica favorevole, essa si contrappone direttamente alla teoria dell'evoluzione di Darwin. Le tesi dell'lD si distanziano dal creazionismo tradizionale, ma prevedono l'intervento di un "programmatore intelligente" all'origine della vita e dell'universo. L'evoluzione darwiniana, secondo l'ID, sarebbe infatti insufficiente a spiegare la complessità degli esseri viventi. Tuttavia, la legittimità scientifica rivendicata dai teorici dell'lD non convince la comunità degli scienziati, che ne denunciano i legami con il fondamentalismo religioso.
L'INTELLIGENT DES/GN AFFERMA CHE LA VITA E' STATA CREATA MA IN GENERE TACE SULL'IOENTITA' DEL CREATORE
Se vivete a Dover, in Pennsylvania, e frequentate il Liceo, le vostre lezioni di biologia saranno ben diverse da quelle dei vostri coetanei che vivono anche a pochi chilometri da voi. In particolare, vi insegneranno che la teoria dell'evoluzione di Darwin è solo una possibile spiegazione della vita, e che un'altra è la cosiddetta teoria dell'intelligent design (ID), il «disegno intelligente». Che studiate non perché è una recente scoperta scientifica, ma perché lo ha imposto il Consiglio scolastico distrettuale. Nell'ottobre del 2004, il Consiglio ha decretato che «gli studenti studieranno problemi e carenze della teoria di Darwin e delle altre teorie dell'evoluzione, includendovi, ma non solamente, la teoria dell'intelligent design». La vicenda di Dover ha ricevuto molta attenzione dai media come segnale politico, ma sorprendentemente si è discusso poco del pensiero scientifico alla base della teoria dell'intelligent designo Molti scienziati hanno evitato l'argomento per ragioni strategiche. Infatti, se un'affermazione può essere vagamente definita scientifica se gli scienziati la prendono abbastanza sul serio da discuterne, allora occuparsi dell'intelligent design significherebbe concedere ciò a cui aspirano oltre ogni cosa i suoi sostenitori: il riconoscimento della legittimità scientifica delle loro tesi.
Nel frattempo, in oltre 20 Stati degli Stati Uniti sono state esaminate proposte ostili alla teoria dell'evoluzione; all'inizio di maggio, all'assemblea legislativa dello Stato di New York è stata presentata una proposta di legge per introdurre lo studio dell'intelligent design nelle scuole pubbliche. Il Consiglio scolastico del Kansas sta vagliando nuovi standard, redatti dai sostenitori dell'ID, per incoraggiare gli insegnanti a sfidare il darwinismo. Il senatore repubblicano Rick Santorum sostiene che «l'intelligent design è una teoria scientifica legittima, da insegnare nei corsi di scienza». Inoltre, negli ultimi anni, in tutte le università degli Stati Uniti sono state fondate sedi dell'organizzazione Intelligent Design and Evolution Awareness. È chiaro che la strategia della limitazione del confronto scientifico non ha funzionato.
Ma che cos'è esattamente l'intelligent design? Non quello che spesso si pensa. In primo luogo, non è un'interpretazione letterale della Bibbia. A differenza dei creazionistì delle generazioni precedenti, i sostenitori dell'ID non credono che l'universo è stato creato in sei giorni, che la Terra ha 10.000 anni o che i reperti fossili sono stati depositati ai tempi del diluvio universale. (In effetti, respingono l'etichetta di «creazionismo»). Inoltre, l'ID non rifiuta l'evoluzione nel suo complesso, ma ammette senza problemi che durante la storia della vita sono avvenuti cambiamenti di carattere evolutivo. Benché il movimento sia genericamente legato a vari gruppi cristiani conservatori, da cui è anche consistentemente finanziato, e benché affermi apertamente che la vita è stata creata, di solito tace sull'identità del creatore. La tesi principale del movimento è che vi sono cose che non possono essere spiegate da nessuna causa naturale conosciuta, e che mostrano caratteristiche che, in ogni altro contesto, attribuiremmo all'intelligenza. Gli organismi viventi sono troppo complessi per essere spiegati da un processo naturale, o più precisamente da un processo senza intelletto. Al contrario, il progetto intrinseco degli organismi è spiegabile solo invocando la presenza di un progetti sta: e di un progettista molto, ma molto intelligente.
Tutto ciò mette chiaramente in contrapposizione l'ID e Darwin. La teoria dell'evoluzione di Darwin fu elaborata per mostrare che le caratteristiche così fantasticamente complesse degli organismi possono emergere senza l'intervento di una mente creatrice. Secondo il darwinismo, l'evoluzione rispecchia ampiamente l'azione combinata di mutazioni casuali e di selezione naturale. Una mutazione casuale, come un cambiamento casuale in una macchina ben calibrata, è quasi sempre negativa. Ecco perché, cacciavite alla mano, non vi mettete a modificare in modo arbitrario il vostro televisore. Eppure, ogni tanto, una mutazione casuale del DNA di un organismo migliora leggermente le funzioni di alcuni dei suoi organi, e quindi la sua sopravvivenza. In una specie la cui funzione visiva primitiva si limita a cellule sensibili a macchie di luce, una mutazione che causasse la trasformazione di questa macchia in una forma definita potrebbe costituire un vantaggio per la sua sopravvivenza. Mentre il vecchio organismo era in grado di percepire solo la presenza della luce, il nuovo potrà ricercare la provenienza di ogni fonte di luce, o di ombra. E poiché spesso l'ombra significa predatore, l'informazione potrebbe essere preziosa: il nuovo organismo migliorato sarà più diffuso nella prossima generazione. Questa è la selezione naturale. Ripetuto per miliardi di anni, il processo incrementale di perfezionamento dovrebbe garantire il graduale sviluppo di organismi magistralmente adattati al loro ambiente e che, per questo, sembrano programmati appositamente per esso. I fautori dell'intelligent design sottolineano due novità che secondo loro indeboliscono il darwinismo. Il primo è la rivoluzione molecolare avvenuta in biologia. A partire dagli anni cinquanta, i biologi molecolari hanno rivelato uno sbalorditivo e insospettato grado di complessità nelle cellule che compongono gli esseri viventi. Questa complessità, sostengono i difensori dell'ID, è al di là delle capacità di spiegazione della teoria di Darwin. In secondo luogo, affermano che nuove scoperte matematiche mettono in dubbio il potere della selezione naturale. La selezione può giocare un ruolo nell'evoluzione, ma non è in grado di realizzare tutto ciò che le attribuiscono i biologi.
Queste tesi sono sostenute a spada tratta da un gruppo di autori instancabili, per la maggior parte associati al Center for Science and Culture del Discoveiy Institute di Seattie che sponsorizza, tra gli altri, progetti scientifici, religiosi e di difesa nazionale. I suoi soci e consiglieri, tra cui Phillip E. J ohnson, professore emerito di diritto, il filosofo Stephen C. Meyer, e il biologo Jonathan Welis, hanno pubblicato un numero sorprendente di articoli e libri che denunciano l'evidente stato di crisi del darwinismo e magnificano le virtù dell'intelligent designo Ma, nonostante la grande visibilità di cui godono, Johnson, Meyer e Welis sono principalmente strateghi e divulgatori. Gli ideologi del movimento sono due studiosi, un biochimico e un matematico. Confutare l'intelligent design vuoi dire confutare le loro argomentazioni.
Michael J. Behe, professore di scienze biologiche presso la Lehigh University (e membro anziano del Discovery Institute), è un biochimico che scrive trattati tecnici sulla struttura del DNA. È lui il più famoso del piccolo gruppo di scienziati che lavora sull'intelligent design, e le sue tesi sono, fino a oggi, le più note. Il suo libro Darwin 's Black Box, pubblicato nel 1996, divenne inaspettatamente un best seller e fu nominato dalla «National Review» come uno dei 100 migliori saggi del XX secolo. Non sorprende che i dubbi di Behe nei confronti del darwinismo prendano il via da considerazioni di biochimica. Cinquant'anni fa, afferma, qualsiasi biologo poteva raccontare storie come quella dell'evoluzione dell'occhio. Ma quelle storie, nota Behe, iniziavano invariabilmente dalle cellule, le cui origini evolutive erano sostanzialmente lasciate senza spiegazioni. Questo non ha creato problemi finché si riteneva che le cellule non fossero qualitativamente più complesse degli occhi. Quando i biochimici hanno iniziato ad analizzarne i meccanismi interni, ciò che hanno trovato li ha sbalorditi. Una cellula è piena di strutture estremamente complesse, centinaia di macchine microscopiche ognuna delle quali ha un compito preciso. La tesi «datemi una cellula e vi darò un occhio» sostenuta dai darwinisti, dice Behe, ha iniziato a suonare sospetta: partire da una cellula è come iniziare con il 90 per cento del cammino già fatto. La principale argomentazione di Behe è che le cellule non sono complesse solo come grado, ma anche come tipo, e contengono strutture «irriducibilmente complesse». Ciò significa che se si rimuove una qualsiasi parte di questa struttura, la struttura non funziona più. Behe offre un semplice esempio, non biologico, di un oggetto irriducibilmente complesso: la trappola per topi. Una trappola è fatta di molte parti (piattaforma, molla, gancio, martelletto, barra di metallo), che devono essere tutte presenti perché funzioni. Se si elimina la molla, il funzionamento della trappola non peggiora, ma si annulla. Altrettanto avviene, sostiene Behe, con il flagello dei batteri. Il flagello è una piccolissima elica esterna fissata ad alcuni batteri che ruota a una velocità di 20.000 giri al minuto, e permette al batterio di muoversi all'interno del suo mondo acquatico. Comprende circa 30 proteine diverse, tutte disposte secondo un ordine preciso, e se anche una sola fosse rimossa, il flagello smetterebbe di ruotare. In Darwin's Black Box, Behe afferma che la complessità irriducibile mostra un (vuoto incolmabile» dal darwinismo. Come fa un processo di perfezionamento incrementale a dar vita a una cosa come un flagello, che necessita di tutte le sue parti per funzionare? Gli scienziati, dice, devono affrontare il fatto che «molti ,istemi biochimici non possono essere costruiti da una selezione naturale che si jasa sulle mutazioni». Alla fine conclude che le cellule irriducibilmente complesse nascono così come le irriducibilmente complesse trappole per i topi: qualcuno le ha progettate. La tesi di Behe è che il creatore avrebbe costruito la Jrima cellula, risolvendo il problema dell'irriducibile complessità; dopo di che l'evoluzione potrebbe aver proceduto con mezzi più o meno convenzionali. Secondo il creazionismo di Behe, potreste ancora essere una scimmia che si è evoluta nella savana africana; solo che le vostre cellule ospitano dei nicromeccanismi costruiti circa quattro miliardi di anni fa da un'intelligenza lenza nome.
Ma l'argomentazione principale di Behe è entrata immediatamente in crisi. Come hanno sottolineato i biologi, ci sono diversi modi con cui l'evoluzione darwiniana può dar luogo a sistemi irriducibilmente complessi. Una possibilità è che strutture elaborate possano evolvere per una funzione e poi essere cooptate )er un'altra del tutto differente, e irriducibilmente complessa. Chi dice che le 30 )roteine dei flagelli non fossero presenti nel batterio molto prima che i batteri niziassero ad avere il flagello? Avrebbero potuto assolvere ad altri compiti, e solo iUccessivamente essere usate nella costruzione del flagello. In effetti, oggi ci sono racce evidenti del fatto che in passato diverse proteine flagellar! hanno avuto un 'Uolo in un tipo di pompa molecolare scoperta nelle membrane delle cellule mtteriche. Behe non da molto peso a questo tipo di via «indiretta» alla ~omplessità irriducibile, in cui le parti prima hanno una funzione e poi passano a m'altra. E scarta l'alternativa di un percorso darwiniano diretto, in cui il larwinismo costruisce una struttura irriducibilmente complessa mentre seleziona per la stessa funzione biologica. Ma i biologi hanno dimostrato che sono possibili anche vie dirette alla complessità irriducibile. Supponiamo che una parte sia aggiunta a un sistema semplicemente perché ne migliora le prestazioni; in questa fase non è essenziale per il suo funzionamento. Ma, poiché la parte aggiunta sarà presente durante le successive evoluzioni, da vantaggiosa potrebbe diventare essenziale. Con il ripetersi del processo sempre più parti, un tempo solo utili, diventano necessarie. Il primo a sostenere questa ipotesi è stato, nel 1939, il genetista H.J. Muller, ma è un processo familiare nello sviluppo delle tecnologie. Quando installiamo nell'auto optional come il Global Positioning System (GPS) non lo facciamo perché sono necessari, ma perché sono carini. Nessuno però si sorprenderebbe se tra cinquant'anni i computer dotati di GPS guideranno le nostre macchine. A quel punto, il GPS non sarebbe più un gadget, ma un componente essenziale della tecnologia di un automezzo. È importante notare che questo è un processo profondamente darwiniano: ogni cambiamento può essere piccolo, e ognuno rappresenta un miglioramento. Queste obiezioni hanno costretto i teorici dell'intelligent design a fare qualche passo indietro. Behe ha confessato di essersi fatto prendere la mano e ha detto che non intendeva affermare che i sistemi irriducibilmente complessi non possano «per definizione» evolversi gradualmente. «Sono d'accordo sul fatto che la mia tesi contro il darwinismo non rappresenta una prova logica», ha dichiarato, ma continua a credere che le vie darwiniane alla complessità irriducibile siano molto improbabili. Adesso Behe e i suoi seguaci sottolineano che, benché in teoria i sistemi irriducibilmente complessi possano evolversi, i biologi non riescono a ricostruire in modo dettagliato e convincente come si sono evoluti.
Stabilire cosa sia una ricostruzione dettagliata e convincente, però, è molto soggettivo: i biologi sanno una gran quantità di cose sull'evoluzione dei sistemi biochimici, irriducibilmente complessi e non. È indicativo, per esempio, che le proteine alla base delle parti che compongono questi sistemi sono spesso simili tra loro. E i biologi hanno capito il perché di questa somiglianza. Ogni gene del genoma di un organismo codifica una particolare proteina. Di tanto in tanto, il segmento di DNA che costituisce un particolare gene viene copiato casualmente, producendo un genoma che include due versioni del gene. Dopo varie generazioni, spesso una versione del genoma mantiene la sua funzione originale mentre l'altra cambierà lentamente, attraverso le mutazioni e la selezione naturale, acquisendo una funzione che, seppur collegata con la precedente, sarà nuova. Questo processo di «duplicazione dei geni» ha dato vita a intere famiglie di proteine con funzioni simili; spesso agiscono nella stessa via biochimica o si trovano nella stessa struttura cellulare. Non c'è dubbio che la duplicazione dei geni abbia un ruolo estremamente importante nell'evoluzione della complessità Biologica. È vero che, di fronte a una particolare struttura complessa come il lagello, in alcuni casi un biologo avrà difficoltà a stabilire quale parte è comparsa )rima. Ma ricostruire l'ordine esatto in cui si sono succeduti gli eventi è difficile )er qualsiasi processo storico complesso, specialmente quando, come nel caso lell'evoluzione, l'aggiungersi di nuove parti incoraggia il cambiamento di quelle )reesistenti. Guardando una strada cittadina, per esempio, probabilmente non :arete in grado di dire quale negozio ha aperto per primo. Questo perché oggi nolte attività dipendono le une dalle altre e i nuovi servizi hanno messo in moto lei cambiamenti nei vecchi (il nuovo ristorante fa lo sconto a chi usa il :ollegamento Internet del bar accanto). Ma sarebbe precipitoso concludere che utti i negozi devono aver iniziato l'attività nello stesso giorno o che un urbanista )cculto ha attentamente programmato il luogo in cui si sarebbe aperto ogni legozlO.
L'altro leader teorico del nuovo creazionismo, William A. Dembski, ha conseguito un PhD in matematica, uno in filosofia e uno in teologia. È stato )rofessore di filosofia della scienza alla Baylor University, e recentemente è stato :hiamato a insegnare presso il nuovo centro di Scienza e Teologia del Southern 3aptist Theological Seminary. Dembski pubblica a un ritmo impressionante. I :uoi libri - tra cui The design interference, Intelligent designo No free Lunch e The lesign revolution - sono in genere ben scritti e pieni di spunti provocatori. secondo Dembski, un oggetto complesso deve essere il risultato dell'intelligenza, .e non è prodotto ne dal caso ne dalla necessità. Il romanzo Moby Dick, per :sempio, non è nato accidentalmente (Melville non scarabocchiò lettere a caso), e lOn è stato la conseguenza naturale di leggi fisiche: è stato, invece, il risultato lell'intelligenza di Melville. Dembski sostiene che esiste un metodo affidabile per 'iconoscere i prodotti dell'intelligenza nel mondo naturale: un oggetto è stato )rogettato intelligentemente se mostra «una complessità specifica», una :omplessità che combacia con un «pattem specifico indipendente». La sequenza li lettere «JKXVCJUDOPL VMAGVZ» è certamente complessa: se battete 17 ettere a caso, difficilmente arriverete a questa successione. Ma non è specifica: lOn fa il paio con nessuna sequenza di lettere stabilita in modo indipendente. Se, l'altro canto, vi si chiede l'incipit di Moby Dick e voi scrivete Secondo Dembski, è indicativo che i sofisticati meccanismi che troviamo legli organismi corrispondano in maniera sorprendentemente precisa a molte ecnologie prodotte dall'uomo. L'occhio, per esempio, ha un disegno simile a luello di una macchina fotografica, con parti riconoscibili: uno stenoscopio per la uce, una lente, e una superficie su cui proiettare l'immagine, tutto assemblato )roprio come farebbe un ingegnere umano. Questa complessità specifica, afferma, ~ sotto gli occhi di tutti.
La seconda principale argomentazione di Dembski si basa sull'affermazione che alcuni risultati matematici mettono in dubbio il darwinismo nei concetti di )ase. Nel 2002 si è concentrato su quelli che vengono chiamati teoremi No Free -,unch (NFL), derivati dagli studi dei fisici David H. Wolpert e William G. v1acready alla fine degli anni novanta. Questi teoremi riguardano l'efficienza di lifferenti algoritmi di ricerca. Prendiamo la ricerca di un terreno alto in una zona :ollinosa sconosciuta. Siete a piedi ed è una notte senza luna, avete due ore per rovare il posto più alto. Come procedete? Un algoritmo di ricerca sensato lirebbe: «Camminate nella direzione più ripida, se non trovate una via verso l'alto, ate un paio di passi a sinistra e riprovate». Un altro, chiamato algoritmo di ricerca jeco, vi direbbe forse: «Camminate in una direzione scelta a caso». Ciò potrebbe lortarvi a volte verso l'alto, a volte verso il basso. In pratica, i teoremi NFL limostrano il fatto singolare che, fatta la media su tutti i possibili terreni, non c'è m algoritmo di ricerca più valido di un altro. In alcune zone, muoversi verso l'alto Ti porterà sul punto più elevato nel tempo stabilito, mentre in altri terreni sarà più efficace muoversi a caso, ma in media nessun algoritmo surclassa l'altro. Ebbene, l darwinismo può essere visto come un algoritmo di ricerca. Dato un problema, ler esempio l'adattamento a una nuova malattia, una popolazione usa l'algoritmo larwiniano di mutazione casuale più la selezione naturale per cercare una oluzione (in questo caso la resistenza alla malattia). Ma secondo Dembski i eoremi NFL provano che l'algoritmo darwiniano non è più efficace di altri [uando affronta tutti i possibili problemi. Ne consegue, soprattutto, che il larwinismo non è meglio di una ricerca al buio, un processo di cambiamento :asuale senza nessuna forza guida come la selezione naturale. E poiché non ci ,spettiamo che un cambiamento casuale dia luogo a macchine elaborate che nostrano un coordinamento di fattori accuratamente complesso, non abbiamo il liritto di aspettarcelo dal darwinismo.
I tentativi di superare questi problemi, per esempio restringendo la categoria li sfide che un organismo deve affrontare, rappresentano inevitabilmente un entativo di sfuggire al problema che si cerca di spiegare, quello che Dembski chiama «il problema del dislocamento». Le teorie NFL e il problema del dislocamento mostrano che c'è una sola fonte plausibile per la struttura che troviamo negli organismi: l'intelligenza. Sebbene Dembski non lo dica, sembra a favore dell'idea di un agente intelligente che ha inserito un progetto all'inizio della vita o perfino agli albori dell'universo. Questo progetto si è poi realizzato nel corso dell'evoluzione, via via che i microbi si trasformavano lentamente in uomini. Le tesi di Dembski sono state accolte con entusiasmo dai sostenitori dell'ID, ma le sue argomentazioni matematiche sono quasi totalmente fuori luogo. Il problema principale riguarda la complessità specifica. Gli organismi non stanno cercando di combaciare con nessun «disegno a priori»: l'evoluzione non ha un fine stabilito, e la storia della vita non ha un punto d'arrivo. Se creare una struttura complessa come l'occhio vuoi dire aumentare il numero di discendenti, l'evoluzione può produrre un occhio. Ma se distruggere quella stessa struttura facesse aumentare ancora la prole, l'evoluzione la eliminerebbe con altrettanta facilità. Pesci e crostacei che vivono nell'oscurità assoluta spesso hanno occhi degenerati o coperti di pelle: congegni strani che nessun agente intelligente progetterebbe. Nonostante le chiacchiere su disegni e macchine, gli organismi non stanno lottando per realizzare il progetto di un ingegnere ma solo per avere più prole del vicino. Un altro problema delle tesi di Dembski riguarda i teoremi NFL.
Studi recenti hanno dimostrato che questi teoremi non funzionano nei casi di coevoluzione, cioè quando due o più specie si evolvono una in funzione dell'altra. E la maggior parte dell'evoluzione è sicuramente coevoluzione. Gli organismi non passano la loro vita per adattarsi alle rocce; sono continuamente sfidati da, e di conseguenza si adattano a, serie sempre mutevoli di virus, parassiti, predatori e prede. Un teorema che non si applica a queste situazioni non ha rilevanza in biologia. Non a caso, David Wolpert, uno degli autori dei teoremi NFL, ha recentemente denunciato l'uso di Dembski di quei teoremi come «fatalmente informaI e e impreciso». La risposta di Dembski è stata una ritrattazione, ma solo apparente. Nel 2002, proclamava trionfalmente che «i teoremi NFL cancellano ogni speranza di generare complessità specifica attraverso gli algoritmi evolutivi». Ora dice: «Non ho mai sostenuto che le teorie dell'NFL fornissero una confutazione diretta del darwinismo». Chi ha già sostenuto discussioni sull'ID è abituato a queste inversioni di rotta. Colpisce però che la visione della storia della vita di Dembski contraddica quella di Behe. Dembski crede che il darwinismo sia incapace di costruire qualcosa di interessante; Behe sembra credere che, data una cellula, il darwinismo possa aver creato voi e me.
I sostenitori dell'lD ingigantiscono regolarmente il significato di scaramucce minori tra i biologi evoluzionisti, ma raramente ammettono le proprie, spesso sostanziali, differenze di opinione. In conclusione, è difficile vedere l'intelligent design come un movimento coerente, se non in senso politico. È anche difficile considerarlo come un programma di ricerca. Sebbene spesso si immagini la scienza come un insieme di brillanti teorie, gli scienziati sono in genere solidi pragmatisti: per loro, una buona teoria è quella che ispira nuovi esperimenti e fornisce intuizioni inattese su fenomeni noti. In base a questo standard, il darwinismo è una delle migliori teorie nella storia della scienza: ha prodotto innumerevoli esperimenti e fornito intuizioni inaspettate su questioni enigmatiche. In quasi dieci anni dalla pubblicazione del libro di Behe, invece, l'ID non ha ispirato nessun esperimento interessante o fornito spunti sorprendenti per la biologia. Con il passare degli anni, l'ID sembra sempre meno la scienza che aspirava diventare e sempre più un prolungato esercizio di polemica.
Nel 1999, è comparso anonimamente su Internet un documento del Discoveiy Institute che descrive non solo gli obiettivi a lungo termine dell'istituto, ma anche le strategie per raggiungerli. Il documento inizia definendo l'idea dell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio come «uno dei principi fondanti su cui è stata costruita la civiltà occidentale». Continua denunciando la catastrofica eredità di Darwin, Marx e Freud, padri di «una concezione materialistica della realtà» che alla fine «ha virtualmente infettato ogni ambito culturale». Si passa poi alla missione scientifica del Discoveiy Institute: «la distruzione del materialismo e della sua eredità culturale». È ragionevole concludere che il Discovery Institute si sia posto obiettivi leggermente più elevati della ricostruzione delle origini del flagello batterico. La comunità dell'intelligent design di solito è più cauta nelle sue dichiarazioni. Non che eviti di parlare di religione: la letteratura dell'ID insiste regolarmente sul fatto che il darwinismo è un tentativo velato di imporre una religione secolare alla cultura occidentale, un materialismo senza dio. In realtà, l'idea del darwinismo soggiogato all'ateismo è sbagliata. Dei cinque padri della biologia evolutiva del XX secolo, Ronaid Fisher, Sewall Wright, J.B.S. Haldane, Ernst Mayr, e Theodosius Dobzhansky, uno era un devoto anglicano che teneva sermoni, un altro un unitariano praticante, uno si dilettava con il misticismo orientale, uno era apparentemente ateo, e uno membro della Chiesa ortodossa russa.
Qualsiasi conclusione si tragga dal darwinismo, i fatti storici dicono che evoluzione e religione spesso coesistono. Come osserva il filosofo Michael Ruse: «Non è che si scopre l'evoluzione la mattina e la sera si diventa atei». I biologi non sono allarmati dall'arrivo dell'intelligent design a Dover o altrove perché hanno giurato fedeltà all'ateismo materialista, sono allarmati perché l'intelligent design è spazzatura scientifica. Nel frattempo, più dell'SO per cento degli americani sostiene che Dio ha creato gli esseri umani così come sono oggi o ne ha guidato lo sviluppo. Mesi fa, quando una sequela di sostenitori dell'ID si è presentata al Consiglio scolastico dello Stato del Kansas, c'era da chiedersi se la coerenza scientifica del movimento scientifico c'entrasse qualcosa. L'intelligent design ha fatto strada con la fede.
Di H. AllenOrr (tratto dal numero di ottobre 2005 di Scientific American)
Saluti
Andrea