Trinita'

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barnabino
00martedì 24 ottobre 2006 01:22

Cioè questi conferimenti di titoli, che vanno da "io sono la verità", "io sono la vita", "io sono il primo e l'ultimo"; non suscitano forse nel lettore ebreo scandalo e sentore di bestemmia se pronunciate da un uomo in quanto sono prerogative di Dio?



Infatti, se avessero avuto quel significato sarebbe impensabile che potessero essere accettate dai primi cristiani di origine ebraica in modo tanto supino e silente.

Sembra assurdo che le congregazioni si azzuffino letteralmente su questioni minori, come la circoncisione, e poi non abbiamo il minimo dubbio, il minimo dibattito su quella che era una blasfemia. Evidentemente quelle espresisoni che noi oggi leggiamo come pre trinitarie erano considerate del tutto normali.

Quello che è spaventoso nei primi anni di cristianesimo è l'assenza di ogni dibattito, polemica o dubbio sulla divinità di Gesù. Tale silenzio è una implicita prova che nessuno considerava Gesù come Dio, altrimenti, inevitabilmente di fronte al silenzio delle scritture, ci dovremmo trovare fin dall'inizio ad un comlesso momento di elaborazione che di fatto non eiste, o non è registrato.

Shalom
=Siegil=
00martedì 24 ottobre 2006 14:21
Mah, secondo me i miracoli che gli apostoli fecero nei primi anni del cristianesimo hanno potuto certo far cambiare idea a molti, anche senza il minimo dubbio. Inoltre il fatto che il cristianesimo sia scandalo per i giudei lo attesta anche la bibbia mi sembra, o sbaglio?

E poi secondo me i testimoni di Geova partono, interpretando la bibbia, dal presupposto che Gesù non sia Dio, ma questo non sta scritto da nessuna parte. E non sto dicendo che la bibbia non dice che Gesù non è il padre, ma che non è Dio. Sono due cose diverse.

Tra l'altro una cosa che sarà di sicuro già stata ricordata ma che è meglio sottolineare è che il nuovo testamento è stato formato dalla Chiesa Cattolica in modo definitivo solo alla fine del terzo secolo. Quindi non ha molto senso dire che la Chiesa nel terzo secolo era apostata e nello stesso momento accettare come ispirati i libri che essa stessa ha scelto. Un mio amico tdg dice che ciò è possibile perchè Dio, non volendo che la propria parola venisse perduta ha fatto in modo che la Chiesa, benchè apostata, abbia scelto i libri giusti. Ma sorgono due errori. Primo ciò andrebbe contro il libero arbitro (almeno a mio parere) perchè la Chiesa invece di scegliere i libri che veramnte dimostravano le sue dottrine sarebbe stata costretta a sciegliere i libri corretti. Secondo, il fatto che la Chiesa sia ispirata mentre scieglieva i libri da dove lo si capisce? Dal NT? Non è possibile, perchè: se la Chiesa era ispirata ovviamente da un NT ispirato lo si capirebbe, ma se la Chiesa non fosse stata ispirata avrebbe certamente potuto sciegliere quei libri che dimostrino la sua ispirazione (dato che se non è ispirata sceglie quello che vuole). Quindi dal fatto che il NT dica che sia ispirata non si può certo capire se sia stata effettivamente ispirata. Allora da dove si vede? Dalla storia magari? La stessa storia che mostra come nei primi secoli tutti i cristiani ortodossi credevano nella divinità di Gesù? No? E allora da dove?
Teodoro Studita
00martedì 24 ottobre 2006 15:21
Capito poly, sei un ignorante, un pazzo e pure duro di comprendonio, è inutile spendere anni per le ricerce glottologiche e sulla parabola evolutiva della semantica, basta che quando il lemma è riferito a Gesù ci piazzi un "relativo" davanti.
Così abbiamo, :
1) l'adorazione... relativa
2) la Signoria... relativa
3) la Salvezza... relativa
4) la... divinità (!) relativa

Poi naturalmente quando lo stesso lemma si riferisce a Geova (a chi?) il "relativo" lo togli e va tutto a posto. Chiaro, capoccione che non sei altro?

Ebbeh.
Teo60
00martedì 24 ottobre 2006 19:34
Re:
Barnabino dice:


Concordo con quanto dici. A mio parere c'è ben poco nel giudaismo per sostenere che Dio si sarebbe materializzato in qualche modo come Messia.


caro barnabino, nel caso ti fosse sfuggita nel post di Topsy, ti riporto la citazione di P. Sacchi, Storia del Secondo Tempio, Ed. SEI, Torino:
"Già i saggi dell'epoca sadocita credevano in una presenza di D-o fra gli uomini che doveva realizzarsi pienamente solo attraverso la mediazione della Saggezza, più o meno ipostatizzata, che doveva avere la funzione e di portare nel mondo degli uomini la felicità e di giudicare i malvagi, (cfr. Pro 1, 20-32; 8,1; 9,6). Ma ora appare le necessità che D-o stesso venga un giorno ad abitare fra gli uomini, perchè Egli solo sembra garantire il contenuto di ciò che chiamiamo speranza messianica." (pag. 363)
Nella sua formulazione più piena questo movimento di speranza messianica si trova documentato nel Libro dei Giubilei: un giorno D-o stesso dovrà scendere fra gli uomini, per dar vita a una rinnovazione totale del cosmo:
Fin quando io (D-o) discenderò (sulla terra) e dimorerò con loro (gli uomini) per l'eternità (Giub 1, 26)

Come vedi l'idea che D-o stesso si sarebbe "materializzato" come Messia era ben presente nel contesto giudaico dell'epoca.


Io credo che non ci siamo difficoltà a credere che i vangeli abbiamo tramandato le parole di Gesù.



Caro barnabino, ormai tutta la ricerca storica su Gesù è arrivata alla conclusione che attraverso la testimonianza evangelica si possa attingere non le "ipsissima verba Jesu", come voleva Jeremias, ma forse l'"ipsissimum Jesum" o la "ipsissima intentio Jesu". Si può affermare di essere vicini alla figura di Gesù, nei suoi atteggiamenti e gesti, ma nessuno, affermerebbe oggi che quelle dei vangeli siano parole pronunciate, così come riportate, di Gesù.
Shalom

[Modificato da Teo60 24/10/2006 21.26]

Topsy
00martedì 24 ottobre 2006 20:07
Re: Re:




Qualche post sopra, Mario mi ha invitato ha esprimere la mia opinione personale sulla lettura di certi passi del Nuovo Testamento.Ed io onestamente non mi sento di farlo perchè,non ne ho la competenza,dato che certe idee e concetti sono troppo lontani dall'ebraismo rabbinico,e spesso espressi in un linguaggio che mi è totalmente estraneo.

Quello che scriverò adesso,mi auguro non venga mal recepito e inteso come la messa in discussione di un credo altrui...Mario mi auguro che tu possa comprendere la natura delle mie considerazioni che prescindano dalla mia identià ebraica o meno.Sono semplici riflessioni,ricavate dallo studio e dalla lettura.

Non partirò dall'analisi di ogni singola citazione in greco che come ho già espresso sopra,non mi è possibile operare,quanto piuttosto dall'osservazione di quelle che sono le comuni considerazioni che si portano in genere presso i forum a sostegno dell'identificazione di Gesù con l'Onnipotente.

Tra queste che riporto,mi colpiscano in realtà,solo alcune.Spero di riportare queste mi personali considerazioni,più tardi :-)


1)Solo Dio poteva rimettere i peccati.Gesù rimise i peccati.

2)Gesù disse: Io e il Padre siamo una cosa sola(siamo uno).

3)Gesù disse: Prima di Abramo "Io Sono"...


4)Di Gesù è detto:Io sono L'Alfa e l'Omega,il principio e la Fine...


5)Di Gesù è detto:Il Verbo( la Parola) si è fatta carne.

e ancora:

6)“Il mondo fu fatto per mezzo di lui”.



[Modificato da Topsy 24/10/2006 20.42]

Polymetis
00martedì 24 ottobre 2006 22:00
Caro barnabino, appare evidente che è completamente inutile che ti risponda perché prima c'è una questione preliminare da affrontare. Ci siamo scambiati dialoghi che sono il clone di questo da anni, quindi penso che tutti sappiano perfettamente cosa ti risponderò e anche che cosa tu mi risponderai la volta dopo. Questa ripetitività e monotonia nasce dal fatto che non abbiamo ancora affrontato se non di striscio la questione su cui in realtà si basa tutta la contestazione, ossia se theos nel NT e nel giudaismo del I secolo potesse indicare ancora quegli "esseri potenti" in generale e non invece solo gli dèi, veri o falsi, se cioè il giudeo potesse anche allora chiamare dio qualcuno che non fosse Dio. Ergo si impone di fare una discussione specifica su questa questione che è preliminare ad ogni altra analisi di versetti, facendo un'analisi letteraria seria degli usi attestati di theos. Stando così le cose io direi che è il caso di andare a documentarci un po' e fare qualche ricerca su questa questione lessicologica; poi tra qualche settimana apriamo una discussione con fonti dell'epoca alla mano e ne discutiamo, perché così veramente non sè un discorrere a vuoto.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 24/10/2006 22.01]

Teodoro Studita
00martedì 24 ottobre 2006 23:35
Yesss


se theos nel NT e nel giudaismo del I secolo potesse indicare ancora quegli "esseri potenti" in generale e non invece solo gli dèi, veri o falsi, se cioè il giudeo potesse anche allora chiamare dio qualcuno che non fosse Dio



Topsy e Teo che ne dite?

Topsy
00mercoledì 25 ottobre 2006 01:11
Re:

Written by: Teodoro Studita 24/10/2006 23.35


Topsy e Teo che ne dite?





Che a me fa solo piacere trovare un motivo in più,per sfogliare i miei testi prediletti :-)
Potrei anche accennarti in questo stesso post, le mie considerazioni a riguardo, ma preferisco tornare sull'argomento specificando le fonti da cui le ho tratte.
Quanto tempo ho a mia disposizione?
Una settimana?
Scherzo :-)
Solo il tempo di documentarmi!
Ciao!





Polymetis
00mercoledì 25 ottobre 2006 10:36
Tutto il tempo che ti pare, anche perché io ho intenzione di impiegarci più di una settimana.

Ad maiora
Teo60
00mercoledì 25 ottobre 2006 12:07
Re: Re:
Angela scrive:

Che a me fa solo piacere trovare un motivo in più,per sfogliare i miei testi prediletti :-)
Solo il tempo di documentarmi!
Ciao!



Mi associo! Ho bisogno di un pò di tempo per non rischiare di dire "eresie" [SM=g27985]

Shalom
Topsy
00mercoledì 25 ottobre 2006 15:11
Ragazzi,non ci crederete ma...selezionando i testi da consultare per questa ricerca, ho trovato la citazione Mishnà Berakot 9,5 e anche il commento del Talmud babilonese sulla citazione!!!
Ricordate il 3d sul Nome?
Quanto l'ho cercata!!!

Esiste un metodo di archiviazione realmente funzionale a questo genere di ricerche????Alle volte è impossibile classificare i testi solo per argomenti e tematiche,o per autore...c'è da perderci la testa...!!!
Topsy
giainuso
00lunedì 30 ottobre 2006 12:36
una settimana è quasi passata....mi raccomando non lasciate in sospeso il topic che è interessantissimo leggervi!

ciao
bruno

P.S.
barnabino che fine hai fatto ?
spero non te ne sia andato anche tu!
fdetr
(Mario70)
00sabato 23 dicembre 2006 17:55
Re:

Scritto da: Polymetis 24/10/2006 22.00
Caro barnabino, appare evidente che è completamente inutile che ti risponda perché prima c'è una questione preliminare da affrontare. Ci siamo scambiati dialoghi che sono il clone di questo da anni, quindi penso che tutti sappiano perfettamente cosa ti risponderò e anche che cosa tu mi risponderai la volta dopo. Questa ripetitività e monotonia nasce dal fatto che non abbiamo ancora affrontato se non di striscio la questione su cui in realtà si basa tutta la contestazione, ossia se theos nel NT e nel giudaismo del I secolo potesse indicare ancora quegli "esseri potenti" in generale e non invece solo gli dèi, veri o falsi, se cioè il giudeo potesse anche allora chiamare dio qualcuno che non fosse Dio. Ergo si impone di fare una discussione specifica su questa questione che è preliminare ad ogni altra analisi di versetti, facendo un'analisi letteraria seria degli usi attestati di theos. Stando così le cose io direi che è il caso di andare a documentarci un po' e fare qualche ricerca su questa questione lessicologica; poi tra qualche settimana apriamo una discussione con fonti dell'epoca alla mano e ne discutiamo, perché così veramente non sè un discorrere a vuoto.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 24/10/2006 22.01]




Violevo sapere (dal momento che sono passati due mesi...) cosa avete scoperto di utile per rispondere a quanto ho evidenziato in grassetto dalle parole di Poly...
Su datevi da fare voi che avete i testi in questione... anche perchè si risolverebbe il problema una volta per tutte!
Ciao Mario

[Modificato da (Mario70) 23/12/2006 17.56]

barnabino
00domenica 24 dicembre 2006 00:27
Caro Mario,


ossia se theos nel NT e nel giudaismo del I secolo potesse indicare ancora quegli "esseri potenti" in generale e non invece solo gli dèi, veri o falsi, se cioè il giudeo potesse anche allora chiamare dio qualcuno che non fosse Dio



Il tuo mi pare un falso problema. Il "giudaismo" del I secolo usava come testo "base" la Tanach che definiva angeli, giudici ed altri rappresentanti divini come 'elohim. Solo YHWH, nelle scritture, era il nome esclusivo del Dio d'Israele. E' ovvio che quando un ebreo leggeva il termine 'elohim riferito ad altri che non a YHWH era benissimo al corrente di questo uso che si trovava nei testi che venivano comunemente letti nelle sinagoghe.

Lo stesso Filone è un giudeo del primo secolo alessandrino, quindi di lingua greca, ed anche lui usa theos in riferimento a Mosè.

La LXX è una produzione tipica del giudaiasmo del III-II secolo aEV ed il testo normalmente usato nel I secolo sia dai cristiani che dai giudei. Anche in questo testo theos è riferito a rappresentanti divini (angeli, giudici, ecc...) senza creare alcuna incomprensione tra i lettori.

Non si capisce perchè in Giovanni 1,1c un giudeo usando theos per un essere che chiaramente non era YHWH (viene infatti definito "presso" di Lui) potesse intendere qualcosa di diverso e assolutamente incomprensibile rispetto al contesto scritturale. Usa il rasoio di Occam!

Shalom

[Modificato da barnabino 24/12/2006 0.34]

Polymetis
00domenica 24 dicembre 2006 03:48
Arrivano i grecisti e gli ebraisti, mi inchino.
Se qualcuno qua dentro avesse letto qualcosa del buon Guglielmo saprebbe che non sarebbe affatto d’accordo con l’uso del suo rasoio basato sull’ignoranza e il pregiudizio, infatti si precisa che l’ipotesi più semplice tende ad essere quella giusta solo a parità di fattori. Per rispondere a Mario, avevo iniziato la ricerca, ma poi sono stato colto da altri impegni, sia nel forum dove sono stato impegnato a discutere del primato petrino, sia impegni di ricerca, sto lavorando ad una lettura psicanalitica di Platone, ed è la cosa più priva di senso che mi sia capitato di fare negli ultimi anni. Ma nulla è più brutto di vedere gente che confonde le attestazioni del significato di una parola in una determinata fase della lingua( e della teologia) con la balzana idea che siccome tali parole sono comunque comprese nel loro significato originale anche secoli dopo, allora quel significato è ancora corrente. Come già specificato nessuno di noi sentendo Dante che chiama Virgilio “mio duce” penserebbe che gli stia dando del dittatore, perché sappiamo che in italiano arcaico voleva dire “guida”, ma ciò non implica che questo significato sia ancora corrente e io possa usarlo in un dialogo. Allo stesso modo la ridicola affermazione secondo cui il giudaismo del I secolo usava come base la Tanach (ma con che libri poi?) fatta passare come fosse una prova del fatto che tutti i significati dei termini ivi contenuti fossero ancora correnti, svela l’ignoranza dei metodi usati il lessicologia perché tralascia la problematica da me esposta, ossia che capire(si spera) la frase rivolta a Dante “o animal grazioso e benigno” non vuol dir poter parlare così oggi, perché in italiano del '300 “animal” vuol dire “essere che respira” dal lat. anima=respiro, mentre se oggi do a qualcuno dell’animale le cose sono un po’ diverse. Allo stesso modo la LXX con theos fa un banale calco di elohim per usare il corrispondente a più ampio spettro possibile. Ricordo inoltre che:
1)Il Vangelo di Giovanni non era rivolto ad Ebrei ma a dei greci dell’Asia minore
2)I farisei stessi manifestano sdegno per il fatto che Gesù “che è uomo si fa Dio”, il contrasto tra theos e anthropos indica bene cosa intendessero
3)Il brano del prologo non parla di “un dio” in parte a Dio ma ci dice che il verbo era Dio, theos è predicato qualitativo, su questo il consenso della ricerca è unanime, e non abbiamo tempo da perdere coi giochetti delle sette ed il loro uso strumentale della bibliografia che non tiene mai conto dell’insieme che sovrasta il tutto.

In conclusione: smettetela di giocare e di farci perdere tempo, alla vostra ostinazione corrisponde solo la mia sensazione di dovervi lasciare nel vostro brodo visto che ho cose serie di cui occuparmi. Discutere con luterani, valdesi, ortodossi, ecc. è sensato; hanno studiosi seri e la loro teologia non è basata su dottrine da settarismo americano tenute in piedi da riviste che fanno cocktail di citazioni, al contrario discutere con gli appartenenti alle sette, e lo capisco dopo anni che mi viene detto, è solo una perdita di tempo. Per tornare alla questione tra poco parto per Strasburgo e vi resterò sino al 10 febbraio, in seguito cercherò di mettere a frutto il materiale che ho già raccolto, ma non per una discussione , quella ho capito che è impossibile.

[Modificato da Polymetis 24/12/2006 3.58]

=omegabible=
00domenica 24 dicembre 2006 08:27
Concludendooooo.....
...e come disse il buon Amedeo ....e chi non beve con me, peste lo colga.
mah!!! [SM=g27994]
(Mario70)
00domenica 24 dicembre 2006 11:04
Re:

Scritto da: barnabino 24/12/2006 0.27
Caro Mario,


ossia se theos nel NT e nel giudaismo del I secolo potesse indicare ancora quegli "esseri potenti" in generale e non invece solo gli dèi, veri o falsi, se cioè il giudeo potesse anche allora chiamare dio qualcuno che non fosse Dio



Il tuo mi pare un falso problema. Il "giudaismo" del I secolo usava come testo "base" la Tanach che definiva angeli, giudici ed altri rappresentanti divini come 'elohim. Solo YHWH, nelle scritture, era il nome esclusivo del Dio d'Israele. E' ovvio che quando un ebreo leggeva il termine 'elohim riferito ad altri che non a YHWH era benissimo al corrente di questo uso che si trovava nei testi che venivano comunemente letti nelle sinagoghe.

Lo stesso Filone è un giudeo del primo secolo alessandrino, quindi di lingua greca, ed anche lui usa theos in riferimento a Mosè.

La LXX è una produzione tipica del giudaiasmo del III-II secolo aEV ed il testo normalmente usato nel I secolo sia dai cristiani che dai giudei. Anche in questo testo theos è riferito a rappresentanti divini (angeli, giudici, ecc...) senza creare alcuna incomprensione tra i lettori.

Non si capisce perchè in Giovanni 1,1c un giudeo usando theos per un essere che chiaramente non era YHWH (viene infatti definito "presso" di Lui) potesse intendere qualcosa di diverso e assolutamente incomprensibile rispetto al contesto scritturale. Usa il rasoio di Occam!

Shalom

[Modificato da barnabino 24/12/2006 0.34]



Poly ha ragione delle volte discutere è inutile...
La LXX traduceva dal testo ebraico ed è ovvio che ha tradotto elohim con theos, quello che non tieni presente è quando è stato usato quel termine ossia mille anni prima.
Ricordati che solo per aver detto "sono figlio di Dio" i farisei compresero che Cristo "voleva farsi come Dio", questo perchè compresero che Gesù diceva di essere "figlio" non in senso adottivo, ma per generazione, se suo padre è Dio, allora è ovvio che anche lui lo fosse, essendo la generazione un trasferimento di natura.
Tu continua ad essere politeista (o monolatra se vuoi come gli ebrei del primo millennio AC), io preferisco essere monoteista, ricordati solo la scrittura: "non vi è alcun Dio accanto a me ne ce ne sarà", quell' "un dio" alla destra di Dio padre, in base alle parole di Isaia non dovrebbe esistere, altrimenti dai a Dio del bugiardo.
Comunque aspetto con ansia i risultati della ricerca...
Ciao
Polymetis
00domenica 24 dicembre 2006 12:22
E’ proprio il concetto di “generazione” e di “figlio di Dio” che i tdG travisano, appiattendolo a significati di secoli prima che non colgono la ventata di novità portata da Cristo. Paolo dice giustamente che noi tutti abbiamo ricevuto grazie a Cristo l’adozione a Figli, quindi quando viene chiamato qualcun altro “figlio di Dio” sappiamo cosa intendere. Al contrario riprendendo il Salmo regale e tramutandone profondamente il significato originale l’autore della lettera agli Ebrei parlando di Cristo dice: “a quale degli angeli ha mai detto “tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?”.
La domanda è un’interrogativa retorica ovviamente, la risposta di tutte le domande di quel brano è “a nessuno”, perché Cristo è l’unico. Il significato originale del versetto viene metamorfosato, l’autore intravedendo nel salmo una promessa circa il messia lo applica a Cristo e ne vede la profezia della sua irripetibile filiazione divina.
barnabino
00domenica 24 dicembre 2006 15:06
Caro Polly,

Mi pare che tu non dica nulla di nuovo. Gli ebrei leggevano correntemente la Tanach che rimaneva il loro riferimento linguistico e teologico. In base all'uso del termine 'elohim/theos tramandato da questo testo sacro nessun ebreo leggendo 'elohim/theos riferito a qualcuno diverso da YHWH avrebbe mai capito che lo si identificasse con "ho theos".


Allo stesso modo la LXX con theos fa un banale calco di elohim per usare il corrispondente a più ampio spettro possibile



Una conclusione opinabile, poichè i sostituti per 'elohim erano molti, tanto che la stessa LXX in molti passi sostituisce 'elohim non con theos ma con altre parole, per esempio angelos. Questo dimostra che luso non corrispendeva ad un ricalco automatico.

In tutti i casi anche un "calco banale" dimostrerebbe che per i traduttori della LXX (ed i suoi lettori) definire "theos" essere che non erano YHWH non era considerato un uso straordinario, incomprensibile o blasfemo.

A mio avviso il fatto stesso che theos è usato per definire Gesù (un essere diverso da YHWH) dimostra che tale uso di theos è attestato almeno 3 volte nel NT.


Il Vangelo di Giovanni non era rivolto ad Ebrei ma a dei greci dell’Asia minore



Mi pare che tu parli con una sicumera del tutto fuori posto, infatti non è affatto chiaro a quale uditorio Giovanni pensasse scrivendo il suo vangelo. Mi fa piacere che tu abbia risolto tutti i problemi filologici ed esegetici sull'argomento!

In tutti i casi è certo che i lettori di Giovanni conoscevano ed usavano la LXX, per cui non avevano problemi a comprendere l'uso straordinario che in quel contesto Giovanni fa di theos.


I farisei stessi manifestano sdegno per il fatto che Gesù “che è uomo si fa Dio”, il contrasto tra theos e anthropos indica bene cosa intendessero



Questa accusa non significa affatto che Gesù pretendesse di essere Dio, piuttosto per i farisei Gesù si faceva come un dio perché Gesù si attribuisce poteri che, secondo loro, appartengono soltanto a Dio. Per esempio aveva affermato di "dare la vita eterna" cosa che però, lui stesso, affermava di fare quale rapresentante del Padre.

Non a caso Gesù sostiene di essere "un dio" ma non in senso trascendente ma nello stesso senso di salmo 82, che egli cita in quell'occasione, ma mentre le opere di quei gudici/dio non giustificavano la loro pretesa di essere "figli dell’Altissimo" (Salmo 82,6) le opere di Gesù dimostravano che egli agiva in unità con il Padre.


Il brano del prologo non parla di “un dio” in parte a Dio ma ci dice che il verbo era Dio, theos è predicato qualitativo, su questo il consenso della ricerca è unanime



Prego il moderatore di non usare termini offensivi nei confronti di idee diverse dalle sua definendole "giochetti di sette". Ma chi modera il moderatore?

Voglio ricordarti che la grammatica non ci obbliga a questa conclusione. Altrove la stessa costruzione non indica necessariamente un aspetto "qualitativo" ma anche in questo caso non siamo autorizzati nessuna "identificazione". Comunque se nella tradizione dell'AT era normale definire esseri diversi da "ho theos" come "theoi" (senza articolo) non si vede perchè qui siamo obbligati ad una lettura qualitativa e per di più con il senso a mio avviso niente affatto implicito nel qualitativo di "sostanza".

Shalom

barnabino
00domenica 24 dicembre 2006 15:09

E’ proprio il concetto di “generazione” e di “figlio di Dio” che i tdG travisano, appiattendolo a significati di secoli prima che non colgono la ventata di novità portata da Cristo



Non ci vedo alcun appiattimento e travisamento. Nessuno mi ha mai portato un solo passo in cui sia evidente che "generare" nel NT sia usato in modo diverso da "creare".

Non si capisce perchè accettare ventate pagane di fronte alla semplicità evangelica.

Shalom
(Mario70)
00domenica 24 dicembre 2006 18:18
Re:

Scritto da: barnabino 24/12/2006 15.09

E’ proprio il concetto di “generazione” e di “figlio di Dio” che i tdG travisano, appiattendolo a significati di secoli prima che non colgono la ventata di novità portata da Cristo



Non ci vedo alcun appiattimento e travisamento. Nessuno mi ha mai portato un solo passo in cui sia evidente che "generare" nel NT sia usato in modo diverso da "creare".

Non si capisce perchè accettare ventate pagane di fronte alla semplicità evangelica.

Shalom



Sei tu che dovresti portare prove alternative al riguardo, nel linguaggio neotestamentario, nell'ambiente greco del 1 secolo e secondo i padri della chiesa, generare implicava lo scambio di sostanza dal padre al figlio, si trasmettono le stesse caratteristiche proprie del padre al figlio, quindi nel nostro caso, se il padre è Dio, cosa vuoi che sia il figlio se non Dio anche lui? sei tu a dover dimostrare il contrario, dove hai mai letto nel NT, nei padri o nell'ambiente che circondava gli scrittori neotestamentari che creare e generare fossero sinonimi?
Ciao
barnabino
00domenica 24 dicembre 2006 22:42
Caro Mario,


Sei tu che dovresti portare prove alternative al riguardo, nel linguaggio neotestamentario, nell'ambiente greco del 1 secolo e secondo i padri della chiesa,



Non vedo perchè dovrei trovare "alternative". A che cosa? Al nulla più assoluto che tu mi proponi? Dove leggi nel NT che Gesù sia "generato" nel senso in cui tu proponi?


sei tu a dover dimostrare il contrario, dove hai mai letto nel NT, nei padri o nell'ambiente che circondava gli scrittori neotestamentari che creare e generare fossero sinonimi?



Il contrario di che cosa? Da nessuna parte si dice che Gesù sia "generato" da Dio se non in senso metaforico. Come ho giè detto altrove fu Atanasio a creare una distinzione artificiosa tra "creato" e "generato" ma nel NT non si dice in nessun passo che Gesù è "generato" da Dio. Si usa solo "unigenito" su cui però non possiamo speculare poichè nel greco della LXX non aveva il senso di "unico" e "generato" ma solo di "figlio unico" o di "più amato".

Un pò pochino per chiedermi spiegazioni...

Shalom
(Mario70)
00lunedì 25 dicembre 2006 20:36
Re:

Scritto da: barnabino 24/12/2006 22.42
Caro Mario,


Sei tu che dovresti portare prove alternative al riguardo, nel linguaggio neotestamentario, nell'ambiente greco del 1 secolo e secondo i padri della chiesa,



Non vedo perchè dovrei trovare "alternative". A che cosa? Al nulla più assoluto che tu mi proponi? Dove leggi nel NT che Gesù sia "generato" nel senso in cui tu proponi?


sei tu a dover dimostrare il contrario, dove hai mai letto nel NT, nei padri o nell'ambiente che circondava gli scrittori neotestamentari che creare e generare fossero sinonimi?



Il contrario di che cosa? Da nessuna parte si dice che Gesù sia "generato" da Dio se non in senso metaforico. Come ho giè detto altrove fu Atanasio a creare una distinzione artificiosa tra "creato" e "generato" ma nel NT non si dice in nessun passo che Gesù è "generato" da Dio. Si usa solo "unigenito" su cui però non possiamo speculare poichè nel greco della LXX non aveva il senso di "unico" e "generato" ma solo di "figlio unico" o di "più amato".

Un pò pochino per chiedermi spiegazioni...

Shalom

.

E ti pare poco? "Figlio unico" non ti basta? in nessun punto della scrittura è detto che Cristo fosse figlio adottivo come lo possiamo essere noi, o gli angeli, l'intimità che egli rivela (è nel seno del padre, è l'unico che lo ha conosciuto veramente perchè "proviene da lui e a lui ritorna", "nessuno conosce il padre se non il figlio" "tutto quello che fa il padre lo fa il figlio ugualmente" Dio padre stesso che davanti a tutti dice "questo è il mio figlio diletto ascoltatelo" "Dio ci ha parlato per mezzo del figlio") è unica e una sua creatura non può neanche immaginarsi di poter sentirsi dire tanto, solo la vostra cecità non vede ciò che a tutti è ovvio ossia che Cristo è IL figlio di Dio (nota bene IL non un) Pietro viene benedetto per aver asserito questo e Giovanni conclude la sua epistola con queste parole, ma che vuoi di più?
Se egli è Il figlio di Dio, è egli stesso Dio come suo padre, essendo la generazione passaggio di sostanza dal padre al figlio.
A me queste scritture bastano per avermi fatto aprire gli occhi.
Ti sei mai chiesto perchè i farisei ebbero questa reazione?
LND Giovanni 5:18
"Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio."

Non credi che i farisei capirono bene che l'intimità di Cristo era talmente particolare da far scandalizzare anche loro perchè chiamava Dio con la parola "suo padre"? e cosa conclusero? esattamente quello che hanno capito i trinitari, ossia che l'essere veramente figlio, lo rendeva uguale a Dio e chiamarlo "padre" era una cosa scioccante per gli ebrei.
E cosa gli rispose lui?
"No guardate che vi sbagliate io sono figlio solo in senso adottivo, il padre mi ha creato come prima creatura, quindi sono proprio come voi, non bestemmiate: Dio è uno solo ossia il padre"
Se avesse risposto cosi non ci sarebbero stati dubbi, invece guarda cosa dice di se stesso e come rincara la dose:
Giovanni 5:19 le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio.
Giovanni 5:21-26 Infatti come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. 22 Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, 23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre, chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24 In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25 In verità, in verità vi dico: L'ora viene, anzi è venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e coloro che l'avranno udita vivranno. 26 Poiché, come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso.

Se egli fosse stata una semplice creatura, anche la prima, queste affermazioni non avrebbero avuto senso, egli è veramente IL figlio di Dio e quindi Dio anche lui, proprio come suo padre.
Solo se egli è veramente Dio poteva "considerare di eguagliare il ruolo del padre" (colossesi 2), o credi che una creatura potesse mai ambire a tanto?
Ciao e apri gli occhi anche tu, la verità non è lontana da te, basta solo abbassare le barriere che ti sei (ti hanno) costruito
e riflettere bene su quelle scritture che ti hanno spiegato ancor prima di leggerle e meditarle, solo cosi anche tu accetterai la semplice conclusione che essendo egli il figlio di Dio è Dio anche lui.
sandraN
00martedì 26 dicembre 2006 12:17
Caro fratello Barnabino.
Ti ammiro. Hai una pazienza portata all'estremo limite per continuare a discutere con degli indottrinati plagiati con tanto di paraocchi da non riuscire a vedere al di là della punta del loro naso.

Li vuoi aiutare? Ma non vedi che si riufiutano in tal senso?

E' proprio vero quel che afferma 2 Corinti 4:4.

Comunque bisogna provarci e cercherò di darti una mano.

In Salmo 82:1-3,6 Geova Dio definisce dei i giudici corrotti d'Israele. Gesù nel I secolo riafferma la validità e l'attualità di quella scrittura.

Rispondendo alle accuse dei Giudei, che in Giovanni 10:33 accusavano Gesù di autonominarsi Dio, Gesù nei successivi due versetti 34 e 35 risponde che nelle scritture ( riferendosi al Salmo 82 ) Dio chiama dei quelli contro i quali quella scrittura era diretta e aggiunse che la scrittura non poteve essere annullata.

Faceva così comprendere che quel che era stato scritto su ispirazione divina conservava pienamente la sua eterna validità ed era ovviamente attuale anche per quel tempo.

Per quanto riguarda l'affermazione che il Figlio di Dio sia egli stesso Dio per generazione è l'affermazione più discutibile che si possa leggere.

E'come dire che il figlio di un genio della musica, o della pittura o di qualunque altra arte o scienza debba essere necessariamente anch'egli similmente al padre un genio nella medesima arte o scienza.

Anche Adamo viene definito figlio di Dio ( Luca 3:38 )e lo stesso Gesù, tramite Maria di Magdala comunicò agli apostoli,
che definì fratelli, che saliva al Padre suo e Padre loro, Dio suo e Dio loro.

Così definiva anche gli apostoli figli di Dio, e di conseguenza, sebbene imperfetti, siamo tutti figli di Dio.

Qualora Adamo non avesse peccato saremmo come lui, in tutta la nostra interezza e integrità, veri figli di Dio.

In futuro lo saremo anche noi pienamente, infatti è scritto che la creazione sarà resa libera da corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio.( Romani 8 :21 ).

Ma certamente non diventeremo uguali a Geova nè riterremo mai di poterlo diventare. Questa è la falsa affermazione satanica che spinse Eva al peccato.

Credo che queste mie modestissime osservazioni dovrebbero chiudere un discorso che sembra sempre più il solito cane che si morde la coda, ma sono certa che, arrampicandosi ancora su specchi sdrucciolevoli, i nostri amici scoveranno qualche altra carta da giocarsi per cui stiamo pronti con le nostre carte, che non sono niente altro che i fogli delle Sacre Scritture.

Ciao tenacissimo fratello Barnabino.

Sandra.

[Modificato da sandraN 26/12/2006 12.33]

Polymetis
00mercoledì 27 dicembre 2006 04:01
Per BArnabino

“Gli ebrei leggevano correntemente la Tanach che rimaneva il loro riferimento linguistico e teologico.”

Ma cosa vuol dire? Anche oggi gli ebrei leggono la Thorà, ma ti risulta che possano parlare in ebraico classico ? Avere qualcosa come testo sacro non vuol dire poter conserve un uso arcaico delle parole in esso contenuto. Qualsiasi greco dell’età classica conosceva a memoria ampi stralci di Omero, era il testo di riferimento della paideia ellenica, ma questo non vuol dire che leggendo la parola “babileus” tu debba pensare a qualcosa tipo Luigi XIV, dovresti pensare ai wanax micenei.
Credi forse che il greco bizantino dell’anno 1000 parlato dall’ortodossia greca fosse uguale a quello del Nuovo Testamento?

“In base all'uso del termine 'elohim/theos tramandato da questo testo sacro nessun ebreo leggendo 'elohim/theos riferito a qualcuno diverso da YHWH avrebbe mai capito che lo si identificasse con "ho theos"”

Questo ovviamente ripostulando la distinzione tra “theos” e “ho theos” tipica del vostro politeismo. Inoltre ti ho già detto che la tua argomentazione non vuol dire alcunché. Io so che in Dante “duce” vuol dire guida, ma se qualcuno oggi mi scrive o mi dice “duce” io lo denuncio per vilipendio. La tua argomentazione si basa su un presupposto che ignora del tutto l’evoluzione delle lingue.

“Una conclusione opinabile, poichè i sostituti per 'elohim erano molti, tanto che la stessa LXX in molti passi sostituisce 'elohim non con theos ma con altre parole, per esempio angelos. Questo”

Questo nella tua pia illusione che il testo dei LXX che hai in mano sia di una sola epoca e di uno solo autore\traduttore, solo così il tuo ragionamento avrebbe senso.

“n tutti i casi anche un "calco banale" dimostrerebbe che per i traduttori della LXX (ed i suoi lettori) definire "theos" essere che non erano YHWH non era considerato un uso straordinario”

Sapendo cosa traduceva, e lasciando la polisemia del termine iniziare, quella traduzione andava benissimo. Lasciava inalterato il testo originale evitando di semantizzarlo su uno dei vari sensi possibili.

“Mi pare che tu parli con una sicumera del tutto fuori posto, infatti non è affatto chiaro a quale uditorio Giovanni pensasse scrivendo il suo vangelo”

Un pubblico madrelingua è certo, ma rifiuto di fare considerazioni di estetica della lingua greca con te. Inoltre lo sappiamo da una forte a dir poco di prim’ordine trattandosi di Giovanni. Policarpo era discepolo dell’apostolo ed è da un suo allievo che sappiamo di come “Giovanni, il discepolo del Signore, colui che riposò sul suo petto (Gv. 13,3), ha pubblicato anche lui un Vangelo mentre dimorava ad Efeso in Asia» (Adversus Haereses III,1,1)

“n tutti i casi è certo che i lettori di Giovanni conoscevano ed usavano la LXX”

Peggio che mai nei salti mortali. Infatti come già detto, anche ad un lettore greco edotto di quello poteva essere un calco dall’ebraico antico, si dove avvisare, qualora si usava di nuovo quel termine, che lo si impiegava con quell’uso, altrimenti avrebbe capito quello che theos significava nella sua lingua. Paolo stesso ha specificato che molti sono coloro che dal mondo sono detti theoi, ma per noi c’è un solo theos(senza articolo, e pur avendo detto altrove Gesà theos), e molti sono detti kyrioi, ma per noi c’è un solo kyrios(pur avendo detto altrove che il Padre è Signore). Paolo con uno scarto alla storia delle religioni mette la parola fine ai tanti theoi e kyrioi in circolazione. L’intepretazione trinitaria del passo secondo cui c’è un solo theos e un solo kyrios perché sono lo stesso theos e lo stesso kyrios è l’unica che regge. La cosa ridicola è che nell’ottocento si posdatava il Vangelo di Giovanni perché conteneva così a chiare lettere la divinità di Cristo che sicuramente doveva essere tardo, e voi invece negate questo pilastro che è riconosciuto universalmente dai commentatori. Ma del resto a questi poveri efesini ha fatto un brutto scherzo: gli ha scritto che qualcuno era il Logos(e già qui un greco impazziva), poi gli ha detto che devono onorarlo come il Padre, che è uno con Lui, che i farisei volevano lapidarlo

“Questa accusa non significa affatto che Gesù pretendesse di essere Dio”

C’è la contrapposizione con “tu che sei uomo” a parlare chiaro, e il tentativo di lapidazione (sai com’è non lapidavano per essere passati col rosso).

“piuttosto per i farisei Gesù si faceva come un dio”

E siccome sappiamo che “un dio” non significa alcunché nella vostra mente da pre-esilio, tanto che persino un giudice poteva dirsi tale, perché lapidarlo?

“attribuisce poteri che, secondo loro, appartengono soltanto a Dio. “

E’ già, secondo loro e secondo me. Viene definito l’autore della vita, colui che può rimettere i peccati, il Signore del Sabato, il primo e l’ultimo, ecc.

“Prego il moderatore di non usare termini offensivi nei confronti di idee diverse dalle sua definendole "giochetti di sette".”

L’oggettività non ammette sconti.

"Ma chi modera il moderatore? "

Attento a citare un proverbio latino, seppur parafrasato rischi di venderti l'anima ai pagani. Mi modereranno quanto ti avrò insultato, finora mi sono limitato a constatare. Quale si queste mie affermazioni sarebbero false?
1)I tdG non hanno biblisti qualificati da mostrare, la loro letteratura è anonima, la loro esegesi non è presa in considerazione da alcuna istituzione scientifica e resta nei confini della loro setta, perché come dice l'etimo della parola stessa è separata (tagliata) dal mondo (e se ne fanno gran vanto pensando che la loro separazione abbia qualcosa a che fare con quella dei primi cristiani)
2)Tu discuti di greco non sapendolo, non avendolo mai appreso in qualsivoglia liceo o università. Non sai capire autonomamente i testi che leggi e hai bisogno di interlineari. La mia non è un offesa, è lo sdegno di uno che così come non ha tempo di farsi prendere per i fondelli dai praticoni che curano con la chiropratica allo stesso modo non ha tempo da perdere in disquisizione antichistiche con chi il mondo antico lo conosce in modo dilettantesco. Noi grecisti non abbiamo un albo che ci tuteli, ma sarebbe ora di farlo, affinché così come non si può esercitare il mestiere di avvocati senza essere giuristi sia finalmente imposto a qualsivoglia settario di pontificare su argomenti di competenza specialistica con l'obbligo di dichiarare a inizio pagina a caratteri cubitali: "parere di un incompetente senza titoli di studio in materie affini all'argomento trattato". In questo modo perderebbero molto del loro mordente, e se mi avete preso per uno un tantino classista rammentate che sono molte le professioni con un albo, e che nessuno di voi si sognerebbe di ammettere che qualcuno non laureato in ingegneria possa costruire ponti. Bene, vi assicuro che il mondo antico così come qualunque disciplina umanistica è più complicato dell'ingegneria, perché noi trattiamo l'uomo.

“Voglio ricordarti che la grammatica non ci obbliga a questa conclusione”

Quando avrai imparato a memoria la terza declinazione ne riparleremo, io e vari esimi grammatici siamo del parere del tutto opposto, specie dopo l’articolo di Harner sulla differenza tra predicati pre-copulativi e post-copulativi, ma non mi stupisco che chi legge con gli interlineari non abbia orecchio e dunque non senta che mettere un predicato prima del verbo per farlo indefinito è una una cosa che stona oltremodo, specie perché rompe tutta l’armonia del prologo.

“Nessuno mi ha mai portato un solo passo in cui sia evidente che "generare" nel NT sia usato in modo diverso da "creare".(…) “Dove leggi nel NT che Gesù sia "generato" nel senso in cui tu proponi?

Come già detto sta scritto: “a quale degli angeli ha mai detto “tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”?
Interrogativa diretta retorica a risposta negativa, la risposta della domanda è ovviamente “a nessuno”.
Evidentemente generare qui non può significare creare, altrimenti che senso ha dire che non l’ha mai detto a nessuno degli angeli se anche loro al pari di Gesù sono opera di creazione? Ha senso solo se l’autore di quella lettera ha visto in quel brano messianico dell’antico testamento un senso tutto nuovo applicabile alla generazione unica di Cristo.

Per Sandra

“In Salmo 82:1-3,6 Geova Dio definisce dei i giudici corrotti d'Israele. Gesù nel I secolo riafferma la validità e l'attualità di quella scrittura.”

Ancora questa storia? Non si tratta di scritture attuali e di scritture non attuali, si tratta di evoluzione linguistica, ma queste sottigliezze nello scandaglio monocromatico del fondamentalismo americano forse non risaltano.
Qui Cristo argomenta in modo diacronico, cioè in base ai due sensi di elohim e tenendoli insieme. Lo accusano di bestemmiare perché si fa Dio (appunto perché elohim in quel periodo designava Dio e non più come nell'epoca pre-esilica gli esseri potenti in generale), lui però risponde loro che se la scrittura chiama elohim/dèi anche degli uomini potenti allora a maggior diritto può farlo lui. Gesù usa cioè l'ambivalenza del termine rifacendosi al vecchio significato per metterli nel sacco . C'è poi una chiara nota di derisione perché la Scrittura che cita chiamava i giudei iniqui "dèi" in senso di derisione, cioè si fanno dèi ma in realtà sono degli operatori di iniquità, e così anche i farisei.

“E'come dire che il figlio di un genio della musica, o della pittura o di qualunque altra arte o scienza debba essere necessariamente anch'egli similmente al padre un genio nella medesima arte o scienza.”

Ma sbaglio o tuo figlio in quanto generato avrebbe sempre la tua medesima natura umana? Tanto per intenderci le persone della Trinità non hanno le stesse funzioni, hanno la stessa natura. E per chi non sapesse cosa vuol dire questo termine la natura risponde alla domanda: “che cos’è?”. Un cane ha natura di cane, un uomo ha natura di uomo, la natura è ciò che fa sì che una cosa sia quello che è. Avere natura di Dio equivale ad essere Dio.

“Anche Adamo viene definito figlio di Dio ( Luca 3:38 )e lo stesso Gesù, tramite Maria di Magdala comunicò agli apostoli,
che definì fratelli, che saliva al Padre suo e Padre loro, Dio suo e Dio loro.”

Dovrebbe metterti sull’avviso che non dica “Padre nostro” insieme ai suoi ma distingua tra “Padre mio e Padre vostro”, come se si trattasse di due cose distinte. Tutti certamente siamo figli di Dio, ma noi lo siamo solo per adozione, e Paolo è chiaro in questo. “Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli” (Gal 4,4-5)
Ecco perché Figlio di Dio detto di noi uomini e Figlio di Dio detto da Cristo vuol dire tutt’altro. Ma come già detto discutere di queste cose è una perdita di tempo, richiede studi lessicologici che non stanno sulla Torre di Guardia. I tdG sono specializzati nel fare giochetti e accostamenti arbitrari con la Bibbia ricavandone la loro dottrina, ma fuori dalla Tradizione della Chiesa ortodossa sono solo una delle mille combinazioni possibili fattibile col testo sacro quando si perde di vista l’insieme del testo e la dimensione diacronica ecclesiale.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 27/12/2006 4.25]

barnabino
00giovedì 28 dicembre 2006 01:04
Caro Polly,

Mi pare che sei di nuovo nervoso ed insicuro, segno che i tuoi argomenti vacillano... Abbiamo già discusso mille volte e tu con regolarità compulsiva continui a ripropormi gli stessi argomenti che non dimostrano buoni tutt'al più per Radio Maria e per Lorenzi ma non per me.


Avere qualcosa come testo sacro non vuol dire poter conserve un uso arcaico delle parole in esso contenuto



Non si sta parlando di "conservare" ma di "comprendere" l'usi di certe parole. Giovanni qui ricorse ad una espressione certamente desueta ma che era l'unica a riassumere perfettamente il ruolo di Cristo (nuovo Mosè, giudice, arcangelo, figlio dell'uomo, figlio di Dio, ecc...) nell'ambito della cultura di riferimento.


Questo ovviamente ripostulando la distinzione tra “theos” e “ho theos” tipica del vostro politeismo



La LXX e lo stesso mantenevano questa distinzione senza cadere in nessun tipo di politeismo. Mosè, gli angeli ed i giudici erano definiti "theos" e solo a YHWH era riservato "ho theos".


La tua argomentazione si basa su un presupposto che ignora del tutto l’evoluzione delle lingue



Che un uso fosse desueto non indica che fosse sconosciuto, Gesù nel I secolo usa il Salmo 82 per spiegare in che senso si doveva intendere il suo farsi "theos" (e non "ho theos") per cui è Giovanni stesso a darci il significato di "theos" riferito a Gesù nel suo vangelo.


Questo nella tua pia illusione che il testo dei LXX che hai in mano sia di una sola epoca



Io non ho nessuna "pia illusione" sull'unità del testo della LXX, è un fatto che nel III-II aEV e oltre non esiste nessun "automatismo" nel rendere 'elohim con theos come dimostrano anche i targumim.


Sapendo cosa traduceva, e lasciando la polisemia del termine iniziare, quella traduzione andava benissimo



I traduttori erano dunque perfettamente coscienti che rendendo 'elohim con theos (piuttosto che con angelos o altro come talvolta fanno) non disorientavano il lettore. Ed è evidente che, almeno per i lettori della LXX, usare theos (non "ho theos") per esseri che non erano YHWH non costituiva alcun cedimento al politeismo.

Theos dunque sia per i traduttori che per i lettori della LXX, compresi i primi cristiani, manteneva il senso che tu sostieni fosse scomparso.


Paolo stesso ha specificato che molti sono coloro che dal mondo sono detti theoi, ma per noi c’è un solo theos(senza articolo, e pur avendo detto altrove Gesà theos), e molti sono detti kyrioi, ma per noi c’è un solo kyrios(pur avendo detto altrove che il Padre è Signore).



Abbiamo già discusso altrove l'includenza di questo argomento. Paolo dice chiaramente che vi è un Solo Dio (il solo in senso trascendente) ed è il Padre. Gesù è dunque "theos" in un altro significato, in quanto "signore".


Un pubblico madrelingua è certo, ma rifiuto di fare considerazioni di estetica della lingua greca con te



Come ho detto mi compiaccio che tu abbia risolto definitivamente uno dei più complessi problemi filologici ed esegetici del NT. Che Giovanni, almeno secondo la notizia di Policarpo citata di seconda mano, dimorasse in Asia Minore non prova nulla circa i destinatari del suo vangelo.


un lettore greco edotto di quello poteva essere un calco dall’ebraico antico, si dove avvisare, qualora si usava di nuovo quel termine, che lo si impiegava con quell’uso, altrimenti avrebbe capito quello che theos significava nella sua lingua



Se quel lettore edotto era un ebreo non vi era bisogno di alcuna spiegazione, che non viene data nappure a proposito di altre espressioni tipicamente ebraiche: cosa voleva dire quel "si è attendata" con un chiaro riferimento al tabernacolo?

Come ho già detto la citazione che Gesù fa del Salmo 82 è di per sè una spiegazione semplicissima del senso che per l'autore aveva quel "theos" riferito a Gesù. Quella pericope è una mirabile lezione del significato che theos assumeva in quel contesto.


C’è la contrapposizione con “tu che sei uomo” a parlare chiaro, e il tentativo di lapidazione (sai com’è non lapidavano per essere passati col rosso)



Non vedo nulla di strano. Come "uomo" non si poteva arrogare poteri divini (per esempio "dare la vita eterna") e dunque era meritevole di lapidazione. Sai, non è che si era lapidati solo perchè si dichiarava di essere Geova in persona, ma anche per altri motivi. Che a te sfuggano è un altro paio di maniche!


E siccome sappiamo che “un dio” non significa alcunché nella vostra mente da pre-esilio, tanto che persino un giudice poteva dirsi tale, perché lapidarlo?



Semplicemente perchè dal loro punto di vista di arrogava quell'autorità (quella di agire "come un dio") in modo indegno. Per i farisei Gesù non poteva in alcun modo essere un rappresentante divino nè tanto meno essere stato investito da Dio di autorità divina.


L’oggettività non ammette sconti.



Non siamo qui per dare giudizi ma per ragionare sul tema della trinità, la tua affermazione (giusta o errata che sia) è completamente fuori luogo e non contribuisce ad alcun dialogo costruttivo. Se ci sono dei "giochetti" dimostralo. Per ora i "giochetti" mi pare che li stai facendo tu continuando a deviare la discussione in mille rivoli.

Inoltre, per obiettività, attieniti alla definzione data ai TdG dalla legislazione italiana, per cui evita di usare nei nostro confronti la parola "setta" che è offensiva.


Quando avrai imparato a memoria la terza declinazione ne riparleremo, io e vari esimi grammatici siamo del parere del tutto opposto, specie dopo l’articolo di Harner sulla differenza tra predicati pre-copulativi e post-copulativi



Non ho bisogno di fare esercizietti da liceale per capire che non hai alcun argomento da opporre. Il predicato senza articolo in posizione pre-coplulativa non dimostra affatto che la costruzione "un dio" sia di per sè impossibile o errata.


Come già detto sta scritto: “a quale degli angeli ha mai detto “tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”?



Infatti in quel passo di cita Salmo 2,7 in cui "generato" ha a che fare non certo con la "generazione" in quanto creazione o nascita ma con la generazione a Messia o Unto. Non vedo davvero come puoi pensare che Paolo e chi lo leggeva lo interpretasse come la "nascita/creazione" di Gesù, quello è un passo messianico.

Shalom







barnabino
00giovedì 28 dicembre 2006 01:14
Cara Sandra,


Ti ammiro. Hai una pazienza portata all'estremo limite per continuare a discutere con degli indottrinati plagiati con tanto di paraocchi da non riuscire a vedere al di là della punta del loro naso.



Io credo che sia necessario essere pazienti! Paolo ci dice che l'amore è longanime. Io credo che non dobbiamo attribuirgli cattivi motivi, se discuto cin loro è perchè credo che essi un giorno riusciranno a vedere la limpidezza delle scritture!

Purtroppo la trinità riveste un notevole valore simbolico di "arcieresia" verso coloro che la negano e quindo capisco la difficoltà per un cattolico ed un protestante a mettersi in discussione in questo campo.

Continua anche tu a far le verità delle scritture, la nostra strada è quella vincente perchè logica e semplice, quella che Gesù aveva insegnato e che potevano capire anche i più semplici tra gli uomini. La trinità è una dottrina che finirà per scomparire mentre la semplicità biblica splenderà in tutto il suo fulgore, se questa è la volontà divina!

Ti abbraccio [SM=x511454]
saulo1976
00venerdì 29 dicembre 2006 17:57
Re:

Scritto da: Polymetis 13/10/2006 0.22


Ma è questo problema, tu credi nel Sola Scriptura non rendendoti conto che quest’ultima è un prodotto della traditio, sia per contenuti, in quanto trascrizione della catechesi orale, sia per selezione dei testi.

“Capisco che dopo aver affermato chiaramente che la Trinità non è definitivamente insegnata nella Sacre Scritture”

E te lo ribadisco, anche perché secondo me le scritture insegnano insieme tutto e niente, ogni scrittura è ispirata e utile come dice Paolo, e al contempo ogni scrittura può essere equivocata da abili cavillatori o perché eretici o perché non in grado di capirla (la difficoltà denunciata da Pietro), ecco perché non c’è lettura della scrittura se non all’interno della Traditio apostolica che ne dà il significato e la chiave complessiva

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 13/10/2006 0.29]




leggendo questo thread molto interessante mi sono soffermato su queste parole di Polymetis e vorrei fargli questa domanda: se la "Sola Scriptura" è un prodotto della traditio come mai l'insegnamento trinitario non risulta essere scritturale nonostante sia un prodotto della traditio dei primi IV secoli d.c.? quello che voglio dire è che se fosse veramente come tu hai scritto ci sarebbe un insegnamento scritturale della trinità mentre invece così non è.
flavio2157
00venerdì 29 dicembre 2006 19:37
Trinità si trinità no....
Se dovessi attenermi alle sole scritture dovrei giungere alla conclusione: trinità no!
Se invece consideriamo anche altre cose, possiamo anche arrivare alla conclusione che potrebbe essere un Dio non solo di tre persone, ma di infinite. E anche qui siamo fuori strada.
.....E' meglio fermarsi e attenerci al comandamento "Non avrai altri Dei all'infuori di me" e "non andare oltre ciò che è scrittto"
Saluti a tutti da Flavio
Teodoro Studita
00venerdì 29 dicembre 2006 23:27
Cari amici dal singolo post,
Avete mai letto il vangelo di Giovanni, l'epistola agli ebrei o quella ai filippesi? Dico letto quello che c'è scritto nella lingua originale, non cosa un traduttore ha ritenuto opportuno dirvi a riguardo.
Se la risposta a questa domanda è no, fareste bene a leggere prima di dire che "la Trinità non è scritturale".
Del resto il forum è pieno di thread a riguardo. Nella sezione patristica c'è un lungo studio sulla nascita del simbolo trinitario attraverso i primi 100 anni di scritti patristici, e quindi molto prima del IV secolo, potreste iniziare da lì se non avete voglia di leggere tutto ciò che con la consueta puntualità ha già ampiamente illustrato Polymetis.
Cordialità,
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