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L'autorità romana

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2007 15:53
12/11/2006 21:58
 
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“Lupieri e Filoramo non sono d’accordo con te.”

Vuoi una contro-bibliografia? Non vorrei giocare agli aristotelici dell’università di Padova.

“Si ritiene che non vi siano basi storiche per ritenere la comunità romana fondata o retta in qualunque modo da Pietro, bensì da Paolo.”

Ma io non ho mai detto che sia stata fondata da Pietro, se con fondata si intende l’avervi predicato per primo. Tra l’altro il più grande specialista sul rapporto tra Pietro e Roma attualmente vivente, Gnilka dell’università di Monaco, è di parere esattamente opposto. Discutiamo di fonti e non di nomi.

“Il cristianesimo pietrino è definito come una via di mezzo tra quello di Giacomo (il Fratello), nettamente giudeocristiano e quello paolino nettamente paganocristiano.”

Come già detto questo tipo di divisione su quali obblighi giudaici conservare fu appianata al Concilio di Gerusalemme. Non c’è stato alcuno scisma all’interno della grande Chiesa, solo opinioni in attrito che poi hanno trovato un punto di compromesso.

“Roma divenne il punto di riferimento del paolinismo, che fu la corrente vincente dello scontro tra giudeocristiani e paganocristiani, perché non solo era la città più importante dell’impero”

Il che infatti al massimo era un punto a sfavore.

“ma perché la comunità paganocristiana della città era direttamente collegata a Paolo in persona.”

Paolo ha fondato e ha vissuto in numerose altre comunità. Non è mia intenzione negare che Paolo sia uno dei fondatori della comunità romana, quello che contesto è l’interpretazione riduttiva secondo cui Roma sarebbe divenuta importante solo perché vi ha predicato Paolo. Le fonti dicono altro. Cioè che Roma ha preminenza per Paolo e Pietro, et-et. A questo doppio di riferiscono le fonti più antiche che abbiamo, da Ignazio vescovo di Antiochia che dice di non voler dare ordini ai romani perché ad essi li hanno ricevuti da Pietro e Paolo, passando per Ireneo che attribuisce la preminenza della città alla sua origine più eccellente che indica nei due, fino a Cipriano che pur odiando il vescovo di Roma esclama "Chi non ritiene questa unità di Pietro, come può credere di mantenersi nella fede? Chi abbandona la cattedra di Pietro, sulla quale è fondata la Chiesa, s'illude di essere nella Chiesa?" (Cipriano, De Cath.Eccl.unitate, 4)
Io mi rifaccio alle testimonianze più vicine che abbiamo.

“Questo è storicamente infondato”

E perché di grazia visto che tutte le fonti del II secolo indicano Roma come preminente non perché capitale dell’impero o erede del paolinismo bensì come erede di Pietro e Paolo? Io ho portato le fonti del II secolo per far capire la mentalità dei cristiani di allora e mostrare perché ritenevano Roma preminente, i Padri che sostengono la tua tesi invece non li ho ancora visti.

“Non per i cristiani in generale, che tra l’altro non sono immediatamente identificabili come tali, perché esistevano numerose correnti differenti all’epoca, ma principalmente per i giudeocristiani”

La persecuzione romana non ha colpito i giudeo-cristiani ma i cristiani, anzi, i cristiani di Roma vi erano ancora più soggetti perché rifiutavano di onorare il genio dell’imperatore sotto il suo naso. Basti pensare alla persecuzione di Domiziano a fine I secolo, che ha colpito soprattutto i cristiani greci dell’Asia Minore. Paolo stesso fu fatto fuori dall’impero, viene da chiedersi come essere la capitale di ciò che l’apocalisse definisce Babilonia possa essere di incentivazione.

“Lo dimostrano anche gli inviti in Luca e in Paolo all’obbedienza all’autorità.”

E secondo te i martiri di Lione, di Scilli, di Roma, erano ebrei? Il richiamo all’obbedienza all’autorità di Paolo semmai dimostra il contrario, ossia che se c’era bisogno di fare un tale richiamo esso non era ben chiaro. E non c’entra nulla col gradimento o meno del governo bensì col rifiuto della sedizione, non si voleva cioè trasformare il cristianesimo in una sorta di revival di Spartaco.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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