“L’ellenismo non è cosa brutta (vorrei sapere dove lo hai letto) semplicemente se dobbiamo leggere un brano immerso in un’altra tradizione e culture non ha senso usarlo come riferiment”
Raccontala a chi non legge le vostre pubblicazioni, a chi non sa quanto sia satanico studiare filosofia. L’ebraismo non è una scatola impermeabile, da secoli e secoli era a contatto con gli altri poli del Vicino Oriente Antico e con l’ellenismo. Come già detto:
1) non esistono compartimenti stagni all’interno dei quali interpretare
2) Voi negate un’eipotetica evoluzione concettuale da Antico a Nuovo Testamento così come all’interno dell’Antico testamento stesso, entrambi i presupposti sono buoni solo per un branco di fondamentalisti americani della bible belt, con la ricerca non hanno a che fare
3) Che nell’Antico Testamento si proponesse una speranza terrena in fatto di risurrezione è appunto ciò che l’ultimo link da me segnalato contesta. .
“Come al solito fraintendi, io non parlavo di “etimologia” ma di significato. Il significato di essere “alla presenza” di qualcuno non implica l’essere necessariamente in un luogo con qualcuno ma essere di fronte a lui, alla sua vista.. come puoi leggere in versetti come Atti 10,33; Lc 12,9; 16,15 ecc”
Come dico sempre il problema non è cosa possa significare ma che cosa significhi realmente, sappiamo infatti che anche in un passo chiarissimo come questo si possono dilatare i sensi con mille marchingegni interpretativi, mille accostamenti indebiti, e dunque dire che si è nel tempio celeste e davanti a Dio non vuol ancora dire quello che c’è scritto. Inoltre è inutile che ci giri intorno, hai scritto che
letteralmente voleva dire “alla vista”, il che è falso sia a livello etimologico sia a livello di significati sul dizionario, vuol dire stare in faccia a qualcuno. Ora tu puoi tranquillamente dirmi che non ti sta bene e deformare il brano con tutte le allegorie che ti sembrano opportune, ma non far perdere tempo a chi si limita a leggere quello che c’è scritto e ne prende atto. La parola è chiara, il contesto anche, perché subito dopo con la stessa parola di dice chi altri stia al cospetto di Dio, gli angeli. Il testo dell’Apocalisse usa una metafora spaziale, il naos di un tempio in cui sono questi eletti, e ci dice che in questo tempio stanno gli eletti dinnanzi a Dio, non ha alcun parallelo coi versetti che citi. “Enopios”, che è composto con “faccia”, è l’esatto calco indoeuropeo dell’italiano “di-fronte”, “fronte”, cioè il nostro viso, è il corrispondente del greco “enope”. Ora chiunque sano di mente da che io posso dire “nella preghiera sono
di fronte a Dio”, tutti sanno che il termine ha un connotato spaziale, eppure sanno che qui lo sto usando in maniera metaforica. Allo stesso modo non esiste in greco un termine per indicare la spazialità che non possa essere anche usato in maniera metaforica, qualunque parola ci fosse stata scritta tu avresti avuto da ridere, questo perché adatti i fatti alle teorie e non le teorie ai fatti. Ma perché dicessi: “mi trovavo nella reggia di fronte al re” tutti capiscono che non sto usando il termine “di fronte” in modo figurato? Per la semplice ragione che ho ambientato il mio discorso in uno spazio, la reggia, e ho descritto come sono collocati gli oggetti. Questo modo di usare gli avverbi di luogo non ha nulla a che vedere con indebiti paralleli con frasi del tipo “mi trovo di fronte a Dio” con la mia coscienza, perché qui non ho dato nessuna connotazione o descrizione spaziale della scena. A contrario qui l’agiografo colloca l’azione in cielo, e ci dice : “Hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’agnello. Per questo si trovano davanti al trono di Dio e lo servono notte e giorno nel suo tempio(naos)”. Il naos è proprio la parte centrale del tempio dove risiede il Dio. Si può stravolgere questo brano in tutto, ma non in quello verso cui tutte queste metafore convergono, costoro sono alla presenza di Dio. Si dice di essi che sono morti, che sono dei martiri “hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’agnello”, infatti l’Apocalisse per parere unanime della critica è: “prima di tutto uno scritto di circostanza, destinato a rialzare e rafforzare il morale dei cristiani, forse scandalizzati che una persecuzione così violenta avesse potuto scatenarsi contro la chiesa di colui che aveva affermato: “non temete, io ho vinto il mondo”(Gv 16,33)” (Introduzione all’Apocalisse della Bible de Jérusalem) Uno scritto di consolazione per i cristiani perseguitati, infatti Roma “era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù.” (Ap 17,6)
Dunque non solo Giovanni ci dice che sono morti, ma che stanno in cielo alla presenza di Dio e che lo adorano nel suo tempio, l’immagine della la liturgia celeste.
Tutto questo per rispondere al tuo indebito accostamento con At 10,33, quanto a Lc 12,9 e 16,15 non ho capito neppure perché li hai citati, non tirano per nulla acqua al tuo mulino e il senso spaziale non dà problemi.
“Per di più “la grande folla” non è fatta di “morti” ma di vivi, essi “vengono” dalla grande tribolazione a cui i cristiani è detto che sopravvivranno.”
Sono martiri, di cui l’Apocalisse non fa altro che parlare del resto, e c’è pure scritto.
“Rivelazione 21,3 dice che semmai sarà la “tenda di Dio” ad essere con il genere umano e Dio si attenderà tra il genere umano e non viceversa.”
Questa è la Nuova Gerusalemme che scende dal cielo, è una visione del tutto celeste. Inoltre non ti conviene sostenere che parli della terra, infatti tutta la visione non fa che rimarcare di come Dio sia presente con il popolo, mentre il vostro Geova se ne starà in cielo a regnare lasciando noi poveretti sulla terra a guastare frutta. Dice il versetto: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo, ed egli sarà il Dio-con-Loro.” Ripete tre volte la stessa cosa, la separazione tra Dio e gli uomini tipica di quest’epoca è finita, come dice Paolo “allorà vedrò faccia a faccia”.
“Il fatto che si dica che anche gli angeli stavano “enwpion” il trono di Dio non significa nulla, anche essi, nella loro posizione celeste, sono sottomessi alla sovranità di Dio”
E questo che rilevanza dovrebbe mai avere? S’è forse sostenuto che la grande folla non sia sottomessa a Dio? La cosa più importante è che proprio nel contesto del versetto che stiamo analizzando si dice chi altri stia dinnanzi a Dio.
“Il problema è la posizione iniziale, gli angeli sono spiriti e sono “nei cieli” simbolici, dunque stanno alla vista davanti a Dio in quella posizione”
Come già detto gli angeli non stanno da nessuna parte, né in cieli simbolici né in cieli non simbolici, perché il paradiso non è un luogo ma una dimensione simbolica. Tuttavia, come ho già scritto e mi sono stancato di ripeterlo, di questo ne sono convinto io da filosofo, la Bibbia infatti usa una scansione tripartita del cosmo fatta da “cielo\terra\scheol”. Avevo scritto a tal proposito: “Il paradiso non è un luogo ma uno stato dell’anima, tuttavia siccome per esprimerlo la Bibbia usa metafore spaziali è evidente che l’essere o non essere compresi in questo spazio indica il trovarsi o meno in questo stato dell’anima.” Essere nel tempio celeste sta appunto per essere nella condizione in cui la tua anima è con Dio.
“Sono io che dovrei stupirmi, il paradiso con gli angioletti, San Pietro alla porta e Dio con la barba bianca è cosa che mi risulta non abbiano insegnato i testimoni di Geova ma i tuoi correligionari… vai a predicare a loro se ti ascoltano!”
Dimmi dove avresti trovato queste cose nel nostro catechismo o in un documento del magistero? Che i paradiso ci siano gli angeli e San Pietro ne siamo tutti convinti, che stia a guardia di una porta, che abbia una chiave in mano, e che Dio abbia la barba bianca solo moduli artistici della storia dell’arte ispirati a motivi biblici.
“I seguaci di Dio possono essere in qualunque luogo, non devono essere nei cieli per adorarlo!”
Paralogismo. Il fatto si possa adorare Dio in qualunque luogo non implica che non lo si possa adorare proprio in cielo, come infatti sta scritto. Dalla Bibbia sappiamo che in una liturgia celeste anche gli angeli adorano Dio, è un tema ricorrente sia nella Bibbia che nei Padri, anzi la liturgia terrena d’essere riflesso di quella celeste. La WTS sa bene ciò di cui parlo e il significato di quel versetto, infatti ha riconosciuto che la visione parla del tempio celeste ma ha tentato di tutto per dimostrare che con naos non si intendeva il tempio interno ma il cortile del tempio, cioè il mondo. Sulle clamorose contraddizioni nell’arco di pochi anni cui sono andati incontro si legga il link già indicato.
Ad maiora
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)