Re:
Scritto da: husband70 21/06/2005 7.35
Se analogamente una comunità religiosa si dà delle regole queste non cambiano finchè non ne vengono adottate delle altre.
Saluti.
Caro Husband, un tempo nelle scuole elementari si adottavano misure correttive (represive) che andavano dallo schiaffo alle bacchettate, ma anche psicologiche, che andavano dallo stare in piedi ed in silenzio, con la faccia rivolta verso il muro, allo stare in ginocchio (qualche volta con i ceci sotto le ginocchia). Posso testimoniare personalmente questi trattamenti che, già all'epoca, io rifiutavo e ritenevo poco umani.
Poi le leggi cambiarono ed oggi non è più possibile toccare con un solo dito un alunno.
La società civile, a differenza di quella religiosa, non è diretta teocraticamente, per cui le regole, quando non soddisfano più le esigenze della gente, vengono mutate attraverso un votazione di massa. Non così con le regole religiose. Esse persistono da millenni.
Perchè tu sappia che cosa sia e comporti una scomunica, ti riporto una regola millenaria che, checchè se ne dica, è rimasta fondamentalmente immutata, salvo che per i maltrattamenti fisici (ora vietati dalla società civile).
La regola di San Benedetto: (evidenzio in grassetto sole le cose che sono mutate)
"La scomunica per le colpe
Se qualche fratello si dimostrerà ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore, o assumerà un atteggiamento di ostilità e di disprezzo nei confronti di qualche punto della santa Regola o degli ordini dei superiori,
questi lo rimproverino una prima e una seconda volta in segreto, secondo il precetto del Signore.
Se non si migliorerà, venga ripreso pubblicamente di fronte a tutti.
Ma nel caso che anche questo provvedimento si dimostri inefficace, sia scomunicato, purché sia in grado di valutare la portata di una tale punizione.
Se invece difetta di una sufficiente sensibilità, sia sottoposto al castigo corporale. (questo non avviene più)
La scomunica e, in genere, la punizione disciplinare dev'essere proporzionata alla gravità della colpa
e ciò è di competenza dell'abate.
Però il monaco che avrà commesso mancanze meno gravi sia escluso dalla mensa comune.
Il trattamento inflitto a chi viene escluso dalla mensa è il seguente: in coro non intoni salmo, né antifona, né reciti lezioni fino a quando non avrà riparato alle sue mancanze;
mangi da solo dopo la comunità,
sicché se, per esempio, i monaci pranzano all'ora di Sesta, egli mangi a Nona; se pranzano a Nona, egli a Vespro,
fino a quando avrà ottenuto il perdono con una conveniente riparazione.
Le colpe più gravi
Il monaco colpevole di mancanze più gravi sia invece sospeso oltre che dalla mensa anche dal coro.
Nessuno lo avvicini per fargli compagnia o parlare di qualsiasi cosa.
Attenda da solo al lavoro che gli sarà assegnato e rimanga nel lutto della penitenza, consapevole della terribile sentenza dell'apostolo che dice:
"Costui è stato consegnato alla morte della carne, perché la sua anima sia salva nel giorno del Signore".
Prenda il suo cibo da solo nella quantità e nell'ora che l'abate giudicherà più conveniente per lui;
non sia benedetto da chi lo incontra e non si benedica neppure il cibo che gli viene dato.
Rapporti dei confratelli con gli scomunicati
Se qualche monaco oserà avvicinare in qualche modo un fratello scomunicato, o parlare con lui, o inviargli un messaggio, senza l'autorizzazione dell'abate,
incorra nella medesima punizione.
L'abate deve prendersi cura dei colpevoli con la massima sollecitudine, perché "non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati".
Perciò deve agire come un medico sapiente, inviando in qualità di amici fidati dei monaci anziani e prudenti
che quasi inavvertitamente confortino il fratello vacillante e lo spingano a un'umile riparazione, incoraggiandolo perché "non sia sommerso da eccessiva tristezza",
in altre parole "gli usi maggiore carità", come dice l'Apostolo "e tutti preghino per lui".
Bisogna che l'abate sia molto vigilante e si impegni premurosamente con tutta l'accortezza e la diligenza di cui è capace per non perdere nessuna delle pecorelle a lui affidate.
Sia pienamente cosciente di essersi assunto il compito di curare anime inferme e non di dover esercitare il dominio sulle sane
e consideri con timore il severo oracolo del profeta per bocca del quale il Signore dice: "Ciò che vedevate pingue lo prendevate; ciò invece che era debole lo gettavate via".
Imiti piuttosto la misericordia del buon Pastore che, lasciate sui monti le novantanove pecore, andò alla ricerca dell'unica che si era smarrita
ed ebbe tanta compassione della sua debolezza che si degnò di caricarsela sulle sue sacre spalle e riportarla così all'ovile.
La procedura nei confronti degli ostinati
Se un monaco, già ripreso più volte per una qualsiasi colpa, non si correggerà neppure dopo la scomunica,
si ricorra a una punizione ancor più severa e cioè al castigo corporale.
(Oggi il castigo è psicologico)
Ma se neppure così si emenderà o - non sia mai! - montato in superbia pretenderà persino di difendere il suo operato, l'abate si regoli come un medico provetto,
ossia, dopo aver usato i linimenti e gli unguenti delle esortazioni, i medicamenti delle Scritture divine e, infine, la cauterizzazione della scomunica e le piaghe delle verghe,
vedendo che la sua opera non serve a nulla, si affidi al rimedio più efficace e cioè alla preghiera sua e di tutta la comunità
per ottenere dal Signore che tutto può la salvezza del fratello.
Se, però, nemmeno questo tentativo servirà a guarirlo, l'abate, metta mano al ferro del chirurgo, secondo quanto dice l'apostolo: "Togliete di mezzo a voi quel malvagio"
e ancora: "Se l'infedele vuole andarsene, vada pure",
perché una pecora infetta non debba contagiare tutto il gregge.
La correzione dei ragazzi
Ogni età e intelligenza dev'essere trattata in modo adeguato.
Perciò i bambini e gli adolescenti e quelli che non sono in grado di comprendere la gravità della scomunica,
quando commettono qualche colpa siano
puniti con gravi digiuni o repressi con castighi corporali, perché si correggano. (questo non accade più, ma non è raro che vengano utilizzate comunque misure repressive, anche se rapportate all'età)
Come vedete, fondamentalmente, la scomunica, con le sue sanzioni, è rimasta immutata.
Come sin può paragonare un tale disumano trattamento con l'espulsione da un partito o da un'associazione?
Questo è quanto tentano di fare i religiosi, ossia di dare l'impressione al pubblico in genere che si tratti di un semplice atto dissociativo o disassociativo, quindi di semplice estromissione da un ente costituito e riconosciuto.
Invece non è così.
La forza della scomunica, in tutta la sua portata, continua a colpire senza guardare in faccia a nessuno e senza tener conto dei cambiamenti della società civile.
Il grassetto e le parentesi sono mie.
Tanti saluti
C hidoqua