Per Barnabino
“Non riesco a capire davvero come questo avrebbe a che fare con il fatto che Gesù "condivide" la sostanza di Dio. Gesù è solo l'impronta lasciata dalla realtà divina. Non è quella realtà, è altro da essa. Dio è la realtà, Gesù è l'immagine, il riflesso, l'impronta. Dio è il sigillo, fatto di una sostanza mentre Gesù ne è solo l'impronta.”
Perché continui a ragionare come se non avessi davanti il termine ipostasi. Solo di ciò che ha una forma esterna l’impronta ricalca l’esterno e non l’interno, mentre qui si dice che è il la riproduzione dell’essere di Dio, della sostanza, e la riproduzione della sostanza è una sostanza, perché è un’essenza non una forma solida che è stata inchiostrata e dunque su un foglio lascia solo la riproduzione della superficie.
“L'impronta non ha la "sostanza" del sigillo”
Bisogna vedere che cosa intendi. Il sigillo è un attrezzo di pietra o di metallo sulla cui superficie sono incisi a incavo uno stemma. Ma il sigillo non è di per sé lo strumento di pietra bensì solo il disegno che vi è raffigurato sopra. Comunque se per sigillo intendi ciò che è disegnato/scavato sulla parte inferiore dell’attrezzo ciò che apparirà sul foglio è la riproduzione esatta del sigillo, mentre se per “non ha la sostanza del sigillo” intendi dire che non ha la sostanza di cui è fatto il sigillo, ciò il “timbro” sul foglio non è di pietra o metallo,questo avviene appunto perché l’impronta non riproduce l’interno del sigillo, cioè l’ipostasi/sostanza) del siglillo, ma solo il suo involucro esterno. Qui al contrario ci viene detto che ad essere riprodotto non è la forma esterna ma l’essere, la sostanza, che non è un’esteriorità che lascia un segno vuoto ma l’essenza.
“la rivela soltanto”
Sai com’è, nemo dat quod non habet. Non potremmo vedere il Padre nel Cristo in modo trasparente se non avesse la stessa sostanza, infatti Cristo dice: “come puoi dire mostraci il Padre? Chi ha visto me ha visto il Padre.” Che non è certo una cosa che possa dire che semplicemente è imitazione di un modello di santità. La tua esegesi è pacchiana e riduzionistica.
“Leggi il contesto: non si parla di "deità" ma di "messianicità".”
La messianicità non esclude la deità, infatti la deità l’aveva già attribuita a Cristo. Inoltre l’incipit della lettera agli Enrei è un’esaltazione della divinità di Cristo, ben più che mera messianicità, si dice infatti che sorregge tutto con la potenza della sua parole, che gli angeli lo devono adorare come quel versetto era indicato per l’adorazione di YHWH nell’AT. Ma questo l’aveva già detto Giovanni, tutti onorino il figlio come onorano il Padre.
“Dio è uno spirito, dunque Gesù prima di diventare uomo era uno spirito e "un dio" ovvero un angelo.”
Abbiamo già detto che questo politeismo non è di nostro interesse, nessuno ha ancora provato che esista, “fuori di me non c’è alcun dio” dice il deutero-Isaia. Quanto al fatto che sia un angelo abbiamo già smascherato questa panzana, è proprio il prologo stesso della lettera agli Ebrei a dire che Cristo non è un angelo.
“Mi pare che il senso della frase sia evidente nel contesto classico delle scritture. Quella era la su amodalità di essere.”
C’è scritto “en morphe theou”, non “en morphe anghelou”, se per voi Dio e gli angeli hanno la stessa sostanza perché avete un concetto pacchiano di natura e spirito non ci riguarda. Dio è infinitamente diverso e totalmente altro rispetto alla sostanza delle cose create.
“Io a Gesù elevo cantico di omaggio e lodi in preghiera. Quando gli uni lo vedranno in cielo non avranno problemi a prostrasi davanti a lui. Se Gesù fosse presente non avrei problemi a fare lo stesso, ad inchiarmi ed a baciarlo.”
O ma è già presente rammenti? Dal 1914. In questo momento ti sta guardando e non è che siccome al momento sta invisibile appollaiato su un nembo ad aspettare di far strage di innocenti tu non possa interagire con lui e parlargli.
“E allora? Non vedo cosa vuoi dimostrare. Ci sono molti dei e Sognori. Da una parte dei in cieli (e un solo Dio , il Padre) e Signori in terra (e un solo Signore in terra, Gesù).”
Come dicevo il “sulla terra” applicato ai molti signori è una tua invenzione, infatti si dice all’inizio del brano che sta parlando per il cielo e sulla terra. E bada, amico politeista, che non dice che ci sono molti dei in cielo ma che ci sono molti cosiddetti dèi in cielo, sebbene per noi ce ne sia solo uno, facendo saltare i vostri teoremi da monolatria. (Ma se almeno vi sentiste quando parlate, dei cristiani che per salvare la loro teologia arrivano ad affermare che “vi sono molti dèi in cielo”). Non dice “vi sono molti theoi e un solo ho theos”, dice “vi sono molti cosiddetti theoi, mentre per noi(ergo i cosiddetti non lo sono) un sono theos(senza articolo).”
“n Salmo 110 ci sono due Adon, uno è Adonai, il Signore assoluto, Geova, e poi l'Adon ovvero Gesù Cristo. Il Signore (Geova) ha detto al mio Signore (Davide/Gesù). Anche Davide per Piatro era "signore" ma Geova rimaneva "Signore del Signore" Gesù. Non un Signore (Geova/Gesù) ma due: Geova Signore sul signore Gesù.”
Siamo dinnanzi alla ingenua illusione tipica del fondamentalismo americano di poter accostare pezzi di diverse epoche come se nulla fosse, tutto ciò è basato sull’assurda premessa che la teologia dell’AT sia uguale a quella del NT e che questo non abbia portato alcun cambiamento. Non esiste una cristologia vetero-testamentaria per l’agiografo Gesù Cristo non sapeva neppure chi fosse, al massimo si possono trovare accenni di cristologia prefigurata, come in Proverbi o in questo caso. Qui il Salmo è applicato a Davide e, in quanto Salmo regale, la tradizione successiva lo rileggerà come applicabile a Gesù in quanto re sacerdote. Ma veniamo al testo. Nella versione dei LXX che poi verrà citata dal NT (ad esempio Mc 12,36) c’è scritto “eipen ho kyrios tô(i) kyriô(i) mou”, ergo due articoli. Nel Tm non c’è una contrapposizione tra adonai e 'adown ma tra YHWH e 'adownm ma anche Dio Padre è spesso definito 'adown quindi siamo da capo. (E, per inciso, se anche non ne soffissi venuto a capo la cosa non avrebbe avuto la benché minima rilevanza perché con quale ingenuità fondamentalista si può pensare di trovare la cristologia del NT nell’AT?).
“Ti inviti poi a leggere 1 Timoteo 6,15-16 dove Paolo”
Paolo?
“spiega il senso della sua affermazione:
"Questa [manifestazione] il felice e solo Potentato mostrerà nei propri tempi fissati, il Re di quelli che governano come re e [il] Signore di quelli che governano come signori, il solo che ha immortalità"
Perché citi testi in lingue straniere senza tradurli?
“Come vedi qui Gesù e chiaramente Signore sui signori umani, e non in senso assoluto come tu pretendo allo solo scopo apologetico di equipararlo al Signore Geova, Egli è IL SOLO DIO.”
Ah, ma se questo passo si riferisce a Gesù le cose per te si mettono male in quanto oltre a dire che è il “Signore dei Signori” (titolo di Dio nell’AT, es. Dt 10,17; Sal 135,3, ecc.), si dice anche che è il solo che possiede l’immortalità (ma Dio Padre non è immortale anche lui)? Inoltre questo passo non dice nulla né più né meno di quanto dice Paolo in Corinzi, infatti anche lui aveva detto che si sono molti “cosiddetti” Signori, il problema è che per noi ce n’è uno solo. Questo passo di Timoteo è semplicemente lo sbeffeggiamento del culto pagano degli imperatori, Dio infatti è il Signore di questi falsi signori. Al contrario Gesù è “il Signore” in senso assoluto. E’ quanto diceva anche Bultmann nel testo che ti proposi quando affermava che l’ebraismo non ha mai chiamato il messia col titolo assoluto “il Signore”, ma sempre “il Signore nostro”, “il Signore del cielo”, ecc., cioè sempre con una specificazione, mentre usato in modo assoluto è riservato a Dio (“assoluto” in grammatica si intende in senso etimologico, cioè “sciolto da legami/specificazioni). Il NT divinizza Cristo nel momento in cui dice: “ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore” (Fil 2,11)
San Giuda dice: “l’unico padrone e signore Gesù Cristo.”, eppure anche Dio Padre è l’unico Signore e Padrone.
“n cielo ed in terra c'è giustamente un solo ho theos, Gesù (come Mosè) infatti (come nel caso si Signore) non è theos in senso assoluto, trascendente, ma lo è in quanto essere potente”
No, non c’è scritto “ci sono molti theoi ma un solo ho theos”, bensì “ci sono molti cosiddetti theoi in cielo e in terra, ma un solo theos(senza articolo)”. Questi quel “c’è un solo theos”(ripeto senza articolo), si riferisce sia al cielo che alla terra, come è scritto.
“altrimenti dovremmo negare che "kyrios" si possa appplicare ad esseri umani perchè c'è un "solo Signore" in terra. Assurdo!”
Distinguiamo i piani, non si nega che si possa applicare, infatti dice che sono “cosiddetti”, nega che lo siano davvero.
“Ignorante, Paolo parla tranquillamente di altri battesimi che non sono certo quello di Giovanni”
Sentirsi dire da un TdG “ignorante” è decisamente ridicolo, visto che le vostre riviste sono la concentrazione e l’affastellamento di tutte le facilonerie del cosmo. Qualsiasi altro battesimo fuori da quello cristiano per Paolo non è un battesimo. “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.” (Ef 4,5) Spero tu non voglia seriamente tornare ai tuoi battesimi di brocche. O forse parli di Eb 6,2, ma allora non devi dirmi che ne parla Paolo, e poi ne avevamo già discusso a proposito dei battesimi di stoviglie: “Della dottrina dei battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno”(Eb 6,2) I più interpretano in due modi:
1)Che non sia parlando di battesimi ma di immersioni, cioè dei riti di purificazioni ebraici
2)Che stia parlando appunto della disputa tra battesimo di Giovanni e battesimo cristiano (At 18,25; 19, 1-5)
“Questo non è certo un concetto trinitario, anche per i TdG il figlio e lo spirito sono divini.”
Ma io non ho detto che è un concetto trinitaria, non è infatti il come i dati possano stare insieme, bensì i singoli dati che poi daranno vita al “teorema”. Inoltre il problema è solo vostro, voi credete che esistano altre divinità fuori di Dio, noi no, e siamo in buona compagnia.
“a "papata bollente" c'è solo nella tua fantasia malata, a meno che non vollero 300 anni per farla bollire.”
Trecento anni? Ancora sei convinto della boiata propagata dalla WTS secondo cui la divinità di Cristo fu inventata a Nicea da Costantino? Quando la WTS afferma queste cose si rifà alle stesse fonti da mitologia comparata cui attinge Dan Brown. La divinità di Cristo sta ben chiara nel NT, infatti lui e il Padre sono una cosa sola, mentre gli altri possono essere una cosa sola tra di loro solo “in essi”, cioè partecipando alla superiore unione tra Cristo e il Padre. Gesù è dichiarato Dio sin dal prologo di Giovanni, e così in tutta la sua predicazione tenta di farlo capire, tant’è che i giudei lo vogliono lapidare perché lui, che è uomo, si fa Dio. Evidentemente tu in base a quelle che presumi essere le categorie giudaiche del I secolo non capisci che Gesù si fa Dio mentre i Giudei del I secolo che le loro categorie mentali le conoscevano meglio di te l’avevano capito benissimo, tant’è che glielo rinfacciano, evidentemente quel linguaggio non era per loro così lineare come ti illudi che sia. E così capirono i primi Padri, da Ignazio che chiama Gesù ho theos passando per un grande depositario della tradizione giovannea, Ireneo.
“Giovanni non intendeva certo dimostrare che i giudici ingiusti erano "dei" in senso ellenistico. Il suo richiamo all'AT indica che il senso di "theos" come essere non trascendente era ben conosciuta ed utilizzata.”
Si chiama citazione, se io cito Dante Alighieri a gente che ha orecchio e che conosce l’italiano del 300 non vuol dire che il senso delle parole della citazione che faccio sia ancora corrente. Essere conosciuto ed essere utilizzato sono due cose diverse. Come dissi altrove che io sia al corrente del fatto che “duce” in italiano arcaico vuol dire guida non implica che possa proclamarmi duce davanti al gruppo di turisti che guido in una città d’arte. Se dovessi fare un riassunto sul perché il NT usa theos in quest’occasione direi:
1)Perché il NT quando ricorre all'AT cita in gran parte la traduzione dei LXX, e lì c'è theos
2)Perché salterebbe tutta l'argomentazione di Gesù se non l’usasse. Qui Cristo argomenta in modo diacronico, cioè in base ai due sensi di elohim e tenendoli insieme. Lo accusano di bestemmiare perché si fa Dio (appunto perché elohim in quel periodo designava Dio e non più come nell'epoca pre-esilica gli esseri potenti in generale), lui però risponde loro che se la scrittura chiama elohim/dèi anche degli uomini potenti allora a maggior diritto può farlo lui che Dio lo è per davvero. Gesù usa cioè l'ambivalenza del termine rifacendosi al vecchio significato per metterli nel sacco. C'è poi una chiara nota di derisione perché la Scrittura che cita chiamava "dèi" i giudei iniqui in senso di derisione, cioè si fanno dèi ma in realtà sono degli operatori di iniquità, e così anche i farisei. Siamo cioè ancora una volta nelle casistica dei falsi dèi. Ma come farisei, voi e i vostri antenati vi fate dèi e io no? Un gioco semantico ben riuscito.
“E' un fatto, ed è un fatto che certe espressioni sarebbero incomprensibili ai gentili senza la mediazione della LXX o delle scritture ebraiche”
Ma il fatto che nel NT ci siano semitismi perché dovrebbe implicare che il pubblico è a maggioranza ebreo in città che invece sono greche. Più probabile che si tratti di involontari semitismi sinattici di pensiero, ma un conto è non sapere come si articola la sintassi greca, che è molto complessa, tutt’altro conto è non sapere che cosa i pagani intendevano per “dio” e dunque l’assurdità della mancata specificazione.
“parte che "unico figlio" è errato (si deve tradurre ungenito): la parola unico indica tante cose: che era il figlio più amato, che era diverso dagli altri in quanto più potente, che era l'unico creato da Dio.”
Il termine indica sia chi è unico nel suo genere (cosa che mi va benissimo perché la natura di Dio è unica, anzi, “unico”(monogenos) viene spesso riferito al Dio dei filosofi in greco, o Parmenide lo riferisce all’essere, che è uno ed unico), significa dunque unico per genere ma genere nel senso di genos, la stirpe, sia il figlio unico (ad esempio in Eschilo, Ag., 898 ), basta aprire un dizionario di greco.
Col tuo “il più amato” siamo dinnanzi ad un ennesimo esempio di esegesi banalizzante e riduzionistica volta a sminuire la grandezza del Cristo, il quale invece va onorato come il Padre, Giovanni docet. Tuttavia ciò dimostra come il Sola Scriptura non funzioni proprio, perché l’interpretazione di qualunque testo è inesauribile e tu per far saltare le argomentazioni altrui non hai fatto altro che tirare fuori un significato attestato tra i tanti, cioè l’unico del suo genere in quanto più amato, per poterti trincerare nella tua teologia stabilita a priori. Per fare ciò devi piagare a una simile riduzione ermeneutica una quantità inverosimile di testi che proclamano l’unigenita figliolanza divina di Cristo, mentre noi altri come qualunque re dell’AT abbiamo solo ricevuto l’adozione a Figli, come San Paolo insegna.
“Non capisco perchè devi a tutti i costi pensare che nelle scrittire "figlio" debba avere il senso di generato per Gesù”
Perché San Paolo dice che noi siamo solo Figli adottivi (Gal 4,4-5). Ovviamente noi non abbiamo in mente una generazione come quella degli dèi pagani, dove c’è un parto reale, in quanto questi dèi hanno forma umana e dunque ad esempio Latona scappa, mentre ha le doglie, dal serpente mandato da Hera per ucciderla, e si rifugia sull’isola di Delo dove partorisce nel vero senso della parola Apollo e Diana. Nulla di tutto questo, bensì generato è nel senso di non creato, cioè emanato da Dio e non creato dal nulla. Inoltre se “Figlio di Dio” era un titolo così normale per il messia, non si capisce perché il Sinedrio pretenda che Gesù abbia bestemmiato proclamandosi tale. Sentiamo il GLNT sulla differenza tra “figlio di Dio” nell’AT e nel NT quando è riferito a Gesù, e sull’eccezionalità di tale titolo per il messia nel giudaismo del II tempio, ve ne riporto solo alcuni stralci* perché le divagazioni su Qumran non ci interessano:
Figlio di Dio non è il un titolo così banale nel giudaismo del II Tempio, e non si è soliti definire uomini figli di Dio, questo è uno dei casi in cui “uso attestato secoli prima” non implica “uso corrente”, un po’ come il duce di Dante cui già accennai. Ma evidentemente i tdG sono convinti che gli ebrei del I secolo avessero lo stesso modus dicendi del testo biblico nelle sue varie fasi, cosa impossibile tra l’altro visto che Israele è passato dal politeismo alla monolatria fino al monoteismo, e dunque non c’è un'unica teologia nell’AT. MA che parliamo a fare se non c’è una base comune chiamata scienza su cui discutere, quella base chiamata metodo storico-critico?
A proposito di Figlio di Dio al processo cito l’illuminate spiegazione del Ricciotti:
“Allora il sommo sacerdote, assumendo un atteggiamento ispirato e solenne, insistette:
Ti scongiuro per il Dio vivente affinché ci dica se tu sei il Cristo (Messia), il Figlio d'iddio. L'atteggiamento del sommo sacerdote sembrava quello di un uomo che, tutto preso dal desiderio della verità, aspettasse soltanto una parola d'assicurazione per affidarsi e rendersi totalmente ad essa; udendolo si sarebbe detto che, a una risposta affermativa di Gesù, egli si sarebbe prostrato riverente davanti a lui riconoscendolo come il Messia d'Israele. Si noti inoltre, accuratamente, che Caifa ha scongiurato Gesù a dichiarare se egli sia
il Cristo, il Figlio d'iddio. Cosicché i termini dell'interrogazione sono due; Gesù potrà affermare o negare di essere il Cristo, ossia il Messia, e oltre a ciò di essere il
Figlio d'iddio. E’ probabile che Caifa, in questo scongiuro, usasse i due termini come praticamente sinonimi; tuttavia egli stesso e gli altri membri del Sinedrio mostreranno in seguito di saper ben distinguere il preciso significato dei due termini, e attribuiranno al termine
il Figlio d'iddio un significato distinto e assai più alto che quello di Messia.
§ 567. Il momento era davvero solenne. Tutta l'operosità, tutta la missione di Gesù apparivano quasi riassunte nella risposta che egli avrebbe data allo scongiuro del sommo sacerdote. Chi interrogava era rivestito dell'autorità somma e ufficiale in Israele; chi rispondeva era colui che nella sua vita aveva serbato quasi costantemente occulta la sua qualità di Messia per ragioni d'oculata prudenza, confidandola soltanto negli ultimi tempi e soltanto a persone opportune e predisposte. a allora le ragioni di prudenza avevano cessato di esistere: pericoloso che fosse, era ben giunto il momento di dichiarare apertamente la propria qualità davanti all'intero Israele, rappresentato dal sommo sacerdote e dal Sinedrio. Tuttavia la risposta, che Gesù aveva già pronta, sarebbe stata certamente oggetto di scandalo per coloro a cui era diretta, a causa delle loro particolari condizioni di spirito: inoltre sarebbe stato necessario dapprima mettere bene in chiaro taluni principi sui quali essi potevano equivocare. Gesù quindi prudentemente ammoni:
Se io ve (lo) dico, non (mi) crederete; se poi (vi) interrogherò, non (mi) risponderete (Luca, 22, 67-6
. Questa ammonizione deluse per un momento l'ansiosa aspettativa dell'intera assemblea, i cui membri perciò dovettero esortare l'imputato a rispondere, ripetendogli alla rinfusa la domanda del sommo sacerdote per ottenere la dichiarazione che essi si aspettavano. Gesù allora, indirizzandosi al sommo sacerdote rispose:
Tu (l')hai detto; il che significava: “Io sono ciò che tu hai detto” (§ 543). A questa schematica affermazione l'imputato aggiunse una dichiarazione rivolta all'intera assemblea:
Senonché vi dico, da adesso vedrete il figlio dell'uomo seduto a destra della “Potenza” e veniente sulle nubi del cielo. Questa aggiunta adduce, fondendoli insieme, due celebri passi messianici (Daniele, 7, 9. 13; Salmo 110 ebr., 1); essa infatti vuole precisare il senso della schematica affermazione di Gesù ricollegandola con le sacre Scritture ebraiche, e nello stesso tempo appellarsi ad una futura prova di quella affermazione due al ritorno glorioso del Messia
sulle nubi del cielo, predetto dalle Scritture.
§ 568. Appena udite le parole di Gesù tutti i sinedriiti insorsero protesi e vibranti, e a gara domandarono all'imputato:
Tu dunque sei il Figho d'Iddio? (Luca, 22, 70). Dalla precedente risposta di Gesù essi già avevano ottenuto la preziosa confessione che egli si reputava Messia: poteva tuttavia rimanere un dubbio, cioè se egli si reputasse bensì Messia ma non già
“Figho d'iddio” nel senso ontologico dell'appellativo. In realtà, le allusioni fatte da Gesù ai due passi messianici mettevano sufficientemente in chiaro anche questo punto; tuttavia i sinedriti, ansiosi di ottenere una piena dichiarazione dall'imputato, gliene rivolsero formale domanda:
Tu dunque sei oltreché il Messia anche
il Figlio d'Iddio? Più precisi ed esatti di così, quei giudici non potevano essere. Più precisa ed esatta non poté essere la risposta di Gesù, la quale nel silenzio palpitante del tribunale risonò:
Voi dite che io sono; il che significava: “Io sono ciò che voi dite” cioè
il Figlio d'iddio. Ottenuta questa nettissima affermazione, il sommo sacerdote gridò esterrefatto:
Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, adesso avete udito la bestemmia! Che ve (ne) pare? Tutti a gran voce risposero:
E’ reo di morte! Per rendere più visivo e più impressionante il suo sdegno, il sommo sacerdote mentre aveva lanciato il primo grido si era anche strappato l'orlo superiore della tunica, com'era usanza di fare quando si assisteva ad una scena di sommo cordoglio; ma in realtà se quell'uomo avesse mostrato palesemente sul volto i veri sentimenti che aveva nel cuore, il suo aspetto sarebbe apparso illuminato di profonda e sincera gioia. Egli infatti credeva d'esser riuscito a far bestemmiare Gesù, e con ciò ad implicano nella sua propria condanna.
§ 569. Senonché l'interrogazione rivolta dal sommo sacerdote a Gesà aveva costituito una procedura del tutto illegale. Poiché fino allora era mancata la prova testimoniale, si era cercato di rendere l'imputato testimonio avverso a se stesso, contro la norma stabilita in Sanhedrin, 9 b, e di sorprenderlo in un preteso delitto flagrante; in tal modo non si teneva più conto dei pretesi delitti passati per concentrarsi unicamente su uno presente, e Gesù non figurava più come un imputato responsabile di antiche colpe ma come un innocente arrestato per esser provocato a bestemmiare. Inoltre Gesù, affermando di essere il Messia, non aveva affatto bestemmiato: in primo luogo perché egli in quella sua affermazione non aveva impiegato il nome di Dio, bensì aveva prudentemente sostituito al pronome personale o generico di Dio (
Jahveh ovvero
Elohim) l'appellativo di “
Potenza” come solevano fare i rabbini; in secondo luogo, perché attribuire a se stesso o ad altri unicamente la qualità di Messia d'Israele non poteva considerarsi una bestemmia. Senza uscire infatti dal rabbinismo più ortodosso, un secolo più tardi il grande Rabbi Aqiba proclamerà Messia quel Bar Kokeba che guiderà l'ultima e più catastrofica ribellione della Giudea contro Roma; eppure, nonostante questa fallace proclamazione, Rabbi Aqiba non solo non fu giudicato bestemmiatore ma rimase poi sempre come uno dei più illustri luminari del giudaismo dell'Era Volgare. Perciò l'affermazione messianica che Gesù aveva fatta di se stesso, anche se non era accettata, poteva essere giudicata dai suoi avversari tutt'al più vana e millantatrice quale di un allucinato od esaltato come in realtà fu giudicata da alcuni contemporanei l'affermazione di Rabbi Aqiba - ma bestemmia contro la Divinità non era in alcun modo. Perché dunque il presidente gridò, e il tribunale confermò, che Gesù aveva bestemmiato? Evidentemente in forza della risposta affermativa data da Gesù all'ultima interrogazione:
Tu dunque sei il Figlio d'iddio? In questa domanda il termine
il Figlio d'Iddio certamente non è - nell'intenzione stessa dell'interrogante - un pratico sinonimo del termine Messia, bensì rappresenta in confronto con questo termine un ulteriore progresso, un climax, e riveste un significato assai superiore: gli interroganti volevano sapere da Gesù se egli, nel significato ontologicamente vero, si riteneva
il Figlio d'iddio. Avendo Gesù risposto in maniera affermativa, fu giudicato bestemmiatore. E cosi il processo religioso era finito e la sentenza era stata data: Gesù era stato giudicato reo di morte come bestemmiatore. La procedura era riuscita al sommo sacerdote in maniera superiore alla sua aspettativa. Visto che era inutile sperare nelle deposizioni dei testimoni subornati, egli si era rivolto direttamente all'imputato prendendo di mira dapprima la qualità di Messia, perché ottenuta una confessione su questo punto il reo confesso ne avrebbe dovuto rispondere poi in sede politica davanti al procuratore romano. Senonché la confessione era stata così ampia e solenne, che aveva portato spontaneamente all'altra interrogazione se l'imputato fosse - oltreché Messia - anche
il Figlio d’Iddio. Questa nuova interrogazione, più delicata e decisiva che mai, aveva ottenuto pure essa una risposta pienamente affermativa. Cosicché, in conclusione, l'inquirente aveva trionfato in ambedue i campi: in quello nazionale-politico, perché l'imputato aveva confessato di essere il Messia d'Israele; in quello rigorosamente religioso, perché aveva confessato di essere vero Figlio d'Iddio. Questa seconda confessione era stata decisiva davanti al tribunale del Sinedrio; la prima verrà addotta e sarà egualmente decisiva davanti al tribunale del procuratore romano. Questi fatti avvennero - come già accennammo (§ 564) - nella seduta mattinale, la quale fu definitiva e incorporò nella sua procedura i risultati provvisori ottenuti nella seduta notturna. Ma nel frattempo erano già avvenuti o tuttora avvenivano altri fatti, che qui raggruppiamo a parte.(Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Milano, 2003, Oscar Mondadori, pag 646-650
Ad maiora
*Per chi volesse leggerselo integralmente le parti saltate sono le ultime 8 righe di pagina 174(note escluse), inoltre le pagg 175-177 (esclusa l’ultima riga), non le ho scansionate perché come ripeto parlano di Qumran.