dov'e il condizionamento mentale?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, [6]
pyccolo
00domenica 20 aprile 2008 10:50
Eresie e guerra di religione - condizionamento = schiavitù al proprio credo.

"Vi siete mai chiesti come mai alle persone secchi così tanto avere torto oppure essere sconfitti in un agone dialettico?
È una delle cose peggiori dovere ammettere il proprio torto, perché?
Potrebbe essere totalmente indifferente e invece no,
è una delle cose che irritano di più gli umani
anzi forse quella che irrita di più in assoluto,
si può scatenare una guerra pur di non avere torto,
eliminare chi non la pensa come me, per esempio,
e che minaccia di darmi torto,
se io ho ragione allora chiunque pensi in modo differente da me inevitabilmente avrà torto,
non ci sono santi,
di conseguenza il fatto che qualcuno pensi in modo diverso da me in alcuni casi può essere una minaccia,
nella più parte dei casi viene tollerato ma in altri no,
pensate alle guerre di religione per esempio, [SM=x511445]
quanti ne hanno fatti a pezzi solo per potere affermare che io ho ragione o la verità è quella che dico io,
ebbene da dove viene questa necessità?...
L’avere ragione sembra essere una priorità assoluta,
in alcuni casi addirittura superiore alla propria esistenza,
molti si sono immolati, si sono anche uccisi pur di certificare la verità della loro religione…
"
(L.F.)

[SM=x511441]

xiro.70
00lunedì 21 aprile 2008 17:33
Re: Eresie e guerra di religione - condizionamento = schiavitù al proprio credo.
pyccolo, 20/04/2008 10.50:


"Vi siete mai chiesti come mai alle persone secchi così tanto avere torto oppure essere sconfitti in un agone dialettico?
È una delle cose peggiori dovere ammettere il proprio torto, perché?
Potrebbe essere totalmente indifferente e invece no,
è una delle cose che irritano di più gli umani
anzi forse quella che irrita di più in assoluto,
si può scatenare una guerra pur di non avere torto,
eliminare chi non la pensa come me, per esempio,
e che minaccia di darmi torto,
se io ho ragione allora chiunque pensi in modo differente da me inevitabilmente avrà torto,
non ci sono santi,
di conseguenza il fatto che qualcuno pensi in modo diverso da me in alcuni casi può essere una minaccia,
nella più parte dei casi viene tollerato ma in altri no,
pensate alle guerre di religione per esempio, [SM=x511445]
quanti ne hanno fatti a pezzi solo per potere affermare che io ho ragione o la verità è quella che dico io,
ebbene da dove viene questa necessità?...
L’avere ragione sembra essere una priorità assoluta,
in alcuni casi addirittura superiore alla propria esistenza,
molti si sono immolati, si sono anche uccisi pur di certificare la verità della loro religione…
"
(L.F.)

[SM=x511441]




Sottoscrivo completamente, ma aggiungo che ciò ha una valenza del tutto generale.
Per cui estenderei il tutto anche alle ideologie politiche e alle filosofie che, ancora oggi, alle guerre di religione contrappongono la loro intolleranza contro le religioni!

E ora mi ritiro veramente dal 3d....anche perché non mi interessa di avere ragione [SM=g27988]

Bicchiere mezzo pieno
00lunedì 21 aprile 2008 20:21
Se mi permettete vorrei aggiungere una piccola considerazione a quanto trattato sia da pyccolo che da xiro.70. E' vero che la citazione di pyccolo è estendibile ad ogni campo della vita umana, ma è anche vero che nel campo religioso la cosa è molto più accentuata.
Ammettere di avere torto nel campo religioso è traumatico fino all'inverosimile!
Le credenze religose sono proprio le basi su cui i fedeli poggiano la loro stessa esistenza e la speranza per il proprio futuro. Se vengono a crollare quelle certezze su cui il fedele aveva scommesso praticamente tutto, allora avviene un grande trauma. E dato che un trauma del genere non lo si vuole mai passare, a livello inconscio la mente può arrivare a negare per partito preso i dubbi che minerebbero la sua fede senza nemmeno vagliarli e analizzarli.
Per questo in campo religioso è molto ma molto ma molto ma molto più difficle ammettere di avere torto. Chi riesce a farlo vuol dire che ha già compouto un miracolo fuoriuscendo da quella cappa di assolutismo e mentalità chiusa in cui versava prima, avendo una mentalità aperta al dialogo e al confronto.
Viviana.30
00domenica 27 aprile 2008 22:03
Re:
(KGB), 18/03/2008 11.57:

La libertà sta nello scegliere da chi o cosa farsi condizionare. Nessuno è incondizionabile.



Ciao vorrei darti ragione .. probabilmente ne hai anche un pò , pero volevo farti una domanda se mi risponderai .. oggi ho provato a parlare di religione con alcuni fedeli di alcune confessioni , tra cui alcuni testimoni .. posso chiederti perchè nelle vostre letterature si prova sempre quella tensione di attacco , di rancore , magari è solo una mia impressione , però leggendo altri opuscoli mi sono resa conto della serenità con cui si possono leggere anche non condividendo nulla .. mi spiego leggevo su miracoli o preghiere fatte direttamente a Maria di cui non ne condivido pienamente il motivo però è serena la cosa , mentre in alcune vostre letterature si sente tensione come mai ?


ballodasola
00lunedì 28 aprile 2008 21:23

per piccolo

+++si può scatenare una guerra pur di non avere torto,
eliminare chi non la pensa come me, per esempio,
e che minaccia di darmi torto,
se io ho ragione allora chiunque pensi in modo differente da me inevitabilmente avrà torto,
non ci sono santi,
di conseguenza il fatto che qualcuno pensi in modo diverso da me in alcuni casi può essere una minaccia,
nella più parte dei casi viene tollerato ma in altri no,
pensate alle guerre di religione per esempio,
quanti ne hanno fatti a pezzi solo per potere affermare che io ho ragione o la verità è quella che dico io,
ebbene da dove viene questa necessità?...

visto che i tdg non fanno nwssuna guerra e piuttosto si fanno ammazzare loro,solo per questo,potrebbero avere ragione

per bikky
+++Per questo in campo religioso è molto ma molto ma molto ma molto più difficle ammettere di avere torto. Chi riesce a farlo vuol dire che ha già compouto un miracolo fuoriuscendo da quella cappa di assolutismo e mentalità chiusa in cui versava prima, avendo una mentalità aperta al dialogo e al confronto.

inverto il problema:è Gesù che dice che la verità è una sola,quindi già questo mi porta ad escludere le religioni che riconoscono che le verità sono individiali(ma si,basta arrivare a Dio,tutto va bene)

per viviana:

io la tensione ce la vedo perchè l'aspettativa è parte della bibbia(sapere che un "ladro" sta per arrivare non mi mette calma,mi da lo sprone per stare in guardia,essere di sentinella)
leggo però tanti inviti a trattare seriamente l'argomento religioso...se questo mette tensione,non è certo "colpa" dei tdg.

ciao
bds
pyccolo
00martedì 29 aprile 2008 01:19
Per Balladasola:

C'è n'è per tutti, perciò hai trascurato qualcosa.

Pyccolo
Bicchiere mezzo pieno
00martedì 29 aprile 2008 18:37
Cara bds,

il discorso sull'unica verità non ha niente a che vedere con quanto affermavo io. Guarda che io non stavo parlando su come dev'essere la vera religione. Stati rispondendo fave a un discorso sui fagioli.
Io intendevo dire, in termini generici, che l'aver impostato una vita intera su una religione, essendo praticamente convinto di essere nel giusto, porta a livello psicologico, un credente a negare a priori il dubbio che metterebbe in discussione tutta la base religiosa su cui ha impostato la sua vita. L'inconscio in pratica tende a negare l'idea stessa di poter essere dalla parte sbagliata ancora prima che l'idea si manifesti completamentre nella parte cosciente della stessa mente. C'è una tendenza innata al rifiuto! Ma mi riferisco in particolare non a chi sta ancora valutando le cose senza essere entrato appieno all'interno di una religione ma a chi magari ha impostato l'interva vita sacrificando tanti anni in maniera pratica all'interno di tale religione.
Per dirla in maniera più pratica: è molto più facile cambiar fede per uno che ha passato un anno all'interno di una religione che per uno che invece vi ha trascorso quarant'anni impostando tutto se stesso, (energia, tempo libero, famiglia, ecc) su di essa.

Il discorso sull'unica Verità non ha niente a che fare con quanto stavo affermando io. E' un discorso totalmente diverso che non c'entra nulla con il mio tema. Io non sto nemmeno parlando di verità e neanche mi sono messo a discutere sul condizionamento mentale, argomento in topic del thread. Stavo facendo delle considerazioni generali sugli interventi di pyccolo e xiro. Comunque ci tengo a dirti che l'apertura al dialogo e al confronto non è sintomatico dell'accettazione di una pluralità di verità. Che la verità sia una è indubbio ma questo non comportare la paura di mettersi in gioco perchè abbiamo già dato un indirizzo alla nostra vita. Questo non è amore per la verità ma paura di ritrovarsi con le natiche per terra. L'amore per la verità invece dovrebbe spingerci a qualunque cosa, anche a rimettere in discussione tutta la nostra intera esistenza. Questa è l'apertura mentale che non è contro la verità ma a favore della verità.
pyccolo
00mercoledì 30 aprile 2008 11:33
Re:

Bicchiere mezzo pieno, 29/04/2008 18.37 Cara bds,

Io intendevo dire, in termini generici, che l'aver impostato una vita intera su una religione, essendo praticamente convinto di essere nel giusto, porta a livello psicologico, un credente a negare a priori il dubbio che metterebbe in discussione tutta la base religiosa su cui ha impostato la sua vita.



Dubitare = Interrogare = Aver risposte provvisorie = progredire = Apertura all'altrui pensare = base convivenza pacifica.

Smettere di interrogare = Aver fede = Risposte certe = Verità assoluta = autocondizionamento = incapacità di aprirsi mettendosi in discussione = apertura al dialogo, ma solo con intenti proselitistici = Difficoltà a rapportarsi con chi pensa diversamene, abbandonandolo al suo destino, a meno che muti atteggiamento.


L'inconscio in pratica tende a negare l'idea stessa di poter essere dalla parte sbagliata ancora prima che l'idea si manifesti completamentre nella parte cosciente della stessa mente. C'è una tendenza innata al rifiuto!



L'inconscio non centra nulla, così come non esiste "tendenza innata al rifiuto". E' piuttosto autocondizionamento, parziale o totale, determinato dall'aver delegato terzi a pensare e decidere per sè, anche se limitatamente a particolari aspetti della propria vita.


Comunque ci tengo a dirti che l'apertura al dialogo e al confronto non è sintomatico dell'accettazione di una pluralità di verità.



Sono tutte verità supposte, ma non provate.


Che la verità sia una è indubbio ma questo non comportare la paura di mettersi in gioco perchè abbiamo già dato un indirizzo alla nostra vita. Questo non è amore per la verità ma paura di ritrovarsi con le natiche per terra. L'amore per la verità invece dovrebbe spingerci a qualunque cosa, anche a rimettere in discussione tutta la nostra intera esistenza. Questa è l'apertura mentale che non è contro la verità ma a favore della verità.



Come fai a dire che la verità sia una?
Per dirlo la dovresti conoscere.
Se non la conosci non puoi dire nè che ve ne sia una, nè che ve ne siano molte.
Per dire che una certa affermazione è veritiera bisognerebbe, per paragonarla, avere a disposizione un terzo elemento, detto anche parametro o elemento di confronto, altrimenti è verità rispetto a chi o che cosa?
Dato che in milioni di milioni di persone han le proprie verità assolute, tutte in contrasto fra loro, è dimostrazione che non abbiamo a disposizione un criterio attraverso il quale stabilire con certezza la verità.

Tanti saluti


Pyccolo





Bicchiere mezzo pieno
00mercoledì 30 aprile 2008 20:40

Come fai a dire che la verità sia una?
Per dirlo la dovresti conoscere.



Perché i fatti possono essersi svolti solo in un unico modo possibile e non in più modi contemporaneamente. Se Gesù è morto su un ‘palo’ non può essere morto su ‘una croce’ e viceversa. Se il sole è giallo non può essere nero. Se Bikky è a casa sua, non può essere in Sicilia dai parenti di sua madre, e così via.
Ne consegue che la verità è una ma diverse sono le ‘verità’ relative a cui possono giungere gli uomini. Innanzitutto perché per conoscere l’unica e assoluta verità essi stessi dovrebbero essere onniscienti e poi anche perché data la natura stessa dell’uomo, che traendo esperienza dall’ambiente familiare e dall’ermeneutica della società civile è vincolata a certi canoni di parametrizzazione e a certi schemi mentali, i quali interferiscono con la modalità di percezione della realtà.

Insomma la verità è una ma il modo parziale di approcciarsi ad essa sono infiniti. Ed ecco perché vengono fuori diverse ‘verità’.
pyccolo
00giovedì 1 maggio 2008 12:02
Re:

Come fai a dire che la verità sia una?
Per dirlo la dovresti conoscere.


Bicchiere mezzo pieno,

Perché i fatti possono essersi svolti solo in un unico modo possibile e non in più modi contemporaneamente. Se Gesù è morto su un ‘palo’ non può essere morto su ‘una croce’ e viceversa. Se il sole è giallo non può essere nero. Se Bikky è a casa sua, non può essere in Sicilia dai parenti di sua madre, e così via.



Tu dici in pratica: "se è nero non è contemporaneamente bianco".
Diciamo che è contestabile anche questa affermazione, ma non complichiamo il discorso, per cui, affermiamo per ora che la verità non può essere una contraddizione: difatti se nero sta per bianco e bianco per nero allora significa che è indifferente l'uso dei termini e, se un termine vale l'altro e qualunque altro, si annulla il linguaggio che, come conseguenza, non consentirà di proseguire nella comunicazione.
Mi pare ovvio.

Con il tuo discorso sopra dici semplicemente che la verità non può essere una contraddizione ... nulla di più.

Nel proporre l'impossibile contraddizione ricorri, con i "se" ad una serie di condizionali:
non sul palo e sulla croce contemporaneamente, o, si potrebbe aggiungere, su nessuno dei due, o su una forca etc. o quello che vuoi.

Non sta qui il problema.
Il problema oggi è che tu non sai cose accadde, se mai accadde.
Se non sai, non sei in grado di affermare con certezza nulla.
Non puoi dire che questa o quella fu la verità.
Non puoi porti il problema in termini di verità, ma di ipotesi.

Ti sei mai chiesto che nel termine "verità" è necessariamente insito un concetto di interpretazione della realtà?
Tu parli di fatti e dici: "Se Bikky è a casa sua, non può essere in Sicilia dai parenti di sua madre, e così via".
Cominciamo con il dire che l'ubicazione corretta di Bikky, visto che usi i "se", la conosce solo Bikky e chi con lui è presente.
Tu definisci il fatto della tua presenza, qui o là, ma non qui è là (contraddizione), "verità".
Ma se tu sei in Sicilia non usi più la particella condizionale "se", che è particella che introduce un'ipotesi, per dire che Bikky si trova proprio là. Non dici ai presenti "la verità son io che son qui", perchè non avrebbe senso per chi ti vede, in quanto nessuno si pone il problema della tua presenza in termini di vero o falso ... vero e falso sono interpretazioni sulla presenza ignota di Bikky.
Mentre, per chi non sa dove sei, ha senso interrogarsi e perciò han senso i "se"; per questi iltimi, a meno che non abbiano prove concrete ed inequivocabili di ciò che si va affermando come verità, la tua presenza in Sicilia è solo un'ipotesi come tante altre, perchè tu potresti essere presente in mille altri posti.
SE NON SI SA COM'E' POSSIBILE SAPERNE SENZA ELEMENTI CERTI?.
L'unica cosa possibile è l'ipotesi, ma l'ipotesi non è la verità.

Non esistono verità relative, perchè una verità è sempre solo una verità e l'aggiunta del termine "assoluta" è superflua. Una verità è sempre, in un preciso istante" assoluta ... non capisco perchè dovrebbe essere relativa ... realtiva a cosa?
Il resto son chiacchiere e ciliegine per accontentare il palato, ma non aggiungono e tolgono al concetto di vero/falso.


Insomma la verità è una ma il modo parziale di approcciarsi ad essa sono infiniti. Ed ecco perché vengono fuori diverse ‘verità’.



Tu non puoi nemmeno sapere che la verità (quale verità poi?) sia una, proprio perchè non sai cosa intendi con quel termine ed in che modo puoi affermare che questo e non quello è verità, soprattutto se non hai un criterio di giudizio.
Non possono esistere diverse verità, mentre si possono fare diverse ipotesi, che sono rappresentazioni immaginarie di verità ipotizzate.

Pyccolo




@tiskio@
00mercoledì 7 maggio 2008 13:54
Re: Re:

Nel proporre l'impossibile contraddizione ricorri, con i "se" ad una serie di condizionali:
non sul palo e sulla croce contemporaneamente, o, si potrebbe aggiungere, su nessuno dei due, o su una forca etc. o quello che vuoi.



perdonami ma non capisco , il tuo dubbio a priori è legato al fatto che noi leggiamo versi biblici e non siamo presenti tutto qui , il dubbio non può esistere , perchè diventa tutto relativo ragionando come fai tu , mentre invece nella vita punti fermi li devi avere assolutamente se no il tuo vivere quale scopo , quale fine , quale perchè o identità ..
credo che vivere senza avere delle verità sia brutto (chiaramente dal mio punto di vista)
Ciao

pyccolo
00mercoledì 7 maggio 2008 18:00
Re: Re: Re:
@tiskio@, 07/05/2008 13.54:


Nel proporre l'impossibile contraddizione ricorri, con i "se" ad una serie di condizionali:
non sul palo e sulla croce contemporaneamente, o, si potrebbe aggiungere, su nessuno dei due, o su una forca etc. o quello che vuoi.



perdonami ma non capisco , il tuo dubbio a priori è legato al fatto che noi leggiamo versi biblici e non siamo presenti tutto qui , il dubbio non può esistere , perchè diventa tutto relativo ragionando come fai tu , mentre invece nella vita punti fermi li devi avere assolutamente se no il tuo vivere quale scopo , quale fine , quale perchè o identità ..
credo che vivere senza avere delle verità sia brutto (chiaramente dal mio punto di vista)
Ciao





Con tutta franchezza non riesco ad aver chiaro che cosa tu non capisci.
Ti sarei grato se potessi ampliare e chiarire.

Pyccolo


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com