Gesù: creatura o Creatore?

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spirito!libero
00martedì 10 ottobre 2006 13:34
“Non direi, proprio essendo letteralisti. Essere "dentro il padre" non ha alcun senso nè in greco nè in italiano. Una persona non può essere dentro un'altra, tanto più che in quel momento Gesù era sulla terra e il Padre in cielo. “

Scusa, ma a Dio non è tutto permesso ? Dio non è fuori dal tempo in quanto ha creato il tutto, spazio-tempo compresi ?

Gesù dunque essendo Dio e avendo il potere dell’ubiquità, può essere in terra e “nel” Padre contemporaneamente, oppure adesso Dio non è più onnipotente ?

“Anche i discepoli sono "UNO con il Padre"

E questo dove c’è scritto ?

Inoltre a me risulta che “ho theos” nei vangeli venga usato anche riferito a Gesù.

Saluti
Andrea
-gengiskhan-
00martedì 10 ottobre 2006 14:18
Prendo atto che invece di affrontare a monte la questione si continua a disquisire su concetti astratti spaziali e temporali in merito ad un Dio invisibile e di dubbia esistenza.

Si parla dell'uno con il Padre , che ho theos è riferito anche a Gesù, come se i cristiani e teologi grecofoni e antitrinitari di quel tempo non conoscessero questi brani.

E questo dimenticando che i sabelliani e gli ariani conoscevano tali problematiche linguistiche meglio di noi, essendo, come ho detto e ripeto per l'ennesima volta, per lo più grecofoni e contemporanei al tempo in cui gli scritti biblici furono redatti e la catechesi verbale era un fatto contemporaneo al tempo in cui essi vivevano.

E dimenticando che gli odierni studiosi, seppure con lauree e specializzazioni in greco antico, non possono conoscere il greco meglio di loro.

Eppure le controversie fra i cosidetti eretici e scomunicati come i sabelliani, ariani, modalisti e........., con i cattolici trinitari in senso canonico e non eretico erano perfettamente identiche a quelle attuali.

Queste controversie non si basavano su una diversa versione o traduzione dei testi, ma sulla stessa inevidenza della dottrina trinitaria che già allora era oggetto di controversie che si muovevano su esili confini interpretativi.

E visto che non è stata data alcuna risposta, forse perchè sono ignorante in teologia e immeritevole di alcuna attenzione,
ripropongo questo mio precedente post, del tutto ignorato.


A quanto pare un ateo come me è riuscito a dare una scrollata ad una discussione che era diventata un monotono ping ping tra diverse inconciliabili posizioni.

Lasciatemi fare un altra considerazione sul tema trinitario così strettamente collegato col 3D in questione in merito al dilemma fra creatore o creatura riguardo al ruolo di Cristo e premettendo che io esamino i fatti da non credente con considerazioni non prettamente teologiche.

Sia la risposta di Teodoro Studita, ma per conseguenza anche la tesi di Barnabino, mi lasciano perplesso.

La trinità è formulata in senso abbastanza compiuto nel primo concilio costantinopolitano ( formulazione che non è identica a quella niceana ) formulazione che già si muove sui fili del rasoio perchè accettata integralmente dagli ortodossi ma non in tutto e per tutto dai cattolici. ( se mi sbaglio correggetemi, e in particolare se c'è qualcuno che ha cognizioni del credo ortodosso ).

Chissà se fra la massa cattolica e ortodossa, a parte gli studiosi, c'è cognizione della differenza che riguarda il filoque ).

Ma a parte questa questione, che pare sia una difformità fra cattolici e ortodossi in via di soluzione con qualche escamotage, ci sono da dire alcune altre cose in merito alle difficoltà dei trinitari.

L'ultimo scambio di idee ( contrastanti ) tra Teodoro Studita e Barnabino mi lascia perplesso sulla ipotesi trinitaria, perplessità che non a nulla a che vedere con gli apetti teologici ed esegetici dei brani esaminati.

Mi chiedo: se è tanto difficile fare chiare distinzioni fra il concetto ortodosso della trinità con modalismo, sabellianismo e patripassismo ( si dice così? ) che sono eresie, si può pensare realmente che un non credente come me possa essere convertito ad un ortodosso cristianesimo trinitario?

Non vi sembra che queste differenze fra ciò che è ortodosso e ciò che eretico si muovono un pò troppo su fili di rasoio e su labili confini fin troppo facilmente debordabili?

Per ortodosso non intendo ovviamente la confessione ma l'originario significato del termine.

Non vi sembra che queste sottigliezze fra ciò che è bollato come eresia, e destinato a perdizione eterna, e ciò che è canonico siano sconosciute alla gran massa di voi credenti?

E vi sembra che un Dio , per voi realmente esistente, ( anche se mi giro e non ne vedo alcuna traccia ) si sarebbe reso sul libro che voi idolatrate, un pò più intellegibile e tale da non destare equivocità fin dai primi crededenti per giungere a quelli attuali?

Ecco perchè se un giorno mi alzassi al mattino e mi scoprissi credente comincerei ad escludere dal mio vocabolario il termine trinità.

Le discussioni in sè stesse e le polemiche tra trinitari e antitrinitari presenti in questo 3D fra interpretazioni ortodosse e sabelliane e modaliste e patripassisiche e..........
sono già in se stesse la prova che se c'è un Dio ( il che è tutto da dimostrare ) non può essere un Dio complicato e controverso quale è in se e per sè un Dio trino.

Da ateo che si sforza di usare il cervello, con più o meno successo, io dò parere del tutto negativo sulla possibilità di un Dio trino.

E non lo faccio per simpatia verso Barbabino che probabilmente è bolognese, perchè io non lo sono realmente, ma sono siculo
( Ganzirri, circondario messinese ), ma solo bolognese di adozione.

Grazie.


Prego.

[SM=x511460]



[Modificato da -gengiskhan- 10/10/2006 14.21]

spirito!libero
00martedì 10 ottobre 2006 14:45
“Prendo atto che invece di affrontare a monte la questione si continua a disquisire su concetti astratti spaziali e temporali in merito ad un Dio invisibile e di dubbia esistenza.

Si parla dell'uno con il Padre , che ho theos è riferito anche a Gesù, come se i cristiani e teologi grecofoni e antitrinitari di quel tempo non conoscessero questi brani.


Gengis, io ho risposto alle obiezioni sollevate da Barnabino, ossia che Gesù non potrebbe, secondo lui, essere in terra e contemporaneamente con Dio e sull’uso di ho theos verso Gesù.

Dunque perché te la prendi con chi risponde alle obiezioni e non con chi le formula ? Dovresti dire: “Barnabino, piantala di sostenere queste cose che sono campate per aria”, invece lo dici a chi risponde !!

Non ho preso in considerazione il tuo post per questioni di tempo e per cercare di portare a vanti un discorso alla volta.

Quando Barnabino mi risponderà allora risponderò ai tuoi quesiti, anzi spero che qualcuno lo faccia al posto mio perché anche per me il tempo è tiranno (sauro)

Ciao
Andrea

Teodoro Studita
00martedì 10 ottobre 2006 14:51
Dice Andrea:


Facendo i letteralisti, cosa significa il padre è IN me ed io NEL padre ? Non significa forse che sono un'unca cosa ?



Il quale, pur non sapendo il greco, con il solo utilizzo della logica ha sgamato (vernacolo romano per "smascherato") la versione "Io ed il Padre siamo uno". In effetti quell'"uno" è un numerale neutro, che qualunque studentello ignorante sa tradurre benissimo "una cosa sola" (unum).

Dunque Gesù ed il Padre sono "una cosa sola", che detto in termini meno rudimentali è "consustanzialità".

Ma veniamo all'aspetto ilare della vicenda, seguendo le piste esegetiche di barnabino


Essere "dentro il padre" non ha alcun senso nè in greco nè in italiano. Una persona non può essere dentro un'altra, tanto più che in quel momento Gesù era sulla terra e il Padre in cielo.



Partiamo dal fatto che il testo dice "nel Padre" e non "dentro", il che è decisamente più mistico e meno topografico. Ma la cosa che più mi piace è la pretesa che ha barnabino di stabilire cosa è possibile a Dio e cosa no (un non-sense mica male!), oltre al voler inscatolare nientemeno che Dio ed il suo Logos in una sua creatura, cioè il tempo. Se Dio non è sempre, in ogni tempo ed in ogni luogo, che Dio sarebbe? Questa sarebbe la teologia di chi dice "no no, noi non abbiamo una visione antropomorfica di Dio!" Alla faccia!

Detto ciò (e non aggiungo altro per carità sennò non ne usciamo più), vorrei dire una cosa a Gengis, che riguarda la mia sfera privata. A volte queste cose valgono più di 100 ore di lezione.
Sono stato per 15 anni felicemente neoplatonico, di Cristi, Chiese e preti non ne volevo sentire parlare. Perché poi sono diventato ortodosso non posso spiegarlo in poche battute, ma stai pur certo che una mente allenata e razionale non aderisce scientemente ad un dogma irrazionale. Sono disposto a spiegare il mio punto di vista e la sua razionalità, ma non in questa sede. Se vuoi scrivimi in pvt e, se sono in grado, risponderò alle tue domande secondo il punto di vista ortodosso.
Così, nella peggiore delle ipotesi, al girone infernale non farai il mio nome!!

Cordialità,



-gengiskhan-
00martedì 10 ottobre 2006 15:19
Non è necessario Teodoro, io mi riferisco ai non facilmente distinguibili confini fra le stesse correnti trinitarie
dei primi tempi successivi agli apostoli, anche per i teologi grecofoni di quel tempo.

Ho accennato agli ortodossi, e solo ora mi sovviene che tu lo sia, solo in funzione delle differenza ( mi sembra ancora attuale )tra il concetto trinitario cattolico e quello ortodosso in merito alla questione del filoque.

Non ho nulla di personale in questa allusione. Non ricordavo neppure la tua appartenenza confessionale.

Quello che invece desidererei è ricevere dei commenti qualificati, e tu certamente sei fra quelli in grado di darli,
in merito alla questine che hoposta, senza ricorrere al pvt.

Grazie.

[SM=x511460]
jwfelix
00martedì 10 ottobre 2006 15:28
Re:

Scritto da: Teodoro Studita 10/10/2006 14.51
Dice Andrea:



Facendo i letteralisti, cosa significa il padre è IN me ed io NEL padre ? Non significa forse che sono un'unca cosa ?



Il quale, pur non sapendo il greco, con il solo utilizzo della logica ha sgamato (vernacolo romano per "smascherato") la versione "Io ed il Padre siamo uno". In effetti quell'"uno" è un numerale neutro, che qualunque studentello ignorante sa tradurre benissimo "una cosa sola" (unum).

Dunque Gesù ed il Padre sono "una cosa sola", che detto in termini meno rudimentali è "consustanzialità".



Ma dove e quando?
Gli interpreti antichi hanno utilizzato erroneamente questo passo per dimostrare che Cristo è della stessa sostanza del Padre. Invece Cristo non parla qui della sua unità essenziale con Dio, bensì della sintonia esistente tra lui e il PAdre.
VOGLIO UNA RISPOSTA A QUESTA FRASE DA PARTE DI TEODORO.



Essere "dentro il padre" non ha alcun senso nè in greco nè in italiano. Una persona non può essere dentro un'altra, tanto più che in quel momento Gesù era sulla terra e il Padre in cielo.
Partiamo dal fatto che il testo dice "nel Padre" e non "dentro",



Essere dentro il PAdre non ha alcun senso e basta. Essere unito ha invece un senso. Vero Te/odoro? Anche per "nel Padre" ha lo stesso valore.
Infatti anche per i discepoli è detto: "perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola". (Giovanni 17:21; CEI)

FElix



[Modificato da jwfelix 10/10/2006 15.38]

barnabino
00martedì 10 ottobre 2006 15:36
Caro Teodoro,


Dunque Gesù ed il Padre sono "una cosa sola", che detto in termini meno rudimentali è "consustanzialità"



Allora dobbiamo dedurre che chi "pianta e annaffia" (1 Cor 3,[SM=g27989] nelle scritture sono consustanziali, oppure che "il Padre" è consustanziale (Gv 17,21) con i discepoli? Anche Origene, che pure conosceva bene il greco, nel Contro Celso, non legge il passo come un'affermazione di "consustanzialità".

Ricordati, il rasoio di Ochkam, è scorretto cercare soluzioni complicate (la consustanzialità che richiese 200 anni di speculazioni filosofiche) quando lo stesso passo è spiegabile con concetti semplicissimi e perfettamente coerenti con la cultura di colui che scrive.


la cosa che più mi piace è la pretesa che ha barnabino di stabilire cosa è possibile a Dio e cosa no



Siete voi che avete detto di leggere alla lettera, questo implica di escludere ipotesi mistiche. Letteralmente dire che Il figlio è nel (nel senso spaziale di "dentro") il padre non ha senso, dunque rimana il senso di intima unità tra due persone, possiamo speculare sul suo significato ma non vi leggo alcuna "consustanzialità". Ma questo non lo dico io, ripeto che basta che consulti il BADG per trovare che qui la particella "en" è usata in senso di "stretta unione personale" e non in senso spaziale.


Se Dio non è sempre, in ogni tempo ed in ogni luogo, che Dio sarebbe?



In questo caso se la spiegazione è che Dio è "letteralmente" in ogni luogo in senso spaziale allora è pure dentro di me, di te e di qualunque altro, per cui non vedo come l'affermazione di Gesù "il padre è in me" possa indicare una presunta consustanzialità tra i due.

Shalom
barnabino
00martedì 10 ottobre 2006 15:41
Vedi Teodoro,

Tu devi ancora mostrare dei passi che necessariamente siano trinitari. Tutti i pochi passi che porti possono essere compatibili con la dottrina della trinità, ma sono altrettanto, e molto più semplicemente, leggibili se inseriti nella loro cultura di riferimento.

Il rasoio di Ochkam, ricorda Teodoro, il rasoio di Ochkam! Non abbiamo bisogno di 200 anni di speculazioni filosifiche e di dispute quando è possibile un lettura più semplice. Se è ovvio che "il Padre è unito al Figlio" in quanto in stretta unità filiale perchè speculare sul possibile senso "spaziale" di "en" o su una unione mistica a cui il testo non fa riferimento diretto? Il rasoio di Ochkam, ricorda Teodoro, il rasoio di Ochkam!

Shalom

[Modificato da barnabino 10/10/2006 15.43]

Teodoro Studita
00martedì 10 ottobre 2006 15:55
Caro barnabino,


Tu devi ancora mostrare dei passi che necessariamente siano trinitari.



Ma io non devo proprio nulla. Non ho una chiesa che mi obbliga a convincere il prossimo della Trinità, né ho la minima intenzione di fare proseliti, per carità.
Vi lascio invece a dissertare amabilmente su stimolanti questioni come la corretta traduzione di "en" (difficile!), io torno nella mia polverosissima sezione.

Cordialità,
@irias@
00martedì 10 ottobre 2006 16:29
ciao barnabino,
come spieghi queste parole?
Giovanni 14:8-9
8 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"?


Grazie Siria fdetr
jwfelix
00martedì 10 ottobre 2006 16:45
Re:


Scritto da: @irias@ 10/10/2006 16.29
ciao barnabino,
come spieghi queste parole?
Giovanni 14:8-9
8 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"?

Grazie Siria fdetr




CArissima dottoressa,

non mi aspettavo per niente da te questa domanda. E' fin troppo semplice da spiegare. Se leggi bene Gesù dice: "Chi ha visto me, ha visto il Padre".
Tu credi che Gesù sia il Padre o il Figlio? Gesù è il Figlio. Quindi vere sono le parole "Chi ha visto me ha visto il Figlio", vero? Ma perchè Gesù ha detto il Padre e non "Chi ha visto me, ha visto lo spirito santo" oppure, ancora meglio "Chi ha visto me, ha visto Dio"?

La versione a cura del PONTIFICIO ISTITUTO BIBLICO di ROMA, che non è una traduzione dei TdG dice: Risponde a lui Gesù: <anche il Padre. Come dunque tu dici: – Mostraci il Padre – ? Nota quell'anche che rende chiaro il senso delle parole di Gesù.
Comunque, pur eliminando la congiunzione "anche", non si può di-mostrare nella maniera più assoluta che Gesù sia Dio, al massimo si potrebbe rilevare, cosa che non è, che Gesù Cristo è il Padre, il che è assurdo, dato che sappiamo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, e i trinitari non credono che egli è Dio il Padre. Per dimostrare, che Gesù Cristo sia Dio (e nemmeno la Trinità, in quanto in questo versetto si parla solo di due e non di tre persone), il passo avrebbe dovuto annunciare: "Chi ha visto me ha visto Dio". Sì, Dio e non il Padre. Infatti, sempre in Giovanni, al capitolo 6 al versetto 46 leggiamo: "Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre". (CEI) "Nessuno però ha visto il Padre se non il Figlio che viene dal Padre. Egli ha visto il Padre". (TILC) Da questo passo è chiaro che con queste parole Gesù non voleva dire che i suoi discepoli stavano vedendo il Padre, ma che vedendo lui si poteva vedere "anche" il Padre suo.

Saluti,

Felix [SM=x511460]

[Modificato da jwfelix 10/10/2006 16.47]

(Mario70)
00martedì 10 ottobre 2006 16:48
Re:

Scritto da: Teodoro Studita 10/10/2006 14.51
Dice Andrea:


Facendo i letteralisti, cosa significa il padre è IN me ed io NEL padre ? Non significa forse che sono un'unca cosa ?



Il quale, pur non sapendo il greco, con il solo utilizzo della logica ha sgamato (vernacolo romano per "smascherato") la versione "Io ed il Padre siamo uno". In effetti quell'"uno" è un numerale neutro, che qualunque studentello ignorante sa tradurre benissimo "una cosa sola" (unum).

Dunque Gesù ed il Padre sono "una cosa sola", che detto in termini meno rudimentali è "consustanzialità".

Ma veniamo all'aspetto ilare della vicenda, seguendo le piste esegetiche di barnabino


Essere "dentro il padre" non ha alcun senso nè in greco nè in italiano. Una persona non può essere dentro un'altra, tanto più che in quel momento Gesù era sulla terra e il Padre in cielo.



Partiamo dal fatto che il testo dice "nel Padre" e non "dentro", il che è decisamente più mistico e meno topografico. Ma la cosa che più mi piace è la pretesa che ha barnabino di stabilire cosa è possibile a Dio e cosa no (un non-sense mica male!), oltre al voler inscatolare nientemeno che Dio ed il suo Logos in una sua creatura, cioè il tempo. Se Dio non è sempre, in ogni tempo ed in ogni luogo, che Dio sarebbe? Questa sarebbe la teologia di chi dice "no no, noi non abbiamo una visione antropomorfica di Dio!" Alla faccia!

Detto ciò (e non aggiungo altro per carità sennò non ne usciamo più), vorrei dire una cosa a Gengis, che riguarda la mia sfera privata. A volte queste cose valgono più di 100 ore di lezione.
Sono stato per 15 anni felicemente neoplatonico, di Cristi, Chiese e preti non ne volevo sentire parlare. Perché poi sono diventato ortodosso non posso spiegarlo in poche battute, ma stai pur certo che una mente allenata e razionale non aderisce scientemente ad un dogma irrazionale. Sono disposto a spiegare il mio punto di vista e la sua razionalità, ma non in questa sede. Se vuoi scrivimi in pvt e, se sono in grado, risponderò alle tue domande secondo il punto di vista ortodosso.
Così, nella peggiore delle ipotesi, al girone infernale non farai il mio nome!!

Cordialità,





Caro Teodoro invidio la tua pazienza, a me mi si sono stancate le dita e sinceramente le risposte che si continuano a dare sembrano essere sempre le stesse. Barnabino fa lo gnorry dicendo che nel NT mai ci si riferisce a Gesù chiamandolo ho theos, quando lui è il primo a sapere che non è cosi, inoltre continua a fare errori abissali quando cerca di smantellare le risposte che gli vengono date e Teodoro lo ha dimostrato chiaramente, quindi lo pregherei di studiare meglio quello contro cui predica..
Gengis invece dimentica che le disquisizioni trinitarie si sono concluse da piu di un millennio e se non fosse per i tdg non se ne parlerebbe piu, essendo tutta la cristianità trinitaria (i tdg e gli unitariani sono una bazzecola in confronto) solo questo fatto dovrebbe farlo riflettere, infine nessuno fino ad ora ha citato una sola scrittura che andrebbe contro la dottrina trinitaria ufficiale e non immaginaria come si continua a fare qui.
Sono sorpreso che un "non addetto ai lavori" come Andrea, abbia raggiunto conclusioni trinitarie semplicemente leggendo la scrittura non adulterata, questo gli fa onore.
Per quanto riguarda la scrittura di Siria devo dar ragione a Felix altrimenti si cadrebbe nel sabellianesimo.
saluti Mario

[Modificato da (Mario70) 10/10/2006 16.50]

spirito!libero
00martedì 10 ottobre 2006 17:13
Grazie Mario,

giusto per dovere di chiarezza, nn sono un addetto ai lavori nel senso che non conosco il greco, ma ho una versione traslitterata del NT, mi è quindi semplice cercare un lemma.

Inoltre mi sono limitato a dire che nel NT, letto letteralmente è lapalissiana la progressiva divinizzazione di Gesù che ha il suo compimento nell'ultimo vangelo in ordine storico che è Giovanni.

GEsù dunque è Dio ma un Dio diverso o lo stesso Dio supremo ? I passi già citati ci dicono che lui stesso si è identificato (sempre secondo le parole dell'agiografo naturalmente) con il Padre, nel senso che sono UNO !

Inoltre Barnabino dice che "ho theos" identifica YHWH, molto bene, allora Gesù è YHWHW perchè "ho theos" viene riferito anche al messia, Barnabino non ha ancora risposto a questo.

Quindi è palese che dal NT inteso letteralmente Gesù è Dio stesso. Tuttavia mi manca l'aggancio con lo Spirito Santo, ma unicamente perchè non ho ancora cercato con attenzione nelle scritture, lascio ad altri questo compito.

Saluti
Andrea

[Modificato da spirito!libero 10/10/2006 17.16]

barnabino
00martedì 10 ottobre 2006 17:21
Caro Siria,


come spieghi queste parole?
Giovanni 14:8-9 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"?



Questo passo era usato dai Sabelliani per sostenere la loro tesi secondo cui Gesù ed il Padre fossero la stessa persona, infatti qui non dice "chi ha visto me ha visto Dio" ma "ha visto il Padre". Questo non è dunque un passo trinitario in senso stretto, tanto è vero che esistono diverse variazioni testuali che aggiungono "anche" prima di "Padre".

Comunque, al di là del significato trinitario, nelle scritture vedere non si riferisce solo al vedere in sneso letterale ma anche al vedere in senso lato, per esempio indica ciò che è rivelato, svelato oppure vedere con la mente o conosciuto con l'esperienza, fare esperienza. Dunque dobbiamo tenere conto di questa prospettiva semantica per comprendere le parole di Gesù, per le scritture ovviamente "nessuno ha mai visto Dio" dice lo stesso Giovanni nel suo prologo ma il Cristo ce lo ha "spiegato" o "rivelato", "raccontato", "interpretato" [exegeomai] (Gv 1,1[SM=g27989]. E' interessante che anche qui Giovanni parla di Dio come del Padre che il figlio unigenito ha rivelato agli uomini venendo sulla terra.

Dunque qui o Cristo diceva di essere il Padre oppure intendeva di essere colui che aveva spiegato il Padre attarverso la sua vita di sacrificio e di amore (è sempre Giovanni a scrivere "Dio è amore"). Anche nel nostro linguaggio comune spesso si dice "è tale quale il padre" o "sembra di vedere suo padre" senza per questo intendere una "consustanzialità". Non vedo ragioni di pensare che Gesù usasse l'espressione in un senso diverso da quello più ovvio, tanto più leggendo il contesto di Giovanni 14,28 "io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me" in cui Gesù non pretende di essere il Padre o Dio ma al massimo si presenta come mediatore.

Anche in questo caso non vedo la necessità di identificare Gesù con il Padre, se in contesto era quello di un monoteismo assoluto.

Shalom [SM=x511460]

[Modificato da barnabino 10/10/2006 17.24]

barnabino
00martedì 10 ottobre 2006 17:36
Forse non mi sono spiegato.


"ho theos" viene riferito anche al messia, Barnabino non ha ancora risposto a questo



Ho già risposto che "ho theos" nella LXX e nella letteratura giudaica è sempre riferito a YHWH mentre "theos" nella prospettiva giudaica non indica necessariamente un essere trascendente uguale a Dio ma semplicemente un essere potente o un rappresentante divino gli angeli sono detti "theos" e così i giudici, Mosè, iò messia e forse il re Davide. Come vedi nulla che abbia a che fare con una deriva politeista. Anche Satana era chiamato theos senza per questo pensarlo come di "sostanza" divina o uguale a "ho theos".

Circa il NT mi dispiace che non abbiate capito, ma nei passi dove è usato per Gesù (una decina) la grammatica e la sintassi sono sempre ambigue, ovvero "ho theos" potrebbe essere rivolto tanto a Gesù quanto a Dio. Ma poichè la prassi era di riferirlo a YHWH mi sembra impossibile che si intendesse Gesù, e comunque per un lettore era OVVIO riferirlo a Geova.

Perchè si possa ipotizzare che sia riferito a Gesù abbiamo bisogno di passi chiaramente non ambigui. Se ci sono passi in cui siete sicuri che "ho theos" sia riferito a GEsù, senza ambiguità, possiamo parlarne, io non ne ricordo sinceramente.

Shalom
Teodoro Studita
00martedì 10 ottobre 2006 17:39

Per quanto riguarda la scrittura di Siria devo dar ragione a Felix altrimenti si cadrebbe nel sabellianesimo.



Non necessariamente. Altrove ho parlato di un "disordine semantico", ci ritorno brevemente perché è a mio avviso una chiave per capire meglio quanto scrive l'agiografo.
Noi tendiamo ad usare la parola "Padre", avendo in mente il lessico post-niceno, ma pensiamo un attimo al fatto che, al momento della stesura del NT coesistevano due realtà: una aveva in nuce il concetto ipostatico di Padre, (cioè distinto dal Figlio e dallo Spirito Santo) ed un'altra si rifaceva ad una semantica tradizionale ebraica, per la quale YHWH era comunemente chiamato "Padre". In quest'ultima lo stesso lemma "Padre" non designava la sola ipostasi del Padre, che agli ebrei non si era ancora rivelata come tale, ma il Dio "tutto",l'unico Dio. Qui inizia la confusione. Abbiamo un solo lemma e due significati, uno dei quali ingloba anche parte del campo semantico dell'altro:

1) Padre = YHWH
2) Padre = l'Ipostasi del Padre

Il problema è: come distinguerli? In alcuni casi il ragionamento apofatico ci viene in soccorso. Quando Gesù afferma "chi ha visto me ha visto il Padre" è ovvio che non sta affermando di essere l'ipostasi del Padre. Per avere una spiegazione logica secondo me occorre muoversi su un duplice binario: da una parte altrove abbiamo letto che "Questo Figlio è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza..." (Eb 1,3) in riferimento al Padre, e pertanto non fa difficoltà che questa "fotocopia" del Padre, in cui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), possa affermare che non c'è differenza tra vedere Lui e vedere il Padre. D'altro canto questo che ho definito "disordine semantico" ci autorizza ad una lettura più "alta", in cui il "Padre" cui Cristo fa riferimento non è la sola ipostasi del Padre, ma YHWH, l'unico Dio. In quest'ottica la risposta di Gesù è "chi ha visto me ha visto YHWH", con buona pace dei sabelliani. Lungi dal voler indicare un aut-aut preferisco suggerire un et-et. Entrambe le spiegazioni non si escludono vicendevolmente, e sono invece un meraviglioso spunto di riflessione trinitaria sulla divinità del Figlio.

Questo commento a margine della discussione era per suggerire altri spunti a Mario, il cui cammino sto seguendo con interesse, vi prego di voler registrare questa opinione che non ha alcuna pretesa di dogmatismo. Certo che seguiranno i soliti pupazzetti di barnabino e felix, mi perdonerete se interverrò solo occasionalmente.

Cordialità,

Teo60
00martedì 10 ottobre 2006 17:40
Piccola riflessione.
Innanzitutto premetto che la mia è solo curiosità, essendo i miei studi improntati da tutt'altra partee su altri argomenti.
Seguendo questa discussione, ho visto che chi parla è esperto di greco, (al contrario di me che ho fatto solo un corso di greco biblico), di manoscritti, di traduzioni critiche ecc.
Ora io ho tra le mani la versione NA27, usata per il corso di cui sopra. Mi è stato spiegato, chiedo conferma ai più esperti, che nelle edizioni critiche vengono evidenziate le "lezioni" più antiche, o perlomeno quelle attestate da più testimoni.
Ora leggendo il testo greco di Gv 1,18 mi sono imbattuto in un "monogenes teòs", spero di averlo traslitterato bene, ovvero "unigenito Dio", riferito a Gesù. La nota dice che questa lezione è attestata dai papiri più vecchi. Quindi la mia riflessione è questa: se nei manoscritti più vecchi c'è questa lezione, e se il NA27 la riporta come lezione principale, ci sarà un motivo? E ancora, se la cristianità, a detta di qualcuno, ha fatto in modo che venissero riportati solo i testi chiaramente trinitari, come mai in questo caso sembrerebbe proprio il contrario, cioè che un testo che chiama Gesù chiaramente D-o, è stato tralasciato per essere tradotto (nel senso di trasmesso)"Figlio unigenito"? Non ho lo scanner, ma credo che voi tutti possediate il NA27 quindi si può verificare anche la nota con i manoscritti che hanno questa lezione.
Grazie per la risposta che vorrete darmi.( Se è stato già trattato vi pregherei di avere pazienza e scusarmi).
Shalom
Teo

[Modificato da Teo60 10/10/2006 17.43]

Teodoro Studita
00martedì 10 ottobre 2006 17:57
Re: Piccola riflessione.

Scritto da: Teo60 10/10/2006 17.40
..leggendo il testo greco di Gv 1,18 mi sono imbattuto in un "monogenes teòs", spero di averlo traslitterato bene, ovvero "unigenito Dio", riferito a Gesù.



E' esatto. la traduzione letterale del versetto è: "Dio nessuno lo ha mai visto; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, questi lo ha rivelato". Naturalmente i tdg ti diranno che Giovanni sta parlando di "un dio", tu sei libero di credere che Giovanni fosse politeista o che ragionasse come un ebreo dell'anno mille a.C., oppure, come noi, che stesse affermando in maniera piuttosto esplicita la divinità del Figlio.


La nota dice che questa lezione è attestata dai papiri più vecchi.



Specialmente il P66 (che è un papiro ed anche abbastanza "vecchio") ed il Vaticanus (che non è un papiro ma che ha un testo molto buono)



se la cristianità, a detta di qualcuno, ha fatto in modo che venissero riportati solo i testi chiaramente trinitari, come mai in questo caso sembrerebbe proprio il contrario, cioè che un testo che chiama Gesù chiaramente D-o, è stato tralasciato per essere tradotto (nel senso di trasmesso)"Figlio unigenito"?



Penso che tu ti sia risposto da solo, del resto il Nestle-Aland serve proprio a ricostruire il testo, non c'è stato nessun complotto su scala mondiale, è semplicemente quello che c'è scritto. Come poi interpretarlo è un altro conto, il free-climbing è molto diffuso tra gli ariani riscaldati.

Cordialità,

[Modificato da Teodoro Studita 10/10/2006 18.01]

spirito!libero
00martedì 10 ottobre 2006 18:03
"Perchè si possa ipotizzare che sia riferito a Gesù abbiamo bisogno di passi chiaramente non ambigui. Se ci sono passi in cui siete sicuri che "ho theos" sia riferito a Gesù, senza ambiguità, possiamo parlarne, io non ne ricordo sinceramente. "

Dunque abbiamo appreso che "ho theos" nel NT è usato anche per riferirsi a Gesù. Barnabino, per cercare di venirne fuori, vuol farci credere che le grammatica(?), la sintassi(?), sono ambigue ! Ovviamente nn essendo un grecista non posso ribattere nulla sul testo prettamente greco, ma forse qualcosa di italiano capisco. Dunque prendiamo un passo dove viene usata la forma “ho theos” e analizziamo se si rifersce a Dio o a Gesù o se è ambiguo.

Matteo 1,23 Idou hê parthenos en gastri hexei kai texetai huion,
kai kalesousin to onoma autou Emmanouêl,
ho estin methermêneuomenon Meth' hêmôn ho theos.

Matteo 1,23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi.

Chi era il figlio della vergine a cui Matteo si riferisce ? Gesù. Come viene chiamato Gesù ? con un nome che significa Dio con noi. Ovvero Gesù è Dio che viene tra noi. Dio, in questo caso è riferito unicamente ed chiaramente a Gesù. In greco c’è “theos” o “ho theos” ? C’è “ho theos”, cosa significa ? Secondo Barnabino significa che Gesù è YHWH. Ecco un passo chiaro e niente affatto ambiguo dove “ho theos” è usato per indicare la divinità di cristo.


Saluti
Andrea
Teo60
00martedì 10 ottobre 2006 18:21
Gv, 20,28

Scritto da: spirito!libero 10/10/2006 18.03
"Perchè si possa ipotizzare che sia riferito a Gesù abbiamo bisogno di passi chiaramente non ambigui. Se ci sono passi in cui siete sicuri che "ho theos" sia riferito a Gesù, senza ambiguità, possiamo parlarne, io non ne ricordo sinceramente. "
Dunque abbiamo appreso che "ho theos" nel NT è usato anche per riferirsi a Gesù. Barnabino, per cercare di venirne fuori, vuol farci credere che le grammatica(?), la sintassi(?), sono ambigue ! Ovviamente nn essendo un grecista non posso ribattere nulla sul testo prettamente greco, ma forse qualcosa di italiano capisco. Dunque prendiamo un passo dove viene usata la forma “ho theos” e analizziamo se si rifersce a Dio o a Gesù o se è ambiguo.
Matteo 1,23 Idou hê parthenos en gastri hexei kai texetai huion,
kai kalesousin to onoma autou Emmanouêl,
ho estin methermêneuomenon Meth' hêmôn ho theos.
Matteo 1,23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi.
Chi era il figlio della vergine a cui Matteo si riferisce ? Gesù. Come viene chiamato Gesù ? con un nome che significa Dio con noi. Ovvero Gesù è Dio che viene tra noi. Dio, in questo caso è riferito unicamente ed chiaramente a Gesù. In greco c’è “theos” o “ho theos” ? C’è “ho theos”, cosa significa ? Secondo Barnabino significa che Gesù è YHWH. Ecco un passo chiaro e niente affatto ambiguo dove “ho theos” è usato per indicare la divinità di cristo.
Saluti
Andrea


Intanto grazie a Teodoro per la risposta, siccome ho in mano il vangelo di Gv, ne approfitto per segnalare il versetto 28 del cap.20 (sempre del NA27): "ò Kyrios mou kai ò theos mou" (perdonate ma sono una frana in greco). Mi parrebbe che anche quì ò theos sia riferito a Gesù, o sbaglio?
Shalom
Teo
Teodoro Studita
00martedì 10 ottobre 2006 18:33
Ce ne sarebbero molti altri, ma non ha senso parlarne con gli ariani riscaldati, i quali diranno ora che "theos" è diverso da "ho theos", ora che "un dio" si riferisce alla concezione di "essere potente" dell'AT, e infine che Tommaso non stava facendo una professione di fede, ma stava facendo una... esclamazione (tipo: acciderbolina!!! solo che un po' più articolata).
Io vi dico sinteticamente tre cose
1) che l'idolatria dell'articolo nel koiné è un'idiozia
2) che l'uso ventilato dai Nostri di "theos" quale "essere potente" appartiene ad una fase monolatrica (se non addirittura politeista) della teologia giudaica, che non esisteva più da secoli ai tempi della redazione del quarto vangelo
3) che una esclamazione "Signore mio e mio Dio!" è tanto unica quanto grottesca. In effetti ci credono solo loro, gli altri leggono il testo per quello che è: la dichiarazione di fede di Tommaso.
Questo il mio parere, naturalmente

Cordialità,
husband70
00martedì 10 ottobre 2006 19:00
Re: Re:

Scritto da: (Mario70) 10/10/2006 16.48

Gengis invece dimentica che le disquisizioni trinitarie si sono concluse da piu di un millennio e se non fosse per i tdg non se ne parlerebbe piu, essendo tutta la cristianità trinitaria (i tdg e gli unitariani sono una bazzecola in confronto) solo questo fatto dovrebbe farlo riflettere,



Rispondo io a questa domanda fatta a Gengy, che mi sembra voglia porre la questione da un punto di vista sgradito ai foristi di questo forum, considerando che viene totalmente ignorato.

Anche se posso testimoniare, conoscendolo bene, che in quanto alla fede in un Dio, Gengis effettivamente la ignora! ( perciò nella fattispecie è un vero ignorante tyurj )

Bando agli scherzi vorrei chiedere Mario se si è chiesto il vero motivo per cui le disquisizioni trinitarie sono cessate da quasi un millennio, (esclusi i recenti TdG ).

Sai, caro Mario, che ariani e macedoniani antitrinitari furono perseguitati alla stregua dei pagani fin dai tempi di Ambrogio e Teodosio I ?

Movimenti non trinitari come quello dei cristiani Catari, che erano sostanzialmente antitrinitari e contrapponevo manicheamente un unico Dio e principio del bene ad un unico Dio e principio del male, furono sterminati nell'unica crociata diretta da cristiani a cristiani.

Contestualmente a questa crociata fù convocato da Papa Innocenzo III il Quarto Concilio Ecumenico Lateranense 11- 30 novembre 1215). Questo è quel famigerato concilio infallibile
che promulgò l'orrore delle Crociate.

In una parte del terzo capitolo di quel concilio, ( capitolo dedicato agli "eretici" è scritto:


Siano poi ammonite e, se necessario, costrette con censura le autorità civili, di qualsiasi grado, perché, se desiderano essere stimati e creduti fedeli, prestino giuramento di difendere pubblicamente la fede: che essi, cioè, cercheranno coscienziosamente, nei limiti delle loro possibilità, di sterminare dalle loro terre tutti quegli eretici che siano stati dichiarati tali dalla chiesa.

D'ora innanzi, chi sia assunto ad un ufficio spirituale o temporale, sia tenuto a confermare con giuramento, il contenuto di questo capitolo.

Se poi un principe temporale, richiesto e ammonito dalla. chiesa, trascurasse di liberare la sua terra da questa eretica infezione, sia colpito dal metropolita e dagli altri vescovi della stessa provincia con la scomunica;



A leggere questa parte di capitolo, ( non che gli altri siano poi migliori ) di quel concilio ecumenico, che pretende di essere infallibile per opera dello Spirito Santo, a me vengono i brividi addosso.

Mi chiedo, alla luce di queste minacce di sterminio, di cui i Catari furono effettivamente vittime, quali disquisizioni sulla trinità erano fattibili da quell'epoca in poi.

Michele Serveto fù un antitrinitario e nel 1553 fù messo sul rogo. Certamente non potè più disquisire sulla trinità come si
fà oggi su questo forum.

E poi mi tocca leggere che dell'antitrinitarismo si persero le tracce, come se fosse una dottrina di serie B.

Semmai di serie infima furono quelli che tapparono violentemente la bocca agli antitrinitari.

Gengy ha fatto delle obiezioni moooolto plausibili. Sarà un gran miscredente, ma degnatelo di un commento invece di disquisire su una serie di bizantinismi per iniziati.

lmof

Saluti.

P.S. messaggio in codice a chi di dovere e che capisce il messaggio: vedo che quando manca il gatto il topo balla e si dà un gran da fare. [SM=g27996]

[Modificato da husband70 10/10/2006 19.13]

(Mario70)
00martedì 10 ottobre 2006 20:52
Re:

Scritto da: Teodoro Studita 10/10/2006 17.39

Per quanto riguarda la scrittura di Siria devo dar ragione a Felix altrimenti si cadrebbe nel sabellianesimo.



Non necessariamente. Altrove ho parlato di un "disordine semantico", ci ritorno brevemente perché è a mio avviso una chiave per capire meglio quanto scrive l'agiografo.
Noi tendiamo ad usare la parola "Padre", avendo in mente il lessico post-niceno, ma pensiamo un attimo al fatto che, al momento della stesura del NT coesistevano due realtà: una aveva in nuce il concetto ipostatico di Padre, (cioè distinto dal Figlio e dallo Spirito Santo) ed un'altra si rifaceva ad una semantica tradizionale ebraica, per la quale YHWH era comunemente chiamato "Padre". In quest'ultima lo stesso lemma "Padre" non designava la sola ipostasi del Padre, che agli ebrei non si era ancora rivelata come tale, ma il Dio "tutto",l'unico Dio. Qui inizia la confusione. Abbiamo un solo lemma e due significati, uno dei quali ingloba anche parte del campo semantico dell'altro:

1) Padre = YHWH
2) Padre = l'Ipostasi del Padre

Il problema è: come distinguerli? In alcuni casi il ragionamento apofatico ci viene in soccorso. Quando Gesù afferma "chi ha visto me ha visto il Padre" è ovvio che non sta affermando di essere l'ipostasi del Padre. Per avere una spiegazione logica secondo me occorre muoversi su un duplice binario: da una parte altrove abbiamo letto che "Questo Figlio è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza..." (Eb 1,3) in riferimento al Padre, e pertanto non fa difficoltà che questa "fotocopia" del Padre, in cui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), possa affermare che non c'è differenza tra vedere Lui e vedere il Padre. D'altro canto questo che ho definito "disordine semantico" ci autorizza ad una lettura più "alta", in cui il "Padre" cui Cristo fa riferimento non è la sola ipostasi del Padre, ma YHWH, l'unico Dio. In quest'ottica la risposta di Gesù è "chi ha visto me ha visto YHWH", con buona pace dei sabelliani. Lungi dal voler indicare un aut-aut preferisco suggerire un et-et. Entrambe le spiegazioni non si escludono vicendevolmente, e sono invece un meraviglioso spunto di riflessione trinitaria sulla divinità del Figlio.

Questo commento a margine della discussione era per suggerire altri spunti a Mario, il cui cammino sto seguendo con interesse, vi prego di voler registrare questa opinione che non ha alcuna pretesa di dogmatismo. Certo che seguiranno i soliti pupazzetti di barnabino e felix, mi perdonerete se interverrò solo occasionalmente.

Cordialità,



Ti ringrazio del tuo interessamento nei miei riguardi e apprezzo sinceramente quello che scrivi, questa teoria è interessantissima.
Volevo ricordare ai tdg e ai loro simpatizzanti che dovrebbero riflettere non poco sul mio caso e non bannarlo semplicemente come "uno dei tanti che si è consegnato a Satana".
Grazie ad internet si può vedere la mia evoluzione da non trinitario convinto (non sono mai stato anti trinitario in quanto ho sempre rispettato chi ci credeva) a quello che sono oggi o più precisamente quello che sto divenendo essendo tutto in continua evoluzione.
Ricordo i miei dibattiti in altri forum nei quali era evidente la mia buona fede, ed era evidente il mio sarcasmo contro chi spesso mi attaccava per le mie idee fuori dal comune esattamente come fanno ora Barnaba e Felix.
Scrissi addirittura un libro (che comunque ho tenuto per me) nel quale dichiaravo come si poteva essere cristiani pur non accettando la dottrina trinitaria, questo mi ha portato ad approfondire meglio tale dottrina consultando tomi importanti, leggendomi quello che scrissero i padri della chiesa ed esaminando attentamente le parole usate per descrivere la trinità, molte delle quali sono scritte nella bibbia stessa.
Da non trinitario ho cominciato ad accettare il semplice fatto che essere della natura del padre o avere la stessa sostanza del padre, poneva Cristo molto al di sopra del rango di creatura, quindi ho cominciato ad avere più chiara in mente la distinzione tra creato e generato: il figlio in quanto tale essendo il primo e l'unico figlio di Dio, non poteva essere che generato dal padre, quindi era Dio come lui, essendo entrambi di natura divina.
Le scritture che poeticamente parlavano della creazione come di generazione o parto, andavano prese per quello che erano: semplici allegorie poetiche e non potevano essere usate per descrivere termini in un altra lingua mille anni dopo.
Però a questo punto mi sono trovato in difficoltà in quanto facevo coesistere due dèi, uno il padre e un'altro il figlio generato da lui nel tempo o con il tempo, questo era quello che credevo un po di tempo fa.
In seguito compresi come "l'essere per natura Dio" doveva significare avere le stesse caratteristiche della deità come l'essere umano ha delle caratteristiche che lo contraddistinguono in quanto uomo, ed allora è venuto fuori il concetto dell'eternità.
Dio è eterno e quindi non può far parte di ciò che è temporale, inoltre la scrittura che piu mi balenava in mente era proprio questa di colossesi:
TUTTO è venuto all'esistenza per mezzo di lui e per lui, quindi egli era al di fuori del "tutto" ciò che è stato creato, tempo e spazio inclusi.
Inoltre filippesi 2 intesa in senso passivo alla maniera dei tdg, non avrebbe avuto senso se colui che aveva la morphè di Dio (Gesù Cristo) non considerò di potersi fare uguale a Dio (il padre), infatti solo un Dio come il padre poteva divenire uguale a lui, una creatura non poteva assolutamente neanche immaginare di poter divenire come Dio.
Ecco la risposta: Cristo è eterno come il padre, essendo con lui "uno" in quanto a divinità, condividendone la deità.
Finalmente l'unicità di Dio è mantenuta: il padre è Dio, il figlio è Dio, ma non ci sono due dèi bensi un solo Dio, finalmente questa frase ha acquistato di significato, la deità è una, le persone sono due, il padre è il generante il figlio è generato, ma non nel tempo essendo egli appunto in una dimensione dove il tempo non esiste, quindi è fuori luogo parlare di un prima e di un dopo nei riguardi del generato, nella famiglia divina tutto è sempre esistito essendo eterna.

Lo spirito santo è stata la "persona" piu difficile da capire, perchè è rappresentata ora come energia, ora come persona, ora come creatore, ora come Signore, lo spirito veniva invocato, pregato, egli parlava, scrutava ogni cosa anche Dio stesso (la sua forza esamina lui stesso?), guida e assegna incarichi è invocato insieme al padre e al figlio, se fosse solo la semplice energia del padre tutto questo non avrebbe senso, perchè dividere una cosa impersonale come una forza e personificarla distinguendola dal padre stesso? Non sarebbe bastato citare solo il padre?
La bibbia dice che il Signore è lo spirito, inoltre dice che lo spirito è di Dio, ma se Dio è il padre e Dio è il figlio allora anche lo spirito è Dio.
Come si è notato eccomi arrivato a credere nella tanto condannata trinità, quella dottrina che tanto combattevo sono giunto ad accettarla anche io e di certo non mi sono fatto condizionare da nessuno, la ragione e la logica oltre ad un approfondito studio di libri chiave come Giovanni, colossesi filippesi ed ebrei, mi hanno portato a credere a questa.
Con questo non voglio sminuire l'aiuto di persone piu competenti di me come Nicolotti (con il quale mi scuso se a volte sono stato alquanto maleducato e presuntuoso -ma ero in buona fede-), polymetis, Teodoro, Trianello ed altri sono stati per me importantissimi, solo un confronto senza preconcetti puo portarci ad avere la mente veramente aperta, quando rimaniamo solo sulla difensiva, non ragioniamo e rischiamo di perderci quello che ci viene detto pazientemente e senza secondi fini.
Ecco perchè sprono i tdg qui presenti ad approfondire seriamente e senza ausili WT, quello che la scrittura insegna veramente sulle tre persone divine, non sottovalutate come i padri della chiesa che succedettero agli apostoli, interpretavano i passi trinitari che la WT ha artefatto ad hoc svilendone il profondo significato, infatti testi chiave come tito 2:13 romani 9 giovanni 20:28 1 giovanni 5 ecc... erano presi assolutamente in senso trinitario e attribuiti al figlio e non al padre.
Credo che questo mio escursus abbia annoiato qulche presunto saccente, ma agli altri credo possa essergli stato utile per capire come aiutare chi come me è seriamente alla ricerca della verità e non crede di sapere gia tutto.
Saluti Mario
mioooo
00martedì 10 ottobre 2006 21:13
Credo che questa discussione abbia detto tutto e molto approfonditamente , grazie a tutti e alle persone competenti che si sono alternate all'interno della discussione
Credo che ognuno di noi può trarre le sie conclusioni
Grazie a Tutti [SM=g28002]
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