Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

dov'e il condizionamento mentale?

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2008 18:00
05/04/2008 00:27
 
Modifica
 
Quota
OFFLINE
IL TERRORE: INGREDIENTE RELIGIOSO INDISPENSABILE PER DOMINARE.
Non si fa riferimento alla religiosità personale, ma alle religiosità che si costituiscono in enti di potere. Perchè lo fanno?

Stralcio di una conferenza di un professore della scuola degli analisti della parola.
Il grassetto è mio.

----------------------
"LA RELIGIONE DEL TERRORE

La lingua dell’odio e dell’amore

Incontro dibattito:



Dunque diciamo che cosa intendiamo con religione, visto che siamo nell’ambiente:
intendiamo con religione qualunque discorso o argomentazione che muova da una premessa che è immaginata, creduta, essere fuori dal linguaggio, e quindi, non potendo essere provata, richiede per essere creduta un atto di fede.
Se ciò che la religione afferma potesse essere provato allora sarebbe una scienza, in effetti non si considera religiosa una persona perché crede nella legge di gravità.
Si tratta a questo punto di porre una questione, e cioè che cosa accade quando, in un qualunque discorso, pensiero, si muove da un elemento che è immaginato essere fuori dal linguaggio. Però a questo punto dobbiamo definire anche il linguaggio se vogliamo essere corretti, e siccome vogliamo esserlo lo faremo:
con linguaggio intendiamo quella struttura che consente a ciascuno di pensare le cose che pensa, di concludere le conclusioni cui giunge, di fare tutte le considerazioni possibili e immaginabili, queste considerazioni vengono fatte attraverso un’operazione che si chiama, per esempio, giudizio, si giudica che se fa freddo si mette il cappotto.
Ecco, questa è un’operazione molto semplice di pensiero che però per essere attuata comporta una notevole serie di elementi, questi elementi non sono altro che elementi che fanno funzionare il linguaggio. Una delle cose più difficili da considerare, difficili per il solo fatto che nessuno mai insegna a fare una cosa del genere, è che ciascuno pensa attraverso il linguaggio, e questa banale considerazione non va senza degli effetti poiché tutto ciò che penserò, immaginerò, costruirò, sognerò ecc. sarà fatto di quella stessa struttura che mi consente di fare queste cose, e cioè il linguaggio, che per funzionare necessita di un sistema inferenziale che non è altro che la procedura che consente da un elemento di giungere a un altro, a una conclusione:
Cesare mi guarda storto, quindi Cesare ce l’ha con me, ecco questa è un’inferenza. Molto semplice certo, poi è necessario che ciascun elemento sia distinguibile da ciascun altro, è fondamentale, provate a pensare a un linguaggio dove ciascun elemento significa simultaneamente tutti gli altri, sarebbe impossibile parlare, non ci sarebbe nessuna possibilità. Individuato questo, si individua ciò stesso che fa funzionare il linguaggio, cioè ciò che è necessario che ci sia perché il linguaggio funzioni. Avete mai provato a pensare a cosa accadrebbe se non esistesse il linguaggio? È una formulazione bizzarra, perché in effetti se ci pensate dovete utilizzarlo, ma in quel caso cesserebbero di esistere il passato, il presente, il prima, il dopo, cesserebbe di esistere qualunque cosa che voi consideriate esistente, poiché non avreste nulla per poterla considerare, nulla per poterne dire e quindi per accorgervi che esiste, nulla per potere pensare e quindi per potere giudicare. Sarebbe un problema certo, ma nemmeno, perché a quel punto non ci sarebbe neanche più la possibilità di pensare che è un problema. Questo appena per dire come qualunque cosa gli umani facciano o non facciano, dicano o non dicano, comunque è costruito, è consentito da questo sistema che chiamiamo linguaggio, che è ciò attraverso cui ciascuno pensa.

Qualunque cosa io pensi, sia che organizzi una guerra nucleare, sia che mi chieda se una fanciulla mi desidera oppure no, che mi chieda se è meglio mangiare il vitello tonnato o le patate fritte, in ogni caso tutte queste considerazioni avranno sempre la stessa struttura, cioè saranno sempre costruite dalla stessa cosa, cioè dal linguaggio.

Ma perché questo accostamento tra la religione e il terrore?

Nell’accezione che abbiamo fornita di religione, cioè nell’accezione più ampia possibile, appare evidente che non vi è nulla che possa essere provato in modo assoluto, definitivo. Come sapete gli umani cercano una verità ultima, da sempre, da quando c’è traccia di loro, sia in ambito filosofico, sia in ambito quotidiano: per ottenere quel risultato è vero che devo fare così? Oppure no? Vero/Falso. Il vero è ciò che mi consente di muovermi, di operare, di fare tutte le cose che faccio, le faccio se le considero vere,
se le considero false no, non le faccio e proprio per questo motivo, perché sono false. Per ottenere questo risultato devo fare così? Sì. Oppure no. Questo comporta che la mia condotta sarà vincolata, perché non farò quelle cose che non mi consentono di ottenere quel risultato e quindi è sempre molto importante sapere se nel proprio pensiero la propria opera corrisponda al vero oppure no, in qualunque ambito.


In ambito filosofico si è cercata una verità che fosse suprema, quella ultima, quella per la quale o nei confronti della quale qualunque altra debba essere confrontata, ma sorge un problema, è sorto tre mila anni fa e sorge ancora oggi in parte, come faccio a sapere che qualcosa è la verità se ancora non so che cosa sia. Supponiamo anche che la trovi, come farò a sapere se è vera se ancora non so che cosa sia?

È una considerazione legittima, ma in assenza dunque di una tale possibilità di reperire la verità si è trovato un altro sistema, perché la verità o si impone da sé attraverso l’argomentazione oppure si impone attraverso la persuasione o la forza, non ci sono altri modi: si persuade qualcuno attraverso una serie di argomentazioni più o meno ben costruite ma che non possono essere provate e di questo si occupa la retorica generalmente, oppure con la forza, perché non c’è modo di convincere una persona con la ragione, con la ratio perché non esiste una dimostrazione. Pensate all’esistenza di dio, è da 2004 anni che si cerca di dimostrare l’esistenza di dio, ma nonostante tutti gli sforzi non è stato mai possibile, come mai? La risposta è semplice, perché non è possibile costruire un criterio che valga a dimostrazione, in quanto qualunque criterio a sua volta viene sottoposto a un altro criterio, come dire: questo criterio che utilizzo è vero o è falso? Occorrerà un altro criterio, e così via all’infinito e allora questa, come infinite altre cose che riguardano le attività umane, non hanno una risposta definitiva ma possono essere credute, o perché si è persuasi oppure, appunto, perché si è forzati.

Oggi si tende generalmente a utilizzare la persuasione, è più semplice, più comoda e anche più sicura della forza, c’è ancora qualcuno che utilizza la forza però tendenzialmente si preferisce la persuasione, anche perché se una persona è persuasa farà sua questa cosa, e sarà sicuramente contenta di questa nuova cosa, mentre se la si costringe allora si deve sempre stare lì a costringerla perché appena si molla la presa si rivolterà contro.

Dunque un’infinità di cose che appartengono agli umani non possono essere provate, e fin qui non c’è nessun problema, nel senso che non potendo essere provate in realtà non si configurano né come vere né come false: che mi piaccia quel quadro laggiù in fondo va bene, ma appunto è una considerazione estetica e generalmente gli umani non considerano giudizi estetici le conclusioni cui giungono rispetto alla morale, rispetto all’esistenza, rispetto alla loro stessa esistenza, molto difficilmente fanno questo, considerano che ciò che si chiamano le proprie opinioni siano vere, ché se le supponessero false in questo caso non le seguirebbero, mentre non hanno modo di considerare che in realtà non sono né vere né false, sono dei giudizi estetici, come dire: piace pensare così, che è una posizione assolutamente legittima, però sorge un problema proprio nel momento in cui ciò che io suppongo essere in un certo modo, quindi suppongo essere vero, è creduto essere tale. In questo caso che devo imporre la mia opinione, perché se ciò che io penso è vero, e di questo sono assolutamente sicuro, se il mio amico Cesare pensa altrimenti allora non può essere vero quello che pensa Cesare, perché o quello che penso io è vero o è vero quello che pensa lui, dunque escludendo a priori che ciò che io penso non sia vero, non mi rimane che pensare che ciò che pensa Cesare sia assolutamente falso e tendenzioso. Pensa il falso o perché non ha conosciuto la verità oppure perché è in malafede, in ogni caso va ridotto, oltreché ricondotto, al vero. Le guerre di religione si fanno per questo, per imporre la propria opinione su altri, e ciascuno in un certo senso è costretto a imporre la propria opinione perché pensa che sia vera, e se il vero è quello, qualunque cosa si discosti è necessariamente falsa. Ma come fa a pensare una cosa del genere? Dove l’ha imparata? È come se sapesse perfettamente che una cosa o è vera o è falsa, chi glielo ha insegnato? E perché ci crede così fermamente? In fondo potrebbe anche non crederci. È curioso. Allo stesso modo ciascuno è particolarmente infastidito dal trovarsi contraddetto da qualcuno, quando pensa di avere ragione e altri gli dimostrano che ha torto e se ne ha a male, perché? Perché invece non gliene importa assolutamente niente se ciò che dice è vero o falso? ...
... Vedete, con le definizioni si possono fare un sacco di cose, basta modificarle e cambia tutto, naturalmente qualcuno può supporre che anche in assenza di linguaggio il corpo possa sentire, molti lo pensano, molti pensano anche che ci siano i marziani, qualcuno suppone di averli visti, altri raccontano di parlare con i morti, altri ancora con i santi, ma che cos’è un’affermazione che non può essere provata? Che cosa vale in ambito teorico? Vale qualcosa o non vale niente? Perché se vale allora dovreste credere immediatamente a qualunque cosa io vi dica, qualunque, in fondo perché no? Ciascuno crede un sacco di cose, perché non quello che dico io?
... È ovvio, perché ciò che io affermo non può essere provato. Sì, è vero, neanche quell’altro che si ritiene più qualificato, a torto, può provare una cosa del genere, però sono passati un sacco di anni e come si suole dire, vox populi vox dei, se si è in molti a pensare una certa cosa questa cosa diventa vera, vera… viene creduta vera.

Ma dunque dicevo che a me invece si sarebbe richiesto di esibire delle prove, perché? Forse perché un’affermazione che non può essere provata non significa niente? E se io affermassi che il corpo può sentire anche senza linguaggio, questa affermazione può essere provata? No. E allora perché deve significare qualcosa? C’è qualche buon motivo? Non basta che qualcuno affermi qualche cosa perché sia immediatamente vera, abbiamo visto prima, io posso affermare di essere chi mi pare ma non per questo… dunque si richiede di esibire delle prove quando si afferma qualcosa...
...Ma tutto questo non rispecchia altro che il funzionamento del linguaggio, noi pensiamo così perché siamo fatti di linguaggio, se non fossimo fatti così allora saremmo fatti da un’altra cosa che non è linguaggio. Ma sono quelle considerazioni che lasciano il tempo che trovano… dunque tutto ciò di cui gli umani sono fatti è linguaggio, non c’è altro, è l’unica ricchezza che gli umani hanno: la possibilità di pensare, di trarre conclusioni, di giudicare con tutto ciò che questo comporta, di costruirsi storie, di costruirsi una quantità sterminata di storie...

... A questo punto però avete il vantaggio di non essere più fermamente, assolutamente convinti di qualcosa che di fatto non è né vero né falso, ma è semplicemente, come dicevo prima, un giudizio estetico, però il fatto di crederlo vero comporta che la condotta ne sia fortemente modificata, perché se un fondamentalista islamico fa saltare per aria una stazione ferroviaria di un paesino della Brianza, è perché crede, e questa fede fortissimamente modifica la sua condotta, ché anziché andarsene al cinema con gli amici ecco che fa saltare per aria la stazione ferroviaria della Brianza e questo ha ripercussioni anche su altri.
Se questo nostro amico fondamentalista islamico avesse la possibilità di considerare che quello che crede in realtà non è né vero né falso, ma non è nient’altro che un gioco linguistico al pari di qualunque altro e che chiedersi se Allah esiste oppure no è un non senso, allora cesserebbe di cercare di imporre, attraverso la forza in questo caso, la sua opinione, l’imposizione di qualcosa con la forza si chiama terrore generalmente.
Questo è un termine che è venuto in voga in Francia, è un termine più antico ovviamente, ma in Francia si è cominciato a usare con questa accezione politica, il periodo del terrore, dove cadevano un sacco di teste si riteneva all’ora, e forse lo si ritiene anche oggi, che sia il modo migliore per eliminare le persone che non la pensano allo stesso modo, un sistema antichissimo ma sempre efficace.
Eliminare l’altro comporta appunto il regime del terrore, ma perché io mi metta in mente di fare una cosa del genere occorre che creda fortissimamente che ciò che penso sia assolutamente vero, è la condizione, perché se invece mi trovassi a pensare che quello che affermo è qualcosa che il linguaggio sta costruendo e che non è nient’altro che un gioco linguistico, come faccio a credere che sia assolutamente vero? È vero rispetto a che cosa? ...

... Insomma ciascuno è fatto di linguaggio e non può uscirne, o lo sa e agisce tutto questo, oppure lo subisce, nel primo caso c’è la consapevolezza, la leggerezza, nel secondo il terrore.

Ciascuna religione, per definizione, ciascun pensare religioso è costretto necessariamente a stabilire un inferno, poi si configura in vario modo: i cristiani hanno le fiamme, i mussulmani qualcosa del genere, i buddisti hanno la reincarnazione, se si reincarna in uno scarafone schifoso allora vuole dire che in vita ha fatto qualche cosaccia… c’è sempre la necessità di punire chi ha fatto il male, chi ha errato, e per fare questo occorre stabilire naturalmente una norma, trasgredendo la quale si va all’inferno.
Questione che impone almeno due considerazioni: la prima è perché gli umani si sono messi ad un certo punto a pensare una cosa del genere, la seconda è perché ci credono, questione non meno singolare, e la questione torna di nuovo alla struttura del linguaggio: il linguaggio impone di trovare qualcosa di vero, e se non ci sono le condizioni per accorgersi della struttura, del funzionamento del linguaggio, allora lo si cerca da qualche altra parte ma non può essere provato, e quindi deve essere imposto, e allora avete il terrore. Dunque o agire o subire il linguaggio, non c’è scelta, agirlo comporta il sapere come funziona, sapere come funziona comporta il non avere più la necessità di credere qualunque cosa, il subirlo invece comporta il trovarsi a credere qualunque cosa, non ha importanza cosa. Credere, cioè dare il proprio assenso incondizionato a qualcosa che in nessun modo può essere provato essere vero..."


Credo che più di qualcuno si stancherà a leggere, però è una conferenza molto, molto interessante sul perchè gli umani credono e sul perchè le religioni ricorrono alla coercizione per mantenersi in piedi.

Buona notte

Pyccolo
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
Lettera a me stesso (31 messaggi, agg.: 07/05/2008 08:46)
Contrarre matrimonio solo fra compagni/e di fede (9 messaggi, agg.: 06/11/2006 01:38)
Testimone di Geova operato per forza (8 messaggi, agg.: 06/02/2007 12:21)
Zelante tdg e volantinaggio. (40 messaggi, agg.: 14/03/2007 09:54)
Esperienze con i testimoni (87 messaggi, agg.: 19/12/2012 09:09)
Quello che c'è da sapere sui matrimoni nelle case dei tdGeova (130 messaggi, agg.: 07/12/2007 09:55)

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:38. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com